Cerca nel blog

mercoledì 9 maggio 2012

Federico Salvatore e la sua Napoli

da " Il quotidiano della Basilicata"

Il " Novecento Napoletano" di Federico Salvatore 




di Francesco Altavista



Potenza – Napoli e la sua musica, la sua teatralità, la sua lingua entrerà domani  alle 21:30 nel Cine-teatro Don Bosco di Potenza. Lo fa con un musical storico “ Novecento Napoletano” portato al successo la prima volta da Marisa Laurito ed oggi riproposto in una chiave in sé rispettosa e in alcune sfumature diversa. La rassegna “ Voglia di teatro- teatri in rete” organizzata da ” cose di teatro e musica”, propone al suo pubblico un musical napoletano con numeri da cast quasi colossali. A capeggiarlo i due protagonisti: nella parte che fu della Laurito, Rosaria De Cicco accompagnata dal grande Federico Salvatore. Un evento aspettato da molti dopo il rinvio( inizialmente lo spettacolo era previsto per il due dicembre scorso) di tutte le età pronti ad intraprendere  questo viaggio nella musica napoletana dalla  fine ottocento al secondo dopoguerra. C’è anche tanta curiosità però nel vedere  un Federico Salvatore ormai  da tempo in una veste diversa .Oggi il cantautore si diverte con la satira, costruisce il suo teatro su temi sociali, attacca e difende la sua Napoli, mostra il suo esserci in un mondo che non vuole credere che la cultura possa venire anche dal sud;porta in giro anche uno spettacolo teatrale scritto e diretto da lui “ Se io fossi San Gennaro”. In anteprima rispetto allo spettacolo di domenica ci intratteniamo in una chiacchierata con Federico Salvatore per “ Il quotidiano della Basilciata”.   
Che senso ha per  Federico Salvatore , oggi uno  spettacolo “ Novecento Napoletano” che ha già una sua storia?
Facciamo un piccolo passo indietro a sette anni fa, quando scrissi la mia ballata “ Se io fossi San Gennaro”che  nasce con il proposito  di dimostrare che Federico Salvatore non era solo la macchietta napoletana . Ad un certo punto di  questa ballata parlo di “Coi progetti dal passato e i ricordi del futuro ”. Nell’ultimo decennio  io come cittadino ho sentito l’esigenza di sfogarmi sui mali della città  e come artista l’ho potuto fare. In questi progetti del passato volevo vivere  la dignità di una grande capitale europea e quando mi si è presentata l’opportunità, l’invito sia del produttore che del regista Bruno Garofalo, di essere il protagonista di questo musical “ Novecento Napoletano” per me  è stato effettivamente la coronazione di questi progetti per il passato.
 In cosa con la sua performance ha cambiato questo musical rispetto alla prima edizione?
 In particolare c’è un personaggio Peppino o’ tenor che è un cantante di strada, in questa nuova edizione è un personaggio “vivianesco”: apro lo spettacolo con questo brano “O cantante 'e pianino” pezzo di Viviani. Poi caratterizzo con la voce di Federico di “ Azz” il  personaggio del “ gagà” nel momento in cui si parla un po’ di cinema. 
In questo viaggio viene a contatto con la grande musica partenopea, secondo lei perché quella musica era così importante anche a livello mondiale e perché Napoli non riesce più ad appropriarsi di quella grandezza?
Diciamo che quella grandezza si dimostra anche nel fatto che è  un tipo di  musica molto vicina alla musica classica. La mia rabbia parte dal prendere le distanze dalla musica napoletana contemporanea, sempre nella mia ballata me la prendo con chi “ vuole tagliare la corda con la vecchia tradizione”. Abbiamo un patrimonio che potremmo sfruttare noi stessi napoletani e invece non lo facciamo e diamo la possibilità a grandi artisti come Renzo Arbore, Pavarotti, Bocelli di portare Napoli nel mondo e perché non lo fanno i napoletani?
A proposito di cantanti napoletani c’è una categoria di cantanti che ha solo Napoli e che  tu non ami molto, i neomelodici .  Cosa ci puoi dire di questa categoria?
Oggi   il neomelodico  si auto produce, si compra gli spazi televisivi locali, arriva alla massa e comincia la trafila dei cosiddetti raduni etnici, le iniziative private, comunioni, battesimi , cresime. Questa è l’iter, alla fine ci sta gente che non ha talento e soprattutto mancano le canzoni. Uno dei grandi ex , che da bambino era un fenomeno aveva fatto tantissime comunioni, cresime , matrimoni, si chiama Gigi Finizio che è un signor cantante, ed è uno di quelli che io accuso perché con la voce che ha potrebbe cantare la canzone classica  e invece vuole fare il cantautore accontentandosi solo del suo pubblico napoletano.
Perché dopo il grande successo televisivo hai voluto fare questa virata che ti ha un po’ chiuso le porte televisive ,anticipata già nel 1996 con il pezzo “Sulla porta” presentato a Sanremo che parlava per la prima volta di omosessualità?
 “ Sulla porta”  era prematuro, l’immagine di Federico Salvatore era stata talmente forte che effettivamente aveva spiazzato un po’ il pubblico, se potessi tornare indietro lo rifarei prendendomi più di tempo. La virata forse è stata troppo repentina. Io oltre ad avere Totò ed Eduardo nel DNA mi sono sempre rifatto a grandi maestri come Fabrizio De Andrè e Giorgio Gaber. Poi io  essendo, non un cantante ma  un attore intonato ho sempre pensato che il teatro fosse il mio palcoscenico. Io ad un certo punto ho dovuto fare anche una scelta. Non ci sono le possibilità televisive di proporre le cose che faccio, purtroppo non esistono più gli spazi, è rimasto il festival di San Remo che una volta che lo conosci se sei un artista lo eviti, perché funziona tutto in maniera sbagliata. Come diceva Gaber “ c’è chi vuole  passare alla storia e chi vuole passare alla cassa”.
Cosa è la Bellezza?
La Bellezza è quando da una piacevole sensazione nasce  un’emozione, un stato d’animo particolare.                         

Nessun commento: