Con sua Maestà Carlo Giuffrè
di Francesco Altavista
Matera – Non
sembra vero ma è così. Si parlerà di fantasmi ma lui è vero e reale; è un dio
vivente della recitazione, un’istituzione del teatro italiano,uno che rifiuto
l’invito di Mario Monicelli per “ Amici
miei “ perché troppo volgare: Carlo Giuffrè lunedì prossimo sarà al
Duni di Matera a partire dalle 21:00 con
la commedia di Eduardo Defilippo “Questi fantasmi” di cui è anche regista. Un
regalo incredibile dell’Associazione “ Incompagnia” che organizza la rassegna
teatrale “ Matera 2011-2012 , con questa
pièce chiude la sezione speciale “ Extraordinario” . “ Questi fantasmi” è un
altro dei capolavori partoriti dal genio
partenopeo di Eduardo ed è una commedia famosa ma davvero intrigante che nelle
mani di Giuffrè raggiunge probabilmente una sua completezza moderna adatta e imperdibile anche ad un pubblico
giovane. In anteprima il grandissimo
Carlo Giuffrè, nonostante i suoi impegni concede alcuni minuti per
un’intervista a “ Il Quotidiano della Basilicata”.
“ Questi fantasmi” è
una commedia particolare di Eduardo, tra l’altro la prima ad essere stata
rappresentata all’estero a Parigi nel 1955. Particolare perché sembra che mai
si capisca il senso vero. Nelle sue mani maestro come cambia?
Ho una certa età non ricordo perfettamente come la metteva
in scena Eduardo. Certamente qualche
cosa l’ho modificata, limata, l’ho modernizzata nel complesso. Intanto l’ho
tradotta, italianizzata perché Eduardo usava molto dialetto, all’epoca così si
faceva. Ho fatto diversi cambiamenti e spero vadano bene senza snaturare la
commedia. Eduardo stesso nel 1954 disse: adesso il pubblico ride, ma tra
cinquanta anni non riderà più”. I
Cinquant’anni sono passati ed è ora che il senso della commedia esca fuori. Infatti
è una commedia molto amara, piena di situazioni che si aggiornano e si fanno
sempre più profonde, cambiano insieme all’ingenuità del protagonista. Una
commedia molto bella che tanti tra i giovani forse non conoscono, ora non so
dirti se mostrerò il senso vero perché le
commedie non si spiegano, si vivono.
Ranieri non troppo
tempo fa, ha fatto la stessa commedia in forma televisiva con Donatella
Finocchiaro. Come giudica quell’esperimento?
Di Ranieri tutti ne dicono male, almeno quelli con cui ho
parlato. Io non l’ho vista perché non guardo da tantissimo tempo la
televisione, ma credo, a giudicare dal
numero di persone che mi hanno detto questa cosa , che sia
vero. Nell’ambiente non è piaciuta a
nessuno, un esperimento probabilmente fatto male e in modo sbagliato.
Pasquale Lojacono nella commedia dice . “I
fantasmi non esistono... li creiamo noi, siamo noi i fantasmi!” Quali sono per lei i fantasmi del nostro tempo
e quali sono i suoi di fantasmi?
I fantasmi del nostro tempo sono quelli che devono darci una mano, quelli
di cui abbiamo bisogno, quelli ai quali chiediamo aiuto. Il periodo è così
brutto che fa del nostro tempo una
realtà granitica, che resiste nella sua forma a qualunque cosa. A questo punto può
essere superata solo dalla fantasia, sfuggendo
dalla realtà. Anche questa,per esempio è
una commedia realistica che però racconta dei fatti non proprio concreti e
reali. Una commedia che va oltre la realtà delle cose raccontate. I miei fantasmi sono un po’ come quelli di Lojacono, mi
aiutano come tutti , a campare, a
vivere, abbiamo bisogno tutti di un
fantasma.
Nel 1979 ( trasmesso
nel 1980) lei è nel cast dello sceneggiato Rai, l’ultimo di Majano, “L’eredità della Priora” sul romanzo del lucano Carlo Alianello. Cosa ricorda di questa sua prima esperienza
di contatto con la Basilicata?
E’ uno sceneggiato rai importante che mi ricorda Alida
Valli che era una bravissima attrice e
una carissima amica. Mi ricorda Anton Giulio Majano con il quale io avevo fatto un altro sceneggiato per la Rai, era “ L’Alfiere” nel 1955, quando
la televisione era nata da poco. Per
caso mi è capitato di fare anche questo che parlava di Basilicata . E’ una
regione che ricordo con piacere, ci sono
stato anche con il teatro diversi anni fa. Sono contento di venire a Matera
anche per i famosi “ Sassi”.
Maestro lei ha
frequentato l’accademia d’arte drammatica ed è stato tra i primi attori a
diplomarsi quando Silvio D’amico era il direttore e quasi contemporaneamente ha avuto il contatto con il
grande Eduardo. In che modo queste due esperienze diverse hanno influito sulla sua straordinaria
carriera ? E’ così che si diventa un mito, una leggenda, un’istituzione del
teatro italiano?
Non lo so come lo si
diventa. Forse dopo sessant’anni di teatro, di recitazione , di duro lavoro
qualche cosa arriva. Silvio d’Amico era il direttore e il presidente dell’Accademia
di Roma, la quale mi ha consegnato una buonissima professionalità, erano
insegnamenti molto importanti ma teorici, forse troppo legati alla disciplina. Eduardo
è il mio primo grande maestro, ho recitato solo tre stagioni con lui, Eduardo sì che è un mito.
Anche perché più che recitato ho
appreso, imparato da lui, ho cercato di carpire tutto il possibile dalla sua
grandezza. Avevo venti anni e sostituii, per volere naturalmente di Eduardo, un
attore di 60 anni che era malato. Ho cominciato così tutte le esperienze, ho
imparato il teatro da Eduardo e non dall’accademia che pur mi ha insegnato
tanto ma non la grande forza del palcoscenico.
Cosa è la Bellezza?
La Bellezza è la bravura nel mostrare la verità. Il
palcoscenico premia per esempio la bellezza vera.