Il " Novecento Napoletano" di Federico Salvatore
di Francesco Altavista
Potenza – Napoli
e la sua musica, la sua teatralità, la sua lingua entrerà domani alle 21:30 nel Cine-teatro Don
Bosco di Potenza. Lo fa con un musical storico “ Novecento Napoletano” portato
al successo la prima volta da Marisa Laurito ed oggi riproposto in una chiave
in sé rispettosa e in alcune sfumature diversa. La rassegna “ Voglia di teatro-
teatri in rete” organizzata da ” cose di teatro e musica”, propone al suo
pubblico un musical napoletano con numeri da cast quasi colossali. A
capeggiarlo i due protagonisti: nella parte che fu della Laurito, Rosaria De
Cicco accompagnata dal grande Federico Salvatore. Un evento aspettato da molti
dopo il rinvio( inizialmente lo spettacolo era previsto per il due dicembre
scorso) di tutte le età pronti ad intraprendere questo viaggio nella musica napoletana dalla fine ottocento al secondo dopoguerra. C’è
anche tanta curiosità però nel vedere un
Federico Salvatore ormai da tempo in una
veste diversa .Oggi il cantautore si diverte con la satira, costruisce il suo
teatro su temi sociali, attacca e difende la sua Napoli, mostra il suo esserci
in un mondo che non vuole credere che la cultura possa venire anche dal sud;porta
in giro anche uno spettacolo teatrale scritto e diretto da lui “ Se io fossi
San Gennaro”. In anteprima rispetto allo spettacolo di domenica ci
intratteniamo in una chiacchierata con Federico Salvatore per “ Il quotidiano
della Basilciata”.
Che senso ha per Federico Salvatore , oggi uno spettacolo “ Novecento Napoletano” che ha già
una sua storia?
Facciamo un piccolo passo indietro a sette anni fa, quando
scrissi la mia ballata “ Se io fossi San Gennaro”che nasce con il proposito di dimostrare che Federico Salvatore non era
solo la macchietta napoletana . Ad un certo punto di questa ballata parlo di “Coi progetti dal
passato e i ricordi del futuro ”. Nell’ultimo decennio io come cittadino ho sentito l’esigenza di
sfogarmi sui mali della città e come
artista l’ho potuto fare. In questi progetti del passato volevo vivere la dignità di una grande capitale europea e
quando mi si è presentata l’opportunità, l’invito sia del produttore che del
regista Bruno Garofalo, di essere il protagonista di questo musical “ Novecento
Napoletano” per me è stato
effettivamente la coronazione di questi progetti per il passato.
In cosa con la sua performance ha cambiato
questo musical rispetto alla prima edizione?
In particolare c’è un
personaggio Peppino o’ tenor che è un cantante di strada, in questa nuova
edizione è un personaggio “vivianesco”: apro lo spettacolo con questo brano “O
cantante 'e
pianino” pezzo di Viviani. Poi
caratterizzo con la voce di Federico di “ Azz” il personaggio del “ gagà” nel momento in cui si
parla un po’ di cinema.
In questo viaggio
viene a contatto con la grande musica partenopea, secondo lei perché quella
musica era così importante anche a livello mondiale e perché Napoli non riesce
più ad appropriarsi di quella grandezza?
Diciamo che quella grandezza si dimostra anche nel fatto che
è un tipo di musica molto vicina alla musica classica. La
mia rabbia parte dal prendere le distanze dalla musica napoletana contemporanea,
sempre nella mia ballata me la prendo con chi “ vuole tagliare la corda con la
vecchia tradizione”. Abbiamo un patrimonio che potremmo sfruttare noi stessi
napoletani e invece non lo facciamo e diamo la possibilità a grandi artisti
come Renzo Arbore, Pavarotti, Bocelli di portare Napoli nel mondo e perché non
lo fanno i napoletani?
A proposito di
cantanti napoletani c’è una categoria di cantanti che ha solo Napoli e che tu non ami molto, i neomelodici . Cosa ci puoi dire di questa categoria?
Oggi il neomelodico si auto produce, si compra gli spazi
televisivi locali, arriva alla massa e comincia la trafila dei cosiddetti
raduni etnici, le iniziative private, comunioni, battesimi , cresime. Questa è
l’iter, alla fine ci sta gente che non ha talento e soprattutto mancano le
canzoni. Uno dei grandi ex , che da bambino era un fenomeno aveva fatto
tantissime comunioni, cresime , matrimoni, si chiama Gigi Finizio che è un
signor cantante, ed è uno di quelli che io accuso perché con la voce che ha
potrebbe cantare la canzone classica e
invece vuole fare il cantautore accontentandosi solo del suo pubblico
napoletano.
Perché dopo il grande
successo televisivo hai voluto fare questa virata che ti ha un po’ chiuso le
porte televisive ,anticipata già nel 1996 con il pezzo “Sulla porta” presentato
a Sanremo che parlava per la prima volta di omosessualità?
“ Sulla porta” era prematuro, l’immagine di Federico
Salvatore era stata talmente forte che effettivamente aveva spiazzato un po’ il
pubblico, se potessi tornare indietro lo rifarei prendendomi più di tempo. La
virata forse è stata troppo repentina. Io oltre ad avere Totò ed Eduardo nel
DNA mi sono sempre rifatto a grandi maestri come Fabrizio De Andrè e Giorgio
Gaber. Poi io essendo, non un cantante
ma un attore intonato ho sempre pensato
che il teatro fosse il mio palcoscenico. Io ad un certo punto ho dovuto fare
anche una scelta. Non ci sono le possibilità televisive di proporre le cose che
faccio, purtroppo non esistono più gli spazi, è rimasto il festival di San Remo
che una volta che lo conosci se sei un artista lo eviti, perché funziona tutto
in maniera sbagliata. Come diceva Gaber “ c’è chi vuole passare alla storia e chi vuole passare alla
cassa”.
Cosa è la Bellezza?
La Bellezza è quando da una piacevole sensazione nasce un’emozione, un stato d’animo
particolare.
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