da " il quotidiano della Basilicata"
Il tour del gruppo arriverà in Basilicata il 31 marzo con un tappa a Paterno
Tony la voce lucana del Pulp Dogs
" Lu cunnannatu " il disco della svolta folk-Rock alla riscoperta delle radici
di Francesco Altavista
Brienza – “The Pulp Dogs” nati nel settembre del 2005 saranno a Paterno il 31 marzo prossimo . La Band bolognese rappresenta quella parte della musica che vive nel sostrato di una classe musicale dominante che non si accontenta di dettare le regole alla libertà dell’arte attraverso il denaro multinazionale ma riesce anche nella definizione delle proprie contraddizioni che risultano asservite e divise in generi ben piantati in comparti statici invalicabili. I Pulp Dogs hanno superato le definizioni di cui la musica italiana è piena, spostandosi su diversi campi: in un primo momento suonando le cover delle colonne sonore di Tarantino che ha trasportato il gruppo su vitalità pulp e poi con la prima fatica discografica “Song of Jealousy", dove i generi si contaminano: si passa dal blues più duro al Surf Rock, al country e alle sonorità del rock and roll anni 50-60. Un primo sviluppo del gruppo bolognese nell’ultima fatica in ordine di tempo “ Lu Cunnannatu” ( in vendita su richiesta ai concerti e sul sito www.pulpdogs.it), un progetto ambizioso che ha portato la band allo studio delle tradizioni folk ionico –salentine per poi interpretarle nello stile pulp, dove i generi non si distinguono come nel primo disco ma si fondono insolubilmente. Un album suggestivo che ha portato i Pulp Dogs già studiosi della musica a ricercare e studiare da veri etnomusicologi. C’è tanta cultura del sud’Italia nel disco ma la Band non si fa trascinare in facili contraddizioni, le chitarre incredibili del grottagliese Vincenzo Pastano e Antonello D’Urso , il basso concreto e equilibrato di Michele Turchi , la batteria esperta di Marco Gualandra e la voce di Tony Farina sono un fiume in piena che non rispetta gli argini che il potere vuole imporre. Il frontman del gruppo e il lucano di Brienza Tony Farina è conosciuto nella cittadina quasi come una leggenda, per la sua voce indefinibile, affascinante e fatalmente rovente che resta immortale per chi lo ha ascoltato almeno una volta. L’artista burgentino concede una breve intervista in anteprima al concerto di Paterno.
Il disco “ Lu cunnannatu”.
L’idea è nata quando Vincenzo Pastano vede nel suo paese di origine il “ Canzoniere popolare” che si esibiva. Quest’ultimo è il progetto del maestro di musica classica Abatematteo. Era la ricerca sulla musica popolare suonata poi in chiave classica. . I Pulp Dogs hanno vestito queste canzoni popolari in chiave moderna per renderle più affabili ai giovani che ascoltano musica americana o italo-americana. Abbiamo utilizzato la nostra italianità per estrapolare le nostre radici.
I Pulp Dogs nascono ufficialmente quando Tony Farina incontra il chitarrista internazionale Vincenzo Pastano.Come è avvenuto questo incontro?
Conobbi Vincenzo in un locale a Bologna dopo che lui aveva suonato in modo acustico dei pezzi filo-blues .Ero stato tre anni in Inghilterra e avevo visto suonare dei chitarristi inglesi che sono molto legati al blues,questi hanno fatto una vera e propria evoluzione di una forma di musica folk del sud degli stati uniti e lui mi ricordava quelle sonorità, quello stile. Per sei mesi sono stato a San Diego negli Stati Uniti. Dopo un anno dal ritorno Vincenzo mi chiama per il progetto Pulp Dogs gli serviva una voce con delle caratteristiche .
Nonostante i Pulp Dogs sono una realtà nel panorama musicale italiano, non vi siete mai rivolti alle etichette discografiche.
Non si vive più il live come fenomeno sociale. Non si vive più quell’energia. Il gigantismo degli stadi soffoca la musica Underground, dove c’è tanta produzione di arte. I Pink Floyd costruivano durante il concerto un muro tra loro e il pubblico che oltre ad un significato sociale rappresentava anche la distanza con il pubblico. Delle etichette indipendenti ne so poco nascono nella maggior parte dei casi per contrapposizione politica ma si deve capire che i talent scout non esistono più, ormai puoi fare tutto con internet .Molte etichette cercano solo di spillare soldi alle band. Oggi assistiamo all’esasperazione del consumismo musicale, dove i pezzi vengono compressi ad un unico blocco, pezzi corti che stancano prima e il proliferare della cultura del singolo. Noi partiamo da un presupposto diverso , la musica è esprimersi e chi fa arte deve trasmettere energia.
Prossimi progetti?
Nella musica non si arriva mai. Il successo è una concezione personale di sentirsi realizzati . Bob Dylan diceva che il successo è svegliarsi la mattina e fare quello che si vuole. Il resto per me è solo la sublimazione di vanità personali. Io cercherò sempre di allontanarmi da quello che può essere plateale. Ho in programma la presentazione di un album più dark , più rock oscuro , per Aprile, con i Black Farinas il disco si chiamerà “She’s Bleding ” dove c’è anche Vincenzo Pastano e Marco Gualandra dei Pulp Dogs più Max Scarcia chitarrista della cover band ufficiale dei Guns n’ Roses e Marco Romagnoli bassista swing che torna al basso elettrico. Con i Pulp Dogs pronto per giugno il terzo album con altre contaminazioni : sud americane , americane e italo-americane.
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giovedì 25 marzo 2010
lunedì 22 marzo 2010
Intervista Niccolò Fabi
da " il quotidiano della Basilicata"
Solo un uomo e la sua musica
di Francesco Altavista
Solo un uomo e la sua musica
di Francesco Altavista
-Tra gli ultimi di una specie musicale ormai in estinzione, Niccolò Fabi sarà al “ Due Torri” a Potenza il prossimo 19 marzo. Prima del concerto si concede ad una chiacchierata dal sapore amichevole sul suo ultimo lavoro ma anche, approfittando della cultura e dello spirito di osservazione del cantautore romano , su temi di attualità artistica e non solo.
Niccolò, aldilà di opinioni di veri o presunti intellettuali che si sono divertiti nel recensire la tua opera “ Solo un Uomo”, Tu cosa pensi di aver composto ?
Il fatto di chiamare il disco “ Solo un Uomo “ , è il tentativo di sottolineare che di qualunque cosa si tratti, di qualunque cosa si possa parlare , sia da quelle personali a quelle sociali , alla radice hanno sempre , l’aspirazione, le delusioni, le paure , le speranze di un essere umano. Per esempio, le notizie di un giornale , dal rigore sbagliato al fatto che Berlusconi non si sia presentato in tribunale, da una parte traspare la paura di un uomo che deve tirare un rigore , dall’altra l’ambizione di potere di un uomo politico. E’ un’opera che vuole sottolineare la centralità, come tema , dell’essere umano.
La centralità del tema: essere umano. Ma come si può definire oggi la condizione meramente umana e quella dell’uomo- artista ?
E’ una domanda complessa. La condizione umana, in genere credo sia confusa. Confusa perchè le sue fonti di formazione sono molto poco credibili. La grande distribuzione di informazioni che tutti possiamo recuperare in vari modi , dalla televisione ad internet dà la sensazione di sapere le cose. Un’apparente conoscenza delle cose che in realtà è approssimata alla esigenze e al volere di chi distribuisce le informazioni. Secondo me questo crea confusione , non c’è la certezza dell’ignoranza. L’artista di conseguenza. Ha però la fortuna di poter utilizzare questa confusione come ipotetica chiave di comunicazione se naturalmente la trasforma in arte.
Torniamo al disco. Il tuo stile compositivo è particolare. La musica spazia dal semplice “Chitarra e pianoforte” al complesso; nei testi usi anche riferimenti letterari e filosofici.
Come ti ispiri per comporre i tuoi pezzi ?
I libri sono sicuramente delle fonti di ispirazione ma senza voler essere blasfemo, anche le conversazioni quotidiane, magari sentite all’aperitivo, piuttosto che un film , la confessione di un amico che ti racconta cose personali, i viaggi . Diciamo la curiosità in genere. Dal punto di vista musicale ti ispiri a quello che ascolti , che cerchi o che ti capita di ascoltare. Poi c’è un filone di cantautori americani che seguo molto, un filone folk- rock, country che sento molto vicino e che ascolto spesso. La musica di cantautori americani non troppo conosciuti ma che riescono ad unire il folk alle innovazioni . Mi piace ispirarmi a questi autori perché coniugano tradizione e modernità.
Hai partecipato diverse volte al festival di Sanremo. Secondo il tuo punto di vista da cantautore ormai affermato, dopo l’invasione dei Talent Show il festival ha ancora senso?
Si deve separare l’esibizione dalla votazione. Quest’ultima che ormai segue il televoto , è scandalosa perché prima di tutto è un business e poi è fintamente specchio della volontà popolare. Votano quelli che possono e che sono abituati a farlo ed è chiaro che chi viene da un programma televisivo , un talent show è avvantaggiato, perché il suo pubblico è abituato al voto-sms. A prescindere da questo , questi spettacoli televisivi basati sulla competizione canora finiranno per mangiare il concetto di festival di Sanremo.La chiave per resistere dal punto di vista di Sanremo è gemellarsi a questo tipo di programmi. Ma i Talent creano cantanti stereotipati , degli ottimi performer ma finisce la figura dell’artista -cantautore. Quelli della mia generazione che hanno quindi pubblicato i proprio lavori a metà degli anni ‘90 avevano spazio ma ora la figura del cantautore è scomoda e noiosa perché si sente a disagio in televisione. Ci pensi se Guccini partecipasse ad un Talent Show , lo buttano fuori dopo due secondi. Nascono solo bravi performer da questi programmi.
Concludiamo facendo appello alle tue doti di filosofo –poeta . Cosa è per te la Bellezza? E’ complicatissimo. La Bellezza è un desiderio legato ad una parte della verità a prescindere da qualunque canone o metro di giudizio. Voglio pensare e desiderare che sia legata alla verità perché pensarlo mi tranquillizza.
Niccolò, aldilà di opinioni di veri o presunti intellettuali che si sono divertiti nel recensire la tua opera “ Solo un Uomo”, Tu cosa pensi di aver composto ?
Il fatto di chiamare il disco “ Solo un Uomo “ , è il tentativo di sottolineare che di qualunque cosa si tratti, di qualunque cosa si possa parlare , sia da quelle personali a quelle sociali , alla radice hanno sempre , l’aspirazione, le delusioni, le paure , le speranze di un essere umano. Per esempio, le notizie di un giornale , dal rigore sbagliato al fatto che Berlusconi non si sia presentato in tribunale, da una parte traspare la paura di un uomo che deve tirare un rigore , dall’altra l’ambizione di potere di un uomo politico. E’ un’opera che vuole sottolineare la centralità, come tema , dell’essere umano.
La centralità del tema: essere umano. Ma come si può definire oggi la condizione meramente umana e quella dell’uomo- artista ?
E’ una domanda complessa. La condizione umana, in genere credo sia confusa. Confusa perchè le sue fonti di formazione sono molto poco credibili. La grande distribuzione di informazioni che tutti possiamo recuperare in vari modi , dalla televisione ad internet dà la sensazione di sapere le cose. Un’apparente conoscenza delle cose che in realtà è approssimata alla esigenze e al volere di chi distribuisce le informazioni. Secondo me questo crea confusione , non c’è la certezza dell’ignoranza. L’artista di conseguenza. Ha però la fortuna di poter utilizzare questa confusione come ipotetica chiave di comunicazione se naturalmente la trasforma in arte.
Torniamo al disco. Il tuo stile compositivo è particolare. La musica spazia dal semplice “Chitarra e pianoforte” al complesso; nei testi usi anche riferimenti letterari e filosofici.
Come ti ispiri per comporre i tuoi pezzi ?
I libri sono sicuramente delle fonti di ispirazione ma senza voler essere blasfemo, anche le conversazioni quotidiane, magari sentite all’aperitivo, piuttosto che un film , la confessione di un amico che ti racconta cose personali, i viaggi . Diciamo la curiosità in genere. Dal punto di vista musicale ti ispiri a quello che ascolti , che cerchi o che ti capita di ascoltare. Poi c’è un filone di cantautori americani che seguo molto, un filone folk- rock, country che sento molto vicino e che ascolto spesso. La musica di cantautori americani non troppo conosciuti ma che riescono ad unire il folk alle innovazioni . Mi piace ispirarmi a questi autori perché coniugano tradizione e modernità.
Hai partecipato diverse volte al festival di Sanremo. Secondo il tuo punto di vista da cantautore ormai affermato, dopo l’invasione dei Talent Show il festival ha ancora senso?
Si deve separare l’esibizione dalla votazione. Quest’ultima che ormai segue il televoto , è scandalosa perché prima di tutto è un business e poi è fintamente specchio della volontà popolare. Votano quelli che possono e che sono abituati a farlo ed è chiaro che chi viene da un programma televisivo , un talent show è avvantaggiato, perché il suo pubblico è abituato al voto-sms. A prescindere da questo , questi spettacoli televisivi basati sulla competizione canora finiranno per mangiare il concetto di festival di Sanremo.La chiave per resistere dal punto di vista di Sanremo è gemellarsi a questo tipo di programmi. Ma i Talent creano cantanti stereotipati , degli ottimi performer ma finisce la figura dell’artista -cantautore. Quelli della mia generazione che hanno quindi pubblicato i proprio lavori a metà degli anni ‘90 avevano spazio ma ora la figura del cantautore è scomoda e noiosa perché si sente a disagio in televisione. Ci pensi se Guccini partecipasse ad un Talent Show , lo buttano fuori dopo due secondi. Nascono solo bravi performer da questi programmi.
Concludiamo facendo appello alle tue doti di filosofo –poeta . Cosa è per te la Bellezza? E’ complicatissimo. La Bellezza è un desiderio legato ad una parte della verità a prescindere da qualunque canone o metro di giudizio. Voglio pensare e desiderare che sia legata alla verità perché pensarlo mi tranquillizza.
martedì 9 marzo 2010
Pignotta interprete della generazione dei Non troppisti
da " il quotidiano della Basilicata"
Pignotta interprete della generazione dei " Non troppisti"
di Francesco Altavista
Satriano di Lucania – Incredibile. Ti alzi barcollando dopo aver riso, ubriacato di conoscenza e d’emozione ti appoggi alla tua verità ma è inutile e cadi nell’abisso della riflessione; ti guardi intorno e vedi maschere, discorsi già ascoltati, storie già vituperate che ti danno l’impressione di una punizione di un Dio crudele che in un istante licenzioso si trasforma in umano; ti accorgi che le labbra dell’amore prima padrone idiota che con lezioso gesto della lingua cancella la distanza tra passione e verità , ora disegnatore incosciente dell’eternità non più ascoltata e sostituita dall’attimo d’amore. Diviene difficile definire l’emozione provocata dallo spettacolo “Ti sposo ma non troppo “ scritto diretto e rappresentato da Gabriele Pignotta. Incredibile è l’aggettivo giusto per descrivere anche la prestazione degli altri attori: Fabio Avaro, Cristina Odasso e Ilaria Di Luca. Dopo lo spettacolo Gabriele Pignotta si concede ad un breve intervista in esclusiva per “ il quotidiano”.
Gabriele, con questa commedia hai rappresentato una generazione che come si dice spesso non può essere raccontata. Hai raccontato l’irraccontabile ?
Ho raccontato questa generazione attraverso delle storie accomunate dall’amore ma non troppo, del credere nelle loro storie ma non troppo. Questa è la generazione che abbiamo definito dei “ non troppisti “, cioè quella di non prendere fino in fondo una decisione. E’ una generazione irraccontabile perché preferisce stare nel mezzo , fa le cose ma non troppo. L'ho raccontata forse come uno specchio dove si capisce che sono tante le direzioni che si percorrono , si parte e si riparte. Evidentemente è una generazione che deve andare così.
Sembra quasi di vedere tecniche di montaggio cinematografico e non è il solo elemento che fa pensare al cinema nella tua opera. Hai creato una commedia “cine-teatrale”?
Quando penso ad una storia la immagino proprio come un film, sarà la mia formazione anche da spettatore, oltre che di teatro anche di cinema , sitcom e telefilm. Questo mio desiderio di fare cinema che paradossalmente si sta concretizzando solo ora , cioè in ritardo rispetto al mio fare teatro, ha fatto si che nascesse il mio modo di teatro molto cinematografico. Non a caso dei produttori cinematografici si stanno avvicinando e ora è in preparazione il film “ Io ti Sposo”, spero di poter annunciare presto il film in uscita.
Quale rappresentazione della donna esce dalla tua commedia che ha due personaggi femminili molto particolari ?
Esce una figura molto complessa, tormentata, piena di sfaccettature,anche lei non troppo bianca né troppo nera, fragile ma determinata, forse assoluta. Il personaggio di Carlotta arriva al matrimonio e percepisce che il sentimento non è assoluto e da questo tormento decide di rinunciare ad un amore bello ed importante. Questa componente delle donne mi ha molto incuriosito, come mi ha incuriosito la componente dell’altro personaggio femminile, Andrea. Donna che è stata programmata ad avere un matrimonio una famiglia,viene scossa da una scelta sbagliata e cade in depressione. La figura femminile è molto complessa ed ha dei livelli di percezione dell’amore molto più sofisticati di quelli dell’uomo.
Usi la metafora di face book come esempio di “techne e logos” che diventa protagonista nella vita del post –umano, nella virtualizzazione della verità. A questo punto per te, cos’è la verità umana ?
La verità non esiste, esistono tante verità quante vogliamo che esistano. Nel senso che è un concetto che cambia, oggi può essere una cosa domani un'altra; è un divenire. Forse avere delle verità assolute oggi ci spaventa e proprio quando ci stiamo di fronte, per esempio un matrimonio che rappresenta la certezza della amore, scappiamo. Credo che la verità non esista in termini assoluti ma che di volta in volta c’è la costruiamo a seconda delle nostre esigenze. Tant’è che qui, alla fine chi si doveva sposare non si sposa e chi invece non si sarebbe mai sposato, si sposa.
Concludiamo. Cosa è la Bellezza?
La Bellezza è senz’altro l’autenticità dell’emozione.
Pignotta interprete della generazione dei " Non troppisti"
di Francesco Altavista
Satriano di Lucania – Incredibile. Ti alzi barcollando dopo aver riso, ubriacato di conoscenza e d’emozione ti appoggi alla tua verità ma è inutile e cadi nell’abisso della riflessione; ti guardi intorno e vedi maschere, discorsi già ascoltati, storie già vituperate che ti danno l’impressione di una punizione di un Dio crudele che in un istante licenzioso si trasforma in umano; ti accorgi che le labbra dell’amore prima padrone idiota che con lezioso gesto della lingua cancella la distanza tra passione e verità , ora disegnatore incosciente dell’eternità non più ascoltata e sostituita dall’attimo d’amore. Diviene difficile definire l’emozione provocata dallo spettacolo “Ti sposo ma non troppo “ scritto diretto e rappresentato da Gabriele Pignotta. Incredibile è l’aggettivo giusto per descrivere anche la prestazione degli altri attori: Fabio Avaro, Cristina Odasso e Ilaria Di Luca. Dopo lo spettacolo Gabriele Pignotta si concede ad un breve intervista in esclusiva per “ il quotidiano”.
Gabriele, con questa commedia hai rappresentato una generazione che come si dice spesso non può essere raccontata. Hai raccontato l’irraccontabile ?
Ho raccontato questa generazione attraverso delle storie accomunate dall’amore ma non troppo, del credere nelle loro storie ma non troppo. Questa è la generazione che abbiamo definito dei “ non troppisti “, cioè quella di non prendere fino in fondo una decisione. E’ una generazione irraccontabile perché preferisce stare nel mezzo , fa le cose ma non troppo. L'ho raccontata forse come uno specchio dove si capisce che sono tante le direzioni che si percorrono , si parte e si riparte. Evidentemente è una generazione che deve andare così.
Sembra quasi di vedere tecniche di montaggio cinematografico e non è il solo elemento che fa pensare al cinema nella tua opera. Hai creato una commedia “cine-teatrale”?
Quando penso ad una storia la immagino proprio come un film, sarà la mia formazione anche da spettatore, oltre che di teatro anche di cinema , sitcom e telefilm. Questo mio desiderio di fare cinema che paradossalmente si sta concretizzando solo ora , cioè in ritardo rispetto al mio fare teatro, ha fatto si che nascesse il mio modo di teatro molto cinematografico. Non a caso dei produttori cinematografici si stanno avvicinando e ora è in preparazione il film “ Io ti Sposo”, spero di poter annunciare presto il film in uscita.
Quale rappresentazione della donna esce dalla tua commedia che ha due personaggi femminili molto particolari ?
Esce una figura molto complessa, tormentata, piena di sfaccettature,anche lei non troppo bianca né troppo nera, fragile ma determinata, forse assoluta. Il personaggio di Carlotta arriva al matrimonio e percepisce che il sentimento non è assoluto e da questo tormento decide di rinunciare ad un amore bello ed importante. Questa componente delle donne mi ha molto incuriosito, come mi ha incuriosito la componente dell’altro personaggio femminile, Andrea. Donna che è stata programmata ad avere un matrimonio una famiglia,viene scossa da una scelta sbagliata e cade in depressione. La figura femminile è molto complessa ed ha dei livelli di percezione dell’amore molto più sofisticati di quelli dell’uomo.
Usi la metafora di face book come esempio di “techne e logos” che diventa protagonista nella vita del post –umano, nella virtualizzazione della verità. A questo punto per te, cos’è la verità umana ?
La verità non esiste, esistono tante verità quante vogliamo che esistano. Nel senso che è un concetto che cambia, oggi può essere una cosa domani un'altra; è un divenire. Forse avere delle verità assolute oggi ci spaventa e proprio quando ci stiamo di fronte, per esempio un matrimonio che rappresenta la certezza della amore, scappiamo. Credo che la verità non esista in termini assoluti ma che di volta in volta c’è la costruiamo a seconda delle nostre esigenze. Tant’è che qui, alla fine chi si doveva sposare non si sposa e chi invece non si sarebbe mai sposato, si sposa.
Concludiamo. Cosa è la Bellezza?
La Bellezza è senz’altro l’autenticità dell’emozione.
martedì 2 marzo 2010
Nel blu dipinto di Blu : Intervista a Diego Sanchez
da " il quotidiano della Basilicata"
Sanchez spiega com'è nato lo spettacolo-tributo proposto a Le valli del teatro
" Un Musical su Modugno, un'idea bella ma ardita"
di Francesco Altavista
Sasso di Castalda – E’ stato pienone per la compagnia di Diego Sanchez , Matilde Brandi e Roberta Giarrusso nelle sei serate lucane per la rassegna “ Le valli del Teatro” . Prima dello spettacolo di Sasso di castalda , il capo-comico e co-produttore dello spettacolo si intrattiene, per qualche minuto, in esclusiva con “Il quotidiano”.
Perchè fare un spettacolo-omaggio su Modugno ?
Lo spettacolo doveva essere un vero e proprio musical sulla vita di Domenico Modugno, naturalmente non abbiamo voluto osare troppo, perché sarebbe stato un tantino presuntuoso. Anche se tutti quanti mi regalano una somiglianza con Modugno anche fisica .Si sarebbe potuto fare ma abbiamo preferito non osare. Abbiamo pensato quindi di servirci delle canzoni di Modugno da incastonare in una storia d’amore. Modugno è uno dei cantati con il quale sono cresciuto, le sue canzoni mi hanno trapassato e mi hanno fatto crescere in queste armonie particolarissime. Queste ultime sono al cosa forse più interessante dello spettacolo.
Lo spettacolo si può considerare un esperimento di Metateatro?
Questo è merito della regia di Claudio Insegno. Come tutte le regie di Claudio, perché io lavoro con lui ormai da anni, mi considero un suo allievo, è particolare . Non è particolarmente stravagante ma ci sono delle trovate geniali e simpatiche, come può essere per esempio il duello con le spade ad un certo punto della commedia. Claudio riesce a trovare il giusto colore comico in tutte le situazioni e ci sono anche trovate all’inglese, lontane da quello che siamo abituati a vedere.
Lei ha preso solo dei professionisti per lo spettacolo ma a volte c’è chi per vendere prende gente che si adatta al teatro ma che proviene dalla televisione.
A partire dal corpo di ballo fino all’attore che dice poche battute, sono tutti professionisti. Questo per rispetto a chi lascia la televisione per andare a teatro. Sul palco non si può far salire chiunque. Naturalmente da qualche parte bisogna partire e c’è chi parte dalla televisione , bisogna stare attenti a prendere dalla televisione solo professionisti che reggono il palcoscenico di un teatro. La mia passione è un teatro di professionisti e di belle e brave donne. Bisogna stare attenti a non cadere nel tranello televisivo, non è il caso di questo spettacolo perchè ho preso delle donne molto belle ma di certificata professionalità. Purtroppo sono pure gli addetti ai lavori, quelli dell’informazione a prediligere i dilettanti che provengono dalla televisione.
Dopo sei serate , come le è sembrato il pubblico lucano?
Il pubblico della Basilicata ha confermato quello che ormai penso da anni. Io vengo spesso per spettacoli in Basilicata soprattutto estivi. Qui trovo sempre un pubblico molto caloroso, e molto attento alle cose che riguardano il teatro. Posso dire con sincerità che il pubblico lucano è il più bel pubblico che abbiamo avuto nella tournée Ho notato che c’è predisposizione. Per il teatro non è importante una cultura teatrale ma la predisposizione.
Signor Sanchez, concludiamo. Cosa è per lei la Bellezza ?
La Bellezza. Hai toccato un tasto che mi appartiene non perché io sia bello ma perché amo le cose belle. La Bellezza è donna , è femminile , inevitabilmente. La donna è la cosa più bella che ci possiamo aspettare. Bisogna dividere poi un tipo di bellezza che si riferisce ad un panorama per esempio e quella che invece ti fa battere il cuore.
Sanchez spiega com'è nato lo spettacolo-tributo proposto a Le valli del teatro
" Un Musical su Modugno, un'idea bella ma ardita"
di Francesco Altavista
Sasso di Castalda – E’ stato pienone per la compagnia di Diego Sanchez , Matilde Brandi e Roberta Giarrusso nelle sei serate lucane per la rassegna “ Le valli del Teatro” . Prima dello spettacolo di Sasso di castalda , il capo-comico e co-produttore dello spettacolo si intrattiene, per qualche minuto, in esclusiva con “Il quotidiano”.
Perchè fare un spettacolo-omaggio su Modugno ?
Lo spettacolo doveva essere un vero e proprio musical sulla vita di Domenico Modugno, naturalmente non abbiamo voluto osare troppo, perché sarebbe stato un tantino presuntuoso. Anche se tutti quanti mi regalano una somiglianza con Modugno anche fisica .Si sarebbe potuto fare ma abbiamo preferito non osare. Abbiamo pensato quindi di servirci delle canzoni di Modugno da incastonare in una storia d’amore. Modugno è uno dei cantati con il quale sono cresciuto, le sue canzoni mi hanno trapassato e mi hanno fatto crescere in queste armonie particolarissime. Queste ultime sono al cosa forse più interessante dello spettacolo.
Lo spettacolo si può considerare un esperimento di Metateatro?
Questo è merito della regia di Claudio Insegno. Come tutte le regie di Claudio, perché io lavoro con lui ormai da anni, mi considero un suo allievo, è particolare . Non è particolarmente stravagante ma ci sono delle trovate geniali e simpatiche, come può essere per esempio il duello con le spade ad un certo punto della commedia. Claudio riesce a trovare il giusto colore comico in tutte le situazioni e ci sono anche trovate all’inglese, lontane da quello che siamo abituati a vedere.
Lei ha preso solo dei professionisti per lo spettacolo ma a volte c’è chi per vendere prende gente che si adatta al teatro ma che proviene dalla televisione.
A partire dal corpo di ballo fino all’attore che dice poche battute, sono tutti professionisti. Questo per rispetto a chi lascia la televisione per andare a teatro. Sul palco non si può far salire chiunque. Naturalmente da qualche parte bisogna partire e c’è chi parte dalla televisione , bisogna stare attenti a prendere dalla televisione solo professionisti che reggono il palcoscenico di un teatro. La mia passione è un teatro di professionisti e di belle e brave donne. Bisogna stare attenti a non cadere nel tranello televisivo, non è il caso di questo spettacolo perchè ho preso delle donne molto belle ma di certificata professionalità. Purtroppo sono pure gli addetti ai lavori, quelli dell’informazione a prediligere i dilettanti che provengono dalla televisione.
Dopo sei serate , come le è sembrato il pubblico lucano?
Il pubblico della Basilicata ha confermato quello che ormai penso da anni. Io vengo spesso per spettacoli in Basilicata soprattutto estivi. Qui trovo sempre un pubblico molto caloroso, e molto attento alle cose che riguardano il teatro. Posso dire con sincerità che il pubblico lucano è il più bel pubblico che abbiamo avuto nella tournée Ho notato che c’è predisposizione. Per il teatro non è importante una cultura teatrale ma la predisposizione.
Signor Sanchez, concludiamo. Cosa è per lei la Bellezza ?
La Bellezza. Hai toccato un tasto che mi appartiene non perché io sia bello ma perché amo le cose belle. La Bellezza è donna , è femminile , inevitabilmente. La donna è la cosa più bella che ci possiamo aspettare. Bisogna dividere poi un tipo di bellezza che si riferisce ad un panorama per esempio e quella che invece ti fa battere il cuore.
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