Canali rocker irriverente e gentile
Tito – “ Ho regalato un adesivo a mia madre, Padre Pio vicino a Gesù Cristo. Ma mia madre non si è accorta che quello non era Padre Pio ma Fidel”.Sono le parole che Giorgio Canali usa per introdurre l’ultimo pezzo del concerto. Ma la serata surreale per il pubblico comincia molto prima. Per arrivare a mille metri sul livello del mare, alla “ Casermetta” di Tito , sabato per il concerto di Canali e i Rossofuoco nell’ambito della seconda edizione festival della terra e dell’acqua sembra di attraversare un non luogo, a metà tra il parco di Yellowstone e il del Xinjiang’s Road Tibet con l’insensata sensazione di trovarsi davanti un grizzly o un monaco tibetano. Ci sono pochi eletti alla manifestazione e qualche tavolino lontano dal palco per concedersi un bicchiere di vino o di birra e un po’ di pasta scotta mentre qualcuno intona, a cappella, i classici della musica partenopea. Alle ventitre circa arriva un furgoncino malconcio. Sul palco ci sono gli “ Effetti collaterali” e prima i Damash entrambe le band si dimostrano come la maggior parte dei gruppi potentini, bravi ma non esplosivi. Da quel mezzo di fortuna, scendono i Rossofuoco e il biondissimo Giorgio Canali. E’ vestito con le prime cose che gli sono capitate a tiro, con vistosi stivali neri. Ad accoglierlo una bella bottiglia di Gin che lui mischia con dell’aranciata, evidentemente non è riuscito a trovare del lemon.Quando salgono sul palco, i pochi eletti seduti comodamente sul prato come se stessero assistendo ad un concerto di musica classica, accennano ad un timido applauso. Canali e i giovani Marco Greco alla chitarra, Nanni Fanelli al basso e Diego Artioli in sostituzione di Luca Martelli alla batteria sembrano una brutta storia come se Nino D’angelo cantasse con i Gazosa. Ma subito si parte con “ Regola”dell’ultimo lavoro “ Rojo”, poi “Ci sarà”. L’artista ferrarese è appassionato, ringhioso ma dolce e gentile, romantico con quella voce deturpata dal fumo ma bella e fresca come una viola di primavera. Canali è il poeta di questa serata surreale, come l’ingenuità di un bambino timido che vuole il suo spazio, se la prende con tutti dalla Madonna , a Dio , al pubblico. Canali si maschera di irriverenza ma questo non fa altro che accrescere il suo fascino romantico e gentile. Cattura dalla poesia e dalla melodia i simboli artificiosi del mondo e li lega con la potenza del sound Rossofuoco. Fa in tutto quindici pezzi che coccolano e scuotono il pubblico.” Alealè” del 2007 precede la straordinaria “ Lettera del compagno Lazlo al colonnello Valerio”, nella quale Canali suona l’armonica come un innamorato che consegna ferocemente il primo bacio appassionato alla propria amata. “ Del nuovo album esegue anche la bellissima “ Treno di Mezzanotte” che lascia intravedere delle vene di cantautorato classico oltre che il riferimento nel testo a De Gregori. Giorgio Canali riesce ad essere dissacrante ma allo stesso tempo in una situazione di estasi mistica, subisce il pubblico e persino la sua arte, risulta vittima straordinaria di se stesso. “Precipito” arriva al 12esimo pezzo poi “ Rossocome” e l’incredibile “1.2.3.1000 Vietnam “del 1998 a chiudere un concerto unico ed imperdibile che si dimostra addirittura precettore per i giovani rocker nostrani troppe volte nascosti dietro una cravatta.