da " Il quotidiano della Basilicata"
Il padre della bossa nova prossimo ospite di officina del Jazz
" La chitarra è il mio stumento.Improvvisare un divertimento"
Le mille corde di Irio De Paula
di Francesco Altavista
Matera – La manifestazione Officina del Jazz si sta dimostrando come una porta sulla grandiosità della musica, portando nella città dei Sassi artisti di calibro internazionale. Domenica 28 novembre con un concerto nell’Auditorium R. Gervasio in piazza Sedile, Matera è chiamata ad un appuntamento con la storia, arriva il mito Irio Nepomuceno De Paula.Il compositore e musicista brasiliano considerato uno dei padri della Bossa Nova e re dei ritmi brasiliani, vive in Italia dagli anni 70 arrivato al seguito della cantante brasiliana Elza Soares; in Italia realizza un album storico e incredibile :“ Per un pugno di samba” cantato in italiano realizzato a Roma nel 1970 con altri due miti della musica internazionale, Francisco "Chico" Buarque con arrangiamenti di Ennio Morricone. Porterà sul palcoscenico materano insieme al suo trio una storia musicale incredibile cominciata con l’album d’esordio Brasil 40° del 1966. Grazie all’allegria e alla disponibilità del maestro Irio De Paula davvero coinvolgente, ci accostiamo, in un’intervista per “ Il quotidiano della Basilicata”, alla sua storia.
Maestro , lei è uno dei padri della Bossanova. Come è avvenuto il contatto con questi ritmi?
“Bossa Nova” è un termine che noi in Brasile usavamo da tempo, per noi era normale usare questa parola. Appena una persona faceva una cosa diversa , quindi nuova non soltanto nell’arte, noi dicevamo “Bossa Nova”. La “Bossa Nova” è nata negli anni 60, noi prima suonavamo la musica di Rio de Janeiro come lo choro. Era la musica del popolo brasiliano, poi la samba strumentale e poi cantata e infine la Bossa Nova. Io ho cominciato molto presto in questo ambiente musicale già da sei anni, ho fatto molta esperienza, ho visto nascere questo genere musicale. E’ stato quasi naturale suonare la Bossa Nova, anche perché le cose più difficili musicalmente le avevo imparate già prima.
Il Brasile oltre che per il calcio è famoso per la musica. Perché questo Paese si dimostra fucina della musica?
La musica brasiliana appassiona molto. In questi ritmi, in queste melodie si vede molta verità, tristezza, comunicazione e tutto ciò che vale la pena rivivere in una musica. Anche quando l’armonia è semplice, la gente sente che è una cosa vera , non roba elettronica. Si sente l’anima del Brasile, ed è una terra che piace , ci sono tanti artisti italiani bravi che si interessano alla musica brasiliana, questo è bellissimo.
62 album pubblicati di cui 9 live. Dal 2007 però la sua produzione discografica si è fermata per la scomparsa della sua manager. Esistono nuovi progetti discografici?
Purtroppo è scomparsa la mia manager, abbiamo lavorato venti anni insieme. Io non mi sono sentito di andare in sala a registrare. Era una persona che mi accompagnava sempre dappertutto. Andare in sala di registrazione a produrre un disco è abbastanza noioso, lei però è stata da sempre appassionata della mia musica e mi ha aiutato moltissimo . Io non faccio progetti, vivo giorno per giorno.
Maestro, lei si è innamorato dell’Italia quasi per caso ed ha partecipato a diverse iniziative televisive Rai. Come è il rapporto con la televisione di oggi ?
Con la televisione oggi? Meglio lasciar stare! Non c’è più niente di musicale in televisione, niente di buono. Io ho avuto la fortuna di arrivare in Italia quando c’era una buona televisione. La Rai dava spazio alla musica interessante. Mandavano in onda l’Umbria Jazz oggi lo tagliano completamente. Mi dispiace perché la Rai ha una grande storia. Purtroppo c’è prima di tutto la politica di mezzo, devi essere raccomandato o far parte di qualche partito. Non parlo per me, perché io ho avuto il mio spazio, il mio periodo ottimo alla Rai. Parlo per i mie amici musicisti che non hanno opportunità in televisione.
Maestro lei è un polistrumentista e si diverte anche a suonare di tutto nei suoi album, anche strumenti tipici brasiliani. Si può dire che ormai la musica non ha più segreti per lei?
Io sono principalmente un chitarrista, è il mio strumento. Suono però altri strumenti: un po’ anche l’ arpa e un po’ di pianoforte. Ho fatto anche un album con Ukulele, noi brasiliani lo chiamiamo cavaquinho oppure con la chitarra a sette corde, le percussioni ecc.. Per carità se non c’è più niente da imparare sono finito. Per me la chitarra è un dono della natura, sono autodidatta. Quando avevo 8 anni mi hanno chiesto se volevo studiare musica , io ho detto di no. Io non so leggere la musica. Tutto quello che faccio sono cose mie, tutto personale. Io credo che è molto bello divertirsi quando suoni. Gli autodidatti hanno la possibilità di fare un pezzo mille volte sempre in modo diverso, mai uguale. Questo per me è il massimo del divertimento.
Un consiglio ai giovani musicisti.
Non hanno bisogno di consigli, loro sanno, ci sono tante scuole e conservatori. Posso dire di cercare di avere un stile personale, non imitare. E’ una cosa che auguro a tutti, ci sono tanti bravi imitatori ma pochi bravi musicisti con un proprio stile.
Maestro cose è la Bellezza?
La Bellezza è la vita , non esiste niente di più bello della vita.
Maestro , lei è uno dei padri della Bossanova. Come è avvenuto il contatto con questi ritmi?
“Bossa Nova” è un termine che noi in Brasile usavamo da tempo, per noi era normale usare questa parola. Appena una persona faceva una cosa diversa , quindi nuova non soltanto nell’arte, noi dicevamo “Bossa Nova”. La “Bossa Nova” è nata negli anni 60, noi prima suonavamo la musica di Rio de Janeiro come lo choro. Era la musica del popolo brasiliano, poi la samba strumentale e poi cantata e infine la Bossa Nova. Io ho cominciato molto presto in questo ambiente musicale già da sei anni, ho fatto molta esperienza, ho visto nascere questo genere musicale. E’ stato quasi naturale suonare la Bossa Nova, anche perché le cose più difficili musicalmente le avevo imparate già prima.
Il Brasile oltre che per il calcio è famoso per la musica. Perché questo Paese si dimostra fucina della musica?
La musica brasiliana appassiona molto. In questi ritmi, in queste melodie si vede molta verità, tristezza, comunicazione e tutto ciò che vale la pena rivivere in una musica. Anche quando l’armonia è semplice, la gente sente che è una cosa vera , non roba elettronica. Si sente l’anima del Brasile, ed è una terra che piace , ci sono tanti artisti italiani bravi che si interessano alla musica brasiliana, questo è bellissimo.
62 album pubblicati di cui 9 live. Dal 2007 però la sua produzione discografica si è fermata per la scomparsa della sua manager. Esistono nuovi progetti discografici?
Purtroppo è scomparsa la mia manager, abbiamo lavorato venti anni insieme. Io non mi sono sentito di andare in sala a registrare. Era una persona che mi accompagnava sempre dappertutto. Andare in sala di registrazione a produrre un disco è abbastanza noioso, lei però è stata da sempre appassionata della mia musica e mi ha aiutato moltissimo . Io non faccio progetti, vivo giorno per giorno.
Maestro, lei si è innamorato dell’Italia quasi per caso ed ha partecipato a diverse iniziative televisive Rai. Come è il rapporto con la televisione di oggi ?
Con la televisione oggi? Meglio lasciar stare! Non c’è più niente di musicale in televisione, niente di buono. Io ho avuto la fortuna di arrivare in Italia quando c’era una buona televisione. La Rai dava spazio alla musica interessante. Mandavano in onda l’Umbria Jazz oggi lo tagliano completamente. Mi dispiace perché la Rai ha una grande storia. Purtroppo c’è prima di tutto la politica di mezzo, devi essere raccomandato o far parte di qualche partito. Non parlo per me, perché io ho avuto il mio spazio, il mio periodo ottimo alla Rai. Parlo per i mie amici musicisti che non hanno opportunità in televisione.
Maestro lei è un polistrumentista e si diverte anche a suonare di tutto nei suoi album, anche strumenti tipici brasiliani. Si può dire che ormai la musica non ha più segreti per lei?
Io sono principalmente un chitarrista, è il mio strumento. Suono però altri strumenti: un po’ anche l’ arpa e un po’ di pianoforte. Ho fatto anche un album con Ukulele, noi brasiliani lo chiamiamo cavaquinho oppure con la chitarra a sette corde, le percussioni ecc.. Per carità se non c’è più niente da imparare sono finito. Per me la chitarra è un dono della natura, sono autodidatta. Quando avevo 8 anni mi hanno chiesto se volevo studiare musica , io ho detto di no. Io non so leggere la musica. Tutto quello che faccio sono cose mie, tutto personale. Io credo che è molto bello divertirsi quando suoni. Gli autodidatti hanno la possibilità di fare un pezzo mille volte sempre in modo diverso, mai uguale. Questo per me è il massimo del divertimento.
Un consiglio ai giovani musicisti.
Non hanno bisogno di consigli, loro sanno, ci sono tante scuole e conservatori. Posso dire di cercare di avere un stile personale, non imitare. E’ una cosa che auguro a tutti, ci sono tanti bravi imitatori ma pochi bravi musicisti con un proprio stile.
Maestro cose è la Bellezza?
La Bellezza è la vita , non esiste niente di più bello della vita.