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domenica 9 agosto 2009

Intervista a Godano: Marlene Kuntz e il Miracolo del Rock

da "Q " pagine speciali de " Il quotidiano della Basilicata"


Intervista Cristiano Godano leader dei Marlene Kuntz

Godano e il Miracolo del Rock

di Francesco Altavista


E’ il leader di una delle più famose band rock italiane, considerato da molti un poeta, colui che al rock ha unito una poesia bella a tratti ermetica che ha bisogno di un ascolto attento e consapevole. è Cristiano Godano dei Marlene Kuntz.Il 31 luglio è stato a Monte San Giacomo , paese campano a pochi chilometri da Brienza . Con una gentilezza peculiare si presta ad una chiacchierata suggestiva con “ il quotidiano”.
Quasi all’inizio della carriera dei Marlene , Enrico Brizzi , vi definì l’unico gruppo rock italiano. Cristiano concordi con questa asserzione ? Cosa significa fare rock in Italia ?
Non so se Enrico Brizzi farebbe questa affermazione anche oggi. Sarebbe arrogante da parte mia definirmi l’unica realtà rock italiana. Fare rock in Italia significa attuare un piccolo miracolo, vivere facendo rock è una cosa complessa e azzardata , in Italia non c’è una tradizione rock. Se in Italia qualcuno ti domanda cosa fai nella vita e tu rispondi il cantante rock, lui ti dice “ Ok, ma il vero lavoro quale è ? “ La stessa domanda in Inghilterra per esempio avrebbe una reazione diversa , un grande rispetto.
L’ultimo album dei Marlene Kuntz è un raccolta dei migliori pezzi , con l’aggiunta di tre cover , di cui una della PFM: Impressioni di Settembre. Come mai avete fatto questa scelta ?
Il best top era l’unico luogo dove rendere ufficiali quelle cover. Erano pezzi che stavamo suonando molto dal vivo nei tour precedenti. Credo che molta gente si aspettasse di risentirle in un album. Impressioni di Settembre è un pezzo che ci piace , lo ascoltavo da bambino ed è una canzone che è molto vicina potenzialmente al nostro modo di intendere la musica , anche se ci sono delle generazioni di mezzo, naturalmente il modo di pensare della PFM è congeniale alla sua epoca come quella dei Marlene alla nostra.
Nel disco “Uno”, è possibile ravvisare un cambiamento negli arrangiamenti verso un rock più italiano , forse più pop. L’album rappresenta un cambiamento di rotta ?
I Marlene cercano e sperano di cambiare disco dopo disco. Nell’ultimo disco non vedo soltanto una svolta , spero di vedere un cambiamento di rotta ogni volta. Ogni disco cerca di spostare altrove il baricentro della propria qualità espressiva. Al settimo disco siamo approdati su questo punto , ma il prossimo sarà altrove , me lo auguro.
Oltre a cambiamenti artistici , i Marlene alla pari di altre band , hanno avuto anche diversi cambiamenti nei componenti . E’ segno di una difficoltà di oggi nel formare dei gruppi uniti ?
Noi per i ¾ siamo insieme ormai da circa venti anni, abbiamo subito dei cambiamenti riguardo alla figura del bassista che per certi versi è stato l’elemento meno stabile e quindi è già abbastanza miracoloso che ci si sia conosciuti a compenetrare , rispettare e a tollerare oltre che apprezzare ed amare l’un l’altro per venti anni. La storia di un gruppo è come pensare ad una storia d’amore alla terza potenza., già è difficile far una storia d’amore a due, immagina la storia di un gruppo, perché ci sono di mezzo gli ego personali , le sfumature delle personalità. Credo che i Marlene siano un gruppo raro da questo punto di vista. Diciamo che io Luca e Riccardo , gruppo storico della band siamo andati bene .
Una band è una storia d’amore . Ma quando un gruppo ha una figura forte come lo sei tu , a volte si scoglie a favore di una carriera da solista. Tu escludi questa possibilità?
No, io non escludo niente. Mi piace pensare che la carriera da solista non ci sarà , perché una carriera vuol dire che mi ritrovo da lì in poi da solo, senza il gruppo e devo dire che questa cosa non mi piace come sensazione. Però non posso escludere che prima o poi mi possa venire la voglia di fare un disco da solo. Questo non vuol dire avere una carriera da solista , vuol dire divertirsi con una propria cosa . Non posso escluderla a priori una cosa del genere. Il fatto che io possa esprimermi in maniera solitaria potrebbe accadere , ma vorrebbe dire che con Luca e Riccardo non ci si trova più bene è questa cosa non mi piace.
Passiamo al Godano poeta . In Bianco sporco c’è un pezzo particolarmente interessante dal punto di vista filosofico cioè “Bellezza” . Per te cosa vuol dire Bellezza? E tu hai trovato questa Bellezza?
Quando ho scritto quel pezzo ero consapevole di andare incontro a domande difficili da parte degli addetti ai lavori, nella fattispecie in questo momento tu. E capivo di non avere risposta a questa domanda ma un sentimento, una semplice intuizione . Avevo un pensiero della Bellezza non unicamente legata alla sfera estetica cioè , un qualcosa che si vede e si giudica bella dal punto di vista formale, ma anche dal punto di vista intimo –spirituale. Quello che ha a che fare con la parte interna di noi stessi , tutto ciò che confluisce in spirito e anima . Non so se lo trovata , a volte si .E’ una sensazione di giustezza. Una Bellezza è quando attraverso, a livello formale e spirituale , un momento di completezza e giustezza.
Quale è la musa di Godano ?
Non credo che ci sai una fonte univoca , ci sono delle volte in cui non sono ispirato e una canzone aspetta il testo, io lo vado a cercare e l’esperienza mi ha insegnato che per esempio il confronto con altre opere artistiche prima o poi accenderà una lampadina interiore che si propagherà in un lampo ispiratore che darà vita al primo verso e poi al testo. Può essere un libro , un film; ogni volta che non so cosa scrivere per una canzone nuova , quando penso di aver esaurito tutto nella mia testa , (ho scritto più di cento pezzi) in questo caso mi preoccupo un po’ e cerco il confronto con altre opere d’arte . Penso che prima o poi mi si accenderà qualcosa .L’ispirazione è disponibilità a ricevere il mondo.
Su XL di repubblica , c’è’ stato un acceso dibattito sugli aftherhours a San Remo e sulla musica indipendente . Gli Aftherhours sono una band che per certi versi ha avuto un percorso simile al vostro , cosa ti senti di dire su questa faccenda?
Se uno vuole chiarire se stesso con la parola indipendente rischia di perdersi e di non trovarsi d’accordo con gli altri. L’unica definizione più veritiera è quella che musica indipendente non è musica commerciale, però già questo si apre a diverse interpretazioni , perché per qualcuno una canzone può essere commerciale per altri no. Per certi ascoltatori che si definiscono indipendenti, i Marlene sono commerciali , perché fanno l’equazione: conosciuti quindi commerciali . Per molti siamo strani quindi indipendenti. Alla fin fine non so se ritrovarmi in queste definizioni. Non è nemmeno facile definire la musica di qualità e quella di non qualità, una cosa sbagliata impostata malissimo da XL. Non esiste mai un confine netto. Per quanto riguarda San Remo, io dico che purtroppo, come detto prima ,viviamo in Italia , i canali di diffusione della musica sono pochi. A nessuno importa di andare a San Remo per gareggiare con Orietta Berti o Albano, ci si va per necessità.
L’Ultima domanda . Internet come mezzo di diffusione della musica , secondo te è così oppure il mondo di internet sta distruggendo il mondo della musica , soprattutto per quando riguarda la super offerta rock di piccoli gruppi formati da poco che cercano il successo facile e subito ?
Sono prese di posizione che non riesco a prendere. Non sono molto simpatizzante di internet , non mi piace molto. Secondo me internet svilisce la musica. Ci sono tanti gruppi che mettono la musica su internet ma la prima sensazione che ne ricavo e che c’ troppa musica., nessuno può ascoltare tutta quella musica, non basterebbe una vita. Non mi permetto di dire che livello ha la musica , su centinaia di gruppi che non servono c’è ne uno che magari fa cose interessanti e originali , questo è il lato positivo. Poi il rock è una forma di espressione sensuale , io con i Marlene ho aggiunto anche l’intelletto ma il linea di principio è un qualcosa di sensuale. Non è quindi una questione di tre accordi , ma come vengono suonati. In America per esempio , i gruppi che girano nei locali , hanno fatto ore e ore di prove , è un problema di sound , di tocco di musica compatta o meno. In Italia i piccoli gruppi dopo poche ora si sentono già adeguati. Ci vuole lavoro su tutto.

mercoledì 5 agosto 2009

Intervista a Michi Dei Rossi : il batterista ripercorre gli anni ribelli del beat e del rock

da " il quotidiano della Basilicata "

Michi su " Le Orme" del progressive

di Francesco Altavista


Brienza - Gli Anni Ribelli chiudono il sipario a Brienza con il super concerto de “ Le Orme “ , un gruppo storico della scena rock progressiva italiana e internazionale. La manifestazione si chiude tra conformismi sfilanti , qualche parola che nel confine tra quello che è oggi e quello che fu a qualcuno sembrano antiche, come antico è il sentimento di ribellione; chiude i battenti nel modo più ribelle, con l’arte quella vera e non quella camuffata con le maschere libidinose e perniciose della vergogna, quel modo di gridare ancora alla libertà della musica de Le Orme. Prima del concerto Michi Dei Rossi, storico batterista della Band si concede una breve discussione sulla situazione musicale italiana e sul Progressive.
Maestro Dei Rossi , tra le caratteristiche principali dei gruppi progressive anni 60-70, c’è la continua ricerca e studio. In questo ambiente non fa eccezione il gruppo Le Orme. Oggi sembra non essere più così, il rock italiano quanto è cambiato se dovesse dare un giudizio sul panorama rock più conosciuto ?
Io non parlerei più di rock, parlerei di musica commerciale ed è quella degli ultimi venti anni. Gruppi come Le Orme, la PFM oppure e il Banco cercano ancora di portare avanti un discorso di musica di spessore che naturalmente non andrà più in radio o in televisione. Nonostante tutto questo genere è ascoltato sempre di più dai giovani ed è quello che ci interessa . Ci vorranno altri dieci anni ma il progressive primo a poi la spunterà. Poi lo studio è importante per qualsiasi cosa, se tu vuoi arrivare ad essere un musicista è necessario studio e il documentarsi. La vita stessa è un continuo studio .
Ma nel panorama attuale ci sono delle band come gli Afterhours o i Marlene Kuntz che si definiscono indipendenti quasi a dare una svolta al rock .
Allora loro sono stati gruppi di rottura e adesso sono diventati pop. Perciò non sono più di rottura , sono stati globalizzati dal sistema che tende all’omologazione e non fanno più ricerca. Anche noi come gli Afterhours siamo andati a San remo, abbiamo accettato un certo discorso che poi abbiamo assolutamente cambiato, perché noi siamo musicisti , per noi la musica è più importante dei soldi e del successo. Per noi il successo è essere se stessi arrivare a quello che vuoi fare , non i soldi o le altre cose.
Le Orme vengono da una cultura Beat. Come si è evoluta nella band questa filosofia ?
Non c’è più quel tipo di filosofia , significava fare musica ed essere tutt’uno con il pubblico. Negli anni 60-70 eravamo noi giovani con i giovani e rappresentavamo la stessa cosa. Noi suonavamo la musica di rottura socialmente e politicamente, loro ascoltavano ma diventava una cosa solo perché noi eravamo fan di noi stessi, cioè fan di quello che era il movimento, Ora si ascolta quello che passa la radio o la televisione, quella non è verità, la verità è il progressive , il jazz, la musica classica o quella etnica contaminata con il basso e la batteria.
Perché “Le Orme” hanno avuto un successo maggiore all’estero che in Italia?
Noi abbiamo lo stesso successo in Italia di quello che abbiamo in Inghilterra o in America. Il problema è che in Italia la musica che noi facciamo cioè il progressive non è organizzata . Mentre all’estero ci sono i festival. Noi il 12 settembre siamo in Canada per un festival rock progressivo, in tre giorni avevano già esaurito i posti , hanno dovuto cambiare teatro perché continuavano le richieste. Se fai un festival in Italia , in una grande città , viene poca gente .Perchè la cultura del rock progressivo in Italia fa parte di una cultura ristretta. Il progressive non passa più in tv o in radio , qualche radio specializzata c’è ma viene sottovalutata . E’ un fatto di cultura, in Giappone. In Messico viene molto apprezzato il progressive italiano. Ci sono dei ragazzi che fanno new progressive , ma pochi superano il limite, ma per esempio gli Stereo Tokio di Bologna , sono bravissimi , hanno fatto tre cd ma nessuno li sente nominare, pochi li pagano per suonare.
Felona e Sorona lo storico album de “ LE Orme” è stato tacciato da alcuni critici dell’epoca come ingenuo. Cosa si sente di rispondere a quei critici?
Niente, io credo che con il tempo abbiano cambiato idea ,è un disco osannato in tutto il mondo , è un disco che tra l’altro è nella classifica mondiale dei dischi progressive tra i primi venti posti, considera che è degli anni 1970 e per molto tempo è stato tra i primi dieci. Hanno sbagliato a noi le critiche negative fanno bene, le apprezziamo perché ci fanno crescere. C’erano comunque altri critici che erano d’accordo con noi, quelli hanno preso una cantonata ma capita.
L’uomo e la natura . Questo il tema di tanti pezzi de “ Le orme” , come mai questa scelta ambientalista ?
E’ il massimo , per noi è la vita, cioè non siamo né ambientalisti né ecologisti , siamo per le cose giuste. Stiamo rovinando questo pianeta , sarebbe giusto che questi dieci personaggi che controllano il mondo capiscano che si è arrivati ad un punto di non ritorno. , perciò speriamo che si decidano a ripulire il pianeta , io non so questi cosa saranno capaci di restituire ai propri figli e nipoti, solo soldi senza sole, erba , animali cioè senza natura.
L’ultima domanda . In cosa le Orme si distinguono con le altre due band che hanno avuto un percorso analogo, come il Banco e la PFM?
Credo la melodia , il sapere melodico per me è importantissimo al pari del fattore strumentale. La melodia è alla base della diversità con il Banco e la PFM , perché loro fanno una ricerca basata sul fattore strumentale , noi abbiamo la caratteristica della melodia italiana , la melodia veneziana , la nostra terra.

domenica 2 agosto 2009

Tredicesima edizione del Raduno Equestre a Brienza





A Brienza una tradizione nei boschi

Raduno equestre tradizione lunga 13 anni


di Francesco Altavista



– Boschi che danno la loro massima espressione di vita, il racconto di viuzze e sentieri, un nido cittadino dal sapore antico e occhi profondi segno di lealtà, forza e amore. Questi gli elementi del raduno equestre di Brienza , ormai diventato parte della cultura burgentina dopo la tredicesima edizione. Nel caldo infernale di questi giorni c’è chi sceglie di cogliere a pieno l’espressione della natura e di dirigere il proprio amore e la propria passione verso un animale nobile e lavoratore , bello e potente come il cavallo. Non capita spesso di andare nei bellissimi boschi burgentini senza creare danno come fa qualche stupido motociclista che scambia le linee studiate e disegnate dalla natura per le strade d’asfalto. Non è il caso dell’Associazione “ I Cavalieri Burgentini “ che ormai con dieci anni di attività ha dimostrato più volte la preferenza per la via umana del divertimento. Domenico Collazzo che è anche il presidente dell’associazione organizza da sempre questo tipo di manifestazione dando l’esempio di una vita sacrificata a questo tipo di passione. Insieme a lui , per l’organizzazione dell’evento : Raffaele Ferrarese, Tonino Loisi, Michele Cirigliano e Rocco Pepe. La carovana di cavalli , formata da Appalusa, Maremmano, Arabi , Angloarabi ,Quarter e Argentini , è partita da piazza mercato scortato dalle forze dell’ordine e senza alcun intervento comunale a parte il vigile urbano. Il lungo corteo ha interrotto per alcuni minuti l’assordante rumore del traffico burgentino per arrivare al monte lago;poi la discesa per un buon pranzo accompagnato dal caratteristico bicchiere di vino. I Cavalieri Burgentini sono associati all’associazione nazionale Equiturismo Italia con sede ad Atella, dove tutte i gruppi regionali comunicano le loro manifestazioni, creando una simpatica rete di raduni per appassionati.
Prima di partire da piazza Mercato il presidente dei Cavalieri Burgentini rilascia lacune dichiarazioni “ Nonostante alcune difficoltà abbiamo organizzato il raduno a Brienza, il tutto per smuovere il paese e passare una bella giornata” conclude “ ringraziando tutti i partecipanti , speriamo che negli anni avvenire si possano organizzare ancora queste manifestazioni, perché per gli amanti del cavallo questa è una tradizione”.