mercoledì 14 marzo 2012

A tu per tu con Carlo Giuffrè

da "Il quotidiano della Basilicata"

Con sua Maestà Carlo Giuffrè 


di Francesco Altavista



Matera – Non sembra vero ma è così. Si parlerà di fantasmi ma lui è vero e reale; è un dio vivente della recitazione, un’istituzione del teatro italiano,uno che rifiuto l’invito di Mario Monicelli  per “ Amici miei “  perché troppo volgare:  Carlo Giuffrè lunedì prossimo sarà al Duni  di Matera a partire dalle 21:00 con la commedia di Eduardo Defilippo “Questi fantasmi” di cui è anche regista. Un regalo incredibile dell’Associazione “ Incompagnia” che organizza la rassegna teatrale “ Matera 2011-2012  , con questa pièce chiude la sezione speciale “ Extraordinario” . “ Questi fantasmi” è un altro dei capolavori partoriti dal  genio partenopeo di Eduardo ed è una commedia famosa ma davvero intrigante che nelle mani di Giuffrè raggiunge probabilmente una sua completezza moderna  adatta e imperdibile anche ad un pubblico giovane. In anteprima  il grandissimo Carlo Giuffrè, nonostante i suoi impegni concede alcuni minuti per un’intervista a “ Il Quotidiano della Basilicata”. 
“ Questi fantasmi” è una commedia particolare di Eduardo, tra l’altro la prima ad essere stata rappresentata all’estero a Parigi nel 1955. Particolare perché sembra che mai si capisca il senso vero. Nelle sue mani maestro  come cambia?
Ho una certa età non ricordo perfettamente come la metteva in scena  Eduardo. Certamente qualche cosa l’ho modificata, limata, l’ho modernizzata nel complesso. Intanto l’ho tradotta, italianizzata perché Eduardo usava molto dialetto, all’epoca così si faceva. Ho fatto diversi cambiamenti e spero vadano bene senza snaturare la commedia. Eduardo stesso nel 1954 disse: adesso il pubblico ride, ma tra cinquanta anni non riderà più”.  I Cinquant’anni sono passati ed è ora che il senso della commedia esca fuori. Infatti è una commedia molto amara, piena di situazioni che si aggiornano e si fanno sempre più profonde, cambiano insieme all’ingenuità del protagonista. Una commedia molto bella che tanti tra i giovani forse non conoscono, ora non so dirti se mostrerò il  senso vero perché le commedie non si spiegano, si vivono.
Ranieri non troppo tempo fa, ha fatto la stessa commedia in forma televisiva con Donatella Finocchiaro. Come giudica quell’esperimento?
Di Ranieri tutti ne dicono male, almeno quelli con cui ho parlato. Io non l’ho vista perché non guardo da tantissimo tempo la televisione,  ma credo, a giudicare dal numero di persone che mi hanno detto questa cosa , che   sia vero. Nell’ambiente non è piaciuta  a nessuno, un esperimento probabilmente fatto male e in modo sbagliato.
Pasquale Lojacono nella commedia dice . “I fantasmi non esistono... li creiamo noi, siamo noi i fantasmi!”  Quali sono per lei i fantasmi del nostro tempo e quali sono i suoi di fantasmi?
I fantasmi del nostro tempo  sono quelli che devono darci una mano, quelli di cui abbiamo bisogno, quelli ai quali chiediamo aiuto. Il periodo è così brutto che fa del nostro tempo  una realtà granitica, che resiste nella sua forma a qualunque cosa. A questo punto può essere superata  solo dalla fantasia, sfuggendo dalla realtà. Anche questa,per esempio  è una commedia realistica che però racconta dei fatti non proprio concreti e reali. Una commedia che va oltre la realtà delle cose raccontate. I miei  fantasmi sono un po’ come quelli di Lojacono,  mi  aiutano come tutti ,  a campare, a vivere, abbiamo bisogno tutti  di un fantasma.
Nel 1979 ( trasmesso nel 1980) lei è nel cast dello sceneggiato Rai, l’ultimo di Majano,               “L’eredità della Priora”  sul romanzo del lucano Carlo Alianello. Cosa ricorda di questa sua prima esperienza di  contatto con la Basilicata?
E’ uno sceneggiato rai importante che mi ricorda Alida Valli  che era una bravissima attrice e una carissima amica. Mi ricorda Anton Giulio Majano con il quale  io avevo fatto un altro sceneggiato  per la Rai, era “ L’Alfiere” nel 1955, quando la televisione era  nata da poco. Per caso mi è capitato di fare anche questo che parlava di Basilicata . E’ una regione che  ricordo con piacere, ci sono stato anche con il teatro diversi anni fa. Sono contento di venire a Matera anche per i famosi  “ Sassi”.
Maestro lei ha frequentato l’accademia d’arte drammatica ed è stato tra i primi attori a diplomarsi quando Silvio D’amico era il direttore   e quasi  contemporaneamente ha avuto il contatto con il grande Eduardo. In che modo queste due esperienze diverse  hanno influito sulla sua straordinaria carriera ? E’ così che si diventa un mito, una leggenda, un’istituzione del teatro italiano?
 Non lo so come lo si diventa. Forse dopo sessant’anni di teatro, di recitazione , di duro lavoro qualche cosa arriva. Silvio d’Amico era il direttore e il presidente dell’Accademia di Roma, la quale mi ha consegnato una buonissima professionalità, erano insegnamenti molto importanti ma teorici, forse troppo legati alla disciplina. Eduardo è il mio primo grande maestro, ho recitato solo tre  stagioni con lui, Eduardo sì che è un mito. Anche perché  più che recitato ho appreso, imparato da lui, ho cercato di carpire tutto il possibile dalla sua grandezza. Avevo venti anni e sostituii, per volere naturalmente di Eduardo, un attore di 60 anni che era malato. Ho cominciato così tutte le esperienze, ho imparato il teatro da Eduardo e non dall’accademia che pur mi ha insegnato tanto ma non  la grande forza del palcoscenico.
Cosa è la Bellezza?
La Bellezza è la bravura nel mostrare la verità. Il palcoscenico premia per esempio la bellezza vera.
      





venerdì 2 marzo 2012

Gianfranco D'Angelo, Eleonora Giorgi e i fasti del varietà

da " Il quotidiano della Basilicata"

Due (ex) ragazzi irresistibili 




di Francesco Altavista





Sasso di castalda – “Signora Maria Dante della Rovere, quando suo marito la sera entra nella vostra camera da letto, quale è la prima cosa che dice ? Dice, Buona sera a tutti”.  Maria Dante della Rovere è sicuramente una delle parti più divertenti dello spettacolo “ Due ragazzi irresistibili”  portato in scena  lo scorso martedì al teatro “ Mariele Ventre”  di Castalda e ieri al centro sociale di Stigliano.  È un personaggio che ha portato il settantaseienne Gianfranco D’Angelo  al successo nel programma trash anni 80 di canale 5 “ Drive in”.  In effetti tutto lo spettacolo è impostato su quello stile, su un stile di varietà  deturpato dalle eleganze di quello classico degli esordi e più vicino a quello più erotico – trash della rivoluzione berlusconiana. Certamente non è il teatro carico di temi che ti fa sognare, che ti porta nelle realtà parallele, è cabaret con   danza eseguita da ballerine e ballerini che non nascondono il loro scultoreo corpo e di canto con la brava ma non eccezionale Tania. I ragazzi irresistibili sono appunto Gianfranco D’angelo protagonista assoluto e Eleonora Giorgi quasi sessantenne  solo nel  viso deturpato dall’originale irresistibilità ma non nel  corpo perfetto, tanto da risaltare sulle più giovani e fresche ballerine. 
La regia dello spettacolo scritto da Mario Scaletta  e da Paola Tiziana Cruciani,  è di Giovanni De Feudis ed è piaciuta a giudicare dai numerosi applausi  del numeroso pubblico sassese, sicuramente è briosa, veloce che non lascia tempi alla riflessione, è incalzante come se si stesse assistendo ad un spettacolo in televisione.  Se  le influenze televisive da una parte  possono essere dannose al teatro dall’altra forse lo fanno avvicinare al gusto del popolo che poi è quello che conta.  E’ un varietà tutto da ridere, D’angelo nonostante la veneranda età ha i tempi perfetti, anche se alcune delle battute hanno il gusto del già sentito ( ha usato la stessa battuta del papa di Crozza a sua volta accusato di averla rubata dal web), altre  sono di una satira troppo morbida , altre sono scontate, fa ridere perché è un maestro nella mimica e dei tempi comici. Apprezzabili ma non troppo le briciole dedicate alla riflessione: brava la Giorgi nel monologo che fa il paragone tra alcool e l’amore, entrambi finiscono per sciogliersi nel fondo del bicchiere. Meno accettabile forse ma che comunque scatena l’applauso di approvazione del pubblico alcune frasi qualunquiste che vanno molto di moda, dalle poltrone e gli stipendi dei politici all’essere italiani a tutti i costi, ai tatuaggi e alla seguente battuta sulla farfallina di Belen. I ballerini Matteo Tugnoli e Gianluca Conversano movimentano la scena ma non troppo, forse complice il palcoscenico che forse avrebbero preferito più grande.  Le ballerine che mostravano le perfette linee del loro corpo hanno certamente messo il pepe e il sale giusto nella minestra data in pasto al pubblico.


  Flaminia  Gasbarri, Valentina Bognetti, Cecilia Margione e  Agata Moschini  sono belle e brave, interessanti le coreografie curate da Evelyn Hannack. Una pièce fatta bene, impostata solo ed esclusivamente come un bel  varietà che fa divertire il pubblico. Antipatico e disperato poi il tentativo di dargli altra forma, inventandosi un racconto, non è né nostalgico né attuale, è  un insieme di cose tra canto non quello difficile ma quello comune che coinvolge il pubblico, un cabaret fatto bene con i tempi giusti ma davvero morbido e il ballo bello ma non particolarmente artificioso ed innovativo. “ Due ragazzi irresistibili” va bene per chi vuole dimenticare la tristezza per un’ ora e mezza e magari rubare qualche battuta  da raccontare agli amici davanti ad un bicchiere di birra, tutto qui perché qualche volta basta solo ridere. 

Il tango della sensualità e passione con Roberto Herrera

da " Il quotidiano della Basilicata"
Nel tango di Herrera sensualità e passione 


di Francesco Altavista







Satriano di Lucania -  Quella sera, colei che  poteva essere Paola, Nunzia, Antonietta, Anna, Lina  uscì dal teatro e tornò a casa.Dopo qualche giorno si scopri incinta, non ebbe nessuna esitazione nel decidere di chiamare il figlio Roberto o Roberta , come Roberto Herrera. Potrebbe anche non sorprendere una storia del genere, lo spettacolo di tango del maestro argentino è un trionfo di passione ed erotismo, d’altra parte i maestri ci insegnano che ballare il tango è un po’ come fare l’amore. “ Tango de Buenos Aires “ ha completato la sua mini tourneè lucana al teatro Anzani  di Satriano di lucania domenica scorsa  facendo registrare il tutto esaurito.  Gli organizzatori  della rassegna “ Le valli del teatro”  riescono, con l’ennesima decisone azzeccata, ancora una volta ad emozionare i propri abbonati con uno spettacolo di danza internazionale con il maestro Herrera e i migliori ballerini di Buenos Aires.  Una pièce teatrale vera e propria che al ballo del tango aggiunge anche momenti di ilarità e racconti costruiti con la carne viva dei corpi umani  che attraversano praticamente cento anni della storia del tango.  E’ una lezione di vita quella che il maestro argentino propone al suo pubblico,  mai i movimenti sono stati volgari, mai sono stati  rozzi; la sintesi della grande filosofia del tango sta proprio in quei baci sfiorati, quelle labbra che per un respiro non si toccano, sono le note di una preghiera alla bellezza.  Il pubblico è coinvolto, più volte nelle due ore di spettacolo circa , si è abbandonato ad applausi scroscianti  che non solo attestavano la bravura dei ballerini- atleti sul palco ma dimostrava anche la vicinanza che ha quel tipo di tango con le corde dell’animo  italiano e lucano. Certo si parla di argentina, e la grande forza, il grande ottimismo, la passionalità della terra d’oltre oceano si vede tutta, ma è straordinario come si avvicini tantissimo alla cultura italiana, alla terra  che il pubblico sente propria.  Herrera mostra il vero tango argentino non quello altolocato che si balla con una rosa in bocca, si parla di quello composto da musicisti dai cognomi italiani da Astor Piazzola a Julio De Caro. 


La musica è eseguita dal vivo dal “Decarìsimo Quinteto” diretto dal bravo Ariel Rodriquez anche al piano, accompagnato da Javier Weintraub al violino, Pablo Motta al Contrabbasso  e Nicolas Enrich allo strumento tipico del tango, il bandoneon. Una musica eseguita quasi alla perfezione, con pezzi della tradizione e altri inediti composti proprio dal quintetto, è impressionante come il sound si va a sposare ai movimenti leggiadri dei ballerini. Questi ultimi naturalmente i veri protagonisti. Herrera sul palco è instancabile ma sono al femminile le emozioni più profonde. Sono come fiori profumatissimi, sono come un vento che danza sulle nuvole del tempo, sono bellissime. Lorena Goldstein, Johonna Aranda, Rocio Lequizamon, Debora Quiroga e Debora Soto sono come degli angeli, delle dee di antico splendore, delle ninfe che riescono a trasmettere ad ogni cellula presente nel teatro, fanno comprendere a tutti che il tango è un ballo femminista, tessuto meravigliosamente sugli splendidi corpi femminili. Con i costumi e i movimenti   tradizionali le ballerine di Herrera più degli altri ci mostrano il cammino del tango, che da un prima parte più classica e lenta, passano ad un seconda parte più suggestiva, veloce e istintiva quasi tribale. Meno musica dal vivo nella seconda parte della pièce, ma dedicata ai suoni che si avvicinato al cuore,le tavole del teatro Anzani diventano percussioni sotto i colpi virili dei ballerini, Roberto Herrera, Nicolas Minoliti, German Filipeli, Jergio Bustos e Hector Salinas che ad un certo punto cominciano a suonare il “Cajòn“ ed esaltano ancora di più il pubblico. Il tutto si conclude con il “ tango dei tanghi” , “ La cumparsita” e a quel punto tutti sono ammaliati persi nella contemplazione ecclesiale di quel incendio di passione e di splendide gambe, gioielli inestimabili, luminosità che ti fa ammalare di tango e di bellezza. Il sipario si chiude  mentre il pubblico batte le mani per circa dieci minuti, un ringraziamento perso in questa parentesi argentina.