Picco di emozioni al buio
di Francesco Altavista
Potenza - E’stato chiaro da subito che sarebbe stato
qualcosa di straordinario ed inimitabile. Immediatamente si è avuta la
sensazione che dopo il viaggio che stava
per cominciare, nulla sarebbe sembrato uguale; ad accogliere una marea di
spettatori è un teatro “ Stabile “ di Potenza in penombra, perfino le luci
verdi di segnalazione delle uscite erano coperte da spessi cartoni . Al centro
del palcoscenico uno splendido
pianoforte a coda nero e lucente.
Il teatro potentino si riempie, per “
Cose di teatro e musica “ è un successo di pubblico, la città accoglie lo
spettacolo “ Blind Date” di Cesare Picco a braccia tese verso l’ignoto e
con una curiosità che spalanca il
cuore. Per la prima volta, lo confessa
lui stesso, Cesare Picco presenta il suo spettacolo: prende la parola al centro del proscenio,
sembra emozionato di vivere questa esperienza
in un teatro all’italiana anche questa per lui una prima volta e si sa
sono queste le cose che non si scordano mai, specie per un artista così
sensibile. Il maestro Picco costruisce
la sua musica, tutta completamente improvvisata quasi leggendo nelle emozioni
che annegano nella penombra prima e nel buio completo poi, per circa un’ora. La
musica del pianoforte suonato con straordinaria passione sfoggia una scintilla
d’amore tra le mani del maestro e la tastiera lucida dello strumento che diffonde un calore strano,avvolgente eppure
così delicato e quasi ipnotico. Le luci gradualmente si attenuano fino a spegnersi totalmente ed è questo il
momento in cui si intraprende un viaggio
nei propri ricordi, nelle immagini che in un montaggio pazzo prendono a pugni
la memoria. Al buio si è se stessi, al
buio non importa chi si ha di fianco , chi è sul palco, non importa perfino
stare seduti sotto il prepotente
loggione dello “Stabile”, come se lo spirito abbandonasse il corpo per
viaggiare in ciò che non è o in ciò che non è più. Si arriva così ad un certo punto dello
straordinario concerto a cercare una prova dell’esistenza del proprio corpo: si
stringe quello che si può con forza, magari la sedia dove si è seduti, il
proprio cappotto o la locandina che
si arriccia violentemente tra le mani.
Si cerca il rassicurante contatto con la carnalità, si scopre il dolore fisico
come legame saggio per non lasciarsi
totalmente alla corrente impetuosa della musica, ci si sente come fa una foglia
staccata dall’albero e spinta dal vento verso mete ignote. “ Blind Date”
diventa quindi un’esperienza sofferta,
paurosa ma bella come non mai. La vista diventa un ostacolo superato dagli
altri sensi che si sublimano nel delizioso sapore di libertà. Cesare Picco mostra al pubblico di
Potenza grazie alla sua musica e a alla sua passionalità fuori dal comune, un qualcosa
di bellissimo che si materializza
luminoso nella parte buia di ognuno, nel buio del teatro,buio nel buio, pezzo
per pezzo l’immagine di una bellezza quasi nazarena e divina squarcia lo
spazio come se quell’essere che si ha davanti non appartenesse a questo mondo,
proprio come la libertà. Cesare Picco alla fine
riporta tutti a casa, il teatro torna piano alla penombra. Il pubblico
però pur ritrovando alla luce le sue condizioni normali, porta su di sé la polvere
di questo viaggio, segni e solchi sulla
pelle che come cicatrici coveranno indelebili al proprio interno un odore
innamorato, il profumo della libertà.
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