da " il quotidiano della Basilicata"
Pignotta interprete della generazione dei " Non troppisti"
di Francesco Altavista
Satriano di Lucania – Incredibile. Ti alzi barcollando dopo aver riso, ubriacato di conoscenza e d’emozione ti appoggi alla tua verità ma è inutile e cadi nell’abisso della riflessione; ti guardi intorno e vedi maschere, discorsi già ascoltati, storie già vituperate che ti danno l’impressione di una punizione di un Dio crudele che in un istante licenzioso si trasforma in umano; ti accorgi che le labbra dell’amore prima padrone idiota che con lezioso gesto della lingua cancella la distanza tra passione e verità , ora disegnatore incosciente dell’eternità non più ascoltata e sostituita dall’attimo d’amore. Diviene difficile definire l’emozione provocata dallo spettacolo “Ti sposo ma non troppo “ scritto diretto e rappresentato da Gabriele Pignotta. Incredibile è l’aggettivo giusto per descrivere anche la prestazione degli altri attori: Fabio Avaro, Cristina Odasso e Ilaria Di Luca. Dopo lo spettacolo Gabriele Pignotta si concede ad un breve intervista in esclusiva per “ il quotidiano”.
Gabriele, con questa commedia hai rappresentato una generazione che come si dice spesso non può essere raccontata. Hai raccontato l’irraccontabile ?
Ho raccontato questa generazione attraverso delle storie accomunate dall’amore ma non troppo, del credere nelle loro storie ma non troppo. Questa è la generazione che abbiamo definito dei “ non troppisti “, cioè quella di non prendere fino in fondo una decisione. E’ una generazione irraccontabile perché preferisce stare nel mezzo , fa le cose ma non troppo. L'ho raccontata forse come uno specchio dove si capisce che sono tante le direzioni che si percorrono , si parte e si riparte. Evidentemente è una generazione che deve andare così.
Sembra quasi di vedere tecniche di montaggio cinematografico e non è il solo elemento che fa pensare al cinema nella tua opera. Hai creato una commedia “cine-teatrale”?
Quando penso ad una storia la immagino proprio come un film, sarà la mia formazione anche da spettatore, oltre che di teatro anche di cinema , sitcom e telefilm. Questo mio desiderio di fare cinema che paradossalmente si sta concretizzando solo ora , cioè in ritardo rispetto al mio fare teatro, ha fatto si che nascesse il mio modo di teatro molto cinematografico. Non a caso dei produttori cinematografici si stanno avvicinando e ora è in preparazione il film “ Io ti Sposo”, spero di poter annunciare presto il film in uscita.
Quale rappresentazione della donna esce dalla tua commedia che ha due personaggi femminili molto particolari ?
Esce una figura molto complessa, tormentata, piena di sfaccettature,anche lei non troppo bianca né troppo nera, fragile ma determinata, forse assoluta. Il personaggio di Carlotta arriva al matrimonio e percepisce che il sentimento non è assoluto e da questo tormento decide di rinunciare ad un amore bello ed importante. Questa componente delle donne mi ha molto incuriosito, come mi ha incuriosito la componente dell’altro personaggio femminile, Andrea. Donna che è stata programmata ad avere un matrimonio una famiglia,viene scossa da una scelta sbagliata e cade in depressione. La figura femminile è molto complessa ed ha dei livelli di percezione dell’amore molto più sofisticati di quelli dell’uomo.
Usi la metafora di face book come esempio di “techne e logos” che diventa protagonista nella vita del post –umano, nella virtualizzazione della verità. A questo punto per te, cos’è la verità umana ?
La verità non esiste, esistono tante verità quante vogliamo che esistano. Nel senso che è un concetto che cambia, oggi può essere una cosa domani un'altra; è un divenire. Forse avere delle verità assolute oggi ci spaventa e proprio quando ci stiamo di fronte, per esempio un matrimonio che rappresenta la certezza della amore, scappiamo. Credo che la verità non esista in termini assoluti ma che di volta in volta c’è la costruiamo a seconda delle nostre esigenze. Tant’è che qui, alla fine chi si doveva sposare non si sposa e chi invece non si sarebbe mai sposato, si sposa.
Concludiamo. Cosa è la Bellezza?
La Bellezza è senz’altro l’autenticità dell’emozione.
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