Solo un uomo e la sua musica
di Francesco Altavista
-Tra gli ultimi di una specie musicale ormai in estinzione, Niccolò Fabi sarà al “ Due Torri” a Potenza il prossimo 19 marzo. Prima del concerto si concede ad una chiacchierata dal sapore amichevole sul suo ultimo lavoro ma anche, approfittando della cultura e dello spirito di osservazione del cantautore romano , su temi di attualità artistica e non solo.
Niccolò, aldilà di opinioni di veri o presunti intellettuali che si sono divertiti nel recensire la tua opera “ Solo un Uomo”, Tu cosa pensi di aver composto ?
Il fatto di chiamare il disco “ Solo un Uomo “ , è il tentativo di sottolineare che di qualunque cosa si tratti, di qualunque cosa si possa parlare , sia da quelle personali a quelle sociali , alla radice hanno sempre , l’aspirazione, le delusioni, le paure , le speranze di un essere umano. Per esempio, le notizie di un giornale , dal rigore sbagliato al fatto che Berlusconi non si sia presentato in tribunale, da una parte traspare la paura di un uomo che deve tirare un rigore , dall’altra l’ambizione di potere di un uomo politico. E’ un’opera che vuole sottolineare la centralità, come tema , dell’essere umano.
La centralità del tema: essere umano. Ma come si può definire oggi la condizione meramente umana e quella dell’uomo- artista ?
E’ una domanda complessa. La condizione umana, in genere credo sia confusa. Confusa perchè le sue fonti di formazione sono molto poco credibili. La grande distribuzione di informazioni che tutti possiamo recuperare in vari modi , dalla televisione ad internet dà la sensazione di sapere le cose. Un’apparente conoscenza delle cose che in realtà è approssimata alla esigenze e al volere di chi distribuisce le informazioni. Secondo me questo crea confusione , non c’è la certezza dell’ignoranza. L’artista di conseguenza. Ha però la fortuna di poter utilizzare questa confusione come ipotetica chiave di comunicazione se naturalmente la trasforma in arte.
Torniamo al disco. Il tuo stile compositivo è particolare. La musica spazia dal semplice “Chitarra e pianoforte” al complesso; nei testi usi anche riferimenti letterari e filosofici.
Come ti ispiri per comporre i tuoi pezzi ?
I libri sono sicuramente delle fonti di ispirazione ma senza voler essere blasfemo, anche le conversazioni quotidiane, magari sentite all’aperitivo, piuttosto che un film , la confessione di un amico che ti racconta cose personali, i viaggi . Diciamo la curiosità in genere. Dal punto di vista musicale ti ispiri a quello che ascolti , che cerchi o che ti capita di ascoltare. Poi c’è un filone di cantautori americani che seguo molto, un filone folk- rock, country che sento molto vicino e che ascolto spesso. La musica di cantautori americani non troppo conosciuti ma che riescono ad unire il folk alle innovazioni . Mi piace ispirarmi a questi autori perché coniugano tradizione e modernità.
Hai partecipato diverse volte al festival di Sanremo. Secondo il tuo punto di vista da cantautore ormai affermato, dopo l’invasione dei Talent Show il festival ha ancora senso?
Si deve separare l’esibizione dalla votazione. Quest’ultima che ormai segue il televoto , è scandalosa perché prima di tutto è un business e poi è fintamente specchio della volontà popolare. Votano quelli che possono e che sono abituati a farlo ed è chiaro che chi viene da un programma televisivo , un talent show è avvantaggiato, perché il suo pubblico è abituato al voto-sms. A prescindere da questo , questi spettacoli televisivi basati sulla competizione canora finiranno per mangiare il concetto di festival di Sanremo.La chiave per resistere dal punto di vista di Sanremo è gemellarsi a questo tipo di programmi. Ma i Talent creano cantanti stereotipati , degli ottimi performer ma finisce la figura dell’artista -cantautore. Quelli della mia generazione che hanno quindi pubblicato i proprio lavori a metà degli anni ‘90 avevano spazio ma ora la figura del cantautore è scomoda e noiosa perché si sente a disagio in televisione. Ci pensi se Guccini partecipasse ad un Talent Show , lo buttano fuori dopo due secondi. Nascono solo bravi performer da questi programmi.
Concludiamo facendo appello alle tue doti di filosofo –poeta . Cosa è per te la Bellezza? E’ complicatissimo. La Bellezza è un desiderio legato ad una parte della verità a prescindere da qualunque canone o metro di giudizio. Voglio pensare e desiderare che sia legata alla verità perché pensarlo mi tranquillizza.
Niccolò, aldilà di opinioni di veri o presunti intellettuali che si sono divertiti nel recensire la tua opera “ Solo un Uomo”, Tu cosa pensi di aver composto ?
Il fatto di chiamare il disco “ Solo un Uomo “ , è il tentativo di sottolineare che di qualunque cosa si tratti, di qualunque cosa si possa parlare , sia da quelle personali a quelle sociali , alla radice hanno sempre , l’aspirazione, le delusioni, le paure , le speranze di un essere umano. Per esempio, le notizie di un giornale , dal rigore sbagliato al fatto che Berlusconi non si sia presentato in tribunale, da una parte traspare la paura di un uomo che deve tirare un rigore , dall’altra l’ambizione di potere di un uomo politico. E’ un’opera che vuole sottolineare la centralità, come tema , dell’essere umano.
La centralità del tema: essere umano. Ma come si può definire oggi la condizione meramente umana e quella dell’uomo- artista ?
E’ una domanda complessa. La condizione umana, in genere credo sia confusa. Confusa perchè le sue fonti di formazione sono molto poco credibili. La grande distribuzione di informazioni che tutti possiamo recuperare in vari modi , dalla televisione ad internet dà la sensazione di sapere le cose. Un’apparente conoscenza delle cose che in realtà è approssimata alla esigenze e al volere di chi distribuisce le informazioni. Secondo me questo crea confusione , non c’è la certezza dell’ignoranza. L’artista di conseguenza. Ha però la fortuna di poter utilizzare questa confusione come ipotetica chiave di comunicazione se naturalmente la trasforma in arte.
Torniamo al disco. Il tuo stile compositivo è particolare. La musica spazia dal semplice “Chitarra e pianoforte” al complesso; nei testi usi anche riferimenti letterari e filosofici.
Come ti ispiri per comporre i tuoi pezzi ?
I libri sono sicuramente delle fonti di ispirazione ma senza voler essere blasfemo, anche le conversazioni quotidiane, magari sentite all’aperitivo, piuttosto che un film , la confessione di un amico che ti racconta cose personali, i viaggi . Diciamo la curiosità in genere. Dal punto di vista musicale ti ispiri a quello che ascolti , che cerchi o che ti capita di ascoltare. Poi c’è un filone di cantautori americani che seguo molto, un filone folk- rock, country che sento molto vicino e che ascolto spesso. La musica di cantautori americani non troppo conosciuti ma che riescono ad unire il folk alle innovazioni . Mi piace ispirarmi a questi autori perché coniugano tradizione e modernità.
Hai partecipato diverse volte al festival di Sanremo. Secondo il tuo punto di vista da cantautore ormai affermato, dopo l’invasione dei Talent Show il festival ha ancora senso?
Si deve separare l’esibizione dalla votazione. Quest’ultima che ormai segue il televoto , è scandalosa perché prima di tutto è un business e poi è fintamente specchio della volontà popolare. Votano quelli che possono e che sono abituati a farlo ed è chiaro che chi viene da un programma televisivo , un talent show è avvantaggiato, perché il suo pubblico è abituato al voto-sms. A prescindere da questo , questi spettacoli televisivi basati sulla competizione canora finiranno per mangiare il concetto di festival di Sanremo.La chiave per resistere dal punto di vista di Sanremo è gemellarsi a questo tipo di programmi. Ma i Talent creano cantanti stereotipati , degli ottimi performer ma finisce la figura dell’artista -cantautore. Quelli della mia generazione che hanno quindi pubblicato i proprio lavori a metà degli anni ‘90 avevano spazio ma ora la figura del cantautore è scomoda e noiosa perché si sente a disagio in televisione. Ci pensi se Guccini partecipasse ad un Talent Show , lo buttano fuori dopo due secondi. Nascono solo bravi performer da questi programmi.
Concludiamo facendo appello alle tue doti di filosofo –poeta . Cosa è per te la Bellezza? E’ complicatissimo. La Bellezza è un desiderio legato ad una parte della verità a prescindere da qualunque canone o metro di giudizio. Voglio pensare e desiderare che sia legata alla verità perché pensarlo mi tranquillizza.
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