Il teatro secondo noi
Egregio direttore( il quotidiano della Basilciata),
Le scriviamo in merito alla polemica innescata dall'articolo del 21 agosto 2008 dal titolo "Le campane stonate di Notre Dame". Questo nostro intervento non è una difesa al Prof. Antonio Monaco, perché non vogliamo alimentare una discussione "ad personam" a nostro parere arida, su una carriera più che trentennale nel campo educativo & teatrale, costantemente a contatto con i giovani.Vogliamo, invece, esprimere un nostro parere su ciò che secondo noi è il teatro e ciò che esso rappresenta nella nostra strana realtà.Quando il sudore si intreccia alla fatica delle prove; quando persone totalmente diverse mischiano i loro entusiasmi per un fine comune;quando il desiderio diventa riflessione e il sogno si confonde alla realtà; quando si vuole risalire dal baratro per raggiungere la Bellezza; allora si cerca di sfidare un pubblico complesso. Si faccia un musical colossale in un campo sportivo o "teatrini in piccole piazzette rionali".Ogni qual volta si porta in scena uno spettacolo i rischi sono tanti, le critiche del pubblico vanno ascoltate con diligenza e accolte come preziosi insegnamenti per poter crescere e migliorare.Sappiamo benissimo e constatato sulla nostra pelle che gli applausi fanno sempre piacere, ma quando questi sono dettati solo da sentimenti di appartenenza territoriale o prassi da show tutto cambia. Questo tipo di applauso diventa un vero e proprio insulto all'arte e al messaggio che si sta esprimendo. Porta ad un'inutile esaltazione innescando il pericoloso meccanismo della mediocrità.Una critica non accetta va a discapito della principale qualità di un buon artista, l'umiltà, che venga da famosi teatri di grosse città o da" piccole piazzette rionali".Se ci è permesso un po' di poesia: "ci si deve sempre ricordare che tra maestose rose, alberi in fiore e rigidi rovi di campagna la grandezza è rappresentata da chi riesce a sentire l'umile e leggiadro odore della vagina di Dio".Il teatro che noi, insieme, dobbiamo praticare deve affondare le sue radici tra le dure pietre del tradizionalismo e dell'indifferenza delle istituzioni, e proprio per questo deve nascere dalle famosissime "piccole piazzette rionali",con le lacrime e i sorrisi della nostra gente, che siano applausi, critiche, o consigli. L'importante è che gli animi si smuovano contro una società che ci vuole passivi perché come disse il famoso contadino "Qua a Terra nun figlia". Anche se il nostro è un ambiente di "teatrini di piccole piazzette rionali" di non professionisti, si deve comunque puntare ad un risultato professionale affinché il messaggio arrivi pulito e senza distorsioni. Non basta avere un immenso palco, centinaia di luci e una scenografia curata nei minimi particolari, se poi manca il buon senso di dire "si poteva fare meglio".Per raggiungere questi obiettivi serve lo studio e la cooperazione di tutti, per questo, ci fa soffrire profondamente leggere insulti sui giornali. A questo punto l'unica invidia che sentiamo profondamente è verso quelle che Vincenzo Salemme chiama con nostalgia, "Le Compagnie di una volta".Questa lettera è scritta da due giovani come tanti altri e certamente non sono messaggi divini che vengono da Nazareth, né provocazioni o offese scaturite da uno scialbo perbenismo, ma uno sfogo che tra noi sognatori vaganti può rappresentare il senso della vita…..come disse Henry Miller :"l'arte non insegna niente tranne il senso della vita.
Associazione artistico culturale " G.L. Caramuel"
Vice-Presidente
Dino Lopardo
Tesoriere
Francesco Altavista
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