Materadio 2 apre con Sepe
di Francesco Altavista
Matera – Torna
per il secondo anno consecutivo a Matera la festa di Radio Tre “ Materadio”,
per tre giorni dal 21 al 23 settembre. A chiudere la prima giornata di
eventi il concertone del maestro Daniele Sepe che porterà nella città dei
Sassi, il suo ultimo straordinario lavoro “ Canzoniere Illustrato”. Se tema di quest’anno è la contaminazione tra
culture e tra città, non ci poteva essere scelta migliore, il
musicista, cantautore e compositore napoletano ha dedicato tutta la sua
carriera, ad oggi 23 dischi più varie opere anche teatrali e colonne sonore per
il cinema, ad una musica volgarmente
detta “internazionale”, un tornato di sonorità
con venature popolari mediterranee, di world music e naturalmente di jazz. Conosciuto come uno dei migliori sassofonisti
del mondo, è un contestatore, un comunista della vecchia guardia, uno squisito osservatore
del mondo, uno che ha sempre da dire specie con la sua musica. “ Canzoniere illustrato” è
l’ultima fatica in ordine di tempo, un album unito ad un libro di fumetti che
riprendono i dodici brani del disco, pezzi che riguardano le tradizioni del
mediterraneo e non solo, senza dimenticare il solito omaggio a Raffaele
Viviani, autore amatissimo da Daniele
Sepe. Il maestro partenopeo, tra le poche personalità artistiche di
livello mondiale che l’Italia e il sud possono offrire, si concede per
un’intervista in anteprima per “ Il quotidiano della Basilicata”.
Maestro, sarà a
Matera per la festa di Radio Tre, quasi per obbligo le devo fare questa
domanda: Matera può essere capitale della cultura europea ?
Matera la conosco benissimo. Sicuramente può concorrere come
capitale della cultura europea e non sono solo i Sassi, Matera è di più. E’ una
delle più belle città del sud Italia. Io sponsorizzo Matera per questa carica,
sicuramente.
Passiamo al suo
ultimo lavoro .Non ci sono solo sapori mediterranei ma c’è anche un po’ di sud
America. L’aggettivo “popolare” spesso significa troppe cose, si può dire che
lei più che un disco popolare ha fato un disco “proletario”?
Sono pezzi che vengono da una maniera di pensare al lavoro e
alla vita che ha poco a che vedere con
quello che vediamo oggi. Oggi il termine “popolare” come hai detto, è un po’ difficile da capire, molte cose dette
popolari hanno un sapore che è quello
della cartolina, la musica tradizionale popolare è una condizione differente da quella del
banchiere, popolare non è Marchionne per
intenderci. La cosa importante è tenere vita la ragione prima dell’interesse
della musica tradizionale, dove il mondo viene visto al contrario. In
genere se compriamo un giornale la
proprietà è sempre di Berlusconi o di De Benedetti, Caltagirone , il mondo ci
viene raccontato con gli occhi di chi ha i miliardi. La musica popolare
tradizionale da l’occasione di vedere il mondo da una prospettiva dal basso.
Daniele Sepe c’era
prima di Manu Chao. La lotta
all’intolleranza è un principio che da
tempo esiste nel suo modo di fare musica. Dopo tutta questa carriera, i
messaggi sono serviti a combattere l’intolleranza?
Se servisse a qualcosa ascoltando ogni giorno “ Imagine” di
Lennon il mondo sarebbe migliore. Il problema è che la musica è una cosa
assolutamente accessoria. Faccio un esempio: quando l’Italia ha bombardato il
Kosovo e la Jugoslavia, c’era Bregovic in tournée nelle città italiane, la
gente ballava, si divertiva ma la guerra non è finita, il giorno dopo tutta
quella gente dei concerti non ha
manifestato contro la guerra e quei bombardamenti. Io penso che in questo
momento il mondo è affamato di fame, più che di cultura si sente bisogno di
salario, di lavoro, di prendere quel qualcosa in più per comprare un disco o un
libro, andare al cinema.
Come questo disco
anche il precedente prende spunto da facebook. Ha un buon legame con la
tecnologia. Da comunista, ci vuole dire che non bisogna aver paura della
tecnologia?
Penso che semplicemente è come avere una radio libera, è un contatto con la
gente. A volte lo puoi usare bene a volte male, ti tiene in contatto con la
gente. Io avevo un blog, oggi facebook magari fra tre anni uscirà altro. E’ una
maniera per comunicare. Dobbiamo imparare ad usare quello che viene dalla
tecnologia. Bisogna aver paura degli uomini che vendono la tecnologia che deve
essere libera e disponibile a tutti. Il braccio armato del capitalismo non è la tecnologia da sempre è stata la
legge, l’esercito, il processo, la polizia, tutti quelli che armati lo sono
davvero.
Nel disco precedente
ha innescato anche una sorta di polemica a distanza con Saviano suo conterraneo,
sull’idea di camorra. E’ riuscito ad
attaccare anche l’intoccabile della sinistra nobile?
Semplicemente vedo in Saviano un personaggio strumentale
ad una visione della politica e
delle esigenze della vita contraria alla
mia. Io penso che uno va a rubare semplicemente perché non ha la possibilità di
vivere in altra maniera. Brecht si chiedeva se era più ignobile rapinare una
banca o fondare una banca, io credo che
sia ignobile fondarla. Oggi gli operai si suicidano per la perdita del lavoro,
per me sono omicidi identici ad altri che lo fanno ignobilmente per procurarsi
dei soldi. Io vedo tanti giornalisti che si interessano ai problemi della
mafia, della camorra fanno benissimo ma non c’è nessuno che si infiltra nei
consigli di amministrazioni. Non credo ci sia tanta differenza, per esempio, tra
la camorra e il consiglio di amministrazione della Fiat.
Maestro lei è venuto
a contatto con la camorra? Si narra che
per molti artisti sia stata fondamentale
per far carriera?
Anche sta storia della camorra che si mangia gli artisti, è
falso. La camorra fa mangiare
indirettamente gli artisti, cioè scrittori, registi, musicisti, attori
napoletani non potrebbero vivere se non parlassero di camorra. E’ un vero
elemento di marketing, in realtà dicono un mondo di puttanate su queste storie.
Si sposano pure i camorristi che sono quelli che hanno più soldi, uno va a
suonare perché pagato. Non capisco perché attaccare un cantante che è andato a
cantare ad un matrimonio di un camorrista, allora anche il ristorante, il
camorrista si è sposato in chiesa e perché il prete l’ha sposato. Una volta io dovevo battezzare
un bambino e il mio parroco mi ha detto di no perché ero un comunista
riconosciuto, lo stesso parroco ha fatto matrimoni e feste per i camorristi a
non finire. Perché a questo punto non si
parla anche di questo intrecci? Anche Frank Sinatra si dice fosse finanziato
dalla mafia, però “cant buon Frank Sinatra“.
Maestro le ha dato
problemi questo suo definirsi sempre comunista?
Mi ha dato problemi ma anche un sacco di soddisfazioni. Non
è una cosa così difficile fare il comunista. E’ facile quanto fare il cattolico
per bene, ho un sacco di amici credenti che aiutano immigrati e persone che hanno
bisogno e non lì vedo tristi anche se è un lavoro che non viene riconosciuto.
Fino quando ci saranno ingiustizie ci sarà sempre spazio per il comunismo. Io
prima di andare al conservatorio già ero comunista. Diciamo che è stato un vizio di famiglia “ papà
era accussì” . Prima comunista e poi musicista. All’epoca mia si iniziava
giovani.
Da grande osservatore
quale lei è, in conclusione verso quel direzione stiamo andando?
L’anno prossimo ci saranno le elezioni, una bagarre di
promesse e tutto il resto che già conosciamo, ci servirà per farci due risate.
Non c’è speranza con questi politici, tutti, la speranza c’è verso la gente che deve cominciare a ribellarsi.
Non ho più vent’anni se li avessi , comprerei dieci litri di benzina ,
scenderei in piazza e brucerei qualcosa, come ho fatto quando vent’anni li avevo.
Cosa è la Bellezza?
La Bellezza è la semplicità.
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