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mercoledì 12 gennaio 2011

" Ben Hur " e la banalità del male

da " Il quotidiano della Basilicata"

"Ben Hur" e la Banalità del male

di Francesco Altavista

Sono tutta nuda”, così Maria risponde alle telefonate che provengono dai patologici narratori del piacere della chat erotica. Nudi sono i personaggi di “ Ben Hur”, opera scritta da Gianni Clementi e presentata al Teatro Anzani di Satriano di Lucania lo scorso 10 gennaio, nella prima serata del breve tour lucano, poi a Moliterno ( 11 gennaio ) e Sant’arcangelo ( 12 Gennaio). Nudo era Sergio interpretato da Nicola Pistoia che cura anche un’attenta regia , spogliato dei suoi sogni, della sua vita , della sua dignità di uomo. Di scomparsa di dignità si parla anche per Maria interpretata da Elisabetta De Vito, sorella di Sergio ma anche per Milan interpretato da Paolo Triestino, bielorusso in cerca di lavoro. E’ la dignità che ti fa amare, la dignità che rende l’uomo meno banale, la dignità che rende il lavoro espressione e non merce di scambio. Lo spettacolo è un sovrapporsi di pagine trasparenti , il pianto viene bloccato dalle continue risate, frutto di battute dal tempo perfetto ma cariche di riverberi amari. Un’opera che strattona lo spettatore, lo prende a pugni, lo lacera ferocemente nel profondo. Milan ingegnere, ma clandestino è nudo anche dalle sue origini, continuamente canzonate e risaltate da un testo davvero spumeggiante e ricco, è costretto ad essere lo sfruttato, in un terribile e borghese gioco di ruoli. Ma come capita spesso durate lo spettacolo le cose si sovrappongono, la realtà di un disagio sociale e politico, quello dell’emigrazione e forse dell’etnocentrismo più che del razzismo, si mescolano con un grazie, riassunto prima da un canto bielorusso che si sposa tristemente con un chitarra che suona lo stesso Milan, poi con un amaro grazie all’Italia e a Roma con pochi versi della canzone di Venditti. Si perché l’opera parla romanesco. Una piccola famiglia, fratello e sorella alle prese con la povertà. Ancora una volta le pagine si confondono, lo sfruttato si mescola allo sfruttatore. Tanta realtà in due ore di spettacolo che vedono Milan prima scambiato per uno zingaro, poi sfruttato e poi tradito. La cattiveria di Sergio e poi di Maria è banale, così banale da risultare vera . La banalità diventa una catena che imprigiona Maria nel suo mondo; Milan riesce a fare un atto di passione ed amore verso la sua coinquilina e padrona di casa, talmente forte e talmente dignitoso da spingere Maria, per difendersi, alla banalità della cattiveria e del tradimento. Gli attori riescono a trascinare il pubblico su un discorso molto delicato, gli interminabili applausi finali danno prova che qualcosa sia arrivato. Nuda diventa la Bellezza,quella dell’amore che i due protagonisti Sergio e Maria separati e divorziati, hanno solo l’illusione di aver provato. Eppure Milan sente il profumo della Bellezza da quei pochi semi di girasole che porta con se dalla sua terra, ma anche nel gesto semplice di scostare un ciuffo di capelli dalla fronte di Maria, in un momento di teatro straorinario. Lo stesso Milan però non si salva da questa nave destinata ad affondare,marito e padre di sei figli, non è altro che un esiliato, con due patrie e due amori, che si annullano a vicenda. Ben Hur è un’opera che non da scampo allo spettatore.

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