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mercoledì 18 agosto 2010

Intervista a Gigi D'alessio


da " Il quotidiano della Basilicata"
Gigi re del castello

Venosa –Questa sera alle ore 21:00 in piazza del Castello a Venosa, sarà in concerto gratuito Gigi D’Alessio con “ Questo sono io . Tour 2010”. Prima del concerto si dedica in esclusiva al “ Quotidiano della Basilicata “.

Gigi, “ Semplicemente sei” è il tuo 18esimo album. A che maturità e consapevolezza sei arrivato?

Io credo che alla fine maturi non si diventa mai. Si aggiungono a piccoli passi delle nuove esperienze e si cominciano a capire nuove cose .Sicuramente si impara. La vita offre continuamente esperienze. La vita è un salvadanaio, ogni giorno metti i soldi dentro, quindi più ci metti e più quando lo vai ad aprire ci trovi.

Con “ Semplicemente sei” hai fatto una cosa nuova e strana, una versione speciale detta formula packaging” di circa 30 euro che consiste in un mp4 di due giga con gli ultimi due album caricati . Un modo per battere la pirateria?

Non è proprio una cosa strana perché in realtà sono stato il primo ad avere il coraggio di pubblicare un album anche in mp4. E’ il progresso. E’ anche un modo per battere la pirateria perchè quando l’album è pubblicato in mp4 i brani sono irriproducibili. Non perdono nemmeno in qualità. Il cd è in sala di rianimazione, ogni anno il mercato perde tantissimo. Ho voluto creare un nuovo modo di pubblicare gli album, credo che a breve lo faranno anche altri artisti. Ogni tanto qualche primato me lo posso prendere.

Hai pubblicato l’album in mp4, il tutto senza vincoli contrattuali. Di tutto questo cosa dice la tua etichetta che è una major la BMG Sony ?

Le Major si fondono ogni giorno, si uniscono per far fronte alle spese. Non posso più fare grandi cose. Io sono andato alla major con l’idea Mp4, mi sono fatto dare le licenze dei miei brani e ho fatto l’accordo con l’Akai . Paradossalmente i contenuti sono della Sony e il supporto dell’Akai. E’ un mio prodotto, come se avessi fatto una macchina con pezzi metà della Fiat e metà della Mercedes.

Non hai mai avuto paura di parlare delle tue cose personali nei pezzi, di storie d’amore. Oggi c’è ancora spazio per queste belle storie?

Il mondo è pieno d’amore, bisogna solo crederci e non bisogna essere ipocriti quando si parla d’amore. A volte uno vuole fa “ u buffon”, invece bisogna battere le barriere è riceve tutto dall’amore , anche la sofferenza. Eduardo Defilippo quando ha detto che il cuore è analfabeta ha detto una cosa giusta, ma il cuore è un grande suggeritore. Quando scrivo una canzone è come se andassi in chiesa a confessarmi , per me il pianoforte è come un confessore e dico anche le cose più nascoste e personali della mia vita.

Gigi, dalla Napoli di Eduardo Defilippo alla Napoli di Gomorra.

Io quando sto a Napoli mi sento tra le braccia di mia madre. Dalla Napoli di Eduardo a quella di Gomorra c’è stato progresso e regresso, come il tutto il meridione. Dove c’è sofferenza , dove c’è fame ovviamente c’è criminalità. Ma dove c’è più fame ci sono più sentimenti quindi queste due cose convivono e si va avanti. I veri artisti vengono dalla strada e dalla sofferenza e quest’ultima a Napoli non manca. Dalla sofferenza viene fuori al forza per affrontare un mondo dove vivere è molto difficile.

Cosa è la Bellezza?

La Bellezza è il profumo che esce dagli occhi e che ti ubriaca.


giovedì 12 agosto 2010

Coast to coast sulla terra maledetta

Ho visto finalmente “ Basilicata coast to coast “. Sul mio computer a casa, naturalmente scaricato illegalmente da internet. Ho tentato di sentire il film come una terra che con l’arte rispolvera il fucile della rivoluzione: qui ed ora o si trionfa o si muore. Parole e strumenti ormai sepolti da tempo nei nostri giardini sotto quintali di terra e letame. L’arte che trionfa, l’arte che rialza la Basilicata. Ma da subito il film mi consegna una amara consapevolezza
Siamo dei poveri zingari che non hanno più la voglia di vagabondare. Siamo pesanti, carichi di delusioni e catene d’oblio, continuiamo a stento a camminare in tondo, sulle strade polverose della nostra terra. Ci muoviamo a tratti come vecchi stanchi. Altro che coast to coast, noi la fantasia l’affoghiamo nel nostro sangue insieme ad una ventata di polvere bianca o meglio sventrando una puttana. Naturalmente solo un’illusone di una notte nel letto a toccare il sacro germoglio di qua e di là , lavando l’ultima essenza della nostra genialità libidinosa mentre l’unica donna che ha ancora la forza per piangere è quella raffigurata in un quadro sopra il letto ma quella è una santa donna e piange per chiunque. Si, perché nemmeno l’amore o magari la parvenza di ciò che si possa definire tale resiste a questi sussulti malefici di terra lucana. Nemmeno il sentimento è superstite della maledizione di questa terra. Una volta qualcuno urlava nei vicoli vezzosi, ma erano dei perditempo, stornellatori senza chitarra e senza storia, dei drogati, degli sconfitti. E’ curioso che ora quelle parole senza tempo risultino vincenti e maledetto sia diventato tutto il resto. Solo in questa terra esistono moderni lager per veterani di una guerra mai sentita e mai combattuta ,dove il sorriso è un lontano ricordo oppure cornice agli immortali momenti di conteggio del denaro dei pochi parassiti della storia, dei padroni che continuano a guadagnare mangiando montagne. E quei poveri schiavi pensano che quell’attività si possa definire lavoro; a forza di strare piegati riescono a vedere solo i piedi dei padroni e dei loro protettori di turno. La disperazione assoluta o relativa divide i vincenti dagli sconfitti. Vincenti per un attimo rubato ad una scarna rappresentazione teatrale senza palcoscenico fatta da ingenui con un fiore in mano e maledetti per tutta la vita; per quanto si possa evitare il bacio della solitudine, non si può sfuggire alla polvere di questa terra che porta verso l’oblio. Ma l’illusione continua quando si brandiscono le corde di una chitarra su un palcoscenico di mitomani fantasmi, magari tra qualche applauso di favore, ti porta a sfiorare l’assurdo di maledetto tra i maledetti, come un pagliaccio che vive in una lacrima .E’ quasi una leggenda da poeti maledetti se non fosse che anche la poesia non ha più senso se non quello del dolce suicidio. Eolico e petrolio si mangiano una torta andata a male che nessuno vuole. Si consegnano a sporchi venditori di morte parti del nostro cuore, perché ormai non ha più senso il suo battere. Allora persino i litri di vino bevuti in abbondanza sulle pietre che stupidamente si continuano a definire caratteristiche, diventa l’unico modo per evadere e ci si tuffa in un misto di vomito e stronzate nel mare della mediocrità assoluta . E così carichi di catene e di frustrazione, cerchiamo la via più semplice per lasciare, uscendo dalla porta principale senza dire niente, senza salutare perché questa terra non ha da tempo più motivo di esistere e con lei il suo popolo. Grazie Papaleo!

martedì 10 agosto 2010

Paola Turci parla del suo " Cielo"


da " il quotidiano della Basilicata"

Paola e la sua voce danzanate

di Francesco Altavista


Marina di Pisticci - La settima edizione della rassegna “ ArgoJazz - Energia dell’arte” si prepara per accogliere il prossimo otto agosto lo spettacolo “ Cielo” di Paola Turci e Giorgio Rossi. Lo spettacolo si svolgerà nell’anfiteatro del Porto alle 22:30;la Turci in anteprima si confida con “ Il quotidiano della Basilicata”.

Paola, parliamo subito dello spettacolo “Cielo “. Come è nato e in cosa consiste l’idea dello spettacolo ?

Lo spettacolo è una voce danzante e un corpo sonoro. C’è la danza e c’è la musica che non è soltanto quella mia perché interpreto altre canzoni, un repertorio vastissimo che parte da De Andrè e va a finire a Sinéad O'Connor. Gira un po’ il mondo. Ed è nato tutto dall’incontro tra me e Giorgio,era un’idea sua di fondere qualcosa tra noi due. Unire la nostra arte, il nostro modo di esprimerci artisticamente e da lì nasce “Cielo”.

“Cielo” è uno spettacolo delicato dove sancisci il tuo passaggio alla chitarra acustica, siamo nel mondo dove è necessario gridare per affermare la propria identità e dignità , tu invece preferisci fare qualcosa di quasi sussurrato, delicato ?

Sai non è guardare fuori semplicemente. E’ la trasformazione che è avvenuta in me che mi fa sentire le esigenze di ascoltare le cose diciamo a basso volume. Voce e chitarra possono esprimere grandissima potenza. Attraverso questa modalità voce e chitarra si può ascoltare tutto. Io così ho scoperto le mie tonalità, le mie caratteristiche , ascoltarmi in modo nudo e crudo senza urla , senza troppa produzione.

Delicato ma forte è anche il tuo ultimo album “Giorni di rose “. Si potrebbe considerare un esercito di donne , un manifesto femminista ?

Si potrebbe. Quando le donne si mettono insieme e lavorano ad un progetto, in modo anche così semplice e spontaneo, è sempre qualcosa di bello per il mondo. E poi anche il modo in cui si è realizzato il disco è bello. E’ stato vero, non c’è stato nessun contratto o promessa discografica, c’è stata una proposta diretta da parte mia e una risposta immediata da tutte le altre che si sono messe subito al lavoro per me.

Tu lo hai interpretato con un disco ed uno spettacolo che parlano all’anima solo come una donna sa fare. Ma quale è il ruolo della donna nel mondo della musica ?

Il ruolo della donna nella musica è quello di rappresentarla con un modo eticamente ineccepibile cioè senza prestare il fianco all’avvenenza e all’aspetto fisico. Niente è mercificabile nel mondo e nel corpo della donna. Questa è una cosa che la donna deve capire prima degli uomini. Giovarsi della bellezza è normale e naturale ma pensare di venderla è dannoso e pericoloso, fa male. Avere una considerazione alta di ciò che è la donna , di come è fatta e di ciò che è bellezza. La donna deve rappresentare una forza che è ancorata alla dolcezza, alla semplicità, alla maternità e appunto alla bellezza.

Cosa è la Bellezza?

E’ uno stato d’animo. E’ quando una donna non si sente anonima , ma ha la consapevolezza di essere donna.


sabato 7 agosto 2010

Qualche parola con Enzo Avitabile


da " Il quotidiano della Basilicata"



Con Avitabile alle radici del suono

Dal Festival di Viggiano il Premio Harpo Marx per la sua " Pentarpa"

di Francesco Altavista



Viggiano –Nella terza edizione del festival dell’arpa sarà consegnato, il 7 agosto, il premio Harpo Marx al polistrumentista partenopeo Enzo Avitabile. Vince questo premio per aver costruito una Pentarpa con cui ha realizzato il suo ultimo capolavoro “ Napoletana”. Quest’ultimo si concede per una chiacchierata tra amici con “ Il quotidiano della Basilicata”.
Enzo, hai ricevuto il premio l’Harpo Marx , come vivi questo riconoscimento e secondo te cosa hai fatto per meritarlo?
Mi sento onorato,non pensavo di meritare tanto, visto che la mia è un’arpina povera di origine romana. In principio fu la lira , poi nel mio territorio, nell’entroterra della Napoli nord si era un po’ persa . Dopo un po’ di ricerca sono riuscito a costruire questa arpa napoletana. L’Harpo Marx a Viggiano, non me lo aspettavo visto che la mia arpina ti permette di cantarci su, di essere libero, ma tecnicamente non è complicata, diciamo che è la nipotina dell’arpa.
Ma allora il premio perché lo hanno dato a te ?
“E’ capit buon c’ voglie ricere“. E’ davvero troppo per me, perché a Viggiano, in questo festival ci sono grandi suonatori di arpa, se fosse stato per il sassofono sarebbe stato diverso. Comunque si è apprezzato la parte antropologica della ricerca e anche la parte dell’utilizzazione dell’arpa come entità modale che accompagna la voce.
Nel tuo percorso artistico, in che momento arriva il lavoro “ Napoletana “?
Ci sono tre grandi obiettivi in questo percorso artistico: il primo è recuperare un’identità culturale; il secondo quello di trovare un linguaggio originale da portare nel mondo; il terzo affrontare la contaminazione non come si è fatto in passato, confondendola con la colonizzazione ma conservando la propria identità. Facendo questo ci sono stati dischi di canto popolare, c’è stata la musica sinfonica classica e poi “ Napoletana” che è un omaggio personale ed umile alla mia terra.
Significa realizzare l’utopia di cancellare tutti i confini?
Ho realizzato una sola utopia quella di andare nel mondo con il suono napoletano. In passato forse è arrivata la canzone napoletana. Noi abbiamo fatto i festival nel mondo con il nostro suono,l’identità vera di una città. Il suono per la prima volta arriva “disamericanizzato” nel mondo. Napoli è una mamma ,è io sono orgoglioso di essere suo figlio. Ma non amo il “napoletaresimo” non amo lo stereotipo napoletano, da far accettare nel mondo un codice già scritto. Napoli non è pizza , risate e mandolino ma è scambio e contaminazione.
Cosa è la Bellezza ?

La Bellezza è “nu fatt”. La Bellezza sono i tuoi limiti, tutto ciò che non riesci a vivere nel quotidiano ma che a tutti i costi vuoi inserire nella tua vita . E’ tutto quello a cui non arrivi ma che conosci e che vuoi disperatamente toccare. Chiudo con una cosa pericolosissima: La Bellezza è Dio, non lo vediamo ma vogliamo toccarlo e vederlo e contemporaneamente abbiamo paura di conoscerlo


giovedì 5 agosto 2010

Inti Illimani : Mito senza tempo



da " il quotidiano della Basilicata"

Inti Illimani Mito "ribelle" senza tempo
I cantori della rivoluzione a Brienza emozionano il numeroso pubblico di Notti al Castello


di Francesco Altavista


Brienza – “ Qualche tempo fa pensavamo che la potenza statunitense potesse conquistarci , dopo quarant’anni ci siamo accorti che siamo stati noi a conquistare loro, con la musica e la nostra arte, conquistati come fanno i poveri senza uccidere nessuno “.Con questa frase Jorge Coulon leader degli Inti –Illimani durante il concerto di Brienza del 31 agosto, sintetizza la filosofia di un gruppo che ha fatto storia. Non è un mistero il loro fascino che si riempie di umiltà e bravura artistica , sul palco degli “ Anni Ribelli “ portano la manifestazione a vette di bellezza inesplorate. Al fosso dello Spineto dove si è svolto il concerto , la gente ha ascoltato e ballato sulle note pesanti per la loro valenza storica ma leggere perché accarezzate dalle mani sapienti e delicate di grandi musicisti. Non è stato un concerto per austeri intellettuali ma nemmeno per sciocchi perbenisti paesanotti che hanno persino l’ardire di lamentarsi per un biglietto che costava appena cinque euro e richiusi come cani nel loro mondo di cartone nemmeno si rendono conto della grandezza dello spettacolo . Jorge e compagni partono con un’umiltà straordinaria e per più di due ore cantano la loro esperienza, suonando strumenti che forse per la prima volta arrivano in un paesino della Basilicata. Continuamente si scambiano di posizione, cambiando anche lo strumento da pezzo a pezzo, ad ogni nota un brivido percorre la pelle dei più sensibili. Un omaggio all’Italia , dove hanno passato l’esilio, con “ Buonanotte fiorellino “ ma con pezzi come “ Sombre tu playa” e “Fiesta del Domingo” il pubblico non può che abbandonarsi ed entrare in un mondo dove non esistono distinzioni di nessun tipo , dove persino la lingua diversa non è un ostacolo ma una ricchezza. Un atmosfera incredibile si crea al penultimo pezzo, con “ El Pueblo Unido” il pubblico grida alla rivoluzione dove i nostalgici e i giovani con grido liberatorio e pugno sinistro alzato si liberano dalle catene della società consumistica dove la politica , quella vera non ha più spazio. Ogni data del tour degli Inti Illimani risulta un evento storico e per Brienza rappresenta il più grande momento di musica e riflessione degli ultimi anni, un momento ribelle nella manifestazione che celebra proprio quei tempi, la sensazione durate il concerto, però è stata particolare : la rivoluzione e il ribellarsi alle ingiustizie non ha rappresentato il passato ma un presente possibile.



La voce delle " Corde Oblique ": Intervista a Riccardo Prencipe


da " Il quotidiano della Basilicata"


La voce delle " Corde Oblique"

di Francesco Altavista



Brienza - Una piacevole sorpresa ad aprire il concertone degli Inti :Illimani; se per il gruppo cileno i brividi e le emozioni erano da prevedere, “Le Corde Oblique “ che hanno aperto il concerto con circa un‘ora di ottima musica è stata davvero una piacevole scoperta. Il gruppo fondato da Riccardo Prencipe ha una sound coinvolgente e particolare , popolare e mediterraneo ma si cimenta anche in diverse sperimentazioni, già tre album all’attivo e in preparazione un quarto , girano il mondo da sempre riscuotendo successi . Dopo il concerto c'è il tempo per scambiare quattro chicchiere con il fondatore Riccardo Prencipe.

Riccardo parliamo del prossimo album , il quarto.

Stiamo lavorando sodo , siano soddisfatti del risultato , ci saranno come al solito tanti brani originali, più una cover dei Radiohead , noi facciamo sempre una cover particolare , riviviamo a modo nostro dei pezzi di altri . Questa volta abbiamo pensato ad un pezzo di una band unica nel panorama musicale . Ci sono cose nuove, c’è una maggiore apertura melodica ed armonica, sono brani più intensi e colorati, c’è una vena prog mescolata con questa ossessione dell’antico che abbiamo in tutti i dischi.

Come definisci il tuo tipo di musica ?

Usando la parola prog , ho usato un’espressione un po’ una forzatura . Noi facciamo folk mediterraneo che affonda le sue radici nell’ Ethereal, genere di gruppi come i Dead Can Dance”. Gruppi un po’ malinconici ma noi sposiamo questo genere con la nostra tradizione mediterranea.

Come è nato il gruppo?

In realtà il gruppo è un progetto solista , cioè il progetto di Riccardo Prencipe. Compongo la musica, i testi e glia arrangiamenti ma chiaramente ad una testa va aggiunto tante braccia muscolose che creano un’empatia forte tra le persone che scrive e le persone che eseguono i pezzi.

Io per esempio scrivo per questa voce, Floriana e sento che è la voce che fa per me. E’ un rapporto di scambio.

Perché hai scelto voci femminili?

Si c’è questa volontà di scrivere per voci femminili , si adattano meglio al mio modo di scrivere ma nel nuovo disco ci saranno due brani cantanti da Sergio Panarella, sono due brani un po’ più inglesi.

Sei ormai da anni nel mondo discografico, come puoi definire questo mondo ?

Il mondo delle major credo sia finito ormai da tempo. Se continuano a puntare su x Factor non hanno capito niente. Chi ascolta questa musica al massimo usa un clik per scaricarla. Il nostro invece è un pubblico che ancora compara i dischi , un pubblico più curioso Internet è un’arma a doppio taglio, da una arte fa conoscere qualsiasi gruppo nel mondo d’altra mette in crisi le etichette. Produco i miei master e so che fare un disco costa un botto di soldi se uno vuole fare bene le cose, speriamo di uscirne vivi da questo scontro.

Ultima domanda , cosa è la Bellezza ?

La Bellezza potrebbe essere eliminazione della differenza tra arte e la realtà. La Bellezza è una donna . Se ci soffermiamo su una sofferenza , può essere anche questa una forma di Bellezza perché ci insegna qualcosa.

Antonio Cornacchione : Salvo Mara e la Lucania


da " il quotidiano della Basilicata"

Cornacchione salva Mara e la Lucania
La poltiica, l'informazione e la satira secondo il comico con " Silvio c'è"


di Francesco Altavista


Lagopesole – Lagopesole è pronta ad accogliere il grande Antonio Cornacchione con il nuovo spettacolo “Silvio c’è”. E’ cabaret ma anche teatro-canzone con la collaborazione del cantautore milanese Carlo Fava . In anteprima Antonio Cornacchione si presta ad un’intervista con la sua proverbiale ironia.

Signor Cornacchione, lei scrive riferendosi al suo nuovo spettacolo : “ tutto deve cambiare affinché tutto rimanga uguale“ è la frase del Gattopardo . Questo spettacolo parla di una rivoluzione mancata ?

Diciamo che negli ultimi venti anni non è che sia cambiato un granché. Da Andreotti , poi Craxi e poi Silvio , gli obiettivi sono stati sempre quelli , cioè prima di tutto loro stessi. La classe dirigente è sempre quella, ne sono convintissimo ,ecco perché la satira si rivolge sempre a loro . Io lo dico sempre per far nascere una satira di destra , a parte la mia naturalmente, sarebbe necessario che la sinistra amministri per 50 anni l’Italia . Se vogliono bene alla satira devono mollare il potere.

Non c’è solo Silvio nello spettacolo …..

Silvio è come una figura panteistica , Silvio è tutto, tutto è Silvio ma anche no. Anche se poi Silvio è il più simpatico , vivono tutti all’ombra di Silvio che è come un grande fungo che copre tutti , un Cesare. Comunque nello spettacolo collaboro con Carlo fava che è un bravo cantautore milanese , ci scambiamo i ruoli spesso durate lo spettacolo, satira ma canzoni e teatro. Una parte sarà dedicata alla realtà e una invece a qualcosa di meno legato all’attualità , più legata al pensiero. Si parte con una canzone del repertorio di Carlo e si finisce con un omaggio a Gaber.

Cosa rappresenta Silvio per te ?

Per me rappresenta quello che rappresenta per gli altri italiani, Poi lui è il presidente del consiglio è stato votato , io lavoro su quello che gli altri italiani mi dicono, sul materiale che mi consegnano. A volte mi danno la colpa ma io devo lavorare per forza con Silvio perché nel bene e nel male ormai c’è lui. Lui rappresenta il punto più alto della classe politica , molti lo vogliono imitare, molti si rapportano a lui e noi satirici siamo costretti a lavorare con lui , un po’ come Fini .

E’ vero che i comici che si occupano di satira cominciano a scarseggiare?

In effetti non c’è tantissimo , perché secondo me ci sono tanti altri comici che hanno scelto direttamente la carriera politica , ci siamo divisi i compiti , chi fa spettacoli e chi va direttamente in parlamento. Silvio stesso è un grande comico soprattutto negli ultimi tempi.

Parliamo un po’ di altri leader a sinistra.

Nichi Vendola ?

Mi è molto simpatico , è la speranza della sinistra ma siccome negli ultimi tempi ne ho viste tante di questo genere , io se fossi in Vendola quando dicono che è la speranza mi gratterei le palle. Aspettiamo e vediamo.

Bersani?

Bersani non è altro che l’espressione romagnola della sinistra ha tanto da imparare da Silvio.

Lasciamo la politica parliamo dell’informazione ….

Finché c’è Minzolini siamo in una botte di ferro. Lasciate fare a lui , è fantastico, lui dà le notizie prima ancora che diventino tali. Non c’è bisogno delle intercettazioni , Silvio parla direttamente al TG1.Emilio Fede ? E’ stato messo in ombra da Minzolini , è uno scontro al vertice. Michele Santoro ? E’ un grande giornalista , dice cose che sulla Rai non si sentono spesso. Non spetta a me parlare del suo cachet ma certo io lo pagherei per restare e farlo lavorare di più non certo per mandarlo via.

Ma in questa realtà chi salva ?

Bella domanda. Salvo la Carfagna e la Basilicata non per “Captatio benevolentiæ”. Tra l’altro ho visto il film “ Basilicata Coast to coast” è mi è piaciuto dovrò fare i complimenti al regista. Certo parla di una Basilicata rurale come piace ricordare a noi e non si nomina nemmeno il petrolio.I I rapporti di forza sono economia, politica e poi natura , continuiamo così a darci martellate sulle palle.

Concludiamo cosa è la Bellezza ?

Direi una passeggiata in campagna senza vedere capannoni possibilmente . Per Silvio? Fare una passeggiata è vedere solo capannoni , a qualcuno piacciono i capannoni .