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martedì 27 ottobre 2009

Berlusconi e Eni



tratto da " La Repubblica- Affari & finanza" 26 ottobre 2009


Fininvest,Eni e la scoperta dell'acqua calda



di Massimo Giannini


Scopriamo l’acqua calda. L’Italia è la patria dei conflitti di interesse. Ne è portatore «insano» il capo del governo, felicemente collocato all’incrocio tra poteri privati e concessioni pubbliche. Ne sono portatori «sani» alcuni dei più grandi azionisti del Salotto Buono della Galassia del Nord, al riparo dalle commistioni con la politica ma nel gorgo degli intrecci della finanza. Nei Palazzi nessuno protesta o reclama. Nei mercati nessuno si scandalizza o si indigna. Così va l’Italia. Eppure, in questi ultimi giorni, è accaduto un fatto che non può non destare qualche stupore, e perché no, anche qualche sospetto. Venerdì scorso, presso la Corte di appello di Milano, è stato depositato ufficialmente il ricorso del gruppo Fininvest contro la sentenza del Tribunale di Milano che il 3 ottobre ha inflitto alla stessa holding della famiglia Berlusconi l’obbligo di versare alla Cir di De Benedetti 750 milioni di euro, a titolo di risarcimento danni per il Lodo Mondadori. Fin qui nulla di nuovo. L’atto di appello era annunciato, e dunque scontato. Quello che colpisce è che la stessa Fininvest ha presentato, insieme al ricorso, due documenti. Un parere sulla stima del danno derivante dall’immediata esecuzione della sentenza di primo grado, e una relazione di consulenza tecnica sulla determinazione del danno riconosciuto alla Cir. Ebbene, quest’ultimo atto reca, in calce, la firma del «professor Roberto Poli» e quella del «professor Paolo Colombo». Avete capito bene. Non si tratta di due casi di omonimia. Il primo è presidente dell’Eni. Il secondo è consigliere di amministrazione del medesimo «cane a sei zampe». Detto più chiaramente: nel ricorso sul Lodo Mondadori i consulenti tecnici della Fininvest, la cassaforte finanziaria della famiglia del presidente del Consiglio, siedono ai vertici del più grande gruppo industriale ed energetico del Paese, del quale per altro il governo (attraverso il Tesoro) è il maggiore azionista con il 20,3% del capitale. Nulla di illecito, per carità. È la solita acqua calda. Ma possiamo almeno dire che ha un brutto colore e un pessimo sapore?

giovedì 1 ottobre 2009

Teatro: I Tremendi

da " Il quotidiano della Basilicata"





Il riso amaro dei " Tremendi"


di Francesco Altavista


Brienza – Lo sconforto maggiore della Basilicata probabilmente lo vivono i cuori dei giovani, pronti ad allontanarsi dalle tradizioni che troppo spesso sono snervanti e posticce; si è sicuri della mediocrità politica dei governanti e ci si sente truffati da una fiamma che brilla più dell’entusiasmo giovanile e che vive solo negli incubi di quello che era il sogno delle belle valli della Val d’agri. Ma la Bellezza vive comunque e va cercata e protetta, su questa linea filosofica nasce il gruppo cabarettistico “ I Tremendi” di Brienza , 12 anni fa . Questi ultimi sono capaci di raccogliere queste ed altre sofferenze lucane e giovanili e cercano, grazie ad una risata travolgente, di trasformarle in piccoli spiragli non troppo evidenti che trascinano la mente dello spettatore nelle stanze più recondite della coscienza. In questi giorni hanno concluso la loro tournèe estiva con due serate di beneficenza : una a Brienza per l’associazione “ Amici di Giuseppe” e l’altra ad Atena Lucana per l’associazione “ Colomba soccorso”. I Tremendi sono tre amici : Antonino Santorufo, Francesco Scelzo e Raffaele Lopardo ; un gruppo che da dodici anni è in continua evoluzione; con un libro pubblicato nel 2007 contenente otto opere inedite; stanno vivendo un periodo d’oro . Il tutto fatto con professionalità ma anche con una strana cognizione, cioè quella di divertirsi sul palcoscenico che negli occhi dei spettatori sempre numerosi agli spettacoli , perde tutto il carattere di astrattezza , acquisendo la concretezza della comunicazione fatta senza discriminazione né riguardo per ruoli borghesi e perbenisti. Il gruppo burgentino rifiuta le regole del copione scritto, le parole vagabondano libere,dopo essere state ricercate nel vernacolo lucano, i vocaboli riaffiorano e si riempiono di significati più dirompenti, come nel caso dello sketch “ Il Curriculum “. I Tremendi con questa opera irrompono con l’ironia nel mondo della corruzione che ha tratti peculiarmente lucani. Si ride dei propri vizzi , un po’ alla Moliére, anche se la maschera satirica che ricopre il messaggio ha le sembianze meno aristocratiche e più proletarie. C’è spazio per ridicolizzare anche il teatro, quello fatto per staccarsi dalla melma massificata dei bassi fondi, questi ultimi fonte inesauribile d’arte come spesso ci spiega il teatro del tradizione napoletana e condivisa a suon di risate dal gruppo burgentino.I Tremendi sono riusciti a tracciare e allo stesso tempo cancellare quella linea sottile tra la malinconia della realtà e la gioia di una risata;la soddisfazione dei numerosi spettatori delle serate si scontra ,avendone la peggio, a due tipi di consapevolezza : quella di aver ricevuto del bene e quindi di aver respirato Bellezza e quella che in tempi come questi non è concesso nascondersi.