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domenica 24 giugno 2012

La Notte di Arisa nella sua Pignola

da " Il Quotidiano della Basilicata"

La notte di Arisa nella sua Pignola 




di Francesco Altavista



Pignola – “ Ogni volta che torno, mi regalate il libro del dialetto di Pignola, ma io sono di Pignola”, con queste parole Arisa accompagna la consegna di un premio da parte della provincia di Potenza, presente il presidente  Piero Lacorazza  e del sindaco della cittadina di Pignola, Ignazio Petrone, alla fine del concerto del secondo grande ritorno.  E’ l’ironia dell’artista lucana che rende meno imbarazzante l’intervento dei due politici, la sua semplicità che si unisce ad una consapevolezza nuova, gli permette di stare al disopra di qualsiasi istinto d’orgoglio lucano. A nessuno tra il numeroso pubblico presente al concerto viene in mente di inneggiare il nome Rosalba, si ripete a gran voce invece  lo pseudonimo di Arisa,  quasi a voler sottolineare inconsciamente il distacco che esiste tra la grande artista nata a Pignola ma ormai patrimonio nazionale  e la ragazza che voleva cantare a tutti i costi tra le pietre dure della cittadina pignolese nonostante i tanti ostacoli.  Arisa  fa il suo concerto con emozione certo ma come dice lei “ non più di tanto”. Sale sul palcoscenico alle 22:15 , farà circa due ore di spettacolo, mostrando la sua voce come dea bellissima che balla tra le note  mentre scala le vette altissime dell’ammirazione, suono che  quando invece parla con il pubblico  si trasforma in una sorta di  vagito infante ma non imbarazzato  come di un bambino che si giustifica con la madre per non averla ascoltata. Rosalba però è un fiore ormai sbocciato che disserta il suo profumo anche affascinante  mentre il suo vestito che lascia le gambe scoperte , smanicato  con due tasche sul davanti dove spesso durante il concerto nasconde le mani, mostra tutta la bellezza di linee che parlano  non troppo velatamente  al desiderio. Con lei un sound e una musica  unica e particolare,eseguita da maestri: al basso  Sandro Rosati, alla batteria Giulio Proietti , alle tastiere Salvatore Mufale, alla chitarra Mauro Di Domenico e al piano il maestro Giuseppe Barbera . Quest’ultimo è la seconda star sul palcoscenico si diverte sulla tastiera del suo piano a mezza coda, virtuosismi  che vanno dalla “Carmen” di Bisset a pezzi della storia del rock, presentati sempre come un minestrone di fantasia, ritmo e magia  all’introduzione di altri brani ora di Arisa ora di altri artisti del panorama internazionale. Diverse le cover  che appassionano il pubblico, versioni emozionanti e diverse dei brani in inglese, “Personal Jesus” , “Sweet dreams”  e “ Losing my religon” , tra queste inserisce anche pezzi italiani tra cui “ Ti sento” dei Mattia Bazar e “ Tanti Auguri” di Raffaella Carrà. Ma è soprattutto la musica di Arisa che si vuole ascoltare, il primo pezzo è la bella “ Amami” dell’ultimo album che gli consente un immediato legame con  il pubblico che canta con lei,   poi in  “ La mia strana verità”, “ Poi però” e “ Si vola”  libera la sua straordinaria voce. Sul palco è ferma, appena pochi movimenti con le mani, spesso si siede sullo sgabello dietro di lei, sorseggiando acqua in un bicchiere di cristallo.” Nel paese di chissà che c’è” e “ Democrazia” scatenano il pubblico in timidi balli sul posto, nessuno che spinga in una platea ordinata composta da persone di tutte le età. A tratti ricompare la Rosalba di Pignola, riconosce della facce della sua vita, dal macellaio, alla tabaccaia, ad alcuni parenti presenti, visi conosciuti   a cui dedica una “ Sincerità” in  versione molto elegante e chic. La scaletta  bis compreso  si conclude  dopo la ripetizione del  brano sanremese  “ La notte” cantato da tutti, “ Bene se ti sta bene”  e l’atmosfera straordinaria di “ Pace” .   Dopo il premio consegnato dal presidente della provincia e dal sindaco, Arisa accontenta la richiesta di “ zia Carmela” cantare un pezzo napoletano. Lei richiama sul palco il maestro Barbera ed esegue “ Reginella” in un modo così dolce da spaccare l’emozione in tanti piccoli pezzi da ricomporre in  uno specchio che potrà riflette  solo l’anima vera e pura, senza nulla togliere ai pezzi degli autori di Arisa, ma valeva la pena assistere al concerto anche solo per  questa esecuzione voce  e piano.

giovedì 21 giugno 2012

Papaleo e Eni : Faccio l'attore non il missionario


da "Il quotidiano della Basilicata"

"Faccio l'attore non il missionario"

Di Francesco Altavista 




Roma – Si è alzato un polverone. Al centro uno spot dell’Eni  che se fosse stato fatto da altri  sarebbe passato quasi in osservato nella terra del petrolio, la Basilicata. E invece a fare la pubblicità della campagna “ Riparti con l’Eni” è il lucanissimo Rocco Papaleo, l’attore della Basilicata che più di tutti ha diffuso a livello nazionale non solo il suo nome ma anche quello della sua sempre amatissima terra. Rocco è come sempre gentile e nonostante non voglia alimentare polemiche, lascia qualche breve dichiarazione a caldo  per “ Il quotidiano della Basilicata”. E’ provato, forse triste,   ci chiama a telefono dopo un primo contatto.  “Sono amareggiato, mi aspettavo certamente una reazione che probabilmente nel suo principio è anche legittima, non lo è stata però per quello che mi è stato inveito “- spiega Rocco -“  questo è il mio lavoro, credo di esser stato frainteso, questo è un mestiere come un altro, sento che con diversi non ci siamo capiti. L’attore è un po’ come un prodotto su uno scaffale, si compra nel senso buono, quando ti scelgono per un lavoro è gratificante, è fatto così questo mestiere. Non sono il presidente della Regione Basilicata, né un missionario, non mi sento di dover rendere conto di quello che faccio professionalmente. Io ho fatto uno spot su uno sconto sulla benzina, non ho certo detto che sono a favore del petrolio e delle estrazioni. Il mio è un lavoro, è un ingaggio, vale per il mio percorso artistico prima di tutto. Mi è stato rivolto di tutto, offese anche abbastanza gravi  a cui non mi sento di rispondere sono davvero irritato.” Rocco è un professionista, un artista affermato che ha dietro di sé una carriera straordinaria che lo diventa ancora di più se si pensa  che è partito dalle polverose e a volte ingrate pietre lucane, è davvero curioso alla fine il grande polverone di polemiche che hanno accompagnato una pubblicità .In passato qualche benpensante puritano a tutti i costi  ha criticato  anche i fondi per il film che ha dato  un orgoglio insperato alla Basilicata e addirittura anche il Festival di Sanremo: “ Credo di essermi sempre spiegato bene,  ho cercato di dare il massimo alla mia terra ma le cose che faccio, le faccio prima di tutto per  me, mi hanno attaccato per il film che ho dedicato alla mia terra, quanti attori hanno fatto questo? Addirittura per Sanremo”- continua Rocco-“ Prima di fare questo spot naturalmente mi sono informato, per avere in un ceto senso la coscienza pulita, c’è ancora tanta confusione sui dati, sulle prospettive, sulle politiche adottate , tutte cose che di certo non  riguardano la mia professione. Ho fatto lo spot per lo sconto sulla benzina che tanti italiani hanno apprezzato”. In diversi credono che Rocco  sia stato scelto proprio perché lucano, lui risponde: “Hanno chiamato me credo per  il mio modo di fare e recitare, per la mia capacità di risultare simpatico, se l’avessero fatto perché sono lucano mi avrebbero chiamato dopo “ Basilicata coast to coast” , avevo anche più presa forse verso i lucani, ho fatto lo spot quando invece avevo più presa nazionale  “ – continua- “ non vedo davvero questa connessione, se fosse questo l’obiettivo mi avrebbero fatto fare delle conferenze in Basilicata sul petrolio, è uno sconto e credo anche che sia stato indirizzato da una volontà statale”.  Rocco è quindi un attore e non un politico per quanto lo si voglia trascinare a tutti i costi in  delle battaglie a lui totalmente estranee : “  Non mi sono mai schierato in battaglie politiche a parte per quanto riguarda la meritocrazia a cui tengo molto – “ continua -“ questo è uno spot di un’azienda importantissima, in passato  grandi attori hanno partecipato a delle pubblicità di questa azienda, non posso rispondere di quello che fa l’Eni , rispondo tutt’al più del mio lavoro”. Lasciamo Rocco ai suoi impegni   con queste ultime parole:” Io faccio il mio lavoro, se una frangia vuole colpire, io farò da bersaglio , colpiscano pure , credo di aver dato a questa terra più di quanto lei abbia dato a me e queste offese probabilmente anche legittime dal loro punto di vista,  ne sono la prova”.   

mercoledì 20 giugno 2012

Arisa : La Basilicata mi sta stretta

da "Il quotidiano della Basilicata"




Arisa, le radici e il sogno americano 




di Francesco Altavista 



Pignola – Forse è la volta buona, Arisa torna per la seconda volta ( la prima nel 2009) nel suo paese natale Pignola, il prossimo martedì dopo il rinvio per maltempo del 23 maggio. Un evento naturalmente  atteso dalla cittadinanza pignolese che vuole omaggiare la propria diva. In anteprima  per “ Il quotidiano della Basilicata” , la gentilissima Rosalba Pippa in arte Arisa si concede ad un’intervista.
Rosalba. Con quale aspettative ed emozioni ritorni ora, dopo il secondo posto a Sanremo nella tua cittadina?
 Con tranquillità, sai il mio grande ritorno fu nel 2009. Adesso è un concerto che mi emoziona ma non come il grande ritorno. Il fatto che ero andata via un  anno e mezzo prima con la valigia di cartone e poi quando sono tornata avevo tredicimilacinquecento persone sotto il palco è stata una botta. Io fortunatamente trovo casa ovunque vado non trovo difficoltà ad integrarmi, trovo sempre persone che accolgono la mia presenza con grande entusiasmo quindi devo dire che un po’ tutta l’Italia per me è casa in questo momento della mia vita.
Che tipo di concerto sarà?
Sarà come gli altri considerando che io non preparo nulla prima. Ogni concerto poi ha qualcosa di diverso, sono le persone che rendono diversa l’atmosfera , quindi dipende anche dal calore che si percepirò dai miei compaesani che sono sicura sarà tanto, di divertiremo sicuramente.
Ma ti toglierai qualche sassolino, magari verso chi nel tuo paese non ha creduto in te ?
Ma chi se ne frega dei sassolini! Io voglio fare la mia vita, vorrei solo che i miei genitori vivessero serenamente la loro vita , visto che loro sono rimasti nel mio paese. Il più grande premio che mi potrebbe dare il mio paese è quello di far  vivere i miei genitori nella più assoluta serenità. Pensando un po’ meno che sono i genitori di Arisa e un po’ di più che sono le persone che sono sempre state.


Ci siamo sentiti prima di Sanremo e mi hai detto che non puntavi a vincere. Ma dopo essere stata battuta al fotofinish da una figlia dei talent Show, sei un po’ delusa? Non è ironico che tu faccia il giudice proprio in uno dei talent che insieme ad altri  sembra aver monopolizzato il festival?
Io penso che i talent abbiano un bacino di utenza molto importante. Non hanno monopolizzato ma rappresentano il sogno di tanti giovani e i giovani sognando sono portati a immedesimarsi, a far si che loro vadano avanti. Io non temo la realtà dei talent show perché comunque c’è posto per tutti. Io non volevo vincere, sono contentissima,  sono arrivata dove volevo arrivare, secondo posto  era quello che speravo , il secondo posto dopo una del talent significa in un certo senso il primo.
Hai cantato nella finale di coppa Italia  l’inno di Mameli, senza base musicale, con uno stadio che fischiava. Cosa hai provato in quel momento e dove hai trovato quella forza?
Io ero lì per onorare il mio Stato ed ero a mia volta molto onorata di poterlo fare. Io non mi lascio impressionare, sono stata sempre molto giudicata, fin dall’adolescenza. Sono stata sotto l’occhio  di tutti perché  prima ero strana , poi personaggio, poi mi vestivo in modo particolare. C’è stato sempre qualcuno che ha avuto da dire su di me e per tanto io non mi faccio impressionare dai fischi, vado dritta per la mia strada. Mi è dispiaciuto molto nei confronti del nostro stato perché l’inno rappresenta un po’ quello che eravamo ed abbiamo perso nel tempo. Ci fa sentire italiani  e io lo voglio essere, amo la mia Italia.
So però che hai intenzione di andare all’estero per un po’… 
Ci sto pensando, ad aprile che finisco il tour vado negli Stati Uniti con il mio fidanzato, vado ad imparare l’inglese, provo a suonare lì per un po’ per vedere cosa succede.
Sei fidanzata quindi ?  So che i tarocchi ti avevano predetto un ragazzo più giovane, hanno visto giusto?
Sì sono fidanzata da un po’, ma è più grande di me di tre anni. Si chiama Lorenzo. Ma ti sto dicendo troppo.  


Scusami il gossip, ora tento di farti arrabbiare. C’è chi dice che hai atteggiamenti da diva, come il promoter calabrese il quale ti ha attaccata perché hai cancellato delle date in Calabria.  Cosa è successo? Cosa puoi rispondere a questo signore?
Purtroppo è troppo facile additare. Tra l’altro io non sono figlia di nessuno e nessuno ha paura di trovarsi nei guai se mi fa del male. E’ facile darmi delle colpe che non ho, non c’è nessuno di potente che mi difende. I casting di x factor, sono come un fulmine a ciel sereno, praticamente devi mettere  d’accordo quattro persone che hanno tutti degli impegni molto importanti, io sono la più piccola e l’ultima arrivata,quindi sono io quella che deve di più rinunciare ai suoi impegni. Succede che ha volte le persone fraintendono. Io rispetto tutti ma anche gli altri devono avere rispetto per me. Poi è anche vero quello che dice sempre  Gigi D’Alessio “ Io canto e quattruciento mangiano”.
A proposito di X Factor. Cosa ci puoi anticipare, quest’anno so che ti hanno dato più responsabilità anche sugli ospiti ?
Stiamo facendo i casting. Sicuramente sarà un’edizione densa, ho già individuato due, tre persone che meriterebbero di stare nel cast. Adesso è ancora troppo presto per anticipare. Mi hanno chiesto così di dare dei suggerimenti sui gruppi da invitare, ma in realtà i miei colleghi hanno più competenza e conoscenza di me, credo se ne occuperanno loro.
Andrai in America come hai detto, hai comprato casa a Milano. Vuol dire che non tornerai più in Basilicata per viverci?
Io volevo che i mie genitori salissero qui a Milano perché vorrei fare una piccola famiglia con il mio fidanzato e magari un figlio. Volevo avere la mia famiglia vicino. Ma loro amano Potenza, si sono fatti la loro vita e non si muovono. Io penso che alla vecchiaia o forse un po’ prima tornerò, mi manca la mia terra, mi manca specie in questi periodi, la Basilicata ha una luce che altri posti non hanno. In casa mia, la casa della prateria è magica, io qui sono in mezzo ai palazzi.
Da Daria Bignardi  però dopo Sanremo hai detto  che hai dovuto lasciare la tua terra, se no non avresti fatto la cantante e ti saresti ritrovata in sostanza con una famiglia normale e due figli…
La nostra terra è ingrata, si sta bene ti dà tanto ma allo stesso tempo per fare la tua vita devi lasciare la tua famiglia, i tuoi cari e  non è la cosa più bella del mondo. Io sento la nostalgia della mia famiglia , delle mie zie ma ho davvero poco tempo libero . Non solo ingrata ma non ci sono le possibilità di arrivarci in fretta, c’è tanta gente fuori  e non scende perché ci vuole troppo tempo.
Come mostri anche nel tuo libro però non è solo una questione di vie di comunicazione, mostri nelle parti più forti, una sorta di repressione sessuale della donna lucana. Esiste questa sorta di prigione che affligge il nostro popolo? Ti preoccupi ancora dei problemi della tua terra? E cosa ci puoi anticipare del tuo nuovo libro? 
Io mi pongo tanti problemi sulla mia terra,  vedo persone  scoraggiate , un po’ sconfitte. Sì, la Basilicata  soffre della repressione sessuale della donna troppo spesso. Io me ne sono andata subito a 19 anni,  mi sentivo che non ero me stessa, avevo tanto da dare e che in questa terra non riuscivo a fare, perché su ogni cosa che facevo non riuscivo mai a capire se la facevo bene  o male.  Mi dicevano sempre tutti che ero triste , poi quando sono andata a Milano mi dicevano tutti che ero simpatica e sorridente e io ripetevo vuoi vedere che sono simpatica veramente. Ero vivace ma la gente mi prendeva per scema, dalle altre parti la mia “ciutagine”  era presa come simpatia. Non sono mai cambiata e non capisco  perché quando stavo a casa non piacevo a nessuno  e adesso piaccio a tutta l’Italia. Sul libro, niente, ho scritto sette pagine, ma non so se voglio parlare di quello magari mi viene di parlare d’altro.  
Cantante, pittrice, scrittrice  e anche doppiatrice. Hai doppiato il personaggio di Lucille in “A Monster in Paris “. Può essere una tua nuova vocazione?Permettimi una battuta: nella versione originale è doppiata dalla cantante francese Vanessa Paradis famosa anche per aver avuto una relazione di 11 anni con la star  Johnny Deep con il quale ha due figli . Potrebbe anche essere una cosa che ti porta bene da questo punto di vista?
Non lo sapevo neanche che è stata con Deep ed ha fatto pure due figli, che fortuna ! Comunque io non vorrei mai stare con una star , voglio stare con un ragazzo normale. Figurati che ne esce se mi metto con uno come Deep, ci deve essere uno dei due che deve avere il punto razionale di una relazione, se sono tutti e due sognatori non si conclude niente. Il mio fidanzato ha un lavoro normale, lavora in produzione televisiva, fa i contratti in televisione. È stata una bellissima esperienza quella del doppiaggio, prima di tutto perché mi sono scoperta doppiatrice, il capo doppiatore mi ha detto che sono bravissima ed io continuo a meravigliarmi.
Tua sorella Sabrina ha collaborato all’ultimo disco dei “Musicamanovella”. L’hai ascoltata? Sta nascendo una nuova star in casa Pippa?
Mia sorella ha una strada sua, ha una voce pazzesca. Ha collaborato con loro per amicizia ma ha un’altra strada da fare, mia sorella può fare la solista, ha una sensibilità molto grande ed ha tante cose da dire. Deve fare esperienza perché è piccola e si diverte ma  farà sicuramente una strada sua, personale.
Cosa è per te la Bellezza?
 La Bellezza è un’armonia tra quello che è dentro e quello che è fuori.


domenica 17 giugno 2012

Erriquez e la Bandabardò gli scaccianuvole


da "Il quotidiano della Basilicata"
A Banzi con la Bandabardò  gli " Scaccianuvole" 



di Francesco Altavista 




Banzi –La “Bandabardò”  sarà questa sera  a Banzi, in piazza “Gianturco”  in  concerto gratuito a partire dalle 21:30. La band fiorentina arriva in Basilicata dopo l’esperienza teatrale con “ Ottavio”  del 2008  ,dopo “ Sette x uno”, un disco per “ Save the children”, con testi e collaborazioni tra gli altri con Ascanio Celestini, Dario Fo, Giobbe Covatta, David Riondino, Enzo Iacchetti e Davide Enia;  ma  soprattutto  calcherà le pietre lucane con l’ultima fatica discografica “ Scaccianuvole”.In anteprima per “ Il quotidiano della Basilicata”, Erriquez Greppi frontman e fondatore del gruppo  si concede ad un’intervista.
 Erriquez,  subito una domanda sull’ultimo lavoro. Quali sono  queste nuvole  da scacciare ?
Le nuvole da scacciare sono quelle delle furbizie al potere. Noi italiani siamo convinti che la furbizia sia legata all’intelligenza, invece di premiare l’intelligenza però si premia il furbetto che riesce a girare le regole, in barba a tutto, all’ambiente e alla persone stesse. Bisogna abbattere queste nuvole opprimenti, dell’aggressione, del leaderismo. Il cielo sereno  è un cielo di tutti in cui non devi dimostrare niente, non sei giudicato  in base a quanto puoi essere utile.      
E’ un disco particolare “ Scaccianuvole”, più dolce, più disincantato, meno scatenato di altri nel sound ma anche duro, reale nei testi.  Perché scegliere atmosfere diverse da quelle che hanno fatto la vostra fortuna?
 E’ il disco che più degli altri  rappresenta quello che  piaceva a noi, senza pensare  di piacere agli altri e di cosa sarebbe diventato live. La scelta dei testi è obbligata noi siamo dei raccontatori di quello che succede oggi, non sempre oggi succedono cose belle per cui i testi  raccontano cose abbastanza pesanti ma  sempre affrontate con grandi colpi di testa contro i muri e cercare di andare avanti. Ogni disco per noi è qualcosa di differente dal precedente , magari  da fuori si sente  poco, ma ogni disco ha avuto un demo, una sonorità.


Come ti immagini il nuovo  ascoltatore della “Bandabardò”  in questo disco? E   il vostro  pubblico live  in questi anni è cambiato?
L’ascoltatore del disco, me lo immagino in cuffia, ascolta il disco leggendo i testi come  si faceva un tempo. Non è un disco da sentire mentre fai altre cose, perché così non ci entrerai mai dentro, è un disco da vivere nell’intimità. Live il pubblico è uguale dal 1993 ad oggi, sono passati diciannove anni di abbracci, di sorrisi, di voglia  di fare concerti insieme, di cantare, di lasciarsi andare, nessuno è mai ridicolo, nessuno è mai fuori dal suo, tutti  si sentono a casa e questo per me è il miglior premio alla carriera. Ci sono poi oggi i genitori con figli, tutti appassionati della Banda,  il fatto di trovarsi tutti, genitori e figli  sotto il palco a sudare e a gioire con le canzoni, li avvicina molto in quel momento: ho visto genitori e figli guardarsi in maniera incredula, è molto bello.
Sono quasi venti anni, tu che la “Bandabardò” l’hai creata, ti immaginavi questa carriera e questi successi?
Io personalmente non mi immaginavo niente credo che facendo un bilancio tra tutti noi della Banda, prima di iniziare  si pensava che il gruppo fosse in grado di fare un paio di dischi, di giocarsela per cinque , sei anni. Invece  ci è scappato di mano, è diventata la nostra vita.Fin dall’inizio abbiamo pesato che duri un giorno o una vita, dovevamo fare le cose seriamente, se no , non ti diverti. Se vai sul palco  a fare il cazzone, prendere la musica come  un momento di sfogo alcolico, andare sul palco per soddisfare il tuo ego, diventa una cosa fine a se stessa, ti fai male al fegato e non hai concluso niente. Noi abbiamo fatto le cose da subito per bene, andando avanti di comune intento, uno scrive, l’altro arrangia , l’altro si occupa di altre cose, mai accavallati. Se vuoi che diventi un lavoro, devi trattarlo con il rispetto del lavoro.
Pensi mai che questa grande emozione possa finire?  Pensi alla fine della band?
La fine me  la immagino sempre  non lontanissima, non mi fa paura assolutamente. Mi immagino una vita legata comunque  alla musica, magari fare quelle cose che la vita da musicista mi ha impedito. Uno che fa il musicista non finisce mai, potrà finire la Banda, ma non il suonare con divertimento e continuare ad imparare. L’idea domani  di non avere concerti e nessun tipo di progetto non mi spaventa , perché ho avuto veramente tanto.
 Il  live così energico, con il pubblico che  balla,  che caratterizzerà sicuramente anche il tour estivo, non ti ha mai fatto sentire limitato? Penso ai pezzi più lenti e dolci.  
Il fatto che pezzi lenti non li riusciamo a fare dal vivo è una mancanza nostra non del pubblico. Non riusciamo dopo 19 anni a chiudere le danze , a smettere di cercare di dare energia e di dare più poesia , più pancia , più emozione  a quello che facciamo. Ci sono poi due tipi di poesie,  quella più leggera alla Mario Luzi , che parla di rugiada,   noi invece siamo più  alla Neruda, sesso, sangue, passione, guerra,  lotta. Siamo folli ma non meno  di quelli che stanno aspettando che il capitalismo vada avanti. Ci aspettiamo un’estate di fuoco, la scaletta sembra essere bellissima, cercheremo di fare pezzi che abbiamo fatto poco dal vivo, ci saranno delle sorprese.
Cosa è la Bellezza?
La Bellezza è una sacca enorme dove metti animo, gentilezza, voce, di per sé è un contenitore di qualità.  

lunedì 11 giugno 2012

Auguri Margherita Hack, una vita tra le stelle

da " Il quotidiano della Basilicata"

Margherita Hack , una vita tra le stelle 


di Francesco Altavista 






E’ un onore ascoltare la sua voce che porta con sé un delizioso accento fiorentino. Non  è solo la più grande studiosa italiana di stelle e di universo , ma una  pensatrice senza l’egocentrismo proprio degli intellettuali.  Un’osservatrice dei tempi senza puzza sotto il naso. E’ una femminista vegetariana  atea.  Un’ attivista politica e  antifascista e le cose le dice senza peli sulla lingua.   Il suo nome è iscritto nella storia mondiale, martedì 12 giugno compie novanta anni, è l’astrofisica Margherita Hack. Per l’occasione, dimostrando anche la sua gentilezza colta  la professoressa si concede per un’intervista per “ Il quotidiano della Basilicata”. 
Professoressa Hack, per cominciare prendo spunto dal suo ultimo  libro “ La stella più lontana. Riflessioni su vita, etica e scienza ” curato da Giulia Innocenzi  .Nella sua lunga carriera nella ricerca scientifica, l’ etica  anche religiosa, è stata un limite, un qualcosa che l’ha ostacolata?
La scienza deve lavorare per la ricerca delle leggi che regolano l’universo, certamente è l’applicazione della scienza che deve essere etica cioè deve  servire al benessere dei viventi  e non alla loro distruzione. La scienza in sé va a scoprire le leggi che regolano il nostro corpo e il mondo. Quando si ha a che fare con le stelle  l’etica c’entra poco, riguarda altre materie, medicina e scienze applicate. Sono sempre stata atea  quindi  non ho avuto nessun problema, per fortuna  non siamo per ora  la Repubblica vaticana. Bisogna muoversi per la conoscenza, per l’etica  e sul rispetto del prossimo. Ama il prossimo tuo come te stesso è un principio che vale per tutto. Atei e credenti perché l’etica nasce dalla coscienza non dalla religione.


Oltre ad essere atea, lei è anche vegetariana  segno che la sua etica si sposta su tutti gli essere viventi. Essere vegetariana ha significato per lei contrastare anche il capitalismo delle carne?Si può combattere un qualcosa come l’uso della carne così radicato nella tradizione ?  
Certo ci sono grossi interessi. Poi la carne è piena di agenti inquinanti. Il maggior inquinamento viene proprio dagli allevamenti intensivi. In più i quattro quinti del terreno coltivabile viene utilizzato per il  foraggio degli animali, se ci fosse il vegetarianesimo  diffuso potrebbero essere usati per l’alimentazione umana e ridurre  la fame nel mondo, evidentemente questo non si vuole fare. Le tradizioni sono sempre dure a morire, probabilmente perché alla maggior parte della gente la carne piace e l’amore per gli animali non è proprio diffuso. Molti non sanno nemmeno le enormi sofferenze a cui  sono sottoposti gli animali oggi, specie negli allevamenti intensivi, nei macelli. Se lo sapessero molti rinuncerebbero o ridurrebbero l’alimentazione carnivora.  Certamente si parla comunque di un etica non rivolta ai soli uomini ma anche alle altre specie, tutti gli esseri viventi.
Lei ci ha mostrato negli anni attraverso la  sua opera di  grande divulgazione l’immensità dell’universo. In questo prospettiva l’essere umano però diventa sempre più piccolo. Quale è la posizione dell’uomo nel cosmo?
Diciamo che è il prodotto dell’evoluzione dell’universo. L’essere umano come tutti i viventi è il prodotto di un’evoluzione della zuppa delle particelle elementari, da qui gli elementi , le stelle  e queste hanno prodotto le condizioni  necessarie per costruire pianeti e tutto ciò che c’è sui pianeti. Il posto dell’uomo è straordinario nel senso che pur essendo un prodotto dell’evoluzione come  tutto ciò che esiste , ha la capacità di capirne la formazione, la produzione. L’intelligenza è una cosa straordinaria, probabilmente ci saranno altre specie nell’universo che hanno sviluppato questa capacità nostra o magari superiore. Certamente per esempio non si capisce bene come mai c’è questa grande differenza tra il cervello umano e quello di scimmia che hanno gran parte del DNA uguale.


Se da una parte non siamo soli nell’universo e dall’altra nasciamo allo  stesso modo di tutti gli altri esseri viventi,  vuol dire che l’uomo perde la sua posizione di re della natura che gli danno  le religioni monoteiste. Si può dire come disse il filosofo  Nietzsche: Dio è morto . Questo declassamento secondo lei crea  un certo spaesamento nell’uomo che non sa a chi affidarsi e per questo continua a credere alla superstizioni?
Tanti credono perché ci sono tante cose che la scienza non sa spiegare e forse non potrà mai farlo. Non sappiamo come è fatto l’universo, come si è formato ma  non perché esista  . Perché c’è la materia? La scienza scopre il come ma il perché è un mistero. Dio e altre superstizioni  è un modo per darsi  una  spiegazione.
Lei non ama la fantascienza ma uno scienziato russo fece scrivere sulla sua tomba “ l’umanità non sarà per sempre legata alla terra”. Per assurdo ha mai pesato in questi anni alla possibilità di vita dell’uomo staccato dalla terra?
L’uomo può andare fuori, vivere come spedizione scientifica su Marte. Si potrà fare tanto. Le distanza però sono enormi e credo che siamo destinati a restare isolati nel nostro sistema solare. E’ difficile trovare un punto dalla terra nelle vicinanze, il luogo meno ostico può essere Marte ma si dovrebbe vivere in grandi cupole dove ricreare l’atmosfera. Andare fuori dal sistema solare vuol dire viaggiare per migliaia di migliaia di anni. Anche alla velocità della luce, ammesso che si possa raggiungere ci vorrebbero centinaia di anni per le stelle più vicine.

A proposito del nostro pianeta. Come abbiamo secondo lei trattato la terra e  che idea si è fatta sui terremoti purtroppo cronaca recente?
L’uomo ha  trattato la terra  da razza dominante, ora si comincia a rendere conto che le risorse della terra non sono inesauribili, si comincia ad avere un maggior rispetto perché ci rende conto dei problemi. I terremoti abitano la terra,è una caratteristica naturale. Il fatto è che non si riesce a prevederli. Si riesce a capire cosa succede su stelle lontane centinaia di anni luce e  non si sa cosa succederà sulla terra.
Una provocazione. La terra e l’umanità finiranno?
 Finirà certamente tra cinque miliardi di anni, quando il sole diverrà una stella vecchia, una gigante rossa, espanderà  il suo diametro di un centinaio di volte  e lambirà l’orbita della terra. Fra cinque miliardi di anni, probabilmente l’uomo sarà già estinto. Come avrà capito non credo alla profezia dei maya.
Lei ha detto più volte che ha imparato a leggere dal libro di Pinocchio.  Come la poesia di questo libro l’ha portata alle stelle?
La poesia è un modo per vedere il mondo, i nostri sentimenti. Tutta la letteratura indaga sulle attività  umane quindi è diversa ma  non è totalmente staccata dall’attività scientifica. Avevo cinque anni e mi misero questo libro in mano, pensando che era adatto, e lo era in effetti. Oggi sto vedendo tante analogie, siamo stati governati da un pinocchio fino a poco tempo  fa, solo che il naso non si allungava.
Il tanto esercizio e ricerca, una vita passata a studiare  le  stelle e l’universo.  Riesce ad ammirare ancora un cielo stellato senza chiedersi da cosa è formato?
E’ l’umano che costruisce la scienza, il linguaggio viene creato dal cervello anche se non è quello parlato da tutti. Il linguaggio per esempio dei fisici non è comprensibile a scienziati di altri rami. Un cielo stellato è un bello spettacolo della natura che riesco certamente ad apprezzare aldilà di tutto. Non credo per esempio che un entomologo veda gli insetti solo come insetti, una bella farfalla è prima una bella farfalla e poi un insetto.         






Nella sua vita ha visto il cambiamento di tante fasi politiche, vissute anche attivamente, recentemente si è candidata con la “Federazione della sinistra”. A che punto politico si è giunti oggi?
Ci hanno portato al disamoramento della politica. Il periodo berlusconiano è stato deleterio per l’etica politica. Sono cose che spiegano il successo di Grillo. Quando vedi per esempio  il pio Formigoni tutto Gesù e Maria che fa man bassa, ti disinnamori della cosa pubblica. D’altra parte l’antipolitica per sfogo ha la dittatura. Bisogna quindi tornare all’ideologia politica, avere un’idea di quello che si vuole fare dello stato. Siamo un paese che ha vissuto al di sopra delle proprie possibilità che è stato governato spesso male, abbiamo delle difficoltà .  Siamo sempre riusciti ad uscire da fasi terribili  , speriamo di riuscirci anche questa volta.  
Professoressa lei è anche un’attiva femminista ed è per il riconoscimento civile delle coppie omosessuali. Lo sviluppo culturale e l’emancipazione femminile continua secondo lei  a risentire delle parole sulla famiglia del papa?
Le leggi ci sono l’importante che si facciano rispettare, esiste la parità, sta alla donne combattere perché venga rispettata. Il papa dice quello che vuole, la famiglia esiste tra persone. E poi  prima la donna stava a casa , l’uomo lavorava e c’era una divisione spontanea dei compiti, ora tutti è due lavorano quindi le cose cambiano. Il papa ragiona da papa , si sa  è un papa più di tanto non riesce proprio a capire. Basta pensare che le donne non possono fare i preti perché , dicono loro Gesù era un uomo, ma allora anche gli uomini di colore non possono fare i preti perché Gesù era bianco. Tutte le religioni in generale non sono femministe. Molto dipende dagli uomini che fanno la religione, ci sono preti che sono più a sinistra dei comunisti, ne conosco tanti.
Ha vissuto il periodo delle leggi razziali del 1938. Come è stato leggere quel manifesto?
Faceva schifo. Era una cosa terribile e inconcepibile leggere quel manifesto. Noi come tanti italiani purtroppo non avevamo capito subito del grande errore che era stato commesso con il fascismo. Una cosa pazzesca fuori da ogni concezione. E’ il momento più buio della storia italiana.
Martedì si festeggerà il suo compleanno. E’ tradizione che si esprimano dei desideri,cosa desidera Margherita Hack ?
Ho novant'anni , mi aspetto di crepare senza soffrire troppo. Sto pensando che se va male c’è sempre la scappatoia che ha usato Lucio Magri, vado in Svizzera  e si fa il suicidio assistito.
Cosa è la Bellezza?
La Bellezza è non rispondere a certi canoni  o ragioni.     



        






domenica 3 giugno 2012

Lorenzo Flaherty sul set di Il ragioniere della mafia

da " Il quotidiano della Basilicata"

Sul set de " Il ragioniere della Mafia" 




di Francesco Altavista





Calvello – C’è un salentino, un romano di padre irlandese e un materano. A questo trio si aggiunge una splendida location,  un paesino lucano di poco più di duemila anime,  a quaranta chilometri da Potenza ,Calvello. Non sono  tre persone comuni,ma  un regista e due attori  in procinto di completare la prima di cinque  settimane di riprese di un film intitolato “ Il ragioniere della mafia”  tratto da un libro che ha vinto il premio alla legalità a Casal di Principe  che porta l’omonimo titolo scritto da un inviato anti tarocco di “ Striscia la notizia”, il brindisino Donald Vergari.In esclusiva, in tutto questo, mentre si sta girando l’ultima scena di giornata c’è anche “ Il quotidiano della Basilicata”. Il set è sistemato nei presi del centro sportivo di Calvello, l’aria che si respira è tipica del primo pomeriggio: c’è però  fermento: le belle collaboratrici  corrono  incrociandosi da una parte all’altra del piccolo spiazzale, il fonico prepara i suoi attrezzi all’interno di un fuoristrada,  i pochi cittadini calvellesi presenti guardano con curiosità, i tecnici stanno sistemando una cinepresa sul cofano anteriore di un’auto;  nei due camerini  sistemati in un tir, ci sono i due  attori  protagonisti alle prese con il trucco, nella parte anteriore  Lorenzo Flaherty e più in là Nando Irene. Nascosto dall’ordine caotico  che precede la scena , in disparte c’è un uomo con un berretto blu,  vestito con una camicia che lui stesso definisce “ una tovaglia”. Sembra un contadino appena uscito dal suo orto e invece è l’apprezzato regista salentino Federico Rizzo. Gli attori si stanno ancora preparando ed è l’occasione per  parlare con lui: « Abbiamo voluto girare il film anche in   Basilicata perché  è un posto davvero meraviglioso.


 Questa regione è  accogliente, si mangia bene e le donne sono bellissime. Sono davvero innamorato da morire della Basilicata - ci spiega Federico -  poi ha questa caratteristica unica in Italia: ha un paesaggio estremamente variegato. In un momento sembra di stare in Colombia, altri in Campania, poi in Sicilia. Realmente in poco tempo hai la città, la campagna e  la collina.  Poi hai una luce che in cittadine come Calvello che ha un promontorio è davvero unica. Anche il mio direttore della fotografia è rimasto impressionato dalla luce della Basilicata.» La troupe continua a muoversi, la cinepresa sull’auto  è quasi pronta; Nando e Lorenzo escono dai camerini e  parlano con l’aiuto- regista  preparandosi alla scena. « Calvello è un paese incredibilmente bello, sono poi davvero  tanti i volti intensi, stiamo utilizzando per questo anche  tante comparse – continua il regista brindisino -   abbiamo girato qui, soprattutto scene di paesaggi, ma anche interni particolari che ricordano un po’ il made in Italy , quel tipo di Italia che amiamo, con una forte presenza di tufo, di pietra, di materiale rustico ed elegante.» Lorenzo si accomoda su una di quelle sedie da regista, quelle che portano il nome scritto nella parte che fascia la schiena. « E’ un film anche molto ironico e divertente che ti fa riflettere però  sulla malvagità- spiega sul film-  in questo momento storico credo si debba giocare un po’ con i generi non fare sempre le stesse cose, bisogna scommettere, unire il drammatico con la commedia e con il sentimento. Bisogna cercare questa sfida di freschezza affinché  possa arrivare ai giovani.» Si capisce, guardando il set  a questo punto che non solo si sta per girare una scena in auto ma che coinvolgerà solo i due protagonisti. «Abbiamo scelto gli attori  in base alla somiglianza con i personaggi del libro: Mahieux fa per esempio un boss napoletano. Ciro Pudrone, il ragazzo di “Gomorra”,   fa un piccolo criminale molto divertente. Tony Sperandeo fa un vecchio boss, Franco Neri  farà un boss calabrese sui generis, molto sentimentale.  Proprio a Calvello è stata girata  una scena in cui si sposa la figlia. C’è poi Ralf Bauer un attore tedesco molto famoso che farà un principe del Montenegro  – continua il regista -  un cast importante che poi si arricchisce della collaborazione delle Miss Italia:  Francesca Testasecca, Alessia tedeschi e Anna Munafò.»

 Federico  a questo punto viene richiamato: è tutto pronto per girare la scena, il sole ha scacciato le nuvole nere che minacciavano pioggia, Nando si siede alla guida dell’auto vicino a lui al posto del passeggerò Lorenzo e  vanno via . L’aria del primo pomeriggio svanisce con i primi profumi della  cena che escono dalle abitazioni calvellesi mentre nel campetto vicino si odono le grida di alcuni bambini alle prese con  un “Super Santos” che dopo vari sbilenchi passaggi va ad impattare con qualcosa di fine ed affilato che lo buca proprio pochi minuti prima del ritorno  di Nando e poi di Lorenzo in due auto differenti , dopo circa due ore di riprese. Non è finita però, gli attori si fermano ad ascoltare l’audio, poi partecipano alla  registrazione,  allontanandosi dallo spiazzale verso una zona più isolata. Dopo pochi minuti, Lorenzo Flaherty con passo soddisfatto ma stanco si avvicina ai camerini. Anche lui con gentilezza nonostante la stanchezza si concede per qualche parola: « Il mio è  un personaggio un po’ atipico, vive però  nell’Italia di oggi. E’ un licenziato che si ritrova per puro caso ad essere coinvolto in una organizzazione mafiosa, a curarne gli interessi- spiega -  lui ovviamente non si sente a suo aggio, e da qui partono  tante sfaccettature ironiche.  Decide di conviverci ma  nel finale si riscatta e ne esce fuori. » Per Lorenzo è il secondo film girato a Calvello, il primo è in uscita di Andrea Manicone  “ Quando il sole sorgerà”, pellicola che è stata anche luogo d’incontro con Nando Irene. « Calvello  è un posto dove si riesce a girare bene, con tranquillità. Si presta , poi benissimo per tante location- confessa Lorenzo - la gente è molto coinvolta e ti coinvolge. Questa è ancora una parte di bel paese, di persone che vivono di cose semplici e vere. » E’ un attore che arriva dalle fiction  ma che questa pellicola l’ha voluta profondamente ,tant’è che è stato lui a chiamare Federico Rizzi, a collaborare alla sceneggiatura e alla selezione del cast: « E’ un film che ho voluto fortemente , ho rifiutato delle cose per fare questo film. Il personaggio che interpreto mi è piaciuto da quando l’ho letto. Siamo alla fine della prima settimana e siamo molto contenti lo spirito è quello giusto e la qualità è alta – spiega - E’ un film tratto da un libro che io ho amato,un film moderno , interessante. Una pellicola che può dire la sua sul campo cinematografico e mi aspetto che piaccia ai   giovani perché è qualcosa di diverso rispetto ai film classici di questo genere. » Mentre l’attore romano- irlandese  torna nei camerini per struccarsi, fumare le sue amate sigarette e magari dedicarsi ad  un po’ di meritato riposo, si intravede dalla porta socchiusa del camerino poco distante,  Nando Irene.  « Il mio personaggio è un esecutore, un carabiniere della mafia, colui che introduce il ragioniere a questo mondo- racconta l’attore materano -  fa da collante, mentre lo  presenta a tutti  tra di loro si crea un certo rapporto, è un personaggio che ti anticipo  fa una brutta fine. » Per Nando è davvero un momento molto brillante, da poco è padre di una splendida bambina Chiara avuta con la sua compagna , la giornalista Stefania Novembre, ed ha in questi giorni in uscita un altro  film girato in Basilicata con Jerry Calà, “ Operazione Vacanze”: «Sono due film opposti. Con Calà mi sono divertito  e sono stato quasi in vacanza, ci sono in tutto il film ma con poche battute.  Ho accettato di buon grado questa partecipazione  perché affiancavo Pannofino e anche per il regista Fragasso che è molto interessante- confessa -  questo invece è un film tosto, sto lavorando molto sul personaggio perché per  quanto possa sembrare io non sono così cattivo, quindi per me è difficile interpretarlo. Rizzo  e Lorenzo sono molto esigenti e non posso deluderli, sto studiando e lavorando  davvero  tanto. Ci tengo molto ed ho dato una mano anche  dal punto di vista della preparazione insieme a  “Blu video” di Matera che fa da supporto. Mi colpisce poi  in questa esperienza anche la cura eccezionale dei costumi. Ginevra è bravissima , mi ha reso un cattivo molto elegante.» Per l’attore materano dopo tanti anni di pellegrinaggio tra la città dei Sassi molto amata e mai abbandonata , dove ha un locale e Roma, si tratta del primo ruolo da co-protagonista: « è una cosa importante  per la mia carriera. Spero di emozionare il pubblico, questo può essere finalmente il lancio perché fin ora ho fatto il protagonista di puntante per le fiction ma mai in film » L’ultima battuta non poteva che essere sulla Basilicata : « Sono contento di questa esperienza , anche perchè  lavoro  in Basilicata , questa è la cosa più bella. La regione dove ho scelto di ritornare e mi dà  molte soddisfazioni. Sono tra i fondatori di “ Rete cinema Basilicata”, associazione di categoria dei cineasti lucani, nella quale  si stanno creando delle belle situazioni, degli incontri e delle  conoscenze - conclude -  siamo promotori della famosa “Film commission Basilicata”, se ne sente sempre di più il bisogno.» 

Lasciamo dopo una stretta di mano Nando insieme a Lorenzo che saluta i fan  sui balconi mentre firma qualche   autografo e fa qualche foto, i tecnici hanno raccolto tutta l’attrezzatura e ripulito lo spiazzale, tutti pronti per un po’ di riposo e poi  per la cena, festeggiando magari  la prima settimana di riprese con il buon vino lucano.