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venerdì 18 maggio 2012

Vecchioni e un cammino verso il sogno

da " Il quotidiano della Basilicata"

Un cammino verso il sogno




di Francesco Altavista



Potenza – Cinto il pubblico da una catena di anime, avvinghiate l’una con l’altra con l’entusiasmo, tanti giovani che si tengono per mano,  tante maglie bianche che formano insieme un solo grande abbraccio voglioso di calore, di vita , di speranza. Un tornado di tanti colori , quelli dei ragazzi dell’Associazione “ Amici dell’Hospice, che prende in pieno   gli spettatori  seduti sulle strette sedie del cine-teatro Don Bosco di Potenza , dopo un concerto straordinario del cantautore Roberto Vecchioni che torna nel capoluogo lucano dopo 25 anni.  Un cammino verso il sogno e non verso un’idea, spiega il presidente dell’associazione Raffaele Messina  che prima dello spettacolo sale sul palcoscenico colmo di strumenti musicali. 


“ Non preoccupiamoci di aggiungere giorni alla vita, ma di dare più vita ai giorni” questa  frase, simbolo degli “ Hospice” , è dell’infermiera britannica Cicely Sauders, fa da  sintesi poetica al grande lavoro dell’associazione “ Amici dell’Hospice” organizzatore di un concerto che vuole dare una valenza collettiva ad un percorso di speranza e di vita. Di entusiasmo è pregna la sala del Don Bosco che si riempie da subito fino all'inverosimile: tutti sono  consapevoli di assistere ad un evento storico.  Roberto Vecchioni  inizia il suo concerto alle nove e mezza circa( durerà più di due ore), si palesa sul palco per ultimo dopo i suoi musicisti che formano una band di ben nove elementi, tutto avviene in penombra. Poi si parte con “ Sogna Ragazzo Sogna” ,le luci si accendono con sfumature viola,  il sound è da subito sano, puro e trascinante. Dietro a destra un piccolo soppalco dove si siedono le bellissime musiciste : Maria Costanza Costantino al violino, Chiara Scoppelliti alla viola, Riviera Lazeri al violoncello: davanti alla sinistra del cantautore Eros Cristiani al pianoforte e fisarmonica; andando verso destra poi Massimo Germini alle chitarre acustiche, Roberto Gualdi alla batteria, Marco Mangelli al Basso, Stefano Cisotto alle tastiere e   uno dei più grandi poli-strumentisti d’Italia Lucio Fabbri che per Vecchioni suo amico suona  violino e chitarra elettrica.   C’è quindi una straordinaria orchestra che durante il concerta sarà sempre in movimento,alcuni brani sono eseguiti interamente in acustico, ma soprattutto c’è il professore, un Virgilio senza barba, barcollante  e vestito di jeans, giacca che toglie dopo il primo pezzo e camicia  bianca, porta il pubblico in un viaggio quasi mistico tra le costruzioni fameliche dei suoi simboli e metafore, perdendosi egli stesso nella grande foresta del buio e dell’ignoto cercando un lume, una luce qualsiasi che sia speranza. Forse però è solo un’illusione, Vecchioni non segue in questo viaggio il suo pubblico, lo disegna ma lo guarda da lontano e ne tira i fili per poi tranciarli di netto, lasciando agli spettatori la scelta di legare quel filo ad altri cuori. 




Ad ogni piè sospinto il professore, regala in recitazione  ora  “ L’Ode alla pace” di Neruda, ora scritti di Orazio, ora un monologo incredibile sul dolore, ora frasi dal vangelo. Sono tutti modi che un vecchio cantautore usa per catturare il suo pubblico, come si faceva una volta , insegnando, dando spunti da approfondire in un concerto che ha tutte le sembianze di una “ Lectio Magistralis “ sulla vita, sulle speranze e sull'amore. In tanti avrebbero voluto avere al fianco la propria innamorata o magari quel viso intravisto tra i  ricordi e i rumori sagaci del cuore quando al secondo brano arriva  “ Dentro gli occhi” e poi la perla del concerto “ A.R.  Arthur Rimbaud “ del lontanissimo 1976. Il professore insegna  e la sua poesia scava un solco incolmabile, ascoltando una scaletta che in pochi minuti passa dagli anni settanta ai giorni nostri, da “ I colori del buio” a “ Ninni” , da “ Le lettere d’amore “ a “ Viola D’inverno”.Ma  Vecchioni non dimentica il sorriso  racconta  una barzelletta, poi  battute sul PD , su Berlusconi, sulle pubblicità : “ sono un latinista, insegno latino da una vita, ma credetemi non ho mai capito cosa vuol dire “Bifidus Actiregularis” ; per poi chiedere equivocamente scusa dicendo :“permettetelo ad un vecchio comunista”. 


E’ incredibile specie nei più giovani riscontrare in  Vecchioni qualcosa di impensabile con le storture artistiche di oggi,  il professore è sincero, non si nasconde e addirittura mostra pezzi  della sua  vita, cantando “ Figlia” e “ Un lungo Addio”, il commosso orgoglio di essere padre e nonno da poco di due gemelli.  Finisce tutto con “ Chiamami ancora amore” , poi il premio dalla città di Potenza e la maglia degli “ Amici dell’Hospice”  per poi  salutare tutti con :  “Luci a San Siro” e “ Samarcanda”. Se l’obiettivo era festeggiare la vita e la speranza , è stato colto in pieno, Vecchioni è un po’ come il  chierico dei sogni rubati, un cavaliere errante  che sui scaglia verso i mulini a vento e  combatte il dolore , “ lo colpirò con le mie parole talmente forte che nemmeno il suo secondo lo farà risalire sul ring”, legge dal palco. Uno spettacolo indimenticabile  che va sicuramente dedicato al grande lavoro degli “ Amici dell’Hospice” una realtà che fa meno paura ed ora conosciuta di più.    

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