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martedì 24 gennaio 2012

La questione meridionale secondo Eugenio Bennato

da " Il quotidiano della Basilicata"

 La questione meridionale secondo Bennato











Napoli – “Ho scelto di fare questo tipo di musica, perché ho creduto nella superiorità dei cantori del sud rispetto ai divi della musica leggera”. A parlare è Eugenio Bennato cantautore e musicista straordinario che a differenza del fratello Eduardo, con il quale lo scorso 31 dicembre in piazza plebiscito a Napoli per la prima volta ha diviso il palcoscenico in uno spettacolo storico,    ha scelto una via difficile nell’ombra di un sud dimenticato. Il 13 dicembre scorso è uscito l’ultimo lavoro discografico, “ Questione Meridionale”, un album che parla anche della Basilicata, come ha sempre fatto il cantautore napoletano innamorato del sud con le sue storie e suggestioni sui briganti.  Per “ Il quotidiano della Basilicata”, Eugenio Bennato si intrattiene per un’intervista sul suo nuovo lavoro e sul sud.   
Maestro, hai dovuto scrivere un libro per dire una volta per tutte che “ Brigate se more” non è un antico canto ma una sua composizione scritta insieme  a D’Angiò del 1979. Quanto “ Questione meridionale “ si lega al libro e a questo pezzo diventato un inno?
Io composi insieme a Carlo D’angiò  questo pezzo insieme ad altri sul brigantaggio e poi l’argomento lo lasciai un po’ andare. “ Brigante se more” poi si è mossa da sola, è diventa un inno di milioni di ragazzi del sud . Due anni fa ho deciso di ritornare, mentre scrivevo il libro, sull’argomento. Per parlare   di un sud che si sta muovendo e si scrolla di dosso i suo complessi di inferiorità generati da una storia raccontata in maniera incompleta.

“Brigante se more”lo hai detto tu, è un inno ed è l’unico pezzo vecchio del tuo nuovo album. Con che spirito questo pezzo è stato inserito in “ Questione meridionale” cantato tra l’altro da Pietra Montecorvino?
E’ l’unico flash back a me stesso che ho voluto fare in questo disco per ricordare  che quando ho scritto “ Brigante se more” cominciò una stagione di grande attenzione per questi temi prima  sconosciuti. Tutti i pezzi di questo album si inseriscono a quella scintilla primitiva che è “ Brigante se more”. Poi è legata alla straordinaria interpretazione di Pietra che in questo periodo sta facendo e uno spettacolo sulla musica napoletana con Raiz ,” Passione” nel quale , e ne sono molto fiero,  hanno inserito “ Brigate se more” .
Dopo il tuo libro ma specie dopo questo album, in molti affiancano i tuoi pezzi e la sua figura a movimenti filo- borbonici ed autonomisti.   Quale è il suo parere?
Per quanto riguarda il “Partito del sud “, devo dire che mi hanno chiamato per chiedermi di utilizzare uno dei  mie titoli per il nome di un partito. Io ho risposto che potevano tranquillamente farlo perché è un diritto di tutti, non ritengo che un autore nel momento in cui dice una frase ne diventa anche proprietario. E’ la stessa storia di “ Brigante se more” una canzone che ho scritto io ma appartiene a tutti. Per il resto, è un tipico esempio della superficialità con cui si scatenano alcune voci, dobbiamo rassegnarci tutti alla stupidità  che naviga via internet. Se  avessero letto il mio libro si renderebbe conto che ho scritto un opera intera per difendermi dalla smanie neo-borboniche che hanno tentato di cambiare le mie canzoni. Io rivendico di essere libero nelle mie scelte , di non essere legato a nessuna ideologia tanto meno quella neo-borbonica.
Perché hai detto che i festeggiamenti dell’unità d’Italia sono ridicoli?
Sono festeggiamenti che non hanno portato nessuna novità. Soprattutto non si è colta l’occasione per fare una cosa importante cioè quella di prendere atto che ci fu una guerra spietata, raccontata  a suo tempo da Nitti e Gramsci. Si continua a spiegarla secondo dei canoni sicuramente superati dalla storiografia seria. Un esempio per tutti, Pontelandolfo distrutta dall’esercito piemontese per rappresaglia attende ancora le scuse. Scuse che invece sono state fatte dal governo americano agli indiani di Sand Creek. Sarebbe stato necessario almeno il rispetto per la verità.
Quale è la tua versione della  “ questione meridionale”?    
Per me lascia il suo significato politico e prende quello poetico. Nel senso che tutta la musica che ho sempre amato è un fatto di sud, è una questione meridionale. Rivolto in positivo questa definizione che ha sempre avuto un connotato negativo e dico che i grandi movimenti musicali ma oserei dire anche umani, vengono dal sud.
Questo è un album davvero importante che ha un valore musicale molto forte. “Questione meridionale”forse è il tuo album più pesante musicalmente  più del disco  “ Che il mediterraneo sia”del 2001 . Secondo te è così?
  “ Questione meridionale” è un album sicuramente più completo. Ci sono dieci canzoni nuove che si ricollegano l’una all’altra. E soprattutto viene in un momento in cui io sto vivendo un rapporto con il pubblico molto intenso. Ai miei concerti ci sono migliaia di affezionati, direi che è un dialogo con il pubblico, anche internazionale. Ci sono dei momenti, gli ultimi che ho scritto in cui mostro cosa succede quando  “ Taranta Power” arriva in Marocco, in Turchia o Tunisia. Una risposta di pubblico molto intensa che manifesta anche quanto questa sponda sud del mediterraneo si stia muovendo, riprendendosi la democrazia.
In “Mille” uno dei pezzi nuovi ad un certo punto lei fa riferimento ai “ garofani strappati”. Può essere un riferimento al tuo primo album con i Musicanova, “ Garofano d’ammore” del  1977?
Probabilmente sì. Ma è un’espressione che si rifà molto alla cultura popolare. I mille garofani potevano essere mille rose, ma i garofani ci appartengono di più. Devi pensare che molte delle cose che scrivo , oltre che a raccontare è importante che suonino bene musicalmente, spero di esserci riuscito in questo album.

Hai dedicato un pezzo a Ninco Nanco che è diventato addirittura più leggendario  dello stesso Generale Crocco. Come mai ? In molti accostano Ninco Nanco, per somiglianza a Che Guevara.
 Ninco Nanco ha avuto il privilegio di essere ammazzato, Crocco ha finito i suoi giorni in galera. Il personaggio è molto più romantico. Ninco Nanco ha due fatti importanti, uno il suo volto di straordinaria potenza e poi il nome molto musicale che sembra un fumetto e invece e un brigante. Io quando faccio un disco scrivo una storia, sicuramente Ninco Nanco come volto somiglia a Che Guevara ma io non ne parlo nel pezzo. Ninco Nanco è il simbolo di una repressione indiscriminata: ammazziamo i briganti  per spostare l’attenzione dai fatti veri. I fatti veri sono  lo spostamento dell’economia dal sud al nord.
Nel pezzo “Balla la  nuova Italia” tu fai un esplicito riferimento ad un brigante moderno  del nord, Fabrizio De Andrè. Si riconcilia con questo pezzo il sud al nord?
Io non sono un antinord. Tra l’altro devo dire che Fabrizio De Andrè è un idolo del popolo della taranta e questo è un fatto incredibilmente significativo, aldilà del dialetto. I ragazzi che vanno ai grandi festival della musica della taranta hanno un  amore sconfinato per De Andrè.
Due le eroine nel tuo disco. Michelina De cesare la brigantessa e Neda uccisa nelle proteste  dopo le elezioni iraniane. Quanto sono simili queste due donne vissute in epoche diverse, in luoghi distanti?
Innanzi tutto la bellezza del volto. Entrambe uccise a ventisette anni. Michelina de Cesare diventa un’icona del sud che ha combattuto, morta combattendo ed è incredibile che la storia non l’abbia mai raccontato. Neda è morta ammazzata da lontano ma rappresenta la miccia che ha innescato la primavera araba: il sovvertimento dei tiranni.
 Sei direttore artistico del “ Lucania Etno-folk “ di Satriano di Lucania. In questo modo il sud e la Basilicata si dimostrano sconfitti ma non vinti?
Il sud non è stato vinto perché i briganti siamo noi. Oggi c’è un grande orgoglio del sud, quindi in un certo senso qualcosa non ha funzionato nel tentativo di cancellare. La Basilicata da sempre trascurata è in grande fermento. È  la regione più misteriosa e lo è stato anche per me all’inizio quando ho iniziato,quando scrissi “ Brigante se more. Vedevo la grande dignità di questo popolo così ignorato. Spero che il festival di Satriano si innalzi dal punto di vista degli investimenti perché i festival si fanno con le istituzioni che lo appoggiano. Esistono gli elementi in Basilicata capaci  di farsi parte del  grande movimento di una musica che viene dal sud.
Cosa è la Bellezza?
La Bellezza è il punto di equilibrio tra tradizione e attualità.


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