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mercoledì 21 dicembre 2011

Intervista Antonella Fattori in Giorni scontati


 da "Il quotidiano della Basilicata"
" Giorni scontati" di vite dietro le sbarre


 di Francesco Altavista


Potenza –  Questa sera al teatro “ F. Stabile “ di Potenza, con sipario alle 21:00,  ci sarà il primo appuntamento della sezione speciale “ Ri-pensamenti” della rassegna teatrale “ Voglia di teatro-teatri in rete”.  “ Giorni scontati” è  lo spettacolo che sarà messo in scena ad inaugurare questa sezione, quest’anno dedicata dagli organizzatori di “ Cose di teatro e musica” alle donne.  “Giorni scontati”  che sarà preceduto da un dibattito alle 18:00 dal titolo “ Redenzione e rieducazione” è  uno spettacolo  e un testo davvero interessante scritto da due autrici esordienti ma attrici di fama : Daniela Scarlatti e Antonella Fattori che sono venute in contato artistico attraverso incontri e seminari al carcere di “Rebibbia” con la detenzione al femminile. Quest’ultime  sono anche tra le protagoniste della pièce insieme a Giusi Frallonardo e Lia Zinna, con la regia di Luca De Bei. La bellissima Antonella Fattori che con questo spettacolo torna al teatro carica di  successi televisivi e cinematografici, si concede per un’intervista a “ Il quotidiano della Basilicata”. 
La colpa, la detenzione e la voglia di cambiamento, sono tre temi forti di “ Giorni Scontati” Come è riuscita  a scrivere con Daniela Scarlatti, uno spettacolo che mettesse insieme questi fantasmi ?
Ci siamo   soffermate  sulle emozioni, le sensazioni , i dolori ma anche le gioie che queste quattro donne in convivenza forzata provano. Portano momenti di ilarità, momenti drammatici, momenti difficili, momenti di solidarietà  succeduti naturalmente a delle colpe, ognuna diversa dall’altra, in donne in tutto diverse tra di loro.  Sono costrette alla convivenza e da qui nascono tutte le contraddizioni della costrizione.
 Cosa è significato per lei interpretare un mondo così forte e oscuro?
E’ stata un’esperienza che  ha lasciato in noi  un segno indelebile per tutta la vita. Esperienze che rimarranno nei nostri cuori, perchè sono donne che vivendo delle situazioni difficili hanno anche una grande umanità. Alcune hanno la voglia di cambiare, altre probabilmente non ci riusciranno  però sono esperienze che segnano in maniera profonda. Quando si va in carcere si prende la cosiddetta “carcerite”: rimane questo grande sentimento di  solidarietà e pietà per queste donne.
Sono tutte donne in scena, è uno spettacolo al femminile. Quale è il carattere di femminilità di una donna in carcere?
 Per le donne in carcere   le cose fondamentali  sono i figli, l’amore e l’omosessualità. Si parla di figli, di mariti o compagni e l’omosessualità che noi raccontiamo poco ma nelle carceri c’è molto perchè chiaramente  l’unico rapporto che puoi avere per tanti anni è quello con le tue colleghe detenute. E’ stato importante per noi aver  carpito l’essenza di queste donne.
In questo spettacolo lei interpreta Maria Pia, in carcere per un reato finanziario.  Da cosa nasce questo personaggio?
Questo spettacolo nasce dopo tangentopoli, quando anche  persone comuni si ritrovavano in carcere per tangenti. Abbiamo voluto raccontare e mostrare che chiunque può andare in carcere per un errore. Ci piaceva raccontare  non solo ladre, assassine   ma anche una persona nella quale il pubblico si potesse più facilmente immedesimare. Infatti chi viene  a vedere lo spettacolo capisce subito che Maria Pia  che è un’imprenditrice  edile che ha sbagliato, è il personaggio più simile a loro. E’ l’elemento più comune  rispetto agli altri personaggi che sono più borderline.
Volendo fare una forzatura si può dire  che il suo ritorno al teatro  dove  il pubblico si sente respirare,  è un’uscita dal carcere televisivo, dove recita anche chi non è attore?
Sono  due cose totalmente diverse: la televisione diciamo che mi ha dato la popolarità. Il teatro ti dà emozione. Lo spettacolo lo fai tu insieme al pubblico ed ogni volta è sempre diverso. In televisione non senti il pubblico non lo senti vibrare, soffrire, sorridere insieme a te. Il teatro mi è mancato molto e me ne sono accorta adesso, tornandoci.
Cosa ha significato per lei frequentare l’accademia di teatro “ Silvio d’amico”?
Sono stati gli anni più belli della mia vita. Io avevo insegnati  di tutto rispetto, da Ronconi,  a seminari con la Vitti con Moschin. Ho avuto anche Andrea Camilleri che ci faceva la regia televisiva. Con questa scuola si entra in questo mondo dalla porta principale. La “ Silvio d’amico” è la scuola storicamente più importante d’Italia, dalla quale escono ancora oggi grandi attori. Ci sono anche altre scuole qualificate, certo il fascino e la magia della “ Silvio d’amico” sono inimitabili.
Cosa è la Bellezza?
La Bellezza è una luce abbagliante.    
                

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