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mercoledì 21 dicembre 2011

Emozionanti storie di donne in gabbia

da " Il quotidiano della Basilicata"

Emozionanti storie di donne in gabbia 

di Francesco Altavista


Potenza – “Interno, esterno di un giorno blindato;di vivo  qui dentro neppure il tempo, un grumo di giorni scontati”. Uno spettacolo violento, triste, drammatico che prende a pugni fin dal primo minuto di due ore circa, compresa la pausa tra primo e secondo atto, di spettacolo. Il primo appuntamento della sezione “ Ripensamenti” della rassegna teatrale “ Voglia di teatro – teatri in rete” di martedì sera con la piecè “ Giorni Scontati” ,  è stato un rinchiudersi in gabbia, un mostrarsi di paure, un continuo riflettere sulla valenza di una forma detentiva e sulla  colpa, perché nel mondo che accettiamo ci sono i  colpevoli e gli  innocenti, ma nella realtà che più si avvicina alla relatività della vita, la colpa diventata di tutti mentre il concetto  di innocenza, quella delle persone fuori, diventa sempre più  struttura pericolante. L’ambiente forse intimo e raccolto del favoloso teatro Stabile di Potenza aiuta le straordinarie attrici in scena a dare vita alle incredibili emozioni che trasudano da un testo scritto davvero bene.  Il carcere potrebbe essere quello che l’antropologo francese Marc Augé  definiva un “ Non luogo”, ma sarebbe ancora troppo sintetico.  Certo è un luogo senza storia ma pieno di storie, dove le persone sono in transito ma in questa permanenza precaria si ha un mutamento quasi kafkiano dell’io che si unisce all’altro.  Un “ Non luogo” dove le bellissime Antonella Fattori, Daniela Scarlatti, Giusi Frallonardo e Lia Zinno con il loro personaggi, prende una forma viva sulle tavole che spiega, entusiasma, fa ridere , fa immedesimare e capire  molto di più del breve convegno che ha anticipato lo spettacolo alle 18:00. Il carcere è figlio del potere e delle regole, ma tra vita e regole per ogni anima c’è un incendio. Un fuoco freddo che comunque brucia come le parole di un   testo spettacolare: perché le donne hanno tante anime, ogni cellula femminile ha una visione unica  ed indecifrabile se non con la metafora artistica. Quattro le donne in scena, ma migliaia le emozioni , le visioni, le anime che si intersecano in un mondo quello della detenzione femminile di cui si parla  poco.  Rosa è il personaggio di Lia Zinno che con accento partenopeo  fa scattare la risata nel pubblico  che fa un po’ da carezza mentre la pièce continua violentemente a cercare sangue.  Ma come gli altri è un personaggio in evoluzione, è la donna madre in cinta che nel finale diventa rabbiosa, il suo grido di dolore per un figlio precedentemente perso scava negli occhi alla ricerca disperata di lacrime. Il “ non luogo” si impregna  di sentimento, con il personaggio di Lucia interpretato da Giusi Frallonardo. Lei accusata di omicidio è forse l’unica maschera di speranza , è lei che alla fine chiede la grazia, perché davvero provata dalla brutalità che attacca un cuore dolce. Fantastico il simbolo costruito con la carta da Lucia, gli “Inseparabili”  di cartone, una drammatica esplosione di sentimento, di due animali che vivono sempre insieme anche loro in gabbia, impossibilitati a vivere divisi. Grandissime Antonella Fattori nei panni di Maria Pia la  più comune tra le maschere e dell’austera Viviana che in una prima parte da carnefice diventa vittima, per poi abbandonare vita e carcere su una citazione  artistica di incredibile valore, sulle voce trasmessa alla radio di Dalidà. Uno spettacolo che ti fa entrare in carcere con le protagoniste, asciuga le lacrime e solca lo spirito lasciando un seme di riflessione sullo straordinario essere che è la  donna e sul carcere.  

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