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domenica 24 gennaio 2010

Intervista a Alessandro Mannarino


da " Il quotidiano della Basilicata"



A tu per tu con il cantautore un po' pagliacico un po' poeta
Mannarino a tutto tondo

di Francesco Altavista

Pignola - Il “Tom Waits” italiano, Alessandro Mannarino sarà all’Elios di Pignola il prossimo 15 gennaio, nel tour che segue il suo primo lavoro discografico “ Il Bar della Rabbia”: etichetta indipendente ma distribuito dalla Universal. Il trentenne romano viene considerato dai critici l’erede di DeGregori o il nuovo Vinicio Capossela. Prima del concerto concede un’intervista esclusiva.
Parliamo subito del disco d’esordio “ Il Bar della Rabbia”. Come nasce e quale novità secondo lei porta nel panorama musicale italiano?
Il disco raccoglie le canzoni scritte negli ultimi anni. Quando ho scelto le canzoni da inserire nel primo disco ho cercato di mettere insieme le canzoni più rappresentative e quelle che stanno bene insieme. Diciamo quindi che le canzoni hanno creato questo posto che è il Bar della Rabbia. Non so che novità porta al panorama italiano, io ho messo il gusto personale, riguarda anche sonorità che in Italia non si sentono molto. Spiegazioni di altri Paesi. La novità è il modo di rapportarmi ai personaggi che popolano il disco che si rifanno a dei concetti
E’ stato definito un surrealista.
Penso che l’abbiano detto perché in delle canzoni uso delle immagini che nella realtà sono impossibili. In “ Scetate vajo” c’è un personaggio che tagliato a pezzi continua a vivere e cantare. La realtà viene trasfigurata attraverso la fantasia. Anche i derelitti del Bar della Rabbia, il pagliaccio, il barbone reinventano la realtà, dove tutto può accadere, loro stessi si possono riscattare da una situazione di marginalità e di sconforto, dove le regole del mondo in cui viviamo vengono sovvertite. La realtà viene raccontata non con l’occhio del documentarista ma passa attraverso la fantasia
I protagonisti dell’album sono Pagliacci, barboni, zingari, ubriachi romantici. In quale Mannarino si rispecchia ?
“Sono tutte parti di me, sono sogni , vaneggiamenti, fughe dalla realtà. Pagliaccio mi sono sentito molte volte, anche mentre suonavo. A volte prendevo la chitarra e andavo a suonare in locali sbagliati . La condizione del pagliaccio e quella chi vive chi cerca di farsi conoscere e chi è spinto dalla presunzione di voler a tutti i costi suonare su un palco. Mi sono sentito zingaro quando andavo in giro a suonare da solo. Mi sono sentito come tutti i personaggi del disco. Il Barbone incarna la depressione . la ribellione fatta male, contro tutti e poi finisce per ammazzarsi da solo, la fantasia poi lo salva.”
I critici sono concordi nel dire che il disco regala una sensazione di “taverna fumosa”,può essere considerata una contrapposizione al gigantismo degli stadi?
E’ la storia personale, io ho suonato parecchio nelle taverne e un po’ questa cosa te la porti dietro. Sta nelle canzoni, ognuna si porta dietro una storia e trasmette un mondo. Ci sono alcune canzoni che le puoi ascoltare dovunque e ti danno quella sensazione. In luoghi non troppo grandi funziona meglio. Ogni posto ha una sua identità però ci sono luoghi magici e sono quelli più intimi. La taverna ha una sua libertà, il cantante se lo deve guadagnare il pubblico e si può guadagnare anche gli insulti, cose che il cantante da stadio non può sentire. Un po’ come fanno in Andalusia i Cantor Flamenco, mentre cantano , guardano il pubblico che commenta, si emoziona : lo spettacolo si fa in due.
Nel disco fa una mescolanza di suoni diversi che superano non solo le definizioni di genere ma anche i confini di etnia o di razza. Lei è anche un esperto di Antropologia culturale cosa intende per questi concetti oggi talmente controversi che a volte sfociano in razzismo ?
Il mio genere si potrebbe definire Schitarrate selvagge. La razza non esiste, è un concetto pseudo-scientifico. C’è la razza umana , gli uomini. L’Etnia è l’appartenenza ad un gruppo legato al territorio o a una credenza religiosa. Ma in un villaggio globale queste differenze si confondono in una mescolanza. C’è uno studio dell’Etnia giusta: la salvaguardia delle preziosità culturali. Queste però fanno parte del patrimonio di tutti. L’etnia non è un fatto razziale e scientifico. Le culture diverse fanno la ricchezza del mondo. La politica e le dichiarazioni della Lega Nord mi fanno pensare che questi non capiscono che si perde tantissimo allontanando la diversità
Passiamo al mercato della musica . Internet e lo scaricare musica contribuiscono alla scomparsa di grossi cantautori e alla crisi del mondo musicale?
E’ giusto internet e scaricare musica gratis, non è crisi. Io ho vissuto musicalmente per anni scaricando musica gratis e qualche volta lo faccio anche oggi. Per me è un bene la condivisione. I miei pezzi li possono scaricare e copiare, per me va bene. Naturalmente chi fa un disco, la gente che ci lavora ci deve guadagnare, come si guadagna da altri lavori, bisogna trovare un’alternativa, però per me l’importante e che si suoni in giro.
Ma anche Guccini disse non molto tempo fa che non esistono più i cantautori di una volta
Meno male che non esistono, ci siamo liberati dall’ideologia nella musica. Prima se non avevi la tessera del partito non potevi fare i concerti, oggi c’è più libertà di pensiero. Non è una morte ma una rinascita dei cantautori Il cantante stalinista è morto, il cantautore che per fare i concerti doveva cantare con il pugno alzato non esiste più. Io il pugno lo alzo a casa mia è una cosa privata, non per il mio pubblico.
E i Talent Show?
E’ una paraculata delle case discografiche. Non credo sia una cosa seria la gavetta si fa lavorando, trovando nel mercato vero il proprio posto. I Talent show sono solo macchine per soldi. In televisione ci dovrebbe andare gente brava non chi deve imparare.
Ora mi rivolgo al Mannarino poeta. Cosa è la Bellezza?
La Bellezza siamo noi , noi esseri umani. La faccia delle persone, le storie che ognuno ha dentro.
Ogni persona è un diamante , si scheggia , si infanga ma ognuno porta già il futuro con se al mondo. La Bellezza è l’uomo e la donna nel mondo.

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