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sabato 12 febbraio 2011

Chi è chiù felice 'e me con Gigi Savoia allievo di Eduardo De Filippo


da " Il quotidiano della Basilicata"

Gigi Savoia porta in scena l'ultima piéce di Eduardo
di Francesco Altavista

--- Nella rassegna teatrale “ Le valli del teatro” arriva uno degli spettacoli più attesi. L’11 a Marsicovetere, il 12 a Moliterno e il 13 a Satriano di Lucania sarà messa in scena la commedia del 1933 di Eduardo De Filippo , “ Chi è cchiu’ felice ‘e me” con Giovanna Rei, Oscarino Di Maio,Massimo Masiello e il maestro del teatro partenopeo Gigi Savoia che ne cura anche la regia. Quest’ultimo non solo è considerato tra i migliori allievi del grande Eduardo Defilippo ma è anche tra i principali eredi di quella straordinaria tradizione napoletana e quindi audace sostenitore di quella filosofia teatrale scaturita dal genio senza confini di Eduardo. In anteprima riusciamo a contattare il maestro Gigi Savoia con il quale ci intratteniamo in una piacevole conversazione per “Il quotidiano della Basilicata”.

Maestro, partiamo dal lavoro che porterà nella rassegna “ Le valli del teatro”. “ Chi è chiu felice ‘e me”. Con quale animo ha lavorato sul testo del suo maestro? Cosa cambia nella sua regia?

I cambiamenti sono veramente pochissimi, nel grande rispetto per ciò che ha scritto Eduardo. Anche se ormai sono passati quasi ottanta anni da quanto è stata creata, è un testo attualissimo, perché parla degli imprevisti e del fatto che nonostante uno tenti di regolarizzare la propria vita, c’è sempre imponderabile a rovinarti i piani. Io non ho assolutamente contaminato la commedia , l’ho riportata come è nella visione di Eduardo, c’è soltanto un cambiamento sulla messa in scena, c’è un’ambientazione più astratta, meno realista di quelle tipiche del teatro popolare napoletano.

Questa commedia ha una storia particolare. Nel 1984 lei interpretava il personaggio Riccardo per la regia di Eduardo con Luca De Filippo. Eduardo muore quell’anno durante la tournée. Cosa ricordi di quel giorno?

Certamente è un ricordo molto particolare e molto triste. Questo spettacolo che mi vedeva insieme a Luca,debuttò a Pisa con grande successo e mentre eravamo a Napoli al teatro “Viviani”, Eduardo moriva a Roma. E’ un ricordo incancellabile che è legato a questa commedia; Eduardo firmò la sua ultima regia e ci lasciò per sempre.

Lei è sicuramente tra i più importanti allievi del grande De Filippo, ha condiviso con lui grandi successi. Quale riflessione si sente di fare sulla sua parabola artistica? Come si può definire un uomo così grande?

Un attore così grande , è grande perché dedica tutta la propria vita al teatro. Era talmente attratto da questo mestiere tanto da decidere di offrire tutto se stesso. La sua vita è stata segnata, non è mai riuscito a vivere aldilà del teatro. Chi lo ha compreso lo ha amato e lo ama infinitamente; chi non lo ha compreso si è dovuto creare l’alibi del burbero, dell’uomo freddo e scostante. Questo non corrisponde a verità. Una persona intelligente coglie immediatamente la sua freddezza rispetto ai fronzoli e alle sciocchezze della vita, allo stesso modo si rendeva conto della sua profondità nelle cose che contavano veramente. Chi è riuscito ad essere alla sua altezza filosofica e di sensibilità drammaturgica si rendeva conto della sua immensità. Oggi che lui non c’è più e non è parte importante delle sue commedie, si capisce la sua straordinaria grandezza anche nei personaggi che lui non interpretava.

Maestro, quale insegnamento di Eduardo si porta con lei quando recita?

Io ero giovanissimo e lui mi affidò un ruolo in una commedia di Scarpetta di cui lui curava la regia ( Il turco Napoletano) e io andavo sempre da lui a chiedere consiglio. Un giorno lui mi disse “ Io vi do ( lui dava del voi a tutti) tutti i consigli che volete. Savoia però voi dovete stare calmo. Quanti anni avete?” io dissi “ direttò ( lo chiamavamo tutti direttore) tengo 27 anni” e lui “ Non vi agitate perché a 50 anni sarete un buon attore”. Se io a 27 anni voglio emergere, essere qualcuno e lui mi dice che a 50 sarò un buon attore,vorrà dire che io dovrò spendere tutta la mia vita per questo mestiere e per questo obiettivo come ha fatto lui. Solo chi spende tutta la vita per questo lavoro, probabilmente, (perché stamme sotto u ciel) ,riuscirà a raccogliere dei risultati alla fine della carriera. Il teatro è delusione, sudore, sofferenza e poi forse diventa una ragione di vita.

Un suo parere maestro sul ritorno di Eduardo in Televisione con Ranieri.

Non è male, nel senso che Eduardo quando è rappresentato in tutto il mondo, è rappresentato tradotto. Se questa operazione serve per rendere comprensibile la grandezza di Eduardo in tutta l’Italia ben vengano, preferisco queste operazioni a quelle che contaminano l’idea e l’intenzione del messaggio di Eduardo.

Esiste un erede di Eduardo?

Ultimamente sono stato piacevolmente a vedere un collega ed amico, che è come me un allievo di Eduardo, parlo di Vincenzo Salemme, siamo cresciuti insieme. Sono stato da lui e ho capito che Vincenzo è l’espressione attuale di una grandissima tradizione teatrale napoletana. Vincenzo ha scritto uno spettacolo straordinario che sta girando l’Italia, mette sul piatto i grandi canoni del teatro, attraverso degli idiomi napoletani e battute in vernacolo,parla ad un pubblico vasto, riesce ad essere comprensibile, molto interessante ed intrigante. Sono i condimenti fondamentali dell’arte del teatro. Sono d’accordo con questa nuova drammaturgia napoletana. Non sono d’accordo con i “barzellettari” e cabarettisti che fanno un ottimo mestiere ma devono capire che il teatro è altro.

Maestro per lei cos’è la Bellezza?

La Bellezza è una magia artistica,quando l’emozione passa da un individuo ad un altro e viceversa.

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