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venerdì 10 dicembre 2010

Israel Varela e le sue contaminazioni

da " Il Quotidiano della Basilicata"


Israel Varela il mago delle contaminazioni


di Francesco Altavista


L’11 dicembre per la rassegna “ Officina del Jazz” a Matera è la volta dell’ Isreael Varela Quartet accompagnato da Shai Maestro. La città dei sassi è la prima data del mini tour di dicembre dell’artista messicano, sarà poi: a Roma,Pescara e Firenze. Varela arriva a Matera dopo il grande successo del suo primo album da solista “Tijuana Portrait” ma presenterà in collaborazione con Shai Maestro in anteprima nazionale il suo secondo album :“Border People" in uscita il 5 dicembre. Israel Varela classe 1979 è un musicista straordinario che nonostante la sua giovane età gira il mondo con la sua arte, prima della partenza per la Cina riusciamo a sottrarlo ai suoi doveri per qualche minuto in un’intervista esclusiva per “ Il quotidiano della Basilicata”.
Maestro, "Border People" è un grande disco dove diversi artisti suonano insieme i suoi brani . Quali sono le nuove contaminazioni e le nuove partecipazioni?
La novità di questo disco è in parte la collaborazione con il mio grandissimo amico e grande musicista Kamal Musallam che suona il Oud, colorando il disco con colori arabi. C’è anche la partecipazione di Diego Amador per i colori del flamenco; il pianista Claudio Filippini che ha portato tanta magia nel disco. Il resto dei collaboratori sono stati geniali :c’è anche la collaborazione con il mio maestro Alex Acuna in un brano che ho dedicato a lui.
Lei è nato in una famiglia di musicisti e direttori d’orchestra, ha poi studiato due anni con Dave Weckl, al Conservatorio Giuseppe Verdi di Milano e al Conservatorio Santa Cecilia di Roma.Ma il suo maestro è Alex Acuna. Quanto e perché è stato importante questo incontro per lei?
Alex è come un secondo padre per me, è una persona di grande fede che mi ha dato sempre un grande esempio non solo di musica ma sopratutto di vita, umiltà e perseveranza. L’'ho conosciuto a San Diego. Io avevo 14 anni quindi con l'incoscienza di quella età andai e gli dissi che volevo studiare da lui . Mi ricordo che ridendo mi ha dato il suo telefono e mi ha detto: “chiamami e vediamo”. Avrò chiamato almeno 10 volte ma era sempre in giro in tour, finalmente un giorno mi disse: “ok vieni domani” . Ho fatto la mia audizione da lui e da lì sono diventato l'unico allievo che ha avuto nella sua vita. Ho studiato 3 anni privatamente e non ha mai voluto dei soldi. Mi ha poi indirizzato a Dave Weckl. Questo è Alex Acuna.
Nei suoi due album, tra le altre cose sorprende la maturità artistica nonostante la sua giovane età . Quale è il suo modo di intendere la musica ?
La musica non cerco di intenderla né capirla, semplicemente la faccio. Penso che tante volte sia la musica ad ascoltare noi e le nostre anime e tante volte noi non siamo in grado di essere abbastanza sensibili per capire cosa vuole da noi. La musica mi trova sempre, perche ho sempre la mia porta aperta per farla entrare.
Il primo album contiene un pezzo,che dà il nome all’album, dedicato alla sua città “Tijuana Portait”e uno alla città dove ha vissuto due anni, Milano . Cosa del Messico si porta con se , anche nello stile musicale? Quanto è stata importante per lei Milano?
Tijuana la mia città natale è una città che non ho mai lasciato; la porto sempre con me in ogni paese. Come stile mi porto alcuni ritmi e colori del Messico come il Huapango e altri ritmi del sud. Ho voluto raccontare attraverso la mia musica un po’ di Tijuana che oltre ad essere la città in cui sono nato, fa parte anche di quello che sono. Milano mi ha dato tanto, mi ha fatto crescere come persona, è una città molto difficile, in due anni che ho vissuto lì, avrò fatto due o tre concerti. “Via Lecco 11”( il titolo del pezzo) era casa mia, semplicemente ho voluto scrivere questo pezzo per rivivere ricordi e memorie che sono rimaste in quel posto.
Riesce a contaminare molti generi musicali, jazz e flamenco, come è nato questo suo stile? Ci puoi spiegare cosa vuol dire”Flamenco Jazz Drumming” ?
Il Flamenco ha trovato me, non io il flamenco. Nel 2001 sono andato a Barcellona a visitare un mio amico Carles Benavent e ad un certo punto mi ha regalato dei dischi di flamenco. Torno a casa e il primo disco che ho messo nel cd player era “el aire de lo puro” di un certo Diego Amador. Comincia la prima traccia e dopo nemmeno 10 secondi ho pensato dentro di me: “io voglio suonare questa musica e voglio suonare con Diego Amador”.Una musica che mi ha lasciato senza parole perche Diego Amador suona il pianoforte come se fosse una chitarra, usando i voicings, rasgueo e i ritmi della chitarra. Mi sono accorto che non c'era la batteria per i “palos”(ritmi flamenco) e ho pensato che la mia batteria avrebbe potuto funzionare. Ho applicato tutti gli elementi del flamenco(cajon, baile, palmas, ) alla batteria sviluppando un linguaggio tutto mio che combinandolo con la musica latina e il jazz mi ha dato una voce propria sullo strumento e sul mio modo di intendere la musica in generale. Dopo anni di studio serio sul flamenco un bel giorno nel 2008 mi chiama Diego Amador e mi chiede se voglio entrare nel suo Trio usando per la prima volta la batteria e non il cajon. Avevo ragione io 7 anni prima quando pensai che la batteria suonata con rispetto e conoscenza del flamenco poteva andare bene con il miglior musicista flamenco di oggi. E oggi è il trio con cui giro gran parte del mondo.
Hai collaborato e suonato con i grandi. Come è stata l’esperienza con il grande Pat Metheny?
Pat Metheny è un grande esempio di che cosa si può costruire con il talento e la perseveranza. Ha le idee molto chiare di cosa vuole raggiungere con la sua musica e ha una filosofia e disciplina per il lavoro che poche persone hanno, non per niente si chiama Pat Metheny. Quando suono con lui alla fine la cosa che meno importa è la musica stessa e più che altro uno scambio di esperienze di vita che parlano mentre suoniamo. Quello che i grandi del Jazz vogliono non è il super genio che riesce a suonare come Pat Metheny. Vogliono suonare con gente che abbia qualcosa di autentico, di unico. Per me grazie al flamenco, al mio background famigliare e ai meravigliosi insegnanti che ho incontrato, posso dire che non sono né il migliore né il peggiore. Sono “diverso”, questo per lavorare è fondamentale.
Cosa è la Bellezza?
Per me la Bellezza è semplicemente Dio e più concretamente Gesù di Nazareth .

1 commento:

Anonimo ha detto...

grande israel, l'ho visto tempo fa con il trio di Diego Amador a foggia, un musicista davvero unico. complimenti.