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domenica 25 luglio 2010

Intervista ad Antonio Infantino


da " Il quotidiano della Basilicata


Infantino e la Taranta re-invented
di Francesco Altavista


Pietrapertosa - Quando si incontrano persone come Antonio Infantino anche una chiacchierata si trasforma in una lezione di filosofia e di vita. L’artista di Tricarico da sempre precursore di stili e tendenze ma poeta , filosofo e musicista ancora una volta si reinventa e va avanti nella sua personalissima visione del mondo e della musica. Il 25 luglio sarà a Pietrapertosa .In anteprima si concede ad un’intervista con “ Il quotidiano”.
Maestro,parliamo subito della sua svolta. In cosa cambia il suo modo di intendere la musica ?
Oggi quello che è il pensiero contemporaneo ci deve far rendere conto che non si deve guardare più a quello che succede nel paese ma guardare al mondo intero. Antonio Infantino e i suoi Tarantolati Re-Invented. Reinventati perché nulla si crea nulla si distrugge , tutto si combina. Negli anni 80 fare quel tipo di musica aveva un senso , cioè quello dell’identità guardando al proprio ambiente, ma ora l’ambiente è diventato il mondo intero. L’identità intesa in senso etnico è crollata insieme alle “Torri Gemelle” , perché ha evidenziato la potenza distruttiva delle tensioni etniche e di un concetto di identità che rappresentava un chiudersi nel proprio gruppo di appartenenza. La musica etnica intesa come 30 anni fa ,è finita.
In cosa consiste il concetto del Reinventarsi?
Il concetto di reinventarsi viene dall’antico, dalla scuola pitagorica . Reinventarsi è come l’alba dopo l’oscurità , significa guardare al ciò che ci insegna internet o face book , è il cambiamento che ha portato la comunicazione virtuale. Infatti oggi è sbagliato riferirsi al territorio nella sua fisicità . Una volta i lucani prendevano questo concetto di astrattezza con la magia. Oggi questo stesso concetto si trasforma in una cosa magica come il virtuale. L’Etnos non è legato al territorio, un po’ come una sorgente che nasce in un territorio ma poi arriva al mare che circonda il mondo. Reinventarsi significa fare questo passo successivo , “ Noi ci dobbiamo essere” come diceva Rocco Scotellaro ai contadini . Siamo uno sciame, non più una tribù legata la territorio , siamo “ Tribal swarm” : particelle in uno spazio infinito.
In questo sciame quale è l’identità dell’uomo ?
Il bisogno di identità è il bisogno delle radici . Siamo infinite particelle che per non perdere l’identità devono coniugare le diverse dimensioni del mondo. Una dimensione reale , cioè oggettiva e una virtuale. Il ritmo della vita coniuga queste due dimensioni . Il ritmo è in tutto , nei movimenti dei pianeti , nelle piante , nel sangue . La mia musica cerca di interpretare questo ritmo che è “ L’alba nuova , ” ancora una volta Scotellaro che non ha più i vestiti da contadino delle foto di Cartier Bresson ma diventa universale.
In che senso la sua musica interpreta il ritmo della vita?
Io l’ho sempre fatto ma ora faccio una passo avanti nella consapevolezza. Uso il ritmo che si rifà comunque alla taranta ma in chiave universale. Uso il ritmo cretico ,cioè una lunga , una breve e una lunga secondo lo schema greco . Dal punto di vista della melodia uso le scale enarmoniche , cioè su un solo tono. Accordo la chitarra in modo particolare, tra l’altro è alla base anche del jazz.. La musica fatta in questo modo, porta a suoni virtuali che non si sentono solo con l’orecchio ma con le vibrazioni del corpo. Meglio del jazz perché mantiene un più alto grado di purezza. I testi sono all’essenziale proprio per dar importanza alla musica, fuori dagli schemi , in un certo senso suono la libertà armonica.
Pietrapertosa è la prima tappa del suo nuovo mondo di intendere la musica ?
Si una data non scelta a caso , infatti pochi sanno che è stato il paese dove Federico II ha passato parte della sua infanzia e poi perché ricordo con piacere quel paesaggio incredibile , i famosi draghi che sono delle pietre disegnate dalla natura in modo incredibile, questo è il virtuale. Cercherò di fare questo spettacolo e dietro il palco durante il concerto ci sarà una grossa immagine di un alveare , dove tutti sono delle particelle e tutti hanno un ruolo universale.


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