Da " il quotidiano della Basilicata"
I versi del giovane lucano nella raccolta " Il Federiciano"
Altavista poeta da Antologia
a cura della Redazione
Rocca Imperiale – La lingua non è altro che una strada tra due muri invalicabili costruiti con le metafore del potere, parole che ci ordinano come parlare, come esprimere o addirittura come sublimare le sensazioni; parole che regolano la ribellione, mascherando di verità l’amore mentre si sciolgono in un pianto o in un sorriso. L’uomo si ritrova servitore inconscio di questa strada e cercando la libertà e la Bellezza si porta ai margini raschiando la superficie di quel muro, cercando di abbatterlo oppure cambiare il senso del suo camminare. E in questo senso che si può collocare la poesia e il poetare; è in quest’ottica che la Aletti Editore insieme al comune di Rocca Imperiale (Cosenza) ha indetto il primo concorso nazionale di poesia inedita “ Il Federiciano”. Le opere selezionate sono state pubblicate su tre volumi, la trilogia del colore, ognuno che rappresenta una particolarità della cittadina calabrese : Blu per il mare, giallo per gli agrumeti e verde per i campi. Al concorso sono stati inviati 4000 componimenti , provenienti da tutte le regioni d’Italia ma anche qualche rappresentanza dall’estero precisamente dalla Francia, Germania, Svizzera e Olanda. Lo scorso cinque dicembre la serata conclusiva della manifestazione a Rocca Imperiale Marina a tre chilometri dal confine lucano, dove , in una partecipazione massiccia di gente, sono state declamate le poesie selezionate. Tra queste la poesia “Come la Libertà” del poeta lucano di Brienza, Francesco Altavista, componimento declamato dall’attore Dino Lopardo e seguito da un applauso commosso e scrosciante . Un riconoscimento ma di certo non un traguardo per il poeta burgentino alla prima partecipazione in un concorso di poesia. La peculiarità di inserire diverse anime poetiche in tre volumi,è la grandezza e l’importanza della manifestazione che consente al poetare di andare oltre e come un vento impetuoso di farsi strada nella selva conformista, alla ricerca della Bellezza.
Come la Libertà di Francesco Altavista
Come fare con semplici parole,
inchinarsi alle dolci linee di un viso,
così bello, così lontano dal tempo.
E parole schiave di un Dio,
senza senso, senza colpa, senza legge.
E pelle bianca , dorata dal sole,
armoniosa come gli angeli in paradiso,
ornata e sporca d'olimpo.
Nessuna catena di alloro e di paura
possono fermare il suono del suo silenzio,
o il tumultuoso epilogo del suo essere.
Solo il sogno di un becero ricordo,
delle false coscienze abbattono le mura,
dell'energia e i cuori alle lucrose sere,
figlie di un istante di felicità,
e lei, fugace entità, bella come la libertà.
mercoledì 9 dicembre 2009
mercoledì 18 novembre 2009
Musica: Intervista a Marina Rei " Musa rivoluzionaria"
da " Il quotidiano della Basilicata"
" E' un lavoro di grande spessore nella mia vita artistica "
Marina Rei " Musa" rivoluzionaria
La cantante batterista racconta il suo nuovo album
Un mix di sonorità particolari con suoni più elettrici ed energetici
di Francesco Altavista
– E’ Marina Restuccia ma soprattutto Marina Rei . Dopo aver lasciato prima la Virgin e poi la BMG entra nel mondo Indie, lo fa da grande artista fino all’ultima fatica discografica che per molti è la sua maturazione, il disco è“Musa”.Quest’ultimo è un mix : di sonorità particolari pur non abbandonando l’acustico si trascina verso suoni più elettrici ed energetici ; di poesia che dipinge un pianeta femminile con i diversi punti di vista, le sensibilità , il desiderio dei sensi il tutto combinato ad un vento di impetuosità. Marina Rei si concede per qualche minuto ad un’intervista per “Il Quotidiano”.
Parliamo subito dell’ultima fatica “ Musa”. Sono tante le cose che sorprendono in questo album che viene già definito da più parti come un capolavoro, a partire dal lungo studio e lavoro per la realizzazione : ci sono voluti tre anni e mezzo.
"Per me è un album importante, per me ha una grande valenza, grande spessore nella mia vita artistica. Ci sono voluti tre anni e mezzo, perchè in un mercato discografico praticamente paralizzato che ruota intorno a due –tre cose, bisogna riflettere, avere delle motivazioni per fare un album. Bisogna essere fortemente motivati e la motivazione si trova in quello che si scrive; poi io sono abbastanza pignola e perfezionista, non mi piace lasciare le cose al caso. In realtà bisognerebbe metterci ancora più tempo per la realizzazione di un disco, ovviamente ad un certo punto si prende coraggio e si va. "
Questo album potrebbe anche essere preso come manifesto di un nuovo femminismo, un’esortazione alle donne di oggi ?
Penso al pezzo “ Donna che parla in fretta”.
"Donna che parla in fretta tratto da Fast speaking woman di Ann Waldman poetessa della beat generation, è un pezzo importante, in cui ho creduto molto, lo voluto fortemente. Credo che rispetti il periodo storico in cui viviamo Per cui ho voluto musicare quel testo e tanti altri che mi interessavano. Non bisogna omettere, non bisogna nascondersi, non bisogna permettere che le donne di cui si parla spesso adesso rappresentino l’unico concetto di femminilità. La mia non è una donna che deve mostrare sensualità per essere femminile, perché la donna è già femminile e sensuale nel suo modo di essere, nel suo modo di pensare e nel suo modo di parlare. Penso ad una donna rivoluzionaria, non solo in politica ma anche come madre, nella ricerca, nella scuola; penso a donne di un certo tipo. Come per esempio ad Anna Politkovskaja ha perso la vita per non voler omettere. Queste sono le donne di cui voglio parlare."
Oltre ad essere una donna cantautrice e musicista è anche una donna nel mondo della musica indipendente.
"Io sono indipendente già da diversi anni, produco i miei dischi. Essere indipendenti non è un modo per essere più fico. Essere indipendenti significa mettere in conto delle cose, cioè dei lati positivi e negativi. Lati positivi è la massima libertà d’espressione artistica e creativa, di ogni tipo sei tu a decidere personalmente, credo che questo sia un componente fondamentale per chi fa musica e arte. D’altra parte, essendo indipendente, facciamo fede sulle nostre forze, parlo di forze economiche. Non ho una multinazionale che fa investimenti importanti e forti. Faccio cose anche là dove una multinazionale, non fa più investimenti. Il futuro della musica sarà così, almeno di un certo tipo di musica, poi ci saranno altri prodotti musicali, legati ai media, ai reality, quello è un altro tipo di mercato discografico."
Anche Lei ha fatto ricorso ai media in passato. Ha partecipato diverse volte al festival di San Remo, si riconosce però, in una musica più di strada ?
"Mi piace questa definizione “ di strada”. Il mio approccio è di strada nel senso di sporco, nella sua sporcizia e timidezza trovo comunque una caratteristica importante. Il festival di San Remo è semplicemente una possibilità si aveva, perché ormai negli ultimi anni non lo è più. Era la possibilità per presentare un progetto. Il festival negli ultimi anni come altre trasmissioni rappresenta una realtà che non mi appartiene. Non ho nessuna intenzione, al momento, di partecipare al festival di San Remo."
Ultima curiosità che le chiedo è la sua passione per le percussioni e la batteria, infatti un’altra sua singolarità è il fatto di essere una cantante -batterista . Una passione nata sicuramente dai suoi genitori , entrambi musicisti , ma soprattutto da sua padre batterista.
"Avere una famiglia di musicisti mi ha aiutato molto, perché mi ha insegnato cosa vuol dire, lo studio, la disciplina nello studiare uno strumento, diciamo un grande riferimento educativo. Ho preso da entrambi, sarebbe improponibile e anche ingiusto dire “ da uno di più da uno di meno”.Io personalmente differisco da mio padre che è un grande batterista, con una tecnica immensa e non potrei nemmeno in un’altra vita raggiungere il suo grado e il suo livello. Il mio modo di pormi verso lo strumento è diverso da quello di un batterista che è solo batterista. Io suono da cantante, da percussionista, quindi ovviamente pur studiando, perché non è che non studi e non metta in pratica la tecnica, però esce fuori il mio suono, quello che poi mi contraddistingue; il suono su cui poi si basa il sound della band."
" E' un lavoro di grande spessore nella mia vita artistica "
Marina Rei " Musa" rivoluzionaria
La cantante batterista racconta il suo nuovo album
Un mix di sonorità particolari con suoni più elettrici ed energetici
di Francesco Altavista
– E’ Marina Restuccia ma soprattutto Marina Rei . Dopo aver lasciato prima la Virgin e poi la BMG entra nel mondo Indie, lo fa da grande artista fino all’ultima fatica discografica che per molti è la sua maturazione, il disco è“Musa”.Quest’ultimo è un mix : di sonorità particolari pur non abbandonando l’acustico si trascina verso suoni più elettrici ed energetici ; di poesia che dipinge un pianeta femminile con i diversi punti di vista, le sensibilità , il desiderio dei sensi il tutto combinato ad un vento di impetuosità. Marina Rei si concede per qualche minuto ad un’intervista per “Il Quotidiano”.
Parliamo subito dell’ultima fatica “ Musa”. Sono tante le cose che sorprendono in questo album che viene già definito da più parti come un capolavoro, a partire dal lungo studio e lavoro per la realizzazione : ci sono voluti tre anni e mezzo.
"Per me è un album importante, per me ha una grande valenza, grande spessore nella mia vita artistica. Ci sono voluti tre anni e mezzo, perchè in un mercato discografico praticamente paralizzato che ruota intorno a due –tre cose, bisogna riflettere, avere delle motivazioni per fare un album. Bisogna essere fortemente motivati e la motivazione si trova in quello che si scrive; poi io sono abbastanza pignola e perfezionista, non mi piace lasciare le cose al caso. In realtà bisognerebbe metterci ancora più tempo per la realizzazione di un disco, ovviamente ad un certo punto si prende coraggio e si va. "
Questo album potrebbe anche essere preso come manifesto di un nuovo femminismo, un’esortazione alle donne di oggi ?
Penso al pezzo “ Donna che parla in fretta”.
"Donna che parla in fretta tratto da Fast speaking woman di Ann Waldman poetessa della beat generation, è un pezzo importante, in cui ho creduto molto, lo voluto fortemente. Credo che rispetti il periodo storico in cui viviamo Per cui ho voluto musicare quel testo e tanti altri che mi interessavano. Non bisogna omettere, non bisogna nascondersi, non bisogna permettere che le donne di cui si parla spesso adesso rappresentino l’unico concetto di femminilità. La mia non è una donna che deve mostrare sensualità per essere femminile, perché la donna è già femminile e sensuale nel suo modo di essere, nel suo modo di pensare e nel suo modo di parlare. Penso ad una donna rivoluzionaria, non solo in politica ma anche come madre, nella ricerca, nella scuola; penso a donne di un certo tipo. Come per esempio ad Anna Politkovskaja ha perso la vita per non voler omettere. Queste sono le donne di cui voglio parlare."
Oltre ad essere una donna cantautrice e musicista è anche una donna nel mondo della musica indipendente.
"Io sono indipendente già da diversi anni, produco i miei dischi. Essere indipendenti non è un modo per essere più fico. Essere indipendenti significa mettere in conto delle cose, cioè dei lati positivi e negativi. Lati positivi è la massima libertà d’espressione artistica e creativa, di ogni tipo sei tu a decidere personalmente, credo che questo sia un componente fondamentale per chi fa musica e arte. D’altra parte, essendo indipendente, facciamo fede sulle nostre forze, parlo di forze economiche. Non ho una multinazionale che fa investimenti importanti e forti. Faccio cose anche là dove una multinazionale, non fa più investimenti. Il futuro della musica sarà così, almeno di un certo tipo di musica, poi ci saranno altri prodotti musicali, legati ai media, ai reality, quello è un altro tipo di mercato discografico."
Anche Lei ha fatto ricorso ai media in passato. Ha partecipato diverse volte al festival di San Remo, si riconosce però, in una musica più di strada ?
"Mi piace questa definizione “ di strada”. Il mio approccio è di strada nel senso di sporco, nella sua sporcizia e timidezza trovo comunque una caratteristica importante. Il festival di San Remo è semplicemente una possibilità si aveva, perché ormai negli ultimi anni non lo è più. Era la possibilità per presentare un progetto. Il festival negli ultimi anni come altre trasmissioni rappresenta una realtà che non mi appartiene. Non ho nessuna intenzione, al momento, di partecipare al festival di San Remo."
Ultima curiosità che le chiedo è la sua passione per le percussioni e la batteria, infatti un’altra sua singolarità è il fatto di essere una cantante -batterista . Una passione nata sicuramente dai suoi genitori , entrambi musicisti , ma soprattutto da sua padre batterista.
"Avere una famiglia di musicisti mi ha aiutato molto, perché mi ha insegnato cosa vuol dire, lo studio, la disciplina nello studiare uno strumento, diciamo un grande riferimento educativo. Ho preso da entrambi, sarebbe improponibile e anche ingiusto dire “ da uno di più da uno di meno”.Io personalmente differisco da mio padre che è un grande batterista, con una tecnica immensa e non potrei nemmeno in un’altra vita raggiungere il suo grado e il suo livello. Il mio modo di pormi verso lo strumento è diverso da quello di un batterista che è solo batterista. Io suono da cantante, da percussionista, quindi ovviamente pur studiando, perché non è che non studi e non metta in pratica la tecnica, però esce fuori il mio suono, quello che poi mi contraddistingue; il suono su cui poi si basa il sound della band."
domenica 1 novembre 2009
Chiusa la scuola dell'infanzia di Montemurro: Baciamo le mani Mario Di sanzo
Scuola dell’Infanzia di Montemurro la storia continua, ancora lontana la soluzione.
Responsabilità : La storia del sacro imperatore Mario " aquila silenziosa" Di Sanzo
Montemurro – Sembra una squallida soap opera anni ottanta, invece è un romanzo scritto su una storia vera figlia di un’autentica patologia sociale lucana, dove tutti i problemi di mala-politica, gestione superficiale e incapacità trovano sfogo in una scuola per l’infanzia che è costretta a chiudere. Si nascondono parole tra le antiche pietre di Montemurro, volano le foglie d’autunno, soffia il vento tra i pali eolici; un paese lucano calmo perché così è stato detto, perché così deve essere, perché così ordina il sacro verbo imperiale. Ebbene si, la scuola dell’infanzia chiude ma è solo la cima di un montagna di problemi sia politici che culturali. E se una montagna come questa viene da te, spostati perché non sei Maometto.In altri tempi una scuola dell’infanzia che chiude per la mancanza del certificato di agibilità, tra l’altro mai esistito per quell’edificio, costerebbero le immediate dimissioni di sindaco ed amministrazione; in altri luoghi la popolazione avrebbe sequestrato il sindaco chiedendo anche in modo violento la soluzione del problema; ma siamo in Basilicata e non in qualche distretto della Francia o della Germania e i tempi non sono come quelli degli anni settanta. La chiusura della scuola d’infanzia è un fatto, un problema che si deve risolvere , invece cosa si fa , l’imperatore sindaco cerca la persona, possibilmente qualcuno che ritiene congiuratore, da trascinare in responsabilità che in un Paese costituzionale spetterebbero ad un cosciente e giusto amministratore. D’altra parte Nerone incendiò Roma e diede la colpa ai Cristiani, i farisei diedero la colpa della loro incoerenza a Gesù Cristo e così via. L’imperatore Di Sanzo sindaco di Montemurro, eletto per la seconda volta ma sulla sedia calda del potere del suo feudo da tanti anni, non ha trovato il capro espiatorio, anche perché di Gesù cristo ne è nato uno e di veri cristiani ne son rimasti ben pochi. Prende la patata bollente e tenta di metterla in mano ai giovani della Pro Loco . Un genio. Fa due operazioni: la prima , dice alla Pro Loco di fare strane attività ludiche tiene buoni i genitori , se va male la colpa (per colpa intendo anche quelle penali) non è sua se va bene ha trovato la grande soluzione ; la seconda ancora più di machiavellica struttura, sposta l’attenzione su responsabilità lontane dalla sua persona . Per far chiarezza sulle soluzioni e sulle ipotesi sbandierate alla stampa, grazie ad alcuni giornalisti consapevolmente o inconsapevolmente affidati al clan Di Sanzo, tra l’altro non comprovate dai fatti, la Pro – loco di Montemurro ha indetto venerdì 30 ottobre una riunione nella sala consiliare, con i genitori e con il sindaco; anche se quest’ultimo, ha deciso di astenersi dal prendere parte all’assemblea ma questa non è una sorpresa, gli imperatori non partecipano alle assemblee pubbliche, Giulio Cesare lo aveva fatto ed è andata a finire come sanno tutti. La Pro Loco era stata chiamata in causa come detto da una macchinosa ipotesi del primo cittadino: l’associazione doveva avviare delle attività, nella sala consiliare fino alla costruzione del fabbricato dove saranno riprese le normali attività didattiche. Nonostante la pro loco dia comunque la totale disponibilità nell’aiutare l’amministrazione a trovare delle soluzioni, non ritiene possibile questa ipotesi. A quanto sembra la pro loco doveva avviare delle vere e proprie attività didattiche con al partecipazione delle docenti e con il benestare della dirigente scolastica , il tutto mascherato da semplici attività ludiche, in una sala, quella consiliare, che ha ben altro uso e visibilmente non adatta ai giochi di trenta bambini; è evidente che si sconfina nell’illegalità e in responsabilità che non si addicono ad una associazione come la pro loco. Il grande capo Aquila silenziosa a guardare i fatti sembra che abbia abusato delle proprie prerogative per scaricare le responsabilità sulla pro loco, quest’ultima è consapevole e si assume l’obbligo di fare il massimo per il paese ma non vuole e non deve sconfinare nel ruolo della gestione politica che spetta ad altri e in responsabilità penali. La soluzione è ancora lontana e per quanto riguarda le responsabilità è stata raschiata solo la superficie del problema . Da qui un castello di parole è stato costruito nella cittadina lucana; il sacro verbo imperiale indica un fabbricato da costruire, sembra che sia la soluzione adottata dall’amministrazione ma risulta incredibile agli occhi di molti che possa essere pronto per gennaio come prospettato dal primo cittadino. L’edificio della scuola elementare che è in costruzione, è un’altra storia lunghissima, un'altra catena di parole per nascondere verità e responsabilità, il tutto nella durata imbarazzante dei lavori e ancora una volta nella giunta di allora , quando iniziarono i lavori, compariva il signor Di Sanzo . Se fosse stato pronto, come progettato all’inizio, il problema della scuola dell’infanzia sarebbe di facile soluzione, ma si sa per mascherare incapacità gestionali del bene pubblico bisogna fare le cose difficili e intanto circa trenata bambini sono a spasso per un paese che come tanti in Basilicata è lasciato all’abbandono dal sacro imperatore e per consolidare il potere, il paese rimane intontito perché schiaffeggiato ora da una fazione, ora dall’altra. Il grande capo aquila silenziosa ha delle responsabilità, su questo c’è poco da discutere, ma un capo come lui conosce il momento giusto in cui nascondersi nell’ombra; il problema fa ancora più specie perché l’amato presidente di provincia Lacorazza parente stretto dell'imperatore, è di Montemurro ( questo lo ricordiamo anche a lui se si fosse dimenticato). Solo la popolazione dovrà fare sintesi e prendere provvedimenti; un grande uomo avrebbe detto “ agitatevi” , ma caro Antonio Gramsci oggi si assiste alla diaspora dei comunisti mentre le copie false degli spiriti che furono si siedono al potere senza dignità e si coprono con il velo democristiano. L’ imperatore Di Sanzo è tranquillo, ha costruito intorno a Montemurro una cortina di fumo, un feudo protetto da mura e da qualcuno che risiede in sedie istituzionali di maggiori “responsabilità” ; in una famosa intervista un cittadino illustre di Montemurro disse che non poteva aprire la finestra, ma quella puzza non era letame dei porci ma una politica marcia che da allora domina come un imperatore. E che dire : " Baciamo le mani Mario Di Sanzo "
Responsabilità : La storia del sacro imperatore Mario " aquila silenziosa" Di Sanzo
Montemurro – Sembra una squallida soap opera anni ottanta, invece è un romanzo scritto su una storia vera figlia di un’autentica patologia sociale lucana, dove tutti i problemi di mala-politica, gestione superficiale e incapacità trovano sfogo in una scuola per l’infanzia che è costretta a chiudere. Si nascondono parole tra le antiche pietre di Montemurro, volano le foglie d’autunno, soffia il vento tra i pali eolici; un paese lucano calmo perché così è stato detto, perché così deve essere, perché così ordina il sacro verbo imperiale. Ebbene si, la scuola dell’infanzia chiude ma è solo la cima di un montagna di problemi sia politici che culturali. E se una montagna come questa viene da te, spostati perché non sei Maometto.In altri tempi una scuola dell’infanzia che chiude per la mancanza del certificato di agibilità, tra l’altro mai esistito per quell’edificio, costerebbero le immediate dimissioni di sindaco ed amministrazione; in altri luoghi la popolazione avrebbe sequestrato il sindaco chiedendo anche in modo violento la soluzione del problema; ma siamo in Basilicata e non in qualche distretto della Francia o della Germania e i tempi non sono come quelli degli anni settanta. La chiusura della scuola d’infanzia è un fatto, un problema che si deve risolvere , invece cosa si fa , l’imperatore sindaco cerca la persona, possibilmente qualcuno che ritiene congiuratore, da trascinare in responsabilità che in un Paese costituzionale spetterebbero ad un cosciente e giusto amministratore. D’altra parte Nerone incendiò Roma e diede la colpa ai Cristiani, i farisei diedero la colpa della loro incoerenza a Gesù Cristo e così via. L’imperatore Di Sanzo sindaco di Montemurro, eletto per la seconda volta ma sulla sedia calda del potere del suo feudo da tanti anni, non ha trovato il capro espiatorio, anche perché di Gesù cristo ne è nato uno e di veri cristiani ne son rimasti ben pochi. Prende la patata bollente e tenta di metterla in mano ai giovani della Pro Loco . Un genio. Fa due operazioni: la prima , dice alla Pro Loco di fare strane attività ludiche tiene buoni i genitori , se va male la colpa (per colpa intendo anche quelle penali) non è sua se va bene ha trovato la grande soluzione ; la seconda ancora più di machiavellica struttura, sposta l’attenzione su responsabilità lontane dalla sua persona . Per far chiarezza sulle soluzioni e sulle ipotesi sbandierate alla stampa, grazie ad alcuni giornalisti consapevolmente o inconsapevolmente affidati al clan Di Sanzo, tra l’altro non comprovate dai fatti, la Pro – loco di Montemurro ha indetto venerdì 30 ottobre una riunione nella sala consiliare, con i genitori e con il sindaco; anche se quest’ultimo, ha deciso di astenersi dal prendere parte all’assemblea ma questa non è una sorpresa, gli imperatori non partecipano alle assemblee pubbliche, Giulio Cesare lo aveva fatto ed è andata a finire come sanno tutti. La Pro Loco era stata chiamata in causa come detto da una macchinosa ipotesi del primo cittadino: l’associazione doveva avviare delle attività, nella sala consiliare fino alla costruzione del fabbricato dove saranno riprese le normali attività didattiche. Nonostante la pro loco dia comunque la totale disponibilità nell’aiutare l’amministrazione a trovare delle soluzioni, non ritiene possibile questa ipotesi. A quanto sembra la pro loco doveva avviare delle vere e proprie attività didattiche con al partecipazione delle docenti e con il benestare della dirigente scolastica , il tutto mascherato da semplici attività ludiche, in una sala, quella consiliare, che ha ben altro uso e visibilmente non adatta ai giochi di trenta bambini; è evidente che si sconfina nell’illegalità e in responsabilità che non si addicono ad una associazione come la pro loco. Il grande capo Aquila silenziosa a guardare i fatti sembra che abbia abusato delle proprie prerogative per scaricare le responsabilità sulla pro loco, quest’ultima è consapevole e si assume l’obbligo di fare il massimo per il paese ma non vuole e non deve sconfinare nel ruolo della gestione politica che spetta ad altri e in responsabilità penali. La soluzione è ancora lontana e per quanto riguarda le responsabilità è stata raschiata solo la superficie del problema . Da qui un castello di parole è stato costruito nella cittadina lucana; il sacro verbo imperiale indica un fabbricato da costruire, sembra che sia la soluzione adottata dall’amministrazione ma risulta incredibile agli occhi di molti che possa essere pronto per gennaio come prospettato dal primo cittadino. L’edificio della scuola elementare che è in costruzione, è un’altra storia lunghissima, un'altra catena di parole per nascondere verità e responsabilità, il tutto nella durata imbarazzante dei lavori e ancora una volta nella giunta di allora , quando iniziarono i lavori, compariva il signor Di Sanzo . Se fosse stato pronto, come progettato all’inizio, il problema della scuola dell’infanzia sarebbe di facile soluzione, ma si sa per mascherare incapacità gestionali del bene pubblico bisogna fare le cose difficili e intanto circa trenata bambini sono a spasso per un paese che come tanti in Basilicata è lasciato all’abbandono dal sacro imperatore e per consolidare il potere, il paese rimane intontito perché schiaffeggiato ora da una fazione, ora dall’altra. Il grande capo aquila silenziosa ha delle responsabilità, su questo c’è poco da discutere, ma un capo come lui conosce il momento giusto in cui nascondersi nell’ombra; il problema fa ancora più specie perché l’amato presidente di provincia Lacorazza parente stretto dell'imperatore, è di Montemurro ( questo lo ricordiamo anche a lui se si fosse dimenticato). Solo la popolazione dovrà fare sintesi e prendere provvedimenti; un grande uomo avrebbe detto “ agitatevi” , ma caro Antonio Gramsci oggi si assiste alla diaspora dei comunisti mentre le copie false degli spiriti che furono si siedono al potere senza dignità e si coprono con il velo democristiano. L’ imperatore Di Sanzo è tranquillo, ha costruito intorno a Montemurro una cortina di fumo, un feudo protetto da mura e da qualcuno che risiede in sedie istituzionali di maggiori “responsabilità” ; in una famosa intervista un cittadino illustre di Montemurro disse che non poteva aprire la finestra, ma quella puzza non era letame dei porci ma una politica marcia che da allora domina come un imperatore. E che dire : " Baciamo le mani Mario Di Sanzo "
martedì 27 ottobre 2009
Berlusconi e Eni
tratto da " La Repubblica- Affari & finanza" 26 ottobre 2009
Fininvest,Eni e la scoperta dell'acqua calda
di Massimo Giannini
Scopriamo l’acqua calda. L’Italia è la patria dei conflitti di interesse. Ne è portatore «insano» il capo del governo, felicemente collocato all’incrocio tra poteri privati e concessioni pubbliche. Ne sono portatori «sani» alcuni dei più grandi azionisti del Salotto Buono della Galassia del Nord, al riparo dalle commistioni con la politica ma nel gorgo degli intrecci della finanza. Nei Palazzi nessuno protesta o reclama. Nei mercati nessuno si scandalizza o si indigna. Così va l’Italia. Eppure, in questi ultimi giorni, è accaduto un fatto che non può non destare qualche stupore, e perché no, anche qualche sospetto. Venerdì scorso, presso la Corte di appello di Milano, è stato depositato ufficialmente il ricorso del gruppo Fininvest contro la sentenza del Tribunale di Milano che il 3 ottobre ha inflitto alla stessa holding della famiglia Berlusconi l’obbligo di versare alla Cir di De Benedetti 750 milioni di euro, a titolo di risarcimento danni per il Lodo Mondadori. Fin qui nulla di nuovo. L’atto di appello era annunciato, e dunque scontato. Quello che colpisce è che la stessa Fininvest ha presentato, insieme al ricorso, due documenti. Un parere sulla stima del danno derivante dall’immediata esecuzione della sentenza di primo grado, e una relazione di consulenza tecnica sulla determinazione del danno riconosciuto alla Cir. Ebbene, quest’ultimo atto reca, in calce, la firma del «professor Roberto Poli» e quella del «professor Paolo Colombo». Avete capito bene. Non si tratta di due casi di omonimia. Il primo è presidente dell’Eni. Il secondo è consigliere di amministrazione del medesimo «cane a sei zampe». Detto più chiaramente: nel ricorso sul Lodo Mondadori i consulenti tecnici della Fininvest, la cassaforte finanziaria della famiglia del presidente del Consiglio, siedono ai vertici del più grande gruppo industriale ed energetico del Paese, del quale per altro il governo (attraverso il Tesoro) è il maggiore azionista con il 20,3% del capitale. Nulla di illecito, per carità. È la solita acqua calda. Ma possiamo almeno dire che ha un brutto colore e un pessimo sapore?
giovedì 22 ottobre 2009
giovedì 1 ottobre 2009
Teatro: I Tremendi
da " Il quotidiano della Basilicata"
Il riso amaro dei " Tremendi"
di Francesco Altavista
Brienza – Lo sconforto maggiore della Basilicata probabilmente lo vivono i cuori dei giovani, pronti ad allontanarsi dalle tradizioni che troppo spesso sono snervanti e posticce; si è sicuri della mediocrità politica dei governanti e ci si sente truffati da una fiamma che brilla più dell’entusiasmo giovanile e che vive solo negli incubi di quello che era il sogno delle belle valli della Val d’agri. Ma la Bellezza vive comunque e va cercata e protetta, su questa linea filosofica nasce il gruppo cabarettistico “ I Tremendi” di Brienza , 12 anni fa . Questi ultimi sono capaci di raccogliere queste ed altre sofferenze lucane e giovanili e cercano, grazie ad una risata travolgente, di trasformarle in piccoli spiragli non troppo evidenti che trascinano la mente dello spettatore nelle stanze più recondite della coscienza. In questi giorni hanno concluso la loro tournèe estiva con due serate di beneficenza : una a Brienza per l’associazione “ Amici di Giuseppe” e l’altra ad Atena Lucana per l’associazione “ Colomba soccorso”. I Tremendi sono tre amici : Antonino Santorufo, Francesco Scelzo e Raffaele Lopardo ; un gruppo che da dodici anni è in continua evoluzione; con un libro pubblicato nel 2007 contenente otto opere inedite; stanno vivendo un periodo d’oro . Il tutto fatto con professionalità ma anche con una strana cognizione, cioè quella di divertirsi sul palcoscenico che negli occhi dei spettatori sempre numerosi agli spettacoli , perde tutto il carattere di astrattezza , acquisendo la concretezza della comunicazione fatta senza discriminazione né riguardo per ruoli borghesi e perbenisti. Il gruppo burgentino rifiuta le regole del copione scritto, le parole vagabondano libere,dopo essere state ricercate nel vernacolo lucano, i vocaboli riaffiorano e si riempiono di significati più dirompenti, come nel caso dello sketch “ Il Curriculum “. I Tremendi con questa opera irrompono con l’ironia nel mondo della corruzione che ha tratti peculiarmente lucani. Si ride dei propri vizzi , un po’ alla Moliére, anche se la maschera satirica che ricopre il messaggio ha le sembianze meno aristocratiche e più proletarie. C’è spazio per ridicolizzare anche il teatro, quello fatto per staccarsi dalla melma massificata dei bassi fondi, questi ultimi fonte inesauribile d’arte come spesso ci spiega il teatro del tradizione napoletana e condivisa a suon di risate dal gruppo burgentino.I Tremendi sono riusciti a tracciare e allo stesso tempo cancellare quella linea sottile tra la malinconia della realtà e la gioia di una risata;la soddisfazione dei numerosi spettatori delle serate si scontra ,avendone la peggio, a due tipi di consapevolezza : quella di aver ricevuto del bene e quindi di aver respirato Bellezza e quella che in tempi come questi non è concesso nascondersi.
Il riso amaro dei " Tremendi"
di Francesco Altavista
Brienza – Lo sconforto maggiore della Basilicata probabilmente lo vivono i cuori dei giovani, pronti ad allontanarsi dalle tradizioni che troppo spesso sono snervanti e posticce; si è sicuri della mediocrità politica dei governanti e ci si sente truffati da una fiamma che brilla più dell’entusiasmo giovanile e che vive solo negli incubi di quello che era il sogno delle belle valli della Val d’agri. Ma la Bellezza vive comunque e va cercata e protetta, su questa linea filosofica nasce il gruppo cabarettistico “ I Tremendi” di Brienza , 12 anni fa . Questi ultimi sono capaci di raccogliere queste ed altre sofferenze lucane e giovanili e cercano, grazie ad una risata travolgente, di trasformarle in piccoli spiragli non troppo evidenti che trascinano la mente dello spettatore nelle stanze più recondite della coscienza. In questi giorni hanno concluso la loro tournèe estiva con due serate di beneficenza : una a Brienza per l’associazione “ Amici di Giuseppe” e l’altra ad Atena Lucana per l’associazione “ Colomba soccorso”. I Tremendi sono tre amici : Antonino Santorufo, Francesco Scelzo e Raffaele Lopardo ; un gruppo che da dodici anni è in continua evoluzione; con un libro pubblicato nel 2007 contenente otto opere inedite; stanno vivendo un periodo d’oro . Il tutto fatto con professionalità ma anche con una strana cognizione, cioè quella di divertirsi sul palcoscenico che negli occhi dei spettatori sempre numerosi agli spettacoli , perde tutto il carattere di astrattezza , acquisendo la concretezza della comunicazione fatta senza discriminazione né riguardo per ruoli borghesi e perbenisti. Il gruppo burgentino rifiuta le regole del copione scritto, le parole vagabondano libere,dopo essere state ricercate nel vernacolo lucano, i vocaboli riaffiorano e si riempiono di significati più dirompenti, come nel caso dello sketch “ Il Curriculum “. I Tremendi con questa opera irrompono con l’ironia nel mondo della corruzione che ha tratti peculiarmente lucani. Si ride dei propri vizzi , un po’ alla Moliére, anche se la maschera satirica che ricopre il messaggio ha le sembianze meno aristocratiche e più proletarie. C’è spazio per ridicolizzare anche il teatro, quello fatto per staccarsi dalla melma massificata dei bassi fondi, questi ultimi fonte inesauribile d’arte come spesso ci spiega il teatro del tradizione napoletana e condivisa a suon di risate dal gruppo burgentino.I Tremendi sono riusciti a tracciare e allo stesso tempo cancellare quella linea sottile tra la malinconia della realtà e la gioia di una risata;la soddisfazione dei numerosi spettatori delle serate si scontra ,avendone la peggio, a due tipi di consapevolezza : quella di aver ricevuto del bene e quindi di aver respirato Bellezza e quella che in tempi come questi non è concesso nascondersi.
giovedì 17 settembre 2009
Lettera aperta al sindaco Pasquale Scelzo
copia della lettera inviata al sindaco di Brienza, Pasquale Scelzo
All’Attenzione del Sindaco Di Brienza
Pasquale Scelzo
Gentilissimo sindaco Pasquale Scelzo ,
Le scriviamo questa cordialissima lettera per invitarla a dare un segno di svolta alla deriva culturale senza precedenti che sta coinvolgendo la nostra nazione. E’ di pochi giorni fa la notizia che il sindaco leghista di Ponteranica ( Bergamo) ha fatto rimuovere una targa in onore dell’eroe Peppino Impastato. L’eroe siciliano morto nel 1978 per aver combattuto con tutto le sue forze la politica mafiosa di Cinisi, dando un pensiero innovativo e carico di Bellezza che fa diventare, Peppino Impastato, l’eroe della riscossa del sud. E’ inutile nascondere questa nuova questione meridionale che a causa delle continue interferenze leghiste si sta trasformando in un insistente attacco senza umanità verso la storia delle nostre terre, per far dimenticare anche ai giovani meridionali l’amore per la proprie radici e i propri eroi . A nostro avviso l’agire del primo cittadino di Ponteranica è un attacco grave non solo alla legalità e alla lotta alla mafia ma anche alla cultura di un sud che vuole reagire contro le ingiustizie e contro una politica chiusa nelle stanze del potere mafioso e corrotto. Peppino Impastato non è solo questo, il suo strappo verso quella famiglia mafiosa che lo aveva cresciuto, la sua voglia di cambiare, la sua accesa guerra al perbenismo della sua Cinisi, la sua resistenza ad un facile guadagno fatto a scapito dell’ambiente e una vivacità politica che lo ha portato a superare e a rompere le gabbie ideologiche, creano intorno alla figura di Peppino Impastato un esempio senza colore politico per i troppo passivi e disorientati giovani.
Bisogna dare un segno che da una parte rappresenti uno strappo alle politiche leghiste del nord e che dall’altra consolidi i valori di Bellezza, legalità e lotta alla mafia, osannati da Peppino Impastato.
Noi le chiediamo di seguire l’esempio della regione Lazio e del comune di Giffoni in provincia di Salerno ( entrambi hanno dedicato all’eroe una sala ), le chiediamo di dedicare un riconoscimento a Peppino Impastato tra le immortali pietre burgentine; una testimonianza rivolta all’Italia intera , dedicata ad un figlio come noi di questa terra violentata ed usurpata , un concittadino del nostro amato meridione. Dedicare all’eroe un po’ di spazio e alla cittadinanza burgentina, ai giovani un esempio da seguire sulla strada della legalità e della Bellezza.
Grazie per l’attenzione
Fraterni Saluti
Sinistra e Libertà
Pasquale Scelzo
Gentilissimo sindaco Pasquale Scelzo ,
Le scriviamo questa cordialissima lettera per invitarla a dare un segno di svolta alla deriva culturale senza precedenti che sta coinvolgendo la nostra nazione. E’ di pochi giorni fa la notizia che il sindaco leghista di Ponteranica ( Bergamo) ha fatto rimuovere una targa in onore dell’eroe Peppino Impastato. L’eroe siciliano morto nel 1978 per aver combattuto con tutto le sue forze la politica mafiosa di Cinisi, dando un pensiero innovativo e carico di Bellezza che fa diventare, Peppino Impastato, l’eroe della riscossa del sud. E’ inutile nascondere questa nuova questione meridionale che a causa delle continue interferenze leghiste si sta trasformando in un insistente attacco senza umanità verso la storia delle nostre terre, per far dimenticare anche ai giovani meridionali l’amore per la proprie radici e i propri eroi . A nostro avviso l’agire del primo cittadino di Ponteranica è un attacco grave non solo alla legalità e alla lotta alla mafia ma anche alla cultura di un sud che vuole reagire contro le ingiustizie e contro una politica chiusa nelle stanze del potere mafioso e corrotto. Peppino Impastato non è solo questo, il suo strappo verso quella famiglia mafiosa che lo aveva cresciuto, la sua voglia di cambiare, la sua accesa guerra al perbenismo della sua Cinisi, la sua resistenza ad un facile guadagno fatto a scapito dell’ambiente e una vivacità politica che lo ha portato a superare e a rompere le gabbie ideologiche, creano intorno alla figura di Peppino Impastato un esempio senza colore politico per i troppo passivi e disorientati giovani.
Bisogna dare un segno che da una parte rappresenti uno strappo alle politiche leghiste del nord e che dall’altra consolidi i valori di Bellezza, legalità e lotta alla mafia, osannati da Peppino Impastato.
Noi le chiediamo di seguire l’esempio della regione Lazio e del comune di Giffoni in provincia di Salerno ( entrambi hanno dedicato all’eroe una sala ), le chiediamo di dedicare un riconoscimento a Peppino Impastato tra le immortali pietre burgentine; una testimonianza rivolta all’Italia intera , dedicata ad un figlio come noi di questa terra violentata ed usurpata , un concittadino del nostro amato meridione. Dedicare all’eroe un po’ di spazio e alla cittadinanza burgentina, ai giovani un esempio da seguire sulla strada della legalità e della Bellezza.
Grazie per l’attenzione
Fraterni Saluti
Sinistra e Libertà
coordinamento di Brienza
Francesco Altavista e Giuseppe Lovito
capo-gruppo consiliare Rifondazione Comunista
Raffaele Santorufo
Raffaele Santorufo
mercoledì 9 settembre 2009
Il nuovo corso dell'Invicta Burgentia
da " Il quotidiano della Basilicata"
Brienza – Il nuovo corso che coinvolge la cittadella burgentina , invade prepotentemente anche l’unica squadra del paese e come capita spesso al nuovo corrisponde la fine di ciò che si considera vecchio , in questo caso finisce una tradizione lunga dieci anni della presidenza Romano e con lui la filosofia che ha guidato le scelte societarie dal 1998, data di nascita del sogno Invicta Burgentia. Finisce come una bella poesia , con metafore a corto respiro , emozioni , qualche lacrima, rassegnazione e con un po’ di rabbia. Finisce quella tradizione che è stata negli anni l’unica risorsa per i giovani burgentini amanti del calcio, senza arrivare alla retorica spicciola di chi vuole parlare di droga e alcool, un team per i giovani e dei giovani amava ripetere il presidente Giovanni Romano . Le difficoltà espresse dalla vecchia società dell’Invicta Burgentia hanno costretto il presidente a consegnare il titolo nelle mani dell’appena eletto sindaco Pasquale Scelzo , il quale ha consegnato il tutto ad una nuova società. A dir la verità i nomi della nuova direzione hanno un sapore già conosciuto , la cordata di imprenditori che si è assunta l’onere e l’onore di far vivere l’Inviata , nella maggior parte sono gli stessi che guidarono allora As Brienza calcio fallita qualche anno fa, dopo la retrocessione dall’Eccellenza. . Gli imprenditori di note aziende burgentine , tra le più grandi della città, sotto la guida di Rocco Grano colui che ha coordinato il tutto assumendosi da principio il dovere di costruire la società , hanno accettato quasi a sorpresa perché l’ex mister Giovanni Memoli ci aveva provato ma le risposte erano state negative. Il presidente della nuova società è Mario Margherita , alla vice –presidenza dovrebbe essere Tonino Laurino, segretario Rocco Grano , tesoriere Rocco Battista e responsabili giovanili , Aldo Cenci e Mario Viscardi. Richiamato ad allenare la squadra Pinuccio D’Elia che sostituirà Giovanni Memoli, nonostante quest’ultimo abbia concluso gli ultimi due campionati con il conseguimento dell’obiettivo , prima la promozione dalla seconda categoria e poi la salvezza. La filosofia che aveva guidato l’Invicta Burgentia inevitabilmente sarà diversa , perchè la società che fu dell’As Brienza calcio e che ora nel maggior parte è quella dell’Invicta ha avuto da sempre obiettivi forse più ambiziosi che in tante occasioni hanno portato la società a fare grossi errori, sviste che la nuova società a quanto sembra non vuole più commettere. “ Non avevo intenzione di rientrare dopo tre anni nel mondo del calcio burgentino” ci spiega Rocco Grano “ ma il sindaco ha richiesto il mio intervento nel richiamare quel gruppo di amici , per non perdere la squadra a Brienza, proprio ora che il nuovo campo è quasi completato” continua “ , l’obiettivo è quello di formare una polisportiva a Brienza , un punto di riferimento per i giovani “. Secondo Rocco Grano , la società non deve essere più la scusa per creare campanilismi e contrapposizioni tra la gente , richiamando a quella contrapposizione di fatto in politiche societarie riguardo ai giovani che diede vita l’Invicta Burgentia circa 11 anni fa . Sarà un campionato a detta della nuova società , secondo le potenzialità dei ragazzi e non si esclude la promozione. “
Nuovo corso per il Burgentia
di Francesco Altavista
Brienza – Il nuovo corso che coinvolge la cittadella burgentina , invade prepotentemente anche l’unica squadra del paese e come capita spesso al nuovo corrisponde la fine di ciò che si considera vecchio , in questo caso finisce una tradizione lunga dieci anni della presidenza Romano e con lui la filosofia che ha guidato le scelte societarie dal 1998, data di nascita del sogno Invicta Burgentia. Finisce come una bella poesia , con metafore a corto respiro , emozioni , qualche lacrima, rassegnazione e con un po’ di rabbia. Finisce quella tradizione che è stata negli anni l’unica risorsa per i giovani burgentini amanti del calcio, senza arrivare alla retorica spicciola di chi vuole parlare di droga e alcool, un team per i giovani e dei giovani amava ripetere il presidente Giovanni Romano . Le difficoltà espresse dalla vecchia società dell’Invicta Burgentia hanno costretto il presidente a consegnare il titolo nelle mani dell’appena eletto sindaco Pasquale Scelzo , il quale ha consegnato il tutto ad una nuova società. A dir la verità i nomi della nuova direzione hanno un sapore già conosciuto , la cordata di imprenditori che si è assunta l’onere e l’onore di far vivere l’Inviata , nella maggior parte sono gli stessi che guidarono allora As Brienza calcio fallita qualche anno fa, dopo la retrocessione dall’Eccellenza. . Gli imprenditori di note aziende burgentine , tra le più grandi della città, sotto la guida di Rocco Grano colui che ha coordinato il tutto assumendosi da principio il dovere di costruire la società , hanno accettato quasi a sorpresa perché l’ex mister Giovanni Memoli ci aveva provato ma le risposte erano state negative. Il presidente della nuova società è Mario Margherita , alla vice –presidenza dovrebbe essere Tonino Laurino, segretario Rocco Grano , tesoriere Rocco Battista e responsabili giovanili , Aldo Cenci e Mario Viscardi. Richiamato ad allenare la squadra Pinuccio D’Elia che sostituirà Giovanni Memoli, nonostante quest’ultimo abbia concluso gli ultimi due campionati con il conseguimento dell’obiettivo , prima la promozione dalla seconda categoria e poi la salvezza. La filosofia che aveva guidato l’Invicta Burgentia inevitabilmente sarà diversa , perchè la società che fu dell’As Brienza calcio e che ora nel maggior parte è quella dell’Invicta ha avuto da sempre obiettivi forse più ambiziosi che in tante occasioni hanno portato la società a fare grossi errori, sviste che la nuova società a quanto sembra non vuole più commettere. “ Non avevo intenzione di rientrare dopo tre anni nel mondo del calcio burgentino” ci spiega Rocco Grano “ ma il sindaco ha richiesto il mio intervento nel richiamare quel gruppo di amici , per non perdere la squadra a Brienza, proprio ora che il nuovo campo è quasi completato” continua “ , l’obiettivo è quello di formare una polisportiva a Brienza , un punto di riferimento per i giovani “. Secondo Rocco Grano , la società non deve essere più la scusa per creare campanilismi e contrapposizioni tra la gente , richiamando a quella contrapposizione di fatto in politiche societarie riguardo ai giovani che diede vita l’Invicta Burgentia circa 11 anni fa . Sarà un campionato a detta della nuova società , secondo le potenzialità dei ragazzi e non si esclude la promozione. “
lunedì 7 settembre 2009
Intervista a Fiorella Mannoia prima del concerto a Viggiano
Fiorella e il destino di vivere la musica
di Francesco Altavista
LA VOCE di Fiorella Mannoia che incanta da anni il popolo Italiano e straniero, sarà ospitata in concerto gratuito il sette settembre a Viggiano. Fiorella Mannoia si concede gentilmente ad un’intervista con “ il quotidiano”
Fiorella Mannoia, non è stata sempre una cantante , ha cominciato nell’ambito artistico come stunt girl. Cosa si porta da quella esperienza e quando invece si è accorta di avere il dono del canto ?
L’esperienza da stunt girl è stato un periodo della mia vita , una parentesi che si è aperta e si è chiusa nel giro di pochi anni. In realtà non ho memoria di quando ho cominciato a cantare. Ho cominciato da piccolissima, mio padre era un musicista se pur dilettante, si accorse subito che avevo una voce particolare e questa attitudine alla musica, perciò ho sempre cantato. Mio padre mi faceva cantare continuamente. Avevo un destino segnato per fare la cantante .
L’arte di Fiorella Mannoia non è solo l’attitudine al canto ma anche ricerca che supera i confini , come nel lavoro “Onda Tropicale” . Un disco che riunisce grandi artisti della musica Brasiliana , un progetto che non ha eguali in Italia . Da cosa nacque l’ idea di “Onda tropicale” ?
La musica brasiliana è la più ricca del mondo. In Brasile ci sono centinaia di tipi di stile diversi; il Brasile è una fucina di musica. Io ho avuto sempre una passione per questo Paese, amo da sempre il Brasile. Ho avuto la fortuna di conoscere Caetano Veloso e Chico Buarque e da lì è nato quel progetto , un progetto ambizioso, credo che nessuno sia riuscito a riunire in un disco artisti di quel calibro, i più grandi artisti della musica brasiliana , dai quali ho imparato molto. Lo studio nella musica è importantissimo io credo che viviamo di collaborazioni , di curiosità.Lo scambio che c’è tra la musica dei popoli è alla base dello scambio della cultura , imparare quello che gli altri fanno, curiosare negli altri paesi , tutto questo credo sia la linfa di questo mestiere ma anche della vita.
Il confronto e lo studio sono importanti. Ma oggi non crede che a causa dei talent-reality show come “Saranno famosi “, X-factor ,la musica abbia perso questi due fattori ?
Se i reality servono a far uscire dei talenti, va bene. Ormai ci dobbiamo adeguare a tutto. Io preferirei un altro canale, mi piacerebbe dare spazio in altro modo . Ma se il mondo va in questa maniera bisogna adeguarsi ai tempi che cambiano. Servono a tirar fuori giovani voci come Giusy Ferreri ma questi dovranno comunque dimostrare nel tempo di non essere fenomeni estivi con la loro cultura, la loro intelligenza e facendo un lavoro su se stessi . Per farsi ascoltare i giovani non hanno che questi mezzi e poi è chiaro ognuno fa la strada che crede.
Ma secondo lei non è un sintomo, insieme alla crisi discografica che la musica in Italia sia in declino?
Io non credo che la musica sia in declino credo che il supporto fonografico sia in declino. L’avvento di internet ha portato ad una sorta di rivoluzione, così come abbiamo concepito il disco , la vendita,tutto questo sta cambiando.In quale direzione non sono all’altezza di prevederlo, ma di certo qualcosa sta cambiando. La musica non è in declino lo dimostrano i concerti di quelli che se lo meritano , sono sempre pieni di gente la musica live vive , vive un’epoca di splendore . La musica viene acquistata in altri modi , non nei negozi di dischi come era una volta :si scarica da internet. E’ cambiato l’approccio al supporto musicale, ecco perché c’è crisi discografica , perché è un settore vecchio.
L’ultimo lavoro porta il titolo il “ Movimento del dare “. Cosa Fiorella Mannoia ha dato in questi anni con la propria musica e cosa la musica può dare per migliorare le cose ?
Io penso di aver dato il lavoro di una cantante onesta che cerca di trasmettere emozioni , quando ci riesce. Non so bisognerebbe chiedere a chi mi segue; io faccio il mio lavoro come un onesto artigiano , faccio il mio mestiere in punta di piedi , faccio quello che sento , quello che mi piace, tutto sempre con onestà senza prendere in giro il pubblico. Non ho mai studiato a tavolino per sapere quale canzone era meglio per vendere di più . La speranza che quello che piacesse a me piacesse anche al pubblico. Torniamo al fatto che ognuno fa quello che sente ci sono miei colleghi che non sentono l’esigenza di occuparsi della cosa pubblica e anche loro hanno la mia stima e il mio rispetto. Ci sono poi quelli come me che non riescono a stare zitti . Io penso che essendo noi dei privilegiati sotto tutti i punti di vista, facciamo un mestiere meraviglioso , è nostro dovere , il dovere di chi ha , di dividere il proprio avere con gli altri . Cercare di mettersi al sevizio di chi non ha il nostro privilegio. E allora sento di mettermi al servizio , dove posso, dove servo e quando posso , di chi chiede aiuto .
Sarà a Viggiano un paese che era considerato la perla lucana, ora sotto ricatto come l’intera regione del più grande centro oli d’Europa . Come ultima battuta le chiedo un parere sulla Bellezza e l’ambiente
Io non mi riconosco più in questo Paese. Io amo l’Italia e per questo continuo a combattere. Questo era il Paese che poteva vivere con le Bellezze che ha .Si potrebbe vivere solo ed esclusivamente di Bellezza se questo Paese fosse valorizzato per la Bellezza che ha e non fosse continuamente deturpato dagli interessi economici di pochi. Potevamo vivere su quello che ci ha lasciato la storia e di quello che ci ha concesso la generosa natura . Siamo stati capaci di distruggere tutto o quasi tutto. Gli interessi economici purtroppo in Italia vincono troppo spesso. C’è un libro che si chiama “ Memorie di Adriano” di Marguerite Yourcenar, nel quale c’è una frase “ Chi ama la Bellezza la trova ovunque”, bisogna saperla cercare e proteggere.
di Francesco Altavista
LA VOCE di Fiorella Mannoia che incanta da anni il popolo Italiano e straniero, sarà ospitata in concerto gratuito il sette settembre a Viggiano. Fiorella Mannoia si concede gentilmente ad un’intervista con “ il quotidiano”
Fiorella Mannoia, non è stata sempre una cantante , ha cominciato nell’ambito artistico come stunt girl. Cosa si porta da quella esperienza e quando invece si è accorta di avere il dono del canto ?
L’esperienza da stunt girl è stato un periodo della mia vita , una parentesi che si è aperta e si è chiusa nel giro di pochi anni. In realtà non ho memoria di quando ho cominciato a cantare. Ho cominciato da piccolissima, mio padre era un musicista se pur dilettante, si accorse subito che avevo una voce particolare e questa attitudine alla musica, perciò ho sempre cantato. Mio padre mi faceva cantare continuamente. Avevo un destino segnato per fare la cantante .
L’arte di Fiorella Mannoia non è solo l’attitudine al canto ma anche ricerca che supera i confini , come nel lavoro “Onda Tropicale” . Un disco che riunisce grandi artisti della musica Brasiliana , un progetto che non ha eguali in Italia . Da cosa nacque l’ idea di “Onda tropicale” ?
La musica brasiliana è la più ricca del mondo. In Brasile ci sono centinaia di tipi di stile diversi; il Brasile è una fucina di musica. Io ho avuto sempre una passione per questo Paese, amo da sempre il Brasile. Ho avuto la fortuna di conoscere Caetano Veloso e Chico Buarque e da lì è nato quel progetto , un progetto ambizioso, credo che nessuno sia riuscito a riunire in un disco artisti di quel calibro, i più grandi artisti della musica brasiliana , dai quali ho imparato molto. Lo studio nella musica è importantissimo io credo che viviamo di collaborazioni , di curiosità.Lo scambio che c’è tra la musica dei popoli è alla base dello scambio della cultura , imparare quello che gli altri fanno, curiosare negli altri paesi , tutto questo credo sia la linfa di questo mestiere ma anche della vita.
Il confronto e lo studio sono importanti. Ma oggi non crede che a causa dei talent-reality show come “Saranno famosi “, X-factor ,la musica abbia perso questi due fattori ?
Se i reality servono a far uscire dei talenti, va bene. Ormai ci dobbiamo adeguare a tutto. Io preferirei un altro canale, mi piacerebbe dare spazio in altro modo . Ma se il mondo va in questa maniera bisogna adeguarsi ai tempi che cambiano. Servono a tirar fuori giovani voci come Giusy Ferreri ma questi dovranno comunque dimostrare nel tempo di non essere fenomeni estivi con la loro cultura, la loro intelligenza e facendo un lavoro su se stessi . Per farsi ascoltare i giovani non hanno che questi mezzi e poi è chiaro ognuno fa la strada che crede.
Ma secondo lei non è un sintomo, insieme alla crisi discografica che la musica in Italia sia in declino?
Io non credo che la musica sia in declino credo che il supporto fonografico sia in declino. L’avvento di internet ha portato ad una sorta di rivoluzione, così come abbiamo concepito il disco , la vendita,tutto questo sta cambiando.In quale direzione non sono all’altezza di prevederlo, ma di certo qualcosa sta cambiando. La musica non è in declino lo dimostrano i concerti di quelli che se lo meritano , sono sempre pieni di gente la musica live vive , vive un’epoca di splendore . La musica viene acquistata in altri modi , non nei negozi di dischi come era una volta :si scarica da internet. E’ cambiato l’approccio al supporto musicale, ecco perché c’è crisi discografica , perché è un settore vecchio.
L’ultimo lavoro porta il titolo il “ Movimento del dare “. Cosa Fiorella Mannoia ha dato in questi anni con la propria musica e cosa la musica può dare per migliorare le cose ?
Io penso di aver dato il lavoro di una cantante onesta che cerca di trasmettere emozioni , quando ci riesce. Non so bisognerebbe chiedere a chi mi segue; io faccio il mio lavoro come un onesto artigiano , faccio il mio mestiere in punta di piedi , faccio quello che sento , quello che mi piace, tutto sempre con onestà senza prendere in giro il pubblico. Non ho mai studiato a tavolino per sapere quale canzone era meglio per vendere di più . La speranza che quello che piacesse a me piacesse anche al pubblico. Torniamo al fatto che ognuno fa quello che sente ci sono miei colleghi che non sentono l’esigenza di occuparsi della cosa pubblica e anche loro hanno la mia stima e il mio rispetto. Ci sono poi quelli come me che non riescono a stare zitti . Io penso che essendo noi dei privilegiati sotto tutti i punti di vista, facciamo un mestiere meraviglioso , è nostro dovere , il dovere di chi ha , di dividere il proprio avere con gli altri . Cercare di mettersi al sevizio di chi non ha il nostro privilegio. E allora sento di mettermi al servizio , dove posso, dove servo e quando posso , di chi chiede aiuto .
Sarà a Viggiano un paese che era considerato la perla lucana, ora sotto ricatto come l’intera regione del più grande centro oli d’Europa . Come ultima battuta le chiedo un parere sulla Bellezza e l’ambiente
Io non mi riconosco più in questo Paese. Io amo l’Italia e per questo continuo a combattere. Questo era il Paese che poteva vivere con le Bellezze che ha .Si potrebbe vivere solo ed esclusivamente di Bellezza se questo Paese fosse valorizzato per la Bellezza che ha e non fosse continuamente deturpato dagli interessi economici di pochi. Potevamo vivere su quello che ci ha lasciato la storia e di quello che ci ha concesso la generosa natura . Siamo stati capaci di distruggere tutto o quasi tutto. Gli interessi economici purtroppo in Italia vincono troppo spesso. C’è un libro che si chiama “ Memorie di Adriano” di Marguerite Yourcenar, nel quale c’è una frase “ Chi ama la Bellezza la trova ovunque”, bisogna saperla cercare e proteggere.
mercoledì 2 settembre 2009
Anni Ribelli vs APT Basilicata
da " Il quotidiano della Basilicata"
Un evento trascurato
di Francesco Altavista
di Francesco Altavista
Brienza – Gli Organizzatori della manifestazione “Notti al castello - Anni Ribelli” a Brienza sono sul piede di guerra contro APT Basilicata. La quarta edizione di notti al castello ha avuto quest’anno la particolarità e l’intuizione di rivivere attraverso , proiezione di film , mostre fotografiche , manifesti politici e musica dal vivo , gli anni ribelli dal 1967 al 1977. L’APT Basilicata però ha negato il finanziamento alla manifestazione e gli organizzatori hanno preparato prima un ricorso per riesaminare il progetto e in caso di mancata accettazione , preparano un ricorso al Tar. Sotto accusa alcune parti del bando di partecipazione. Le domande sono state valutate da una commissione dell’APT con l’aggiunta di un dipendente regionale , secondo due modalità. Le lamentele rientrano tutte nella seconda modalità cioè: valutazione di merito dove il massimo per criterio è stato di 15 punti. . Per quando riguarda i primi tre criteri di valutazione non c’è nulla da eccepire perché sono gli unici criteri oggettivi. Le note dolenti secondo gli organizzatori burgentini arrivano al quarto criterio : la qualità, dove hanno ricevuto solo 10 punti per criterio. Questo criterio si articola in tre punti : l’eccezionalità, la peculiarità e l’originalità . In questi tre punti i burgentini a loro dire hanno subito un torto. Per quanto riguarda l’eccezionalità, spiega il bando: manifestazione che aggiunge elementi che diversificano l’offerta turistica. Gli organizzatori “Ribelli” ci spiegano che la manifestazione deve essere considerata eccezionale secondo due punti : perché consente l’aperture di luoghi e chiese che normalmente a Brienza sono chiusi e in quei lunghi sono state inseriti contenuti quali per esempio mostre che normalmente non ci sono. Secondo punto in questione per i burgentini : l’originalità. Ribadiscono i promotori di “ Anni Ribelli” : c’è un solo precedente in Italia di una manifestazione sugli anni settanta , della Biennale di Milano . L’ultima questione sulla Peculiarità cioè iniziative particolarmente legate al territorio, la manifestazione anni ribelli si è svolta totalmente nel borgo antico di Brienza, in luoghi , quelli più antichi a volte abbandonati dall’intervento pubblico. Inoltre questi criteri di qualità anche all’occhio non esperto risultano troppo vaghi e generici , qualcuno potrebbe ipotizzare che la generalità dei criteri va a favore di manovre clientelari . Un altro punto particolare del Bando è la differenziazione in categorie. Gran parte dei progetti delle altre categorie ( per esempio turismo gastronomico) visibilmente più superficiali dal punto di vista culturale e organizzativo come le ” Cantine Aperte” di Sant’angelo LE fratte che pur essendo una manifestazione di grande rispetto non può sottrarre risorse ai grandi eventi culturali. Il presidente dell’APT, Perri qualche giorno fa si è detto soddisfatto della manifestazione “La Grancia” perché aveva mobilitato circa 2000 persone al giorno, a Brienza “ Anni Ribelli “ numeri alla mano , ha portato circa 1500 persone al giorno nel castello più altre persone non entrate nella fantastica fortezza che superano di gran lunga i numeri della Grancia in quanto a partecipazione. I burgentini ribelli non si fermeranno e se c’è qualcosa di poco chiaro nelle attribuzioni dei contributi,è giusto che si vada avanti.
domenica 9 agosto 2009
Intervista a Godano: Marlene Kuntz e il Miracolo del Rock
da "Q " pagine speciali de " Il quotidiano della Basilicata"
Intervista Cristiano Godano leader dei Marlene Kuntz
Godano e il Miracolo del Rock
di Francesco Altavista
E’ il leader di una delle più famose band rock italiane, considerato da molti un poeta, colui che al rock ha unito una poesia bella a tratti ermetica che ha bisogno di un ascolto attento e consapevole. è Cristiano Godano dei Marlene Kuntz.Il 31 luglio è stato a Monte San Giacomo , paese campano a pochi chilometri da Brienza . Con una gentilezza peculiare si presta ad una chiacchierata suggestiva con “ il quotidiano”.
Quasi all’inizio della carriera dei Marlene , Enrico Brizzi , vi definì l’unico gruppo rock italiano. Cristiano concordi con questa asserzione ? Cosa significa fare rock in Italia ?
Non so se Enrico Brizzi farebbe questa affermazione anche oggi. Sarebbe arrogante da parte mia definirmi l’unica realtà rock italiana. Fare rock in Italia significa attuare un piccolo miracolo, vivere facendo rock è una cosa complessa e azzardata , in Italia non c’è una tradizione rock. Se in Italia qualcuno ti domanda cosa fai nella vita e tu rispondi il cantante rock, lui ti dice “ Ok, ma il vero lavoro quale è ? “ La stessa domanda in Inghilterra per esempio avrebbe una reazione diversa , un grande rispetto.
L’ultimo album dei Marlene Kuntz è un raccolta dei migliori pezzi , con l’aggiunta di tre cover , di cui una della PFM: Impressioni di Settembre. Come mai avete fatto questa scelta ?
Il best top era l’unico luogo dove rendere ufficiali quelle cover. Erano pezzi che stavamo suonando molto dal vivo nei tour precedenti. Credo che molta gente si aspettasse di risentirle in un album. Impressioni di Settembre è un pezzo che ci piace , lo ascoltavo da bambino ed è una canzone che è molto vicina potenzialmente al nostro modo di intendere la musica , anche se ci sono delle generazioni di mezzo, naturalmente il modo di pensare della PFM è congeniale alla sua epoca come quella dei Marlene alla nostra.
Nel disco “Uno”, è possibile ravvisare un cambiamento negli arrangiamenti verso un rock più italiano , forse più pop. L’album rappresenta un cambiamento di rotta ?
I Marlene cercano e sperano di cambiare disco dopo disco. Nell’ultimo disco non vedo soltanto una svolta , spero di vedere un cambiamento di rotta ogni volta. Ogni disco cerca di spostare altrove il baricentro della propria qualità espressiva. Al settimo disco siamo approdati su questo punto , ma il prossimo sarà altrove , me lo auguro.
Oltre a cambiamenti artistici , i Marlene alla pari di altre band , hanno avuto anche diversi cambiamenti nei componenti . E’ segno di una difficoltà di oggi nel formare dei gruppi uniti ?
Noi per i ¾ siamo insieme ormai da circa venti anni, abbiamo subito dei cambiamenti riguardo alla figura del bassista che per certi versi è stato l’elemento meno stabile e quindi è già abbastanza miracoloso che ci si sia conosciuti a compenetrare , rispettare e a tollerare oltre che apprezzare ed amare l’un l’altro per venti anni. La storia di un gruppo è come pensare ad una storia d’amore alla terza potenza., già è difficile far una storia d’amore a due, immagina la storia di un gruppo, perché ci sono di mezzo gli ego personali , le sfumature delle personalità. Credo che i Marlene siano un gruppo raro da questo punto di vista. Diciamo che io Luca e Riccardo , gruppo storico della band siamo andati bene .
Una band è una storia d’amore . Ma quando un gruppo ha una figura forte come lo sei tu , a volte si scoglie a favore di una carriera da solista. Tu escludi questa possibilità?
No, io non escludo niente. Mi piace pensare che la carriera da solista non ci sarà , perché una carriera vuol dire che mi ritrovo da lì in poi da solo, senza il gruppo e devo dire che questa cosa non mi piace come sensazione. Però non posso escludere che prima o poi mi possa venire la voglia di fare un disco da solo. Questo non vuol dire avere una carriera da solista , vuol dire divertirsi con una propria cosa . Non posso escluderla a priori una cosa del genere. Il fatto che io possa esprimermi in maniera solitaria potrebbe accadere , ma vorrebbe dire che con Luca e Riccardo non ci si trova più bene è questa cosa non mi piace.
Passiamo al Godano poeta . In Bianco sporco c’è un pezzo particolarmente interessante dal punto di vista filosofico cioè “Bellezza” . Per te cosa vuol dire Bellezza? E tu hai trovato questa Bellezza?
Quando ho scritto quel pezzo ero consapevole di andare incontro a domande difficili da parte degli addetti ai lavori, nella fattispecie in questo momento tu. E capivo di non avere risposta a questa domanda ma un sentimento, una semplice intuizione . Avevo un pensiero della Bellezza non unicamente legata alla sfera estetica cioè , un qualcosa che si vede e si giudica bella dal punto di vista formale, ma anche dal punto di vista intimo –spirituale. Quello che ha a che fare con la parte interna di noi stessi , tutto ciò che confluisce in spirito e anima . Non so se lo trovata , a volte si .E’ una sensazione di giustezza. Una Bellezza è quando attraverso, a livello formale e spirituale , un momento di completezza e giustezza.
Quale è la musa di Godano ?
Non credo che ci sai una fonte univoca , ci sono delle volte in cui non sono ispirato e una canzone aspetta il testo, io lo vado a cercare e l’esperienza mi ha insegnato che per esempio il confronto con altre opere artistiche prima o poi accenderà una lampadina interiore che si propagherà in un lampo ispiratore che darà vita al primo verso e poi al testo. Può essere un libro , un film; ogni volta che non so cosa scrivere per una canzone nuova , quando penso di aver esaurito tutto nella mia testa , (ho scritto più di cento pezzi) in questo caso mi preoccupo un po’ e cerco il confronto con altre opere d’arte . Penso che prima o poi mi si accenderà qualcosa .L’ispirazione è disponibilità a ricevere il mondo.
Su XL di repubblica , c’è’ stato un acceso dibattito sugli aftherhours a San Remo e sulla musica indipendente . Gli Aftherhours sono una band che per certi versi ha avuto un percorso simile al vostro , cosa ti senti di dire su questa faccenda?
Se uno vuole chiarire se stesso con la parola indipendente rischia di perdersi e di non trovarsi d’accordo con gli altri. L’unica definizione più veritiera è quella che musica indipendente non è musica commerciale, però già questo si apre a diverse interpretazioni , perché per qualcuno una canzone può essere commerciale per altri no. Per certi ascoltatori che si definiscono indipendenti, i Marlene sono commerciali , perché fanno l’equazione: conosciuti quindi commerciali . Per molti siamo strani quindi indipendenti. Alla fin fine non so se ritrovarmi in queste definizioni. Non è nemmeno facile definire la musica di qualità e quella di non qualità, una cosa sbagliata impostata malissimo da XL. Non esiste mai un confine netto. Per quanto riguarda San Remo, io dico che purtroppo, come detto prima ,viviamo in Italia , i canali di diffusione della musica sono pochi. A nessuno importa di andare a San Remo per gareggiare con Orietta Berti o Albano, ci si va per necessità.
L’Ultima domanda . Internet come mezzo di diffusione della musica , secondo te è così oppure il mondo di internet sta distruggendo il mondo della musica , soprattutto per quando riguarda la super offerta rock di piccoli gruppi formati da poco che cercano il successo facile e subito ?
Sono prese di posizione che non riesco a prendere. Non sono molto simpatizzante di internet , non mi piace molto. Secondo me internet svilisce la musica. Ci sono tanti gruppi che mettono la musica su internet ma la prima sensazione che ne ricavo e che c’ troppa musica., nessuno può ascoltare tutta quella musica, non basterebbe una vita. Non mi permetto di dire che livello ha la musica , su centinaia di gruppi che non servono c’è ne uno che magari fa cose interessanti e originali , questo è il lato positivo. Poi il rock è una forma di espressione sensuale , io con i Marlene ho aggiunto anche l’intelletto ma il linea di principio è un qualcosa di sensuale. Non è quindi una questione di tre accordi , ma come vengono suonati. In America per esempio , i gruppi che girano nei locali , hanno fatto ore e ore di prove , è un problema di sound , di tocco di musica compatta o meno. In Italia i piccoli gruppi dopo poche ora si sentono già adeguati. Ci vuole lavoro su tutto.
Intervista Cristiano Godano leader dei Marlene Kuntz
Godano e il Miracolo del Rock
di Francesco Altavista
E’ il leader di una delle più famose band rock italiane, considerato da molti un poeta, colui che al rock ha unito una poesia bella a tratti ermetica che ha bisogno di un ascolto attento e consapevole. è Cristiano Godano dei Marlene Kuntz.Il 31 luglio è stato a Monte San Giacomo , paese campano a pochi chilometri da Brienza . Con una gentilezza peculiare si presta ad una chiacchierata suggestiva con “ il quotidiano”.
Quasi all’inizio della carriera dei Marlene , Enrico Brizzi , vi definì l’unico gruppo rock italiano. Cristiano concordi con questa asserzione ? Cosa significa fare rock in Italia ?
Non so se Enrico Brizzi farebbe questa affermazione anche oggi. Sarebbe arrogante da parte mia definirmi l’unica realtà rock italiana. Fare rock in Italia significa attuare un piccolo miracolo, vivere facendo rock è una cosa complessa e azzardata , in Italia non c’è una tradizione rock. Se in Italia qualcuno ti domanda cosa fai nella vita e tu rispondi il cantante rock, lui ti dice “ Ok, ma il vero lavoro quale è ? “ La stessa domanda in Inghilterra per esempio avrebbe una reazione diversa , un grande rispetto.
L’ultimo album dei Marlene Kuntz è un raccolta dei migliori pezzi , con l’aggiunta di tre cover , di cui una della PFM: Impressioni di Settembre. Come mai avete fatto questa scelta ?
Il best top era l’unico luogo dove rendere ufficiali quelle cover. Erano pezzi che stavamo suonando molto dal vivo nei tour precedenti. Credo che molta gente si aspettasse di risentirle in un album. Impressioni di Settembre è un pezzo che ci piace , lo ascoltavo da bambino ed è una canzone che è molto vicina potenzialmente al nostro modo di intendere la musica , anche se ci sono delle generazioni di mezzo, naturalmente il modo di pensare della PFM è congeniale alla sua epoca come quella dei Marlene alla nostra.
Nel disco “Uno”, è possibile ravvisare un cambiamento negli arrangiamenti verso un rock più italiano , forse più pop. L’album rappresenta un cambiamento di rotta ?
I Marlene cercano e sperano di cambiare disco dopo disco. Nell’ultimo disco non vedo soltanto una svolta , spero di vedere un cambiamento di rotta ogni volta. Ogni disco cerca di spostare altrove il baricentro della propria qualità espressiva. Al settimo disco siamo approdati su questo punto , ma il prossimo sarà altrove , me lo auguro.
Oltre a cambiamenti artistici , i Marlene alla pari di altre band , hanno avuto anche diversi cambiamenti nei componenti . E’ segno di una difficoltà di oggi nel formare dei gruppi uniti ?
Noi per i ¾ siamo insieme ormai da circa venti anni, abbiamo subito dei cambiamenti riguardo alla figura del bassista che per certi versi è stato l’elemento meno stabile e quindi è già abbastanza miracoloso che ci si sia conosciuti a compenetrare , rispettare e a tollerare oltre che apprezzare ed amare l’un l’altro per venti anni. La storia di un gruppo è come pensare ad una storia d’amore alla terza potenza., già è difficile far una storia d’amore a due, immagina la storia di un gruppo, perché ci sono di mezzo gli ego personali , le sfumature delle personalità. Credo che i Marlene siano un gruppo raro da questo punto di vista. Diciamo che io Luca e Riccardo , gruppo storico della band siamo andati bene .
Una band è una storia d’amore . Ma quando un gruppo ha una figura forte come lo sei tu , a volte si scoglie a favore di una carriera da solista. Tu escludi questa possibilità?
No, io non escludo niente. Mi piace pensare che la carriera da solista non ci sarà , perché una carriera vuol dire che mi ritrovo da lì in poi da solo, senza il gruppo e devo dire che questa cosa non mi piace come sensazione. Però non posso escludere che prima o poi mi possa venire la voglia di fare un disco da solo. Questo non vuol dire avere una carriera da solista , vuol dire divertirsi con una propria cosa . Non posso escluderla a priori una cosa del genere. Il fatto che io possa esprimermi in maniera solitaria potrebbe accadere , ma vorrebbe dire che con Luca e Riccardo non ci si trova più bene è questa cosa non mi piace.
Passiamo al Godano poeta . In Bianco sporco c’è un pezzo particolarmente interessante dal punto di vista filosofico cioè “Bellezza” . Per te cosa vuol dire Bellezza? E tu hai trovato questa Bellezza?
Quando ho scritto quel pezzo ero consapevole di andare incontro a domande difficili da parte degli addetti ai lavori, nella fattispecie in questo momento tu. E capivo di non avere risposta a questa domanda ma un sentimento, una semplice intuizione . Avevo un pensiero della Bellezza non unicamente legata alla sfera estetica cioè , un qualcosa che si vede e si giudica bella dal punto di vista formale, ma anche dal punto di vista intimo –spirituale. Quello che ha a che fare con la parte interna di noi stessi , tutto ciò che confluisce in spirito e anima . Non so se lo trovata , a volte si .E’ una sensazione di giustezza. Una Bellezza è quando attraverso, a livello formale e spirituale , un momento di completezza e giustezza.
Quale è la musa di Godano ?
Non credo che ci sai una fonte univoca , ci sono delle volte in cui non sono ispirato e una canzone aspetta il testo, io lo vado a cercare e l’esperienza mi ha insegnato che per esempio il confronto con altre opere artistiche prima o poi accenderà una lampadina interiore che si propagherà in un lampo ispiratore che darà vita al primo verso e poi al testo. Può essere un libro , un film; ogni volta che non so cosa scrivere per una canzone nuova , quando penso di aver esaurito tutto nella mia testa , (ho scritto più di cento pezzi) in questo caso mi preoccupo un po’ e cerco il confronto con altre opere d’arte . Penso che prima o poi mi si accenderà qualcosa .L’ispirazione è disponibilità a ricevere il mondo.
Su XL di repubblica , c’è’ stato un acceso dibattito sugli aftherhours a San Remo e sulla musica indipendente . Gli Aftherhours sono una band che per certi versi ha avuto un percorso simile al vostro , cosa ti senti di dire su questa faccenda?
Se uno vuole chiarire se stesso con la parola indipendente rischia di perdersi e di non trovarsi d’accordo con gli altri. L’unica definizione più veritiera è quella che musica indipendente non è musica commerciale, però già questo si apre a diverse interpretazioni , perché per qualcuno una canzone può essere commerciale per altri no. Per certi ascoltatori che si definiscono indipendenti, i Marlene sono commerciali , perché fanno l’equazione: conosciuti quindi commerciali . Per molti siamo strani quindi indipendenti. Alla fin fine non so se ritrovarmi in queste definizioni. Non è nemmeno facile definire la musica di qualità e quella di non qualità, una cosa sbagliata impostata malissimo da XL. Non esiste mai un confine netto. Per quanto riguarda San Remo, io dico che purtroppo, come detto prima ,viviamo in Italia , i canali di diffusione della musica sono pochi. A nessuno importa di andare a San Remo per gareggiare con Orietta Berti o Albano, ci si va per necessità.
L’Ultima domanda . Internet come mezzo di diffusione della musica , secondo te è così oppure il mondo di internet sta distruggendo il mondo della musica , soprattutto per quando riguarda la super offerta rock di piccoli gruppi formati da poco che cercano il successo facile e subito ?
Sono prese di posizione che non riesco a prendere. Non sono molto simpatizzante di internet , non mi piace molto. Secondo me internet svilisce la musica. Ci sono tanti gruppi che mettono la musica su internet ma la prima sensazione che ne ricavo e che c’ troppa musica., nessuno può ascoltare tutta quella musica, non basterebbe una vita. Non mi permetto di dire che livello ha la musica , su centinaia di gruppi che non servono c’è ne uno che magari fa cose interessanti e originali , questo è il lato positivo. Poi il rock è una forma di espressione sensuale , io con i Marlene ho aggiunto anche l’intelletto ma il linea di principio è un qualcosa di sensuale. Non è quindi una questione di tre accordi , ma come vengono suonati. In America per esempio , i gruppi che girano nei locali , hanno fatto ore e ore di prove , è un problema di sound , di tocco di musica compatta o meno. In Italia i piccoli gruppi dopo poche ora si sentono già adeguati. Ci vuole lavoro su tutto.
mercoledì 5 agosto 2009
Intervista a Michi Dei Rossi : il batterista ripercorre gli anni ribelli del beat e del rock
da " il quotidiano della Basilicata "
Michi su " Le Orme" del progressive
di Francesco Altavista
Brienza - Gli Anni Ribelli chiudono il sipario a Brienza con il super concerto de “ Le Orme “ , un gruppo storico della scena rock progressiva italiana e internazionale. La manifestazione si chiude tra conformismi sfilanti , qualche parola che nel confine tra quello che è oggi e quello che fu a qualcuno sembrano antiche, come antico è il sentimento di ribellione; chiude i battenti nel modo più ribelle, con l’arte quella vera e non quella camuffata con le maschere libidinose e perniciose della vergogna, quel modo di gridare ancora alla libertà della musica de Le Orme. Prima del concerto Michi Dei Rossi, storico batterista della Band si concede una breve discussione sulla situazione musicale italiana e sul Progressive.
Maestro Dei Rossi , tra le caratteristiche principali dei gruppi progressive anni 60-70, c’è la continua ricerca e studio. In questo ambiente non fa eccezione il gruppo Le Orme. Oggi sembra non essere più così, il rock italiano quanto è cambiato se dovesse dare un giudizio sul panorama rock più conosciuto ?
Io non parlerei più di rock, parlerei di musica commerciale ed è quella degli ultimi venti anni. Gruppi come Le Orme, la PFM oppure e il Banco cercano ancora di portare avanti un discorso di musica di spessore che naturalmente non andrà più in radio o in televisione. Nonostante tutto questo genere è ascoltato sempre di più dai giovani ed è quello che ci interessa . Ci vorranno altri dieci anni ma il progressive primo a poi la spunterà. Poi lo studio è importante per qualsiasi cosa, se tu vuoi arrivare ad essere un musicista è necessario studio e il documentarsi. La vita stessa è un continuo studio .
Ma nel panorama attuale ci sono delle band come gli Afterhours o i Marlene Kuntz che si definiscono indipendenti quasi a dare una svolta al rock .
Allora loro sono stati gruppi di rottura e adesso sono diventati pop. Perciò non sono più di rottura , sono stati globalizzati dal sistema che tende all’omologazione e non fanno più ricerca. Anche noi come gli Afterhours siamo andati a San remo, abbiamo accettato un certo discorso che poi abbiamo assolutamente cambiato, perché noi siamo musicisti , per noi la musica è più importante dei soldi e del successo. Per noi il successo è essere se stessi arrivare a quello che vuoi fare , non i soldi o le altre cose.
Le Orme vengono da una cultura Beat. Come si è evoluta nella band questa filosofia ?
Non c’è più quel tipo di filosofia , significava fare musica ed essere tutt’uno con il pubblico. Negli anni 60-70 eravamo noi giovani con i giovani e rappresentavamo la stessa cosa. Noi suonavamo la musica di rottura socialmente e politicamente, loro ascoltavano ma diventava una cosa solo perché noi eravamo fan di noi stessi, cioè fan di quello che era il movimento, Ora si ascolta quello che passa la radio o la televisione, quella non è verità, la verità è il progressive , il jazz, la musica classica o quella etnica contaminata con il basso e la batteria.
Perché “Le Orme” hanno avuto un successo maggiore all’estero che in Italia?
Noi abbiamo lo stesso successo in Italia di quello che abbiamo in Inghilterra o in America. Il problema è che in Italia la musica che noi facciamo cioè il progressive non è organizzata . Mentre all’estero ci sono i festival. Noi il 12 settembre siamo in Canada per un festival rock progressivo, in tre giorni avevano già esaurito i posti , hanno dovuto cambiare teatro perché continuavano le richieste. Se fai un festival in Italia , in una grande città , viene poca gente .Perchè la cultura del rock progressivo in Italia fa parte di una cultura ristretta. Il progressive non passa più in tv o in radio , qualche radio specializzata c’è ma viene sottovalutata . E’ un fatto di cultura, in Giappone. In Messico viene molto apprezzato il progressive italiano. Ci sono dei ragazzi che fanno new progressive , ma pochi superano il limite, ma per esempio gli Stereo Tokio di Bologna , sono bravissimi , hanno fatto tre cd ma nessuno li sente nominare, pochi li pagano per suonare.
Felona e Sorona lo storico album de “ LE Orme” è stato tacciato da alcuni critici dell’epoca come ingenuo. Cosa si sente di rispondere a quei critici?
Niente, io credo che con il tempo abbiano cambiato idea ,è un disco osannato in tutto il mondo , è un disco che tra l’altro è nella classifica mondiale dei dischi progressive tra i primi venti posti, considera che è degli anni 1970 e per molto tempo è stato tra i primi dieci. Hanno sbagliato a noi le critiche negative fanno bene, le apprezziamo perché ci fanno crescere. C’erano comunque altri critici che erano d’accordo con noi, quelli hanno preso una cantonata ma capita.
L’uomo e la natura . Questo il tema di tanti pezzi de “ Le orme” , come mai questa scelta ambientalista ?
E’ il massimo , per noi è la vita, cioè non siamo né ambientalisti né ecologisti , siamo per le cose giuste. Stiamo rovinando questo pianeta , sarebbe giusto che questi dieci personaggi che controllano il mondo capiscano che si è arrivati ad un punto di non ritorno. , perciò speriamo che si decidano a ripulire il pianeta , io non so questi cosa saranno capaci di restituire ai propri figli e nipoti, solo soldi senza sole, erba , animali cioè senza natura.
L’ultima domanda . In cosa le Orme si distinguono con le altre due band che hanno avuto un percorso analogo, come il Banco e la PFM?
Credo la melodia , il sapere melodico per me è importantissimo al pari del fattore strumentale. La melodia è alla base della diversità con il Banco e la PFM , perché loro fanno una ricerca basata sul fattore strumentale , noi abbiamo la caratteristica della melodia italiana , la melodia veneziana , la nostra terra.
Michi su " Le Orme" del progressive
di Francesco Altavista
Brienza - Gli Anni Ribelli chiudono il sipario a Brienza con il super concerto de “ Le Orme “ , un gruppo storico della scena rock progressiva italiana e internazionale. La manifestazione si chiude tra conformismi sfilanti , qualche parola che nel confine tra quello che è oggi e quello che fu a qualcuno sembrano antiche, come antico è il sentimento di ribellione; chiude i battenti nel modo più ribelle, con l’arte quella vera e non quella camuffata con le maschere libidinose e perniciose della vergogna, quel modo di gridare ancora alla libertà della musica de Le Orme. Prima del concerto Michi Dei Rossi, storico batterista della Band si concede una breve discussione sulla situazione musicale italiana e sul Progressive.
Maestro Dei Rossi , tra le caratteristiche principali dei gruppi progressive anni 60-70, c’è la continua ricerca e studio. In questo ambiente non fa eccezione il gruppo Le Orme. Oggi sembra non essere più così, il rock italiano quanto è cambiato se dovesse dare un giudizio sul panorama rock più conosciuto ?
Io non parlerei più di rock, parlerei di musica commerciale ed è quella degli ultimi venti anni. Gruppi come Le Orme, la PFM oppure e il Banco cercano ancora di portare avanti un discorso di musica di spessore che naturalmente non andrà più in radio o in televisione. Nonostante tutto questo genere è ascoltato sempre di più dai giovani ed è quello che ci interessa . Ci vorranno altri dieci anni ma il progressive primo a poi la spunterà. Poi lo studio è importante per qualsiasi cosa, se tu vuoi arrivare ad essere un musicista è necessario studio e il documentarsi. La vita stessa è un continuo studio .
Ma nel panorama attuale ci sono delle band come gli Afterhours o i Marlene Kuntz che si definiscono indipendenti quasi a dare una svolta al rock .
Allora loro sono stati gruppi di rottura e adesso sono diventati pop. Perciò non sono più di rottura , sono stati globalizzati dal sistema che tende all’omologazione e non fanno più ricerca. Anche noi come gli Afterhours siamo andati a San remo, abbiamo accettato un certo discorso che poi abbiamo assolutamente cambiato, perché noi siamo musicisti , per noi la musica è più importante dei soldi e del successo. Per noi il successo è essere se stessi arrivare a quello che vuoi fare , non i soldi o le altre cose.
Le Orme vengono da una cultura Beat. Come si è evoluta nella band questa filosofia ?
Non c’è più quel tipo di filosofia , significava fare musica ed essere tutt’uno con il pubblico. Negli anni 60-70 eravamo noi giovani con i giovani e rappresentavamo la stessa cosa. Noi suonavamo la musica di rottura socialmente e politicamente, loro ascoltavano ma diventava una cosa solo perché noi eravamo fan di noi stessi, cioè fan di quello che era il movimento, Ora si ascolta quello che passa la radio o la televisione, quella non è verità, la verità è il progressive , il jazz, la musica classica o quella etnica contaminata con il basso e la batteria.
Perché “Le Orme” hanno avuto un successo maggiore all’estero che in Italia?
Noi abbiamo lo stesso successo in Italia di quello che abbiamo in Inghilterra o in America. Il problema è che in Italia la musica che noi facciamo cioè il progressive non è organizzata . Mentre all’estero ci sono i festival. Noi il 12 settembre siamo in Canada per un festival rock progressivo, in tre giorni avevano già esaurito i posti , hanno dovuto cambiare teatro perché continuavano le richieste. Se fai un festival in Italia , in una grande città , viene poca gente .Perchè la cultura del rock progressivo in Italia fa parte di una cultura ristretta. Il progressive non passa più in tv o in radio , qualche radio specializzata c’è ma viene sottovalutata . E’ un fatto di cultura, in Giappone. In Messico viene molto apprezzato il progressive italiano. Ci sono dei ragazzi che fanno new progressive , ma pochi superano il limite, ma per esempio gli Stereo Tokio di Bologna , sono bravissimi , hanno fatto tre cd ma nessuno li sente nominare, pochi li pagano per suonare.
Felona e Sorona lo storico album de “ LE Orme” è stato tacciato da alcuni critici dell’epoca come ingenuo. Cosa si sente di rispondere a quei critici?
Niente, io credo che con il tempo abbiano cambiato idea ,è un disco osannato in tutto il mondo , è un disco che tra l’altro è nella classifica mondiale dei dischi progressive tra i primi venti posti, considera che è degli anni 1970 e per molto tempo è stato tra i primi dieci. Hanno sbagliato a noi le critiche negative fanno bene, le apprezziamo perché ci fanno crescere. C’erano comunque altri critici che erano d’accordo con noi, quelli hanno preso una cantonata ma capita.
L’uomo e la natura . Questo il tema di tanti pezzi de “ Le orme” , come mai questa scelta ambientalista ?
E’ il massimo , per noi è la vita, cioè non siamo né ambientalisti né ecologisti , siamo per le cose giuste. Stiamo rovinando questo pianeta , sarebbe giusto che questi dieci personaggi che controllano il mondo capiscano che si è arrivati ad un punto di non ritorno. , perciò speriamo che si decidano a ripulire il pianeta , io non so questi cosa saranno capaci di restituire ai propri figli e nipoti, solo soldi senza sole, erba , animali cioè senza natura.
L’ultima domanda . In cosa le Orme si distinguono con le altre due band che hanno avuto un percorso analogo, come il Banco e la PFM?
Credo la melodia , il sapere melodico per me è importantissimo al pari del fattore strumentale. La melodia è alla base della diversità con il Banco e la PFM , perché loro fanno una ricerca basata sul fattore strumentale , noi abbiamo la caratteristica della melodia italiana , la melodia veneziana , la nostra terra.
domenica 2 agosto 2009
Tredicesima edizione del Raduno Equestre a Brienza
A Brienza una tradizione nei boschi
Raduno equestre tradizione lunga 13 anni
di Francesco Altavista
– Boschi che danno la loro massima espressione di vita, il racconto di viuzze e sentieri, un nido cittadino dal sapore antico e occhi profondi segno di lealtà, forza e amore. Questi gli elementi del raduno equestre di Brienza , ormai diventato parte della cultura burgentina dopo la tredicesima edizione. Nel caldo infernale di questi giorni c’è chi sceglie di cogliere a pieno l’espressione della natura e di dirigere il proprio amore e la propria passione verso un animale nobile e lavoratore , bello e potente come il cavallo. Non capita spesso di andare nei bellissimi boschi burgentini senza creare danno come fa qualche stupido motociclista che scambia le linee studiate e disegnate dalla natura per le strade d’asfalto. Non è il caso dell’Associazione “ I Cavalieri Burgentini “ che ormai con dieci anni di attività ha dimostrato più volte la preferenza per la via umana del divertimento. Domenico Collazzo che è anche il presidente dell’associazione organizza da sempre questo tipo di manifestazione dando l’esempio di una vita sacrificata a questo tipo di passione. Insieme a lui , per l’organizzazione dell’evento : Raffaele Ferrarese, Tonino Loisi, Michele Cirigliano e Rocco Pepe. La carovana di cavalli , formata da Appalusa, Maremmano, Arabi , Angloarabi ,Quarter e Argentini , è partita da piazza mercato scortato dalle forze dell’ordine e senza alcun intervento comunale a parte il vigile urbano. Il lungo corteo ha interrotto per alcuni minuti l’assordante rumore del traffico burgentino per arrivare al monte lago;poi la discesa per un buon pranzo accompagnato dal caratteristico bicchiere di vino. I Cavalieri Burgentini sono associati all’associazione nazionale Equiturismo Italia con sede ad Atella, dove tutte i gruppi regionali comunicano le loro manifestazioni, creando una simpatica rete di raduni per appassionati.
Prima di partire da piazza Mercato il presidente dei Cavalieri Burgentini rilascia lacune dichiarazioni “ Nonostante alcune difficoltà abbiamo organizzato il raduno a Brienza, il tutto per smuovere il paese e passare una bella giornata” conclude “ ringraziando tutti i partecipanti , speriamo che negli anni avvenire si possano organizzare ancora queste manifestazioni, perché per gli amanti del cavallo questa è una tradizione”.
Prima di partire da piazza Mercato il presidente dei Cavalieri Burgentini rilascia lacune dichiarazioni “ Nonostante alcune difficoltà abbiamo organizzato il raduno a Brienza, il tutto per smuovere il paese e passare una bella giornata” conclude “ ringraziando tutti i partecipanti , speriamo che negli anni avvenire si possano organizzare ancora queste manifestazioni, perché per gli amanti del cavallo questa è una tradizione”.
giovedì 30 luglio 2009
Brienza a ritroso negli Anni Ribelli ( 1967-1977)
da " il quotidiano della Basilicata"
Quattro giorni di Amarcord nel Castello di Brienza
A RITROSO NEGLI ANNI RIBELLI
Di Francesco Altavista
Quattro giorni di Amarcord nel Castello di Brienza
A RITROSO NEGLI ANNI RIBELLI
Di Francesco Altavista
Brienza – “ Le stirpi condannate a cent’anni di solitudine non avevano una seconda opportunità sulla terra ”, con questa frase Gabriel Garcìa Màrquez conclude il suo libro rivelazione . La capacità di reinventare la realtà, propria del libro ma anche di quella generazione, coinvolge quel periodo , dall’ anno in cui il libro fu pubblicato per la prima volta in Messico, nel 1967. In questi anni convengono le esperienze in un unico tornado rivoluzionario; un modo di pensare capace di ribaltare la verità per manifestarne l’ antitesi , parafrasando le parole di Marquez . E allora Macondo diventa Nazareth conquistata da un uomo vestito solo dalla sua ambizione, colui che insegno a disertare come ci spiega De Andrè nell’album “ Buona Novella” del 1970 concepito dalla lettura dei Vangeli Apocrifi. Macondo diventa , La Higuera dove fu ucciso e reso immortale Ernesto Che Guevara nel 1967 oppure Cinisi , dove i cento anni diventano cento passi per Peppino Impastato tra la Bellezza e il potere mafioso . Macondo diventa Bethel nello stato di New York per il festival di Woodstock, storico tempio del rock , manifestazione conclusa con la celeberrima esibizione, unica per intensità e durata di Jimmy Hendrix. Sono anni complicati e incoerenti troppo difficili da spiegare, ancora non del tutto compresi e ora diventati quasi leggenda; per qualcuno una favola da raccontare ai bambini e per il potere conformista un incubo da cancellare. Per rivivere quell’aria , per riassaporare il dolce essere del prologo di quello che siamo oggi , per quattro giorni, dal 30 luglio al 2 agosto , Brienza diventa nel modo umile delle viole di bosco simile a Macondo , Cinisi , Nazareth , Bethel o come tante altre città degli Anni Ribelli :dal 1967 al 1977 . Una manifestazione organizzata con studio e passione e dalla cooperazione dell’Associazione Musicale Burgentina , Moto Club e la Pro Loco. Un modo per rivivere quel cambiamento di mentalità e di costume , il tutto sotto lo sguardo vigile del castello Caracciolo di Brienza . Infatti al manifestazione si terrà all’interno del borgo , nella parte antica della città burgentina , dove si confondono le ere in pieno stile Anni Ribelli. Quattro giorni pieni di iniziative a partire dalla proiezione nella cripta della chiesa madre, degli sceneggiati Rai alle ore 18.00 il primo giorno ci sarà “Il segno del Comando “ nei successivi : Gamma , A come Andromeda e “Il Fauno di marmo “ .Le proiezioni dalle 18:00 alle 22:00 nel castello Caracciolo , per i film più impegnativi per le regie di Pier Paolo Pasolini , Fellini , Antonioni , Lizzani, Hagmann e spazio anche per Salvatore Samperi .Due proiezioni musicali , Pink Floyd at Pompei il 30 luglio alle 20:00 e Hair ore 22:00 primo agosto . Diversi i concerti dal vivo in programma a partire dalle ore 21:30: giorno trenta di esibiranno Donatello e Giuliano dei Notturni ; il 31 oltre alla cover band dei Doors , ci sarà Gian Pieretti ; il primo DON BACKY e una cover band dei Pink Floyd ; l’ultimo giorno ci sarà oltre al concerto di Franco Dei Califfi , il “concertone” finale della band Le Orme. Tutti i giorni ci saranno proiezioni di pubblicità dell’epoca per opera di Dino Santoro , mostre con riviste , rotocalchi e oggetti vari dell’epoca . Nell’organizzazione minuziosa e c’è spazio anche per note meno ribelli e più conformiste e borghesi con le sfilate con abiti dell’epoca e con la nota stonata ma sempre piacevole delle degustazioni di vino, birra , olio e prodotti tipici. Una manifestazione a dir poco grandiosa per il lavoro che è stato svolto , speriamo sia di insegnamento perché quel periodo non si può cancellare, nonostante i continui schiaffi del potere perbenista e borghese , come dice il preside nel libro da cui e tratto il film simbolo della contestazione giovanile “ Fragole e sangue “ del 1970 ,“Per me, le opinioni degli studenti sono come le fragole”.
giovedì 23 luglio 2009
Invicta Burgentia in pericolo
Invicta Burgentia, calcio a rischio
da "Il quotidiano della Basilicata"
di Francesco Altavista
Prima categoria :Invicta Burgentia a rischio
Brienza - Nulla si crea e nulla si distrugge tutto si trasforma. Qualcuno dovrà dire ad Antoine Lavoisier che a Brienza questa legge è stata infranta . Ancora una volta il popolo burgentino si dimostra più bravo a distruggere che a cambiare e a trasformarsi. In pericolo questa volta c’è la società calcistica Invicta Burgentia. I vari intoppi burocratici ed economici si sono sovrapposti ai due membri fondatori, Giovanni Romano e Mario Santorufo che nel lontano 1998 , diedero vita trasformando la contrapposizione di pensiero con l’altra squadra burgentina , l’ As Brienza Calcio insieme alla ribellione giovanile e l’entusiasmo, in una società che ha contato in media circa 150 ragazzi a partire dalla scuola calcio. Dalla sua fondazione sono diversi i membri che hanno dato cuore e testa per questo sogno chiamato Invicta Burgentia, tra questi :Francesco Avino, Daniela Fiscella , Giuseppe Collazzo, Francesco Collazzo e Michele Sasso. Come più volte richiamato dal presidente Romano , il senso della società era quello di dare una scelta ai giovani burgentini, una squadra di Brienza e per Brienza . Filosofia che a molti è stata indigesta , visto che la squadra è stata più volte bersagliata non solo dall’indifferenza , ma da calunnie ed offese. Nonostante tutto l’Invicta va avanti , con il suo modo di pensare che richiama un po’ le grandi braccia del castello Caracciolo pronte all’abbraccio paterno verso i giovani che come in gran parte dei paesi lucani , il più delle volte, sognano un futuro lontano dalla propria terra. Una squadra di calcio non può essere la soluzione ma un aiuto , un modo per spezzare quel circolo culturale dell’apatia. In tutto questo , ci spiega il presidente “Una nota negativa è da attribuire alle varie Amministrazioni Comunali di Brienza, sempre poco attente ai ragazzi burgentini”. Nel campionato 2007-2008 di eccellenza l’As Brienza calcio, società che da sempre ha avuto più attenzioni anche finanziarie da burgentini e amministrazioni comunali , retrocede mentre l’Invicta Burgentia con il mister Giovanni Memoli stravince il campionato di seconda categoria. L’anno dopo l’As Brienza calcio una società aliena che poco si era incastonata nel territorio burgentino, come pronunciato da molti non si iscrive a nessun campionato ; l’Invicta se pur con difficoltà riesce a mantenere il titolo di prima categoria. Ad oggi L’Invicta Burgentia risulta l’unica squadra a Brienza , da sempre l’unica squadra burgentina . Il presidente Romano annuncia il suo ritiro con amarezza, per motivi personali non può più occuparsi della squadra e lancia un grido di aiuto ai concittadini “ Salvate l’Invicta, Salvate il calcio burgentino”.
da "Il quotidiano della Basilicata"
di Francesco Altavista
Prima categoria :Invicta Burgentia a rischio
Brienza - Nulla si crea e nulla si distrugge tutto si trasforma. Qualcuno dovrà dire ad Antoine Lavoisier che a Brienza questa legge è stata infranta . Ancora una volta il popolo burgentino si dimostra più bravo a distruggere che a cambiare e a trasformarsi. In pericolo questa volta c’è la società calcistica Invicta Burgentia. I vari intoppi burocratici ed economici si sono sovrapposti ai due membri fondatori, Giovanni Romano e Mario Santorufo che nel lontano 1998 , diedero vita trasformando la contrapposizione di pensiero con l’altra squadra burgentina , l’ As Brienza Calcio insieme alla ribellione giovanile e l’entusiasmo, in una società che ha contato in media circa 150 ragazzi a partire dalla scuola calcio. Dalla sua fondazione sono diversi i membri che hanno dato cuore e testa per questo sogno chiamato Invicta Burgentia, tra questi :Francesco Avino, Daniela Fiscella , Giuseppe Collazzo, Francesco Collazzo e Michele Sasso. Come più volte richiamato dal presidente Romano , il senso della società era quello di dare una scelta ai giovani burgentini, una squadra di Brienza e per Brienza . Filosofia che a molti è stata indigesta , visto che la squadra è stata più volte bersagliata non solo dall’indifferenza , ma da calunnie ed offese. Nonostante tutto l’Invicta va avanti , con il suo modo di pensare che richiama un po’ le grandi braccia del castello Caracciolo pronte all’abbraccio paterno verso i giovani che come in gran parte dei paesi lucani , il più delle volte, sognano un futuro lontano dalla propria terra. Una squadra di calcio non può essere la soluzione ma un aiuto , un modo per spezzare quel circolo culturale dell’apatia. In tutto questo , ci spiega il presidente “Una nota negativa è da attribuire alle varie Amministrazioni Comunali di Brienza, sempre poco attente ai ragazzi burgentini”. Nel campionato 2007-2008 di eccellenza l’As Brienza calcio, società che da sempre ha avuto più attenzioni anche finanziarie da burgentini e amministrazioni comunali , retrocede mentre l’Invicta Burgentia con il mister Giovanni Memoli stravince il campionato di seconda categoria. L’anno dopo l’As Brienza calcio una società aliena che poco si era incastonata nel territorio burgentino, come pronunciato da molti non si iscrive a nessun campionato ; l’Invicta se pur con difficoltà riesce a mantenere il titolo di prima categoria. Ad oggi L’Invicta Burgentia risulta l’unica squadra a Brienza , da sempre l’unica squadra burgentina . Il presidente Romano annuncia il suo ritiro con amarezza, per motivi personali non può più occuparsi della squadra e lancia un grido di aiuto ai concittadini “ Salvate l’Invicta, Salvate il calcio burgentino”.
martedì 16 giugno 2009
Votazioni da DIVI FARISEI
da " il quotidiano della Basilicata "
Votazioni da Divi Farisei
di Francesco Altavista
E’ finita. .Le stridenti facce dei candidati stampati sui nostri musi a breve si scioglieranno nel fango della pioggia . Si scioglie quel marciume che ha pervaso i nostri occhi, quella crapula da letamaio che ha mascherato la voglia di politica . Un sentimento di insoddisfazione che poco ha a che fare con l’antipolitica politicizzata di qualche stupido cantastorie , invade i cuori di tanti. Quel sentimento di amore ed emozione verso la politica, verso quella preoccupazione per la prospettiva , quel desiderio quasi morboso verso l’elevazione nella politica della Bellezza. In questo modo di fare politica c’è poco spazio per le ideologie da filosofia banale. C’è l’immensità invece per questa storia amara che racconta di tanti Divi farisei e anche se, malauguratamente una luce, proveniente dal cuore politico della persona , rompe il silenzio perbenista delle schede, un simpatico passero di campagna ,bussa alla finestra e a lui bisogna dar conto. Il circolo dei Divi farisei cresce nelle nostre teste, cresce nel nostro agire , aumenta proprio nell’attimo della crocifissione del simbolo . Il potere viene preferito alla Bellezza del bene comune, ma nessuno si sottrae a questo meccanismo. In particolar modo i giovani , cioè quelli che dovrebbe ro dimostrare il proprio furore rivoluzionario , la propria forza liberatoria dalle catene del potere. Invece il Divo fariseo sceglie il proprio partito come sceglie il barattolo del conformismo , in cui , non solo non esiste l’idea ma i sogni non sono più utili. La carriera politica si preferisce a tutto , anche all’elettore che per fortuna ha nella sua mano l’ascia della vergogna. Il divo fariseo continua , spende e spande per la sua campagna politica, trasformata in un soliloquio berlusconiano all’insegna dell’apparire. La malattia del divo fariseo si nasconde nel profondo, barattando la dignità del lavoro con la schiavitù morale e fisica. Il tutto per quel gesto nato più libero e segreto dell’amore ma per logica in catene. E allora con la moneta del posto sicuro i genitori pagano e spingono i propri figli alla prostituzione dell’incapacità sempre che il sacro vincolo della sodomia riesca a resistere alla continui vizzi del potere. Nel circolo dei divi farisei non servono programmi elettorali, la prospettiva è lasciata al caso e all’acume stordito di qualche vecchio ribelle, tutto nella devozione del vantaggio personale. Il divo fariseo arriva anche tra quelli che si rinchiudono tra le mura formate da simboli crollati perche le poche mani non sono riuscite a sorreggerli. Il divo fariseo non muore mai , ne nascono sempre nuovi è per questo se la prendono con chi preferisce l’erba buona all’erba cattiva.
mercoledì 27 maggio 2009
Intervista alla PFM ( Franz Di Cioccio, Franco Mussida, Patrick Djivas)
da "Il quotidiano della Basilicata "
E' la band italiana più conosciuta nel mondo
A tu per tu con la Pfm
Franz, Franco e Patrick
orgogliosamente indipendenti
di Francesco Altavista
Padula – La Premiata Forneria Marconi o più semplicemente la PFM.. La band italiana più conosciuta nel mondo si è presentata sabato scorso nella suggestiva Certosa di Padula a pochi chilometri dal confine lucano . Dopo il sound cheek , Franz Di Cioccio ( Frontman e Batterista ) , Franco Mussida ( chitarra e voce) e Patrick Djivas ( Basso elettrico), la storica formazione della band ,si presta ad un ‘intervista esclusiva con “ Il quotidiano della Basilicata “.
Maestro Di Cioccio ,la PFM è stata definita una band alternative rock . Cosa significava nei primi anni della vostra carriera e cosa invece significa oggi ?“ E’ semplice , c’era prima un modo di concepire la musica statico , c’era canzonissima; c’era un sistema che doveva rappresentare l’espressione dell’intero Paese. La musica alternativa si proponeva di dare una scossa, un punto di vista nuovo, finendo come spesso succede nel mondo, a diventare una corrente. Da qui nasce il rock progressivo , un tipo di rock evoluto rispetto al Country Rock o all’ Hard rock degli anni settanta . Era un confluire di una serie di stilemi che sono la musica classica, il jazz , il rock e la musica popolare. Questa era una valida alternativa al discorso della musica di allora. Poi naturalmente tutto ciò che è alternativo viene assorbito dall’opinione pubblica e alternativo oggi è guardare a linguaggi diversi , che possono essere tanti non solo musicali, superare i confini nel confluire di diverse correnti.
Maestro Mussida , negli ultimi tempi la scena musicale è accesa dal dibattito sulla musica indipendente, cioè musica non legata alle major. Come si pone la PFM in questo dibattito ? Qualcuno mette in dubbio la stessa definizione di indipendente .
“La musica indipendente è sempre esistita , perché la musica dipende sempre dagli individui che la fanno, questo è il massimo dell’indipendenza, è proprio la capacità di creare musica . Il problema è nella distribuzione della musica ma è altra cosa. Uno l’indipendenza, se la cerca , se la crea , è semplicemente un modo di essere. L’indipendenza è nella distribuzione se la mettiamo nel discorso major . Internet ha dato una grandissima opportunità a quei ragazzi che non avevano le possibilità di arrivare alle major. Internet è la possibilità di conoscersi e incontrarsi , è una cosa che non la ferma più nessuno. Però per me la musica indipendente non riguarda le major , per me è musica libera , è musica che cerca di andare fuori dagli stili .
Maestro Djivas ,come si spiega il grande successo mondiale della PFM , nei più adulti ma anche tra i giovanissimi ?
“ Probabilmente si spiega nella stessa misura in cui si spiega la PFM. Credo che sia più difficile per un gruppo suonare e non divertirsi che per il pubblico andare ad un concerto è non interessarsi, per il gruppo è peggio. La cosa che nella PFM funziona sempre e che noi ci divertiamo perché abbiamo della musica una visione ampia , non ci poniamo molti limiti . Io direi di rovesciare la definizione di alternativo, gli alternativi sono quelli che fanno Pop commerciale , noi facciamo musica loro non so. Ma non noi come PFM ma come musicisti che fanno musica a 360 gradi cercando di scavarci dentro e tirare tutto quello che c’è. Ai nostri concerti vengono anche i giovanissimi perché , soprattutto per quanto riguarda il discorso De Andrè , quel tour fa parte della cultura non solo musicale italiana , allora i giovani vogliono partecipare come fanno per le altre cose che riguardano la cultura .
A proposito di questo ,maestro Di Cioccio, ci può spiegare la collaborazione con De Andrè, e cosa questo grande cantautore ha dato alla PFM e viceversa?
La collaborazione nasce da lontano , dopo un album bello “La buona Novella”. Noi a quel tempo suonavamo di sera e di notte, di giorno si lavorava , io a scuola , Franco a fare il postino e Patrick dormiva sotto i ponti a Parigi, era uno dei modi per essere alternativi. Nel 1978 dopo un concerto a Nuoro , in Sardegna, lui venne a vedere curioso al concerto perché nel frattempo avevamo cambiato nome da Quelli in PFM, avuto un grande successo ovunque , dischi d’oro in Giappone e si diceva molto sul nostro conto. Ci incontrammo come vecchi amici. Lui aveva delle belle idee anche se aveva deciso di abbandonare il mondo della musica. Noi abbiamo dato a Fabrizio un lavoro preciso sui pezzi che lo ha influenzato per sempre e la voglia di fare questo mestiere. Perché vedi il tour era per la prima volta l’incontrarsi di un cantautore , che nel pensare doveva essere solo con una chitarra ed essere triste , con un band che doveva fare casini con assoli lunghissimi . Due mondi che si volevano distanti. Noi abbiamo dato a lui quindi la consapevolezza della musica e lui a noi la consapevolezza di dover raccontare le nostre storie e pezzi che dovevano dire quello che eravamo.
Maestro Mussida Una battuta sul lavoro teatrale Dracula opera Rock .
?
“Ma perché sempre a me queste domande ? io dovrei e vorrei parlare di altre cose, è una logica strana sempre a me le domande più complicate . Preferisco non rispondere”
Maestro Djivas ?
Avrai capito che il nostro interesse per Dracula non è una cosa speciale. E’ un’esperienza che abbiamo fatto , della musica siamo contenti però non ci ha lasciato un grosso ricordo e diciamo che spesso ci dimentichiamo di averlo fatto .
Maestro Di Cioccio?
Lo spettacolo era veramente terribile , la musica la sosteniamo . Ma lo spettacolo nell’insieme è meglio dimenticare. Doveva essere un’opera rock e invece non è né rock né opera . E’ sbagliato tutto , regia , costumi, tempi ,copione , salviamo solo la musica e ci prendiamo le nostre responsabilità .
Maestro Mussida, Quanto è importante lo studio e la creatività nella musica ?
Ci sono periodi per ogni cosa nella vita. Lo studio ossessivo per far diventare lo strumento prolungamento di se è una cosa che non finisce mai . Attraverso lo strumento si deve cercare di avere la possibilità di tirare fuori quello che si ha dentro , all’inizio è necessaria non solo la passione ma molta tecnica .. Diciamo che più ci si allena , come in palestra, con il proprio strumento musicale più si solleva la creatività.
Chiedo a tutti una battuta finale flash. La musica tra le altre cose come detto è creazione studio, passione e amore ; filosoficamente questo potrebbe essere incanalato nel pensiero della Bellezza. Cose la Bellezza ?
Di Ciccio :“La Bellezza è nel fondo degli occhi di chi ami o in quello che ami .
Mussida:La Bellezza è una condizione del mistero , è una particolare struttura della misura ; quando il senso della misura diventa così affascinate da prenderti anche dal punto di vista fisico lì esiste la Bellezza. La Bellezza umana è inqualificabile è l’espressione che comprende anima , spirito e corpo.
Djivas:Secondo me è il basso insieme alla cassa. Quindi dietro la metafora , è quando c’è comunione e comunicazione . Quando si comunica pur facendo cose diverse, fatte insieme , questo è Bellezza ed è qualcosa di fantastico quando succede questa sinergia.
giovedì 14 maggio 2009
Intervista a Samuele Bersani
Musica : Intervista a Samuele Bersani
(Dal Il quotidiano della Basilicata Domenica 16 settembre 2007 )
di Francesco Altavista
Brienza – Per la festa del SS Crocifisso a Brienza, sono state organizzate diverse iniziative sia religiose che civili. Il tutto culminerà questa sera con il concerto del cantautore , Samuele Bersani. Prima del concerto il cantautore di cattolica svela a “ Il quotidiano della Basilicata” alcune sfumature della sua ultima fatica musicale “ Aldiquà” e sulla sua vita artistica in generale.
Dopo i primi album che le hanno dato popolarità soprattutto tra gli adolescenti , ha voluto fare una piccola svolta artistica , con il nuovo album “ Aldiquà” , parlando di temi molto forti come pacifismo e precariato. L’album rappresenta una svolta reale ?
In realtà non mi occupo nell’album solo di temi sociali. Io ho cominciato a 21 anni, era ovvio parlare di temi della mia età, raccontare storie che fin lì avevo vissuto. Il fenomeno materiale successivo è stato condizionato dalla volontà dei miei discografici, sfruttando questa posizione , mandandomi in televisione mi hanno indirizzato a quel pubblico lì. Oggi le dico la verità , quel pubblico è cresciuto insieme a me , davanti non ho più ragazzini, ma gente che ha circa la mia età , quaranta anni. E poi sorprendentemente ho un pubblico molto eterogeneo, dai figli dei vecchi fun a gente di 60-70 anni. Il nuovo album non è una vera svolta, ho sempre avuto nei miei pezzi temi sociali , sin dall’inizio come “il Mostro” e “Chicco spillo”(la cronaca di un fatto reale), poi ho scritto anche canzoni anche più leggere.” Aldiquà” è frutto di un periodo passato nella mia città natale Cattolica , che mi ha fatto molto bene , racconto la realtà ma anche un flusso di pensiero visto da miei punti di vista più intimi .
Nella canzone “ Occhiali Rotti” , fa un omaggio al giornalista Enzo Baldoni , ma compare anche una figura particolare , usata anche da Dante Alighieri nell’inferno , la metafora di Ulisse come simbolo del voler sapere .Oltre al pacifismo ha voluto esprimere anche voglia di conoscenza a discapito della vita ?
Sicuramente il pacifismo è un tema centrale , perché io sono un pacifista convinto, a partire dal fatto che non ho mai fatto a botte nella mia vita. Sono contro la guerra, per il non intervento , se non in casi straordinari con l’ONU. La canzone come ha detto è un omaggio a Enzo Baldoni , racconta quindi la storia di un reporter che purtroppo a perso la vita , per voler raccontare senza troppi filtri la realtà che vedeva in IRAQ. Ma il pezzo richiama ad una speranza diversa dalla conoscenza in sé . Il corpo di Baldoni non è sostato trovato . Io ho immaginato i suoi occhiali rotti ,persi sotto la sabbia , magari un giorno un giovane iracheno li trova e li mette sul naso , vedendo meglio la sua realtà, con una visione diversa . E’ un modo per ridare un futuro a quelli che vivono in quella terra.
La canzone più famosa dell’album è sicuramente “ Lo scrutatore non Votante”, scritta nel periodo delle elezioni, ma scritta oggi, potrebbe rappresentare un male della pratica del governo , raccontare la passività della gente rispetto ai politici ?
Il rischio di oggi è che se dovessi scrivere una canzone come questa , potrei intitolarla “ Il Cantautore non votante”. Io ho da sempre preso parte all’impegno di cittadino , ho usato i miei diritti e mi sono sempre sbalordito di fronte all’idea che qualcuno possa non andare a votare , per lasciare la situazione come sta .Da quando ho scritto la canzone ad oggi è cambiata molto la situazione, ho visto con i miei occhi alcune difficoltà della politica, oggi si parla di “ Antipolitica” , si legge su tutti i giornali, per opera di Beppe Grillo. Io però non credo che si possa fare a meno della politica, perché in realtà la politica sarebbe anche sana, significa preoccuparsi delle cose di tutti . Oggi però vediamo che i politici si limitano a d avere più potere e difficilmente vuole abbandonarlo. “ Lo scrutatore non votante” è una canzone particolare che parla dell’incoerenza, di una contraddizione forte di un mio amico incontrato a Cattolica , che ha fatto lo scrutatore ma non vota da dieci anni.
Nel suo album si parla anche di precariato( Canzone è Precariato sicuro), un precariato che coinvolge anche la vita personale del soggetto, ma perché parlare di precariato nell’ambiente della scuola?
Sono fiero di aver scritto questa canzone , forse è la canzone più bella che ho scritto da quando ho cominciato a fare questo mestiere, perché è una storia che si può anche solo leggere senza musica, quest’ultima a sua volta è ascoltabile a parte dalle parole. A me piaceva raccontare una storia dal punto di vista di un supplente precario, che ha una scadenza nel lavoro , ma anche nella vita privata non ha certezze, il precariato crea questo. E’ la fotografia di una generazione, che si trova un po’ a cavallo di tante cose , di una rivoluzione sociale . Io ho fatto sempre l’alunno , ma è passato quel tempo , ho voluto raccontare il punto di vista di chi insegna ed è burlato ed imitato dagli alunni. La canzone è nata prima dell’orrore della moda lanciata da You tube, dei video dei bulli. Ma , forse è brutto dirlo, anche se i bulli della canzone sono più educati, bisogna raccontare anche questo, con le canzoni cerco di dare una visone” cinematografica” generale ma anche di dettagli .
Lei è partito come un cantautore promettente oggi è una conferma che fa continuare a sognare tanta gente, per molti però la classe di cantautori è in crisi, lei è d’accordo ? la musica è in crisi?
Io credo che sia cominciato il tempo in cui se canti una canzone legata alla realtà , sei un cantautore impegnato,cioè in questi giorni suona quasi come un appesantimento, che porta altre problematiche alle già tante avvertite dalla gente. Io mi sento orgoglioso di fare il cantautore , io lo sognavo da bambino e non credo ci sia una crisi di questa classe. Basta aprire My Space sul web, e si vede che in Italia tutti vogliono fare i cantautori, il problema è che questi nuovi autori , finiscono per non comprare più dischi. Se Io sono stato un anno a comporre , ad inventare , a realizzare delle storie che forse nessuno aveva raccontato, e dopo un giorno dall’uscita del disco , c’è qualcuno che ha il mio lavoro gratuitamente, esiste un problema . Non è più vero che i dischi costano tanto, prima era così , erano pazzi a far costare un cd 23 euro, ma oggi è possibile scaricare canzoni con il sistema download a 0.99 centesimi a pezzo. Ma purtroppo l’Italia è il paese dei furbi, meglio avere gratis qualcosa che pagarla se pur poco. Io non faccio il cantautore per soldi, ho da sempre voluto raccogliere quello che seminavo, e raccolgo molto, c’è sempre tanta gente ai concerti anche se ho voluto fare una strada alternativa alla televisione, ma fare un disco costa molto e molti si danno purtroppo alle suonerie.
di Francesco Altavista
Brienza – Per la festa del SS Crocifisso a Brienza, sono state organizzate diverse iniziative sia religiose che civili. Il tutto culminerà questa sera con il concerto del cantautore , Samuele Bersani. Prima del concerto il cantautore di cattolica svela a “ Il quotidiano della Basilicata” alcune sfumature della sua ultima fatica musicale “ Aldiquà” e sulla sua vita artistica in generale.
Dopo i primi album che le hanno dato popolarità soprattutto tra gli adolescenti , ha voluto fare una piccola svolta artistica , con il nuovo album “ Aldiquà” , parlando di temi molto forti come pacifismo e precariato. L’album rappresenta una svolta reale ?
In realtà non mi occupo nell’album solo di temi sociali. Io ho cominciato a 21 anni, era ovvio parlare di temi della mia età, raccontare storie che fin lì avevo vissuto. Il fenomeno materiale successivo è stato condizionato dalla volontà dei miei discografici, sfruttando questa posizione , mandandomi in televisione mi hanno indirizzato a quel pubblico lì. Oggi le dico la verità , quel pubblico è cresciuto insieme a me , davanti non ho più ragazzini, ma gente che ha circa la mia età , quaranta anni. E poi sorprendentemente ho un pubblico molto eterogeneo, dai figli dei vecchi fun a gente di 60-70 anni. Il nuovo album non è una vera svolta, ho sempre avuto nei miei pezzi temi sociali , sin dall’inizio come “il Mostro” e “Chicco spillo”(la cronaca di un fatto reale), poi ho scritto anche canzoni anche più leggere.” Aldiquà” è frutto di un periodo passato nella mia città natale Cattolica , che mi ha fatto molto bene , racconto la realtà ma anche un flusso di pensiero visto da miei punti di vista più intimi .
Nella canzone “ Occhiali Rotti” , fa un omaggio al giornalista Enzo Baldoni , ma compare anche una figura particolare , usata anche da Dante Alighieri nell’inferno , la metafora di Ulisse come simbolo del voler sapere .Oltre al pacifismo ha voluto esprimere anche voglia di conoscenza a discapito della vita ?
Sicuramente il pacifismo è un tema centrale , perché io sono un pacifista convinto, a partire dal fatto che non ho mai fatto a botte nella mia vita. Sono contro la guerra, per il non intervento , se non in casi straordinari con l’ONU. La canzone come ha detto è un omaggio a Enzo Baldoni , racconta quindi la storia di un reporter che purtroppo a perso la vita , per voler raccontare senza troppi filtri la realtà che vedeva in IRAQ. Ma il pezzo richiama ad una speranza diversa dalla conoscenza in sé . Il corpo di Baldoni non è sostato trovato . Io ho immaginato i suoi occhiali rotti ,persi sotto la sabbia , magari un giorno un giovane iracheno li trova e li mette sul naso , vedendo meglio la sua realtà, con una visione diversa . E’ un modo per ridare un futuro a quelli che vivono in quella terra.
La canzone più famosa dell’album è sicuramente “ Lo scrutatore non Votante”, scritta nel periodo delle elezioni, ma scritta oggi, potrebbe rappresentare un male della pratica del governo , raccontare la passività della gente rispetto ai politici ?
Il rischio di oggi è che se dovessi scrivere una canzone come questa , potrei intitolarla “ Il Cantautore non votante”. Io ho da sempre preso parte all’impegno di cittadino , ho usato i miei diritti e mi sono sempre sbalordito di fronte all’idea che qualcuno possa non andare a votare , per lasciare la situazione come sta .Da quando ho scritto la canzone ad oggi è cambiata molto la situazione, ho visto con i miei occhi alcune difficoltà della politica, oggi si parla di “ Antipolitica” , si legge su tutti i giornali, per opera di Beppe Grillo. Io però non credo che si possa fare a meno della politica, perché in realtà la politica sarebbe anche sana, significa preoccuparsi delle cose di tutti . Oggi però vediamo che i politici si limitano a d avere più potere e difficilmente vuole abbandonarlo. “ Lo scrutatore non votante” è una canzone particolare che parla dell’incoerenza, di una contraddizione forte di un mio amico incontrato a Cattolica , che ha fatto lo scrutatore ma non vota da dieci anni.
Nel suo album si parla anche di precariato( Canzone è Precariato sicuro), un precariato che coinvolge anche la vita personale del soggetto, ma perché parlare di precariato nell’ambiente della scuola?
Sono fiero di aver scritto questa canzone , forse è la canzone più bella che ho scritto da quando ho cominciato a fare questo mestiere, perché è una storia che si può anche solo leggere senza musica, quest’ultima a sua volta è ascoltabile a parte dalle parole. A me piaceva raccontare una storia dal punto di vista di un supplente precario, che ha una scadenza nel lavoro , ma anche nella vita privata non ha certezze, il precariato crea questo. E’ la fotografia di una generazione, che si trova un po’ a cavallo di tante cose , di una rivoluzione sociale . Io ho fatto sempre l’alunno , ma è passato quel tempo , ho voluto raccontare il punto di vista di chi insegna ed è burlato ed imitato dagli alunni. La canzone è nata prima dell’orrore della moda lanciata da You tube, dei video dei bulli. Ma , forse è brutto dirlo, anche se i bulli della canzone sono più educati, bisogna raccontare anche questo, con le canzoni cerco di dare una visone” cinematografica” generale ma anche di dettagli .
Lei è partito come un cantautore promettente oggi è una conferma che fa continuare a sognare tanta gente, per molti però la classe di cantautori è in crisi, lei è d’accordo ? la musica è in crisi?
Io credo che sia cominciato il tempo in cui se canti una canzone legata alla realtà , sei un cantautore impegnato,cioè in questi giorni suona quasi come un appesantimento, che porta altre problematiche alle già tante avvertite dalla gente. Io mi sento orgoglioso di fare il cantautore , io lo sognavo da bambino e non credo ci sia una crisi di questa classe. Basta aprire My Space sul web, e si vede che in Italia tutti vogliono fare i cantautori, il problema è che questi nuovi autori , finiscono per non comprare più dischi. Se Io sono stato un anno a comporre , ad inventare , a realizzare delle storie che forse nessuno aveva raccontato, e dopo un giorno dall’uscita del disco , c’è qualcuno che ha il mio lavoro gratuitamente, esiste un problema . Non è più vero che i dischi costano tanto, prima era così , erano pazzi a far costare un cd 23 euro, ma oggi è possibile scaricare canzoni con il sistema download a 0.99 centesimi a pezzo. Ma purtroppo l’Italia è il paese dei furbi, meglio avere gratis qualcosa che pagarla se pur poco. Io non faccio il cantautore per soldi, ho da sempre voluto raccogliere quello che seminavo, e raccolgo molto, c’è sempre tanta gente ai concerti anche se ho voluto fare una strada alternativa alla televisione, ma fare un disco costa molto e molti si danno purtroppo alle suonerie.
martedì 12 maggio 2009
Intervista a Maurizio Casagrande
Intervista esclusiva a Maurizio Casagrande
Il Teatro secondo Maurizio Casagrande Casagrande e il teatro a ritmo di batteria
di Francesco Altavista
Un nuovo progetto teatrale per Maurizio Casagrande, " io speriamo che me la cavo" è uno spettacolo innovativo e particolare, l'attore partenopeo si è cimentato , abbandonando la storica amicizia professionale con Vincenzo Salemme, in un teatro comico dal sapore amaro, dalle risate interrotte da riflessioni malinconiche. Con peculiare gentilezza Maurizio Casagrande si presa ad una chiacchierata tra amici.
Come mai, Maurizio Casagrande ha deciso di fare uno spettacolo innovativo e particolare come " Io speriamo che me la cavo"?
Innanzi tutto , perché Maurizio Casagrande cerca delle novità, cerca delle cose non ovvie e scontate, secondo me " Io speriamo che me la cavo " era una bella idea, per quanto riguarda raccontare qualcosa di nuovo, raccontarla anche in modo nuovo. Infatti tutti quelli che vengono a vedere lo spettacolo, mi dicono che respirano novità, quindi, forse non è stata una decisione sbagliata. Racconto un qualcosa sotto forma di favola, una favola piuttosto reale e realistica .Una mia visione del teatro.
In questo spettacolo partecipano cinque bambini, come è stato recitare con questi attori di giovanissima età?
I ritmi dello spettacolo sono perfetti ,come hai fatto a coordinarli ?
E' stato bello, divertente ed impegnativo, sono bambini , quindi si devono stimolare sempre, non si devono annoiare. Non è facile perché sono tanti, nello spettacolo che tu hai visto sono cinque ma sono tanti , a causa della scuola verranno sostituiti con altri cinque, quindi si ricomincia da capo , si devono rispiegare i cambiamenti , è un lavoro bello ma impegnativo. Lavorare sui ritmi è un ruolo che mi compete , è una caratteristica che mi distingue, forse perché sono un ex batterista. Il ritmo per me è la fonte dello spettacolo.
Dallo spettacolo si rileva un ruolo sociale del teatro, cosa può fare il teatro nel mondo di oggi?
Io credo che il teatro di per se , non può fare nulla, si può approfittare di qualunque mezzo , anche del teatro , per dire delle cose mentre ne stai facendo altre. Io trovo che sia valido far divertire la gente e mentre sta ridendo, raccontare anche altre cose, in questo modo tornando a casa tra una risata e l'altra rimane una riflessione. Nel caso dello spettacolo si vuole far guardare il mondo con un occhio un po' meno egoistico.
Questo spettacolo è anche un po' la metafora di Napoli in questo brutto periodo, alla fine nella finzione teatrale si accende una speranza, ma nella realtà questa speranza esiste? Napoli ce la farà ?
Napoli ce la deve fare , perché non è possibile per il mondo. Se una città come Napoli non ce la fa, allora l'uomo, come razza, è in pericolo serio. Non si può sprecare una città come Napoli , se succede allora siamo una razza destinata all'estinzione.
Maurizio Casagrande è un attore formato dallo studio e dall'esperienza , ma quanto conta la strada di Napoli nella sua formazione, non solo artistica ?
La strada conta molto, io ho avuto la fortuna di avere dei genitori che ragionavano in modo particolare. Nonostante io venga da una famiglia borghese e potevo decidere di andare in qualsiasi scuola privata, i miei genitori mi mandarono nella scuola pubblica, in una zona difficile di Napoli. Ho vissuto la strada anche con i " delinquentelli " , ho avuto quindi per fortuna una contatto vero con la realtà che in caso contrario avrei scoperto troppo tardi e troppo d'impatto. Mi ha consentito di essere meno borghese , diciamo meno di porcellana.
Ma perché la strada di Napoli è così importante a livello artistico?
Basta stare una giornata a Napoli , per accorgersi della particolarità. E' un popolo e una città che vive raccontando continuamente quello che succede, enfatizzando. Se è caduto un acino d'uva , si racconta che è caduta una gigantesca anguria dal centesimo piano. E' tutto molto teatrale. Purtroppo si amplificano anche i problemi, questi ultimi esistono solo a Napoli, per esempio l'immondizia a livelli stratosferici, il resto del mondo non si capisce come fa.
Come mai , un attore di indubbia bravura e livello come te , ha partecipato alla serie televisiva Carabinieri che di certo non ha la sua competenza artistica ?
Ti ringrazio per il complimento, ma la televisione oggi è l'unico vero strumento di popolarità , anche il cinema comincia ad avere problemi. Questo è un mestiere fatto anche di popolarità, parte del pubblico viene perché ho fatto " Carabinieri ". Io non sono per la distinzione tipicamente italiana tra l'attore di teatro e quello di televisione. Io sono un attore e basta. Con Carabinieri è stato uno scambio, io ho portato le mie capacità che tu hai descritto generosamente , loro mi danno popolarità, nel cast c'è gente molto più famosa di me.
Perché hai voluto lasciare la compagnia di Vincenzo Salemme , dopo tanti anni insieme ?
Le strade non si sono totalmente divise, diciamo che ho voluto prendermi degli spazi e Vincenzo non poteva darli perché molti erano per lui. Se è scritto " Vincenzo Salemme in .. " ad un certo punto uno vuole vedere cosa succede se è scritto " Maurizio Casagrande in…." .Naturalmente appena sarà possibile cercheremo di fare qualcosa insieme.
Prossimi progetti ?
Continuo con il teatro fino a maggio , poi rifaranno " Carabinieri ", ci sarà probabilmente un altro progetto con la televisione di cui non posso parlare perché non è ufficiale e vorrei fare un po' di cinema che in questo periodo ho trascurato molto.