martedì 23 ottobre 2012

Una Sinfonia unisce Matera e Gerusalemme: Intervista a Saverio Vizziello

da " Il quotidiano della Basilicata"

Matera, terra di pace e di musica 



di Francesco Altavista 




Una sinfonia che unisce tutte le chiese cristiane del mondo,questo un progetto storico, un evento straordinario che ha portato il nome di Matera in giro per il mondo. La città dei Sassi  arriva grazie all’orchestra e il coro del conservatorio “ Duni “diretta dal maestro Carmine Antonio Catenazzo con la “Sinfonia Eucaristica”  composta da Armando Pierucci, ad  affascinare la città più importante del mondo, Gerusalemme lo scorso 22 settembre, ma anche le mille e cinquecento persone di Ginevra nella sala delle Nazioni Unite il 25, poi Milano al Duomo il 26 , per poi concludere, solo  per ora, la minitournèe nella propria città, il 29. Un evento mai realizzato  nella storia mondiale, un luce che irradia il mondo ed unisce popoli e culture, una grandezza nemmeno immaginabile, ma è meraviglioso che nasca da una città che fino a pochi anni fa era sconosciuta al mondo. Se non è più così è merito anche del conservatorio “ Duni” e del suo direttore il maestro  Saverio Vizziello, ideatore anche delle manifestazioni  “ Festival Duni” e di “ Matera in musica”. Il maestro materano è  un cavaliere senza spada e scudo che difende   la sua amata Matera e i suoi allievi  con tutto se stesso, con la propria vita, con la propria arte e capacità. Un eroe moderno, un materano verace ed orgoglioso di esserlo.  In un’intervista  per “ Il quotidiano della Basilicata”, il maestro Saverio Vizziello  ci dedica alcune sue riflessioni sul progetto in terra Santa e naturalmente sulla sua amata Matera. 
Maestro, da dove nasce l’idea di unire in musica tutte le chiese cristiane del mondo?
«Questo è un progetto è partito da Matera. Un anno fa mi incontrai con Arnoldo Mosca Mondadori che era a Matera, mi volle conoscere  voleva da me un’idea sulla musica sacra. E’ una persona molto credente. Gli proposi di comporre una sinfonia che mettesse  insieme tutte le chiese cristiane del mondo. Lui immediatamente si è messo all’opera, ha contattato questo compositore Padre Armando Pierucci che è l’organista del Santo Sepolcro a Gerusalemme. Quest’ultimo ha chiamato tutti i padri delle chiede cristiane a Gerusalemme, ha ascoltato i loro canti originali ed ha sviluppato questa sinfonia per Baritono solista, coro a quattro voci ed orchestra che è stata affidata al conservatorio di Matera. »



Lei ha anche fatto parte del coro, quindi è stato con i suoi ragazzi e colleghi a Gerusalemme.: Per un musicista come lei e per un allievo del suo conservatorio  cosa significa esibirsi nella terra Santa?
«Io ti parlo da non credente, nel senso che non frequento le chiese. Sono stato a messa al Santo Sepolcro una di quelle mattine e lì c’è  una area particolare. Per me suonare lì è stata una cosa meravigliosa, poi fare musica sacra  nella terra Santa è un’emozione indescrivibile. Da direttore penso che sia il massimo per questi allievi alcuni minorenni, pensa che loro hanno suonato anche alla “Carnegie  Hall di New York “  a Maggio, stanno avendo delle opportunità straordinarie. Il conservatorio di Matera è un’eccellenza l’hanno detto pubblicamente:  il direttore generale del MIUR  davanti al ministro Profumo. Chi studia a Matera è fortunato, esistono delle opportunità che non si hanno in altri posti.»
Cosa ha fatto per far diventare  il conservatorio di Matera un’eccellenza?E’ per questo che dopo aver suonato in giro per il mondo è tornato a Matera?
«Per noi è importante la didattica, ma è diventata importantissimo la produzione sulla didattica. Matera ha più di mille e cento allievi, è un conservatorio molto grande.  Ho formato quattro orchestre:  orchestra sinfonica, orchestra giovanile, una big band e un’orchestra di fiati. Ho cercato con la mia esperienza organizzativa di mettere e   i miei contatti per fare concerti in tutto il mondo con queste orchestre. Io sono nato in questo conservatorio e in questa città. Ho deciso di tornare a Matera per costruire. Ho voglia di creare qualcosa, Matera lo merita.»
Matera ha in qualche modo insegnato qualcosa alla città Santa  Gerusalemme?
«Noi abbiamo fatto degli incontri con degli esponenti importanti della città  di Gerusalemme, sia istituzionali che sacri. Non conoscevano Matera,  abbiamo mostrato loro delle immagini e sono rimasti sconvolti dalla somiglianza delle due città. Matera è davvero la Gerusalemme dell’occidente. C’è una somiglianza incredibile, vedi proprio la murgia materana. Matera ha fatto capire a Gerusalemme che l’occidente non è poi così lontano, che in occidente   ci sono città  identiche.»
E’ proprio in caso di dirlo la musica unisce i popoli…
« E’ l’unico mezzo che ha la capacità di fare questo. A Gerusalemme abbiamo avuto la capacità e la forza di unire le chiese. Noi abbiamo avuto l’opportunità di farlo e di provare sulla nostra pelle che la musica unisce. Per la prima volta c’erano tutti i massimi rappresentati delle chiese, tutte insieme, tutte insieme a cantare. Loro cantavano i loro brani originali e poi noi suonavamo la parte sinfonica dedicata a quella chiesa, non era mai successo nel mondo.»  


La piccola Matera ha conquistato  il mondo, ma la sua  città si rende conto di questa grandezza?
« Noi siamo veramente protagonisti da anni di questa città, ma se ne accorgono in pochi. Ti faccio una battuta:perché probabilmente il direttore del conservatorio essendo materano non è ben visto, se fosse stato torinese o milanese avrebbero avuto più considerazione.  Probabilmente la politica non è colta abbastanza per capire certe cose. Avrei per esempio voluto  le istituzioni con me a Gerusalemme o magari nella sala delle nazioni unite, sarebbe stato bello. Nonostante questo andiamo avanti comunque.»
Una piccola città che guarda il  mondo dall’alto o una città piccola incapace di valutare le sue eccellenze? Quanto è lontana Matera da capitale della cultura europea?
« Bisogna andare avanti farlo per i ragazzi, i nostri allievi devono sempre essere tutelati e devono avere tutte le possibilità per poter aprire le porte del mondo lavorativo. Il nostro dovere di insegnati  lo stiamo facendo ma da materano mi sembra davvero incredibile quello che sta accadendo in questa città. Io penso che chi ha lo scettro in mano deve avere la capacità di valutare  le forze locali, deve caprie cosa c’è sul territorio. Matera ha un’attività culturale importantissima grazie alle tante associazioni , ignorarle è un peccato. Chi più di chi ha amore e passione per questa città può lavorare per lei!»
Il suo modo di amministrare il conservatorio sta facendo scuola. Si può dire che il conservatorio di Matera è anche un esempio nazionale. Ma perché manca un’orchestra regionale in Basilicata?
«Sto ricevendo in questi giorni attestati di stima da tutta Italia. Molti direttori di conservatori si stanno complimentando e prendono come esempio il nostro conservatorio. Tutti hanno capito l’importanza di queste attività. Bisogna porsi il problema di cosa fanno i diplomati di Potenza e Matera. Devono emigrare. Manca la volontà politica, formare un’orchestra regionale significa fornire uno strumento utile per il territorio. Io un mese fa sono stato in Kazakistan ( tra l’altro 18 allievi verranno a studiare a Matera) hanno convocato me per chiedermi consigli su come formare orchestre, li sfruttano il  petrolio per fare questo  e noi abbiamo  la card benzina. Chi non capisce che dalla cultura può rinascere l’economia è un ignorante, l’Italia intera è un giacimento artistico non sfruttato. »
 La minitournèe della “ Sinfonia Eucaristica” per ora si è conclusa a Matera. Ci sono altre date in vista ?
«Il Papa è interessato tantissimo a questa “ Sinfonia Eucaristica”, sicuramente suoneremo per lui. Tutte le chiese del mondo stanno cercando di organizzare nelle loro nazioni  questo concerto. Mosca già ha praticamente aderito.»
Concludiamo. Cosa è la Bellezza?
«La Bellezza è la musica, semplicemente perché non esiste  altro per me.»  


giovedì 18 ottobre 2012

Profumo di cioccolato con Laura Florand

da " Il quotidiano della Basilicata"
Profumo di cioccolato al Women's Fiction Festival 




Matera – Nero e profondo come il peccato, compagno delle lacrime di una sera, passione davanti al camino, invadente sogno  del gusto estremo dell’amore, è il cioccolato.  Laura Florand scrittrice talentuosa dalla percettibilità poetica  che si trasforma in uno splendido romanzo che, è proprio il caso di dirlo, va divorato con avidità, dal titolo “ Ladra di Cioccolato” (edizioni:  Leggereditore), consegna al lettore una  verità: le donne vogliono una cosa sola il cioccolato .E’ un’opera deliziosa, curata nei particolari, nelle chimiche personali di due innamorati, nello scontro tra due vite che danno il via ad un incendio di passione da cui il lettore non può scappare L’opera  è stata presentata ieri al “Shibuya Cofee Music Shop “ di Matera nell’ambito del      “Women’s fiction festival” con la presenza dell’autrice che si concede, grazie all’aiuto della brava, gentile  e professionale  Giulia Fea che ha fatto da interprete,  ad un’intervista esclusiva per “ Il quotidiano della Basilicata”. 
 Signora Florand, prima di iniziare a parlare del suo romanzo,  una curiosità:  Matera non sarà certo la romantica Parigi dove è ambientato il suo romanzo. Ma come le è sembrata ?
Matera è favolosa, ha una bellezza incredibile e unica. Sono rimasta letteralmente affascinata da Matera.
 Passiamo al romanzo. Quando si pensa a simboli di virilità maschile, si pensa a uomini impegnati in lavori duri, al massimo attori, calciatori .Il  suo romanzo ci mostra una inaspettata alternativa , il simbolo della forza maschile, della virilità , è un cioccolatiere. Perchè un’attività quasi poetica diventa così maschile e virile? 
In realtà già nel cioccolato risiede l’essenza della sensualità, la passione  anche il fatto che si possa modellare e dargli una forma è un potere insito del cioccolato. E’ il simbolo del piacere assoluto, il fatto che una persona riesca a controllare questo piacere lo rende ancora più affascinante. Facendo le mie ricerche sui cioccolatai francesi subito sono venuta in contatto con l’immagine di qualcuno di virile. Il mondo della cioccolata è legato comunque tutta una serie di atmosfere che hanno a che fare con l’imposizione della forma, con il fatto di raggiungere la perfezione, un uomo può esserlo , può farlo. L’arroganza poi del personaggio del romanzo,di credersi continuamente il migliore, è una cosa molto virile.




Le donne vogliono solo una cosa, il cioccolato. Questa la frase da cui in effetti parte il romanzo. la protagonista Cade alla fine ammetterà di essere entrata nell’atelier di Sylvain, per lui come uomo,  non per il suo cioccolato o almeno non solo per quello. A questo punto  è proprio vero, le donne vogliono il cioccolato? Se si dovesse scegliere tra le due cose, a cosa  si è disposti a rinunciare ?
Direi che c’è bisogno di entrambi. Credo che se avessimo entrambe le cose, le donne raggiungerebbero davvero la felicità,potremmo  dirci donne complete. E’ troppo difficile decidere a cosa delle due è  possibile rinunciare, non riesco a rispondere, perché poi si dovrebbe rinunciare a qualcosa?
La donna che viene mostrata nel romanzo, è un donna sicura, una donna manager  che rompe un po’ la definizione perbenista  e tipicamente maschile della donna raffinata, “casa e chiesa “  si può dire che lei ci mostra una donna che non ha paura di immaginare un uomo nudo?
Mi piacciono le donne forti che cercano di raggiungere i propri obiettivi, ciò che vogliono. Cade rappresenta come le donne sono tutte. Le donne che conosco hanno carattere, ho voluto descrivere questo nel mio libro. La particolarità è che le donne possono essere forti anche se sono innamorate e allo stesso tempo  anche se sono forti hanno bisogno di essere amate. Certo le donne immaginano gli uomini nudi da sempre, penso proprio di sì. Io credo fosse abbastanza risaputo che lo facciano, probabilmente lo dicono solo nel privato.


La figura maschile  Sylvain  a differenza di Cade viene dai bassifondi, dai quartieri popolari  di Parigi tristemente noti “ La Banlieue”. Per lui è anche una forma di riscatto il successo ottenuto con il cioccolato e conquistare l’amore di una borghese capitalista ? Cosa cerca realmente di insegnare al suo stagista Malik, proveniente dalle sue stesse zone?
In realtà io volevo raccontare due personaggi che venissero da mondi diametralmente opposti. Di solito l’uomo nei libri , è  ricco che compra qualsiasi cosa e la donna è povera  e si fa in un certo senso comprare dal suo uomo. Ho voluto invertire i ruoli. In realtà Sylvain cerca di trasmettere e di passare a qualcun altro gli obiettivi che ha raggiunto, i risultati, in un certo senso vuole che  questo riscatto colpisca anche il suo allievo.
Esiste nel romanzo uno scontro tra il mondo del capitalismo multinazionale e  quello  della piccola bottega artigiana ma non solo anche tra la produzione di massa mediocre nel sapore e quella di qualità.  Addirittura nel suo scrivere anche ironico,  un barbone rifiuta la barretta della multinazionale e pronuncia  l’epiteto “ merde”. Chi vince realmente questa sfida?
Io personalmente ho una preferenza per il piccolo, per la ricerca della qualità, la raffinatezza. Quello che volevo dimostrare è che entrambi i mondi sono da rispettare, entrambi da avere ben chiari in mente. In fondo quello di Cade è un sogno ed è giusto che lei lo persegua ma se avessimo solo questi piccoli cioccolatai la maggior parte delle persone probabilmente non avrebbe cioccolato. Non avrebbe facilità di accesso al cioccolato. Sono due mondi compatibili e necessari.       
Cosa c’è di comune tra l’innamoramento e gustare un cioccolatino? Cosa significa innamorarsi?
  Innamorarsi è come dare quasi un primo morso. Addenti un cioccolatino e ti piace subito ma sai anche l’enorme piacere che verrà dopo quando il cioccolatino si scioglierà in bocca  ed    ti entrerà dentro, a quel punto sarà più  intenso. Poi  l’atto d’amore in sé dei protagonisti  secondo non è altro che un gioco, un desiderio di esplorare ed andare a fondo alle fantasie che entrambi hanno.
“Si può vivere nel mondo pur non possedendolo, puoi vivere nella mia vita anche se non la possiedi”, questa per grandi linee la frase che Sylvain dice a Cade ad un certo punto dell’opera. Ma  l’ amore non è  una corsa al possesso  dell’altro come succede con  un cioccolatino?
Non esiste la necessità del possesso mai, sia per quando riguardi le cose del mondo, sia per le persone.  L’innamoramento si può possedere, si possiede il sentimento e si paga all’altro anch’egli possessore con  la moneta del cuore.   
Il libro si conclude con un epilogo che sembra esser scritto in modo diverso, quasi buonista con baci ed abbracci di tutta la famiglia.  Perché non finire con l’unione della coppia e basta lasciando un po’ di amaro in bocca che non guasta mai?     
Credo che l’epilogo venga dopo che le tensioni si risolvono, c’è un rilassamento delle tensioni e anche nella scrittura questo si sente. E’ l’amore che dura anche quando le tensioni sono superate. Proprio lì arriva il momento più intenso. Cade aveva bisogno della sua famiglia, quindi per rendere questa felicità totale avevo bisogno che si ricongiungesse con la famiglia.
In conclusione . Altri libri in vista?
Ci sarà “Bacio di cioccolato”  il seguito di questo libro. Ci sono altri due della serie del cioccolato che usciranno negli Stati Uniti, tutti e tre il prossimo anno.
Cosa è la Bellezza?
Troppe cose, la terra è Bellezza. San Pietro ieri a Roma era simbolo della Bellezza. Mia figlia è bellezza, il cioccolato è Bellezza. Tante cose sono bellezza.

venerdì 5 ottobre 2012

Daniele Sepe e il suo disco proletario

da " Il quotidiano della Basilicata"


Materadio 2 apre con Sepe 


di Francesco Altavista 



Matera – Torna per il secondo anno consecutivo a Matera la festa di Radio Tre “ Materadio”, per tre giorni dal 21  al 23  settembre. A chiudere la prima giornata di eventi il concertone del maestro Daniele Sepe che porterà nella città dei Sassi, il suo ultimo straordinario lavoro “ Canzoniere Illustrato”.  Se tema di quest’anno è la contaminazione tra culture e tra città,  non  ci poteva essere scelta migliore, il musicista, cantautore e compositore napoletano ha dedicato tutta la sua carriera, ad oggi 23 dischi più varie opere anche teatrali e colonne sonore per il cinema, ad una musica  volgarmente detta “internazionale”, un tornato di sonorità  con venature popolari mediterranee, di world music  e naturalmente di jazz.  Conosciuto come uno dei migliori sassofonisti del mondo, è un contestatore, un comunista della vecchia guardia, uno squisito osservatore del mondo, uno che ha sempre da dire specie con la  sua musica. “ Canzoniere illustrato” è l’ultima fatica in ordine di tempo, un album unito ad un libro di fumetti che riprendono i dodici brani del disco, pezzi che riguardano le tradizioni del mediterraneo e non solo, senza dimenticare il solito omaggio a Raffaele Viviani, autore amatissimo da Daniele  Sepe. Il maestro partenopeo, tra le poche personalità artistiche di livello mondiale che l’Italia e il sud possono offrire, si concede per un’intervista in anteprima per “ Il quotidiano della Basilicata”.         
Maestro, sarà a Matera per la festa di Radio Tre, quasi per obbligo le devo fare questa domanda: Matera può essere capitale della cultura europea ?
Matera la conosco benissimo. Sicuramente può concorrere come capitale della cultura europea e non sono solo i Sassi, Matera è di più. E’ una delle più belle città del sud Italia. Io sponsorizzo Matera per questa carica, sicuramente.
Passiamo al suo ultimo lavoro .Non ci sono solo sapori mediterranei ma c’è anche un po’ di sud America. L’aggettivo “popolare” spesso significa troppe cose, si può dire che lei più che un disco popolare ha fato un disco “proletario”?
Sono pezzi che vengono da una maniera di pensare al lavoro e alla vita  che ha poco a che vedere con quello che vediamo oggi. Oggi il termine “popolare” come hai detto,  è un po’ difficile da capire, molte cose dette popolari  hanno un sapore che è quello della cartolina, la musica tradizionale popolare  è una condizione differente da quella del banchiere, popolare non  è Marchionne per intenderci. La cosa importante è tenere vita la ragione prima dell’interesse della musica tradizionale, dove il mondo viene visto al contrario. In genere  se compriamo un giornale la proprietà è sempre di Berlusconi o di De Benedetti, Caltagirone , il mondo ci viene raccontato con gli occhi di chi ha i miliardi. La musica popolare tradizionale da l’occasione di vedere il mondo da una prospettiva dal basso.



Daniele Sepe c’era prima di Manu Chao.  La lotta all’intolleranza  è un principio che da tempo esiste nel suo modo di fare musica. Dopo tutta questa carriera, i messaggi sono serviti a combattere l’intolleranza?
Se servisse a qualcosa ascoltando ogni giorno “ Imagine” di Lennon il mondo sarebbe migliore. Il problema è che la musica è una cosa assolutamente accessoria. Faccio un esempio: quando l’Italia ha bombardato il Kosovo e la Jugoslavia, c’era Bregovic in tournée nelle città italiane, la gente ballava, si divertiva ma la guerra non è finita, il giorno dopo tutta quella gente dei concerti  non ha manifestato contro la guerra e quei bombardamenti. Io penso che in questo momento il mondo è affamato di fame, più che di cultura si sente bisogno di salario, di lavoro, di prendere quel qualcosa in più per comprare un disco o un libro, andare al cinema.
Come questo disco anche il precedente prende spunto da facebook. Ha un buon legame con la tecnologia. Da comunista, ci vuole dire che non bisogna aver paura della tecnologia?
Penso che semplicemente è come  avere una radio libera, è un contatto con la gente. A volte lo puoi usare bene a volte male, ti tiene in contatto con la gente. Io avevo un blog, oggi facebook magari fra tre anni uscirà altro. E’ una maniera per comunicare. Dobbiamo imparare ad usare quello che viene dalla tecnologia. Bisogna aver paura degli uomini che vendono la tecnologia che deve essere libera e disponibile a tutti. Il braccio armato del capitalismo  non è la tecnologia da sempre è stata la legge, l’esercito, il processo, la polizia, tutti quelli che armati lo sono davvero.
Nel disco precedente ha innescato anche una sorta di polemica a distanza con Saviano suo conterraneo, sull’idea di  camorra. E’ riuscito ad attaccare anche l’intoccabile della sinistra nobile?
Semplicemente vedo in Saviano un personaggio  strumentale  ad una visione della politica  e delle esigenze della  vita contraria alla mia. Io penso che uno va a rubare semplicemente perché non ha la possibilità di vivere in altra maniera. Brecht si chiedeva se era più ignobile rapinare una banca o fondare una banca,  io credo che sia ignobile fondarla. Oggi gli operai si suicidano per la perdita del lavoro, per me sono omicidi identici ad altri che lo fanno ignobilmente per procurarsi dei soldi. Io vedo tanti giornalisti che si interessano ai problemi della mafia, della camorra fanno benissimo ma non c’è nessuno che si infiltra nei consigli di amministrazioni. Non credo ci sia tanta differenza, per esempio, tra la camorra e il consiglio di amministrazione della Fiat.
Maestro lei è venuto a contatto con la camorra?  Si narra che per molti artisti  sia stata fondamentale per far carriera?
Anche sta storia della camorra che si mangia gli artisti, è falso. La camorra fa mangiare  indirettamente gli artisti, cioè scrittori, registi, musicisti, attori napoletani non potrebbero vivere se non parlassero di camorra. E’ un vero elemento di marketing, in realtà dicono un mondo di puttanate su queste storie. Si sposano pure i camorristi che sono quelli che hanno più soldi, uno va a suonare perché pagato. Non capisco perché attaccare un cantante che è andato a cantare ad un matrimonio di un camorrista, allora anche il ristorante, il camorrista si è sposato in chiesa e perché il prete  l’ha sposato. Una volta io dovevo battezzare un bambino e il mio parroco mi ha detto di no perché ero un comunista riconosciuto, lo stesso parroco ha fatto matrimoni e feste per i camorristi a non finire.  Perché a questo punto non si parla anche di questo intrecci? Anche Frank Sinatra si dice fosse finanziato dalla mafia, però “cant  buon  Frank Sinatra“.
Maestro le ha dato problemi questo suo definirsi sempre comunista?
Mi ha dato problemi ma anche un sacco di soddisfazioni. Non è una cosa così difficile fare il comunista. E’ facile quanto fare il cattolico per bene, ho un sacco di amici credenti che aiutano immigrati e persone che hanno bisogno e non lì vedo tristi anche se è un lavoro che non viene riconosciuto. Fino quando ci saranno ingiustizie ci sarà sempre spazio per il comunismo. Io prima di andare al conservatorio già ero comunista.  Diciamo che è stato un vizio di famiglia “ papà era accussì” . Prima comunista e poi musicista. All’epoca mia si iniziava giovani.
Da grande osservatore quale lei è, in conclusione verso quel direzione stiamo andando?
L’anno prossimo ci saranno le elezioni, una bagarre di promesse e tutto il resto che già conosciamo, ci servirà per farci due risate. Non c’è speranza con questi politici, tutti, la speranza c’è  verso la gente che deve cominciare a ribellarsi. Non ho più vent’anni se li avessi , comprerei dieci litri di benzina , scenderei in piazza e brucerei qualcosa, come ho fatto quando  vent’anni li avevo.        
Cosa è la Bellezza?
La Bellezza è la semplicità.

De Piscopo, la voce del ritmo

da " Il quotidiano della Basilicata"


Tullio De Piscopo, la voce del ritmo




di Francesco Altavista


Brienza –  La festa del SS Crocifisso a Brienza è da sempre sentita, aspettata con ansia e vissuta nel pieno delle tradizioni. Quest’anno ad aumentare l’attesa, non solo per i burgentini ma per l’intera regione il comitato feste ha pensato di chiudere i festeggiamenti domenica prossima 16 settembre con il concerto del grandissimo Tullio De Piscopo. Un mito delle percussioni e della batteria, sicuramente tra i più grandi batteristi italiani, un vero artista innamorato della musica con una carriera incredibile alle spalle. Sarà nella città burgentina nell’unico concerto lucano, una chicca che il comitato a voluto dedicare a chi vorrà intervenire nella piazza burgentina in un concerto che ha tutti gli principi per essere memorabile. Il maestro De Piscopo attesissimo specie dai giovani appassionati di musica,  pronti a divertirsi con la buona musica e magari a imparare anche qualcosa, si concede in anteprima a “ Il quotidiano della Basilicata” per un’intervista. 
Maestro, la sua musica, il suo spettacolo musicale ha come protagonista la batteria. Come ha fatto in tutti questi anni e come fa ancora oggi  a trasformare questo strumento a volte pensato ostico, in fulcro  dello spettacolo?
«C’è la storia e  la storia parla. Le mille avventure di Tullio con la batteria e le percussioni, girando tutto il mondo, suonando veramente con grandi artisti, ognuno di loro mi ha lasciato qualcosa. Sono strumenti del cuore, la batteria è il cuore della musica. La batteria  ti fa muovere il piedino, ti fa  ballare, è uno strumento importantissimo per tenere uniti sia un gruppo rock che una grande orchestra. Dipende poi anche da quello che uno trasmette con questo strumento, evidentemente io sono stato tenace, ho trasmesso veramente tutto quello che avevo dentro soprattutto la rabbia , all’inizio della mia carriera, il sentimento. La gente poi capisce se stai bleffando o stai dicendo la verità.»
Il suo modo di suonare è sentimento, arriva dal cuore e porta con sé un messaggio non sempre decifrabile da tutti. Da cosa   nasce il suo stile? Da dove arriva questo sentimento che lei dice sia la  rabbia?
«La rabbia nasceva dalla miseria, dalla povertà, dai vicoli, dalle disavventure, dalle cose brutte che la vita ti dà. Io a soli undici anni ho perso mio fratello Romeo, il più grande che è morto mentre suonava la batteria. Per me è stata una mazzata tremenda ed ho capito che questa era  la mia  vita. Ed ho fatto tutto quello che poteva fare e suonare  lui, lui sicuramente l’avrebbe fatto meglio di me. L’arte è la magia,  è uno strumento di pace, sviluppa la non violenza.»



Maestro forse è proprio per questa rabbia, nata nelle contraddizioni  che a Napoli, la sua città  nascono tutti questi batteristi e percussionisti, tanto da farne quasi una scuola in tutto il mondo?
«A Napoli al contrario di quello che si pensa spesso, cioè mandolini, chitarre e melodia, è una città piena di ritmo. Ecco perché nascono tutti questi batteristi e percussionisti. Tutti i napoletani hanno un grande ritmo. Napoli è più ritmo che melodia. Poi, ripeto sono strumenti che alla fine fanno rumore ma se riesci a dare qualcosa si trasformano in melodia, devono trasmettere qualcosa.»
Lei ha una scuola, insegna ai giovani. Come le sembra la nuova generazione di musicisti e di artisti?
«Ci sono tanti bravi giovani, purtroppo è un momento difficile per loro. Non ci sono posti dove questi giovani possano essere convocati, dove possano suonare, possano trasmettere le cose che hanno dentro e che studiano. Bisognerebbe fare una legge a favore di questi giovani. Non dico che è un mondo più difficile di quello che ho dovuto affrontare io, ma diverso. Quando io ero piccolo l’Italia era in crescita ed era molto diverso, oggi i giovani sono messi da parte, è la crisi. Esiste il bisogno di fare qualcosa per i giovani non bastano le scuole. Alla fine io più che un insegnate, sono un amico, un genitore , uno zio, un fratello a volte anche un nonno per i più piccoli.»
Lei ha fatto tantissime collaborazioni, prima ha detto che di ognuna a portato con sé qualcosa. Non ha mai disprezzato nessun tipo di musica, ha collaborato da Gerry Mulligan a  Mina, da  Manu Chao a Franco Battiato. Una simbiosi  però si era creata con il grandissimo Astor Piazzola nella composizione che ha segnato il passaggio  del maestro verso la rivoluzione del “ Tango Nuevo”. Lei fa parte di questo storico passaggio della musica argentina, cosa ricorda di questa collaborazione? Come ha fatto a passare dalla collaborazione con il  maestro argentino a quella con  Gigi D’alessio?
«Con Astor Piazzola è stata una cosa meravigliosa, abbiamo inventato assieme “ Libertango” pezzo che abbiamo suonato in tutto il mondo. Da questo rapporto, mi rimane  la grande musica, la nostalgia, le pagine musicali, affrontare un’orchestra con tanti violini. Queste cose restano dentro, te le porti come bagaglio personale. Non bisogna mai disprezzare niente, mai essere settari con la musica, bisogna conoscere tutta la musica se si vuole fare questa professione, ecco perché si studia. Io ho suonato con tutti anche con l’orchestra di liscio, quando arrivai a Milano con gli occhi pieni di speranza e gli occhi di tigre per portare qualcosa a casa, avevo scelto la musica come mia passione, perché solo con lei sono in perfetta simbiosi.»   
Spesso ha detto che i suoi natali di strada le hanno concesso di essere libero. Il mondo dello spettacolo e della musica spesso però ha dei padroni. Come ha fatto a resistere ai compromessi?
«Libero e la mia musica è senza padroni. Ho resistito rinunciando. Ho dovuto chiudere delle porte molto importanti,sono contento così perché sto bene. Non è un problema della musica ma di certi artisti. Sono contento di quello che ho fatto, senza chiedere niente a nessuno e senza compromessi.»
Maestro, Brienza l’attende con ansia . Con cosa farà emozionare il pubblico lucano e burgentino?
«Questo è uno spettacolo straordinario, racchiude un po’ tutta la mia storia, grandi ritmi, brani celebri, ci potrebbe essere Carl Orff in un brano straordinario di  “Carmina Burana”. Ci saranno i miei successi, da “ Andamento Lento “ a “E fatto 'e sorde”, il mio spettacolo si chiama “ Around the world …andamento lento”. A Brienza mi immagino un pubblico bello che  ha voglia di me, guai se non fosse così. Non vedo l’ora di essere lì con voi a Brienza e vi aspetto belli carichi sotto il palco.  Un abbraccio a tutti “wuajù”.»
Cosa è per lei la Bellezza?
 E’ qualcosa di interno, difficile da trovare ma è un grande tesoro una ricchezza.