Tullio De Piscopo, la voce del ritmo
di Francesco Altavista
Brienza – La festa del SS Crocifisso a Brienza è da
sempre sentita, aspettata con ansia e vissuta nel pieno delle tradizioni.
Quest’anno ad aumentare l’attesa, non solo per i burgentini ma per l’intera
regione il comitato feste ha pensato di chiudere i festeggiamenti domenica
prossima 16 settembre con il concerto del grandissimo Tullio De Piscopo. Un
mito delle percussioni e della batteria, sicuramente tra i più grandi batteristi
italiani, un vero artista innamorato della musica con una carriera incredibile
alle spalle. Sarà nella città burgentina nell’unico concerto lucano, una chicca
che il comitato a voluto dedicare a chi vorrà intervenire nella piazza
burgentina in un concerto che ha tutti gli principi per essere memorabile. Il
maestro De Piscopo attesissimo specie dai giovani appassionati di musica, pronti a divertirsi con la buona musica e
magari a imparare anche qualcosa, si concede in anteprima a “ Il quotidiano
della Basilicata” per un’intervista.
Maestro, la sua
musica, il suo spettacolo musicale ha come protagonista la batteria. Come ha
fatto in tutti questi anni e come fa ancora oggi a trasformare questo strumento a volte
pensato ostico, in fulcro dello
spettacolo?
«C’è la storia e la
storia parla. Le mille avventure di Tullio con la batteria e le percussioni,
girando tutto il mondo, suonando veramente con grandi artisti, ognuno di loro
mi ha lasciato qualcosa. Sono strumenti del cuore, la batteria è il cuore della
musica. La batteria ti fa muovere il
piedino, ti fa ballare, è uno strumento
importantissimo per tenere uniti sia un gruppo rock che una grande orchestra. Dipende
poi anche da quello che uno trasmette con questo strumento, evidentemente io
sono stato tenace, ho trasmesso veramente tutto quello che avevo dentro
soprattutto la rabbia , all’inizio della mia carriera, il sentimento. La gente
poi capisce se stai bleffando o stai dicendo la verità.»
Il suo modo di
suonare è sentimento, arriva dal cuore e porta con sé un messaggio non sempre
decifrabile da tutti. Da cosa nasce il suo stile? Da dove arriva questo
sentimento che lei dice sia la rabbia?
«La rabbia nasceva dalla miseria, dalla povertà, dai vicoli,
dalle disavventure, dalle cose brutte che la vita ti dà. Io a soli undici anni
ho perso mio fratello Romeo, il più grande che è morto mentre suonava la
batteria. Per me è stata una mazzata tremenda ed ho capito che questa era la mia vita. Ed ho fatto tutto quello che poteva fare
e suonare lui, lui sicuramente l’avrebbe
fatto meglio di me. L’arte è la magia, è
uno strumento di pace, sviluppa la non violenza.»
Maestro forse è
proprio per questa rabbia, nata nelle contraddizioni che a Napoli, la sua città nascono tutti questi batteristi e
percussionisti, tanto da farne quasi una scuola in tutto il mondo?
«A Napoli al contrario di quello che si pensa spesso, cioè
mandolini, chitarre e melodia, è una città piena di ritmo. Ecco perché nascono
tutti questi batteristi e percussionisti. Tutti i napoletani hanno un grande
ritmo. Napoli è più ritmo che melodia. Poi, ripeto sono strumenti che alla fine
fanno rumore ma se riesci a dare qualcosa si trasformano in melodia, devono
trasmettere qualcosa.»
Lei ha una scuola,
insegna ai giovani. Come le sembra la nuova generazione di musicisti e di
artisti?
«Ci sono tanti bravi giovani, purtroppo è un momento
difficile per loro. Non ci sono posti dove questi giovani possano essere
convocati, dove possano suonare, possano trasmettere le cose che hanno dentro e
che studiano. Bisognerebbe fare una legge a favore di questi giovani. Non dico
che è un mondo più difficile di quello che ho dovuto affrontare io, ma diverso.
Quando io ero piccolo l’Italia era in crescita ed era molto diverso, oggi i
giovani sono messi da parte, è la crisi. Esiste il bisogno di fare qualcosa per
i giovani non bastano le scuole. Alla fine io più che un insegnate, sono un
amico, un genitore , uno zio, un fratello a volte anche un nonno per i più
piccoli.»
Lei ha fatto
tantissime collaborazioni, prima ha detto che di ognuna a portato con sé
qualcosa. Non ha mai disprezzato nessun tipo di musica, ha collaborato da Gerry Mulligan a Mina, da
Manu Chao a Franco Battiato. Una simbiosi però si era creata con il grandissimo Astor
Piazzola nella composizione che ha segnato il passaggio del maestro verso la rivoluzione del “ Tango
Nuevo”. Lei fa parte di questo storico passaggio della musica argentina, cosa
ricorda di questa collaborazione? Come ha fatto a passare dalla collaborazione
con il maestro argentino a quella
con Gigi D’alessio?
«Con Astor Piazzola è stata una cosa meravigliosa, abbiamo
inventato assieme “ Libertango” pezzo che abbiamo suonato in tutto il mondo. Da
questo rapporto, mi rimane la grande
musica, la nostalgia, le pagine musicali, affrontare un’orchestra con tanti
violini. Queste cose restano dentro, te le porti come bagaglio personale. Non
bisogna mai disprezzare niente, mai essere settari con la musica, bisogna
conoscere tutta la musica se si vuole fare questa professione, ecco perché si
studia. Io ho suonato con tutti anche con l’orchestra di liscio, quando arrivai
a Milano con gli occhi pieni di speranza e gli occhi di tigre per portare
qualcosa a casa, avevo scelto la musica come mia passione, perché solo con lei
sono in perfetta simbiosi.»
Spesso ha detto che i
suoi natali di strada le hanno concesso di essere libero. Il mondo dello
spettacolo e della musica spesso però ha dei padroni. Come ha fatto a resistere
ai compromessi?
«Libero e la mia musica è senza padroni. Ho resistito rinunciando.
Ho dovuto chiudere delle porte molto importanti,sono contento così perché sto
bene. Non è un problema della musica ma di certi artisti. Sono contento di
quello che ho fatto, senza chiedere niente a nessuno e senza compromessi.»
Maestro, Brienza
l’attende con ansia . Con cosa farà emozionare il pubblico lucano e burgentino?
«Questo è uno spettacolo straordinario, racchiude un po’
tutta la mia storia, grandi ritmi, brani celebri, ci potrebbe essere Carl Orff
in un brano straordinario di “Carmina
Burana”. Ci saranno i miei successi, da “ Andamento Lento “ a “E
fatto 'e sorde”, il mio spettacolo si
chiama “ Around the world …andamento lento”. A Brienza mi immagino un pubblico
bello che ha voglia di me, guai se non
fosse così. Non vedo l’ora di essere lì con voi a Brienza e vi aspetto belli
carichi sotto il palco. Un abbraccio a
tutti “wuajù”.»
Cosa è per lei la
Bellezza?
E’ qualcosa di
interno, difficile da trovare ma è un grande tesoro una ricchezza.
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