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domenica 24 giugno 2012

La Notte di Arisa nella sua Pignola

da " Il Quotidiano della Basilicata"

La notte di Arisa nella sua Pignola 




di Francesco Altavista



Pignola – “ Ogni volta che torno, mi regalate il libro del dialetto di Pignola, ma io sono di Pignola”, con queste parole Arisa accompagna la consegna di un premio da parte della provincia di Potenza, presente il presidente  Piero Lacorazza  e del sindaco della cittadina di Pignola, Ignazio Petrone, alla fine del concerto del secondo grande ritorno.  E’ l’ironia dell’artista lucana che rende meno imbarazzante l’intervento dei due politici, la sua semplicità che si unisce ad una consapevolezza nuova, gli permette di stare al disopra di qualsiasi istinto d’orgoglio lucano. A nessuno tra il numeroso pubblico presente al concerto viene in mente di inneggiare il nome Rosalba, si ripete a gran voce invece  lo pseudonimo di Arisa,  quasi a voler sottolineare inconsciamente il distacco che esiste tra la grande artista nata a Pignola ma ormai patrimonio nazionale  e la ragazza che voleva cantare a tutti i costi tra le pietre dure della cittadina pignolese nonostante i tanti ostacoli.  Arisa  fa il suo concerto con emozione certo ma come dice lei “ non più di tanto”. Sale sul palcoscenico alle 22:15 , farà circa due ore di spettacolo, mostrando la sua voce come dea bellissima che balla tra le note  mentre scala le vette altissime dell’ammirazione, suono che  quando invece parla con il pubblico  si trasforma in una sorta di  vagito infante ma non imbarazzato  come di un bambino che si giustifica con la madre per non averla ascoltata. Rosalba però è un fiore ormai sbocciato che disserta il suo profumo anche affascinante  mentre il suo vestito che lascia le gambe scoperte , smanicato  con due tasche sul davanti dove spesso durante il concerto nasconde le mani, mostra tutta la bellezza di linee che parlano  non troppo velatamente  al desiderio. Con lei un sound e una musica  unica e particolare,eseguita da maestri: al basso  Sandro Rosati, alla batteria Giulio Proietti , alle tastiere Salvatore Mufale, alla chitarra Mauro Di Domenico e al piano il maestro Giuseppe Barbera . Quest’ultimo è la seconda star sul palcoscenico si diverte sulla tastiera del suo piano a mezza coda, virtuosismi  che vanno dalla “Carmen” di Bisset a pezzi della storia del rock, presentati sempre come un minestrone di fantasia, ritmo e magia  all’introduzione di altri brani ora di Arisa ora di altri artisti del panorama internazionale. Diverse le cover  che appassionano il pubblico, versioni emozionanti e diverse dei brani in inglese, “Personal Jesus” , “Sweet dreams”  e “ Losing my religon” , tra queste inserisce anche pezzi italiani tra cui “ Ti sento” dei Mattia Bazar e “ Tanti Auguri” di Raffaella Carrà. Ma è soprattutto la musica di Arisa che si vuole ascoltare, il primo pezzo è la bella “ Amami” dell’ultimo album che gli consente un immediato legame con  il pubblico che canta con lei,   poi in  “ La mia strana verità”, “ Poi però” e “ Si vola”  libera la sua straordinaria voce. Sul palco è ferma, appena pochi movimenti con le mani, spesso si siede sullo sgabello dietro di lei, sorseggiando acqua in un bicchiere di cristallo.” Nel paese di chissà che c’è” e “ Democrazia” scatenano il pubblico in timidi balli sul posto, nessuno che spinga in una platea ordinata composta da persone di tutte le età. A tratti ricompare la Rosalba di Pignola, riconosce della facce della sua vita, dal macellaio, alla tabaccaia, ad alcuni parenti presenti, visi conosciuti   a cui dedica una “ Sincerità” in  versione molto elegante e chic. La scaletta  bis compreso  si conclude  dopo la ripetizione del  brano sanremese  “ La notte” cantato da tutti, “ Bene se ti sta bene”  e l’atmosfera straordinaria di “ Pace” .   Dopo il premio consegnato dal presidente della provincia e dal sindaco, Arisa accontenta la richiesta di “ zia Carmela” cantare un pezzo napoletano. Lei richiama sul palco il maestro Barbera ed esegue “ Reginella” in un modo così dolce da spaccare l’emozione in tanti piccoli pezzi da ricomporre in  uno specchio che potrà riflette  solo l’anima vera e pura, senza nulla togliere ai pezzi degli autori di Arisa, ma valeva la pena assistere al concerto anche solo per  questa esecuzione voce  e piano.

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