mercoledì 21 dicembre 2011

Nell'inferno della famiglia tradizionale, intervista Aldo Cassano

da  "Il quotidiano della Basilicata"

Con la compagnia " Animanera" nell'inferno della famiglia 

di Francesco Altavista

Matera – Il significato particolare e la grandezza culturale  della sezione “ Milano a Matera” della rassegna teatrale  2011-2012 di Matera , potrebbe essere riassunto dallo spettacolo che sarà messo in scena questa sera a partire dalle 21:00 al teatro Comunale. Ci sono già stati spettacoli  di grande valore  arrivati al teatro materano ma  la compagnia “ Animanera”  per la prima volta  sarà in un teatro sotto il Po. Rappresenterà sulle meridionali tavole materane , “ Fine Famiglia- una commedia nera dall’inferno di una famiglia”. E’ un’opera, scritta dalla giovane  Magdalena Barile,  molto interessante che farà certamente ridere ma lascerà alla fine dei graffi che romperanno la tradizione, specie in un pubblico del sud notoriamente legato alla famiglia.. La regia dello spettacolo è affidata al giovane  Aldo  Cassano che in anteprima si concede ad un’intervista a “ Il quotidiano della Basilicata”.   
Aldo, quale è la sua visione da regista di un’opera considerata “nera” scritta da Magdalena Barile?
In questo spettacolo si svelano tutti i meccanismi tipici che tengono unite le famiglie di tradizione italiana con tutte le sue contraddizioni e si tenta anche qui di dare una soluzione. La classica famiglia di quattro persone decide durate il rito natalizio di comune accordo di separarsi per sempre. Nell’arco della serata succederà di tutto, vedremo se riusciranno a separarsi.
 Lo stile di “ Animanera” è davvero molto particolare nel suo mettere in scena contraddizioni sociali. Che tipo di regia ci si deve aspettare per questo spettacolo?
 Diciamo che abbiamo cercato di lavorare sulle caratterizzazione tipiche degli archetipi: la madre, il padre, il figlio e la sorella. La madre super affettiva  cerca di tenere insieme la famiglia con degli espedienti, fa una  torta che scandisce il tempo dello spettacolo. Il padre con il suo bagaglio di responsabilità, con i soldi pensa di aver esaurito i suoi compiti e poi le perversioni sessuali del figlio e la figlia con le crisi di autolesionismo. Sono state usate delle geometrie in questa casa gabbia, quindi tutti i movimenti sono studiati quasi in una partitura fisica, quasi coreograficamente, tutto scandito da suoni come se ci fosse un televisore acceso che accompagna la giornata della famiglia.
Mettete in crisi il concetto di famiglia tradizionale. Certo al sud il valore famiglia è più sentito che al nord. Cosa vi aspettate da un pubblico, per la prima volta nella vostra carriera del sud, di Matera?
Siamo curiosissimi di sapere come  prenderà il pubblico questa pièce. Immagino comunque che ci sia un’identificazione, io sono il regista e sono del sud e alcuni attori sono meridionali. La famiglia tradizionale al sud è molto radicata, sono convinto che alcuni stereotipi, molte dinamiche verranno riconosciute fortemente. Io vorrei toccare nel profondo, se pur con molta ironia.
Perché c’è incomunicabilità nella famiglia tradizionale e perché fallisce?
Si rimane legati a dei modelli che non sono al corso con i tempi. Ci sono ricatti affettivi. La maggior parte degli avvenimenti violenti avviene in famiglia, è inutile negare che il problema esista.. Il numero dei divorzi aumenta, le famiglie allargante sono all’ordine del giorno, l’idea di avere un partner tutta la vita è sempre di più vissuto come soffocante, i dettami della chiesa sono sempre meno unificanti. Sono tanti i motivi. Si modifica tutto, si modifica la famiglia anche se difficile da accettare. Il modello tradizionale è finito. E’ inutile arroccarsi, ci sono altre esigenze.
Il lavoro di “ Animanera” si è sempre mosso nella sperimentazione. Cosa vuol dire sperimentare in teatro oggi?  Questa commedia è un po’ uno spartiacque nella tradizione popolare italiana?
Sperimentazione è cercare modelli nuovi, linguaggi nuovi, sempre partendo dalla padronanza di tutti i codici anche quelli tradizionali della storia del teatro. Non mi prederei l’onere  e l’onore di fare da spartiacque, diciamo che abbiamo cercato di vedere la commedia con un piccolo assetto nuovo ed originale, direi quasi che è un ritorno perché con questa nuova sperimentazione si è diventati più freddi, estetici, distanti e noi siamo tornati al pubblico. E’ un modo di coniugare la modernità alla tradizione.
 Una “ Natale in casa Cupiello “ in chiave moderna?
 Sì, esatto. Si potrebbe dire anche così. Anche quella era una famiglia in crisi.
  Aldilà del concetto famiglia che si avvicina un po’ alla concezione pirandelliana. Come da questo conflitto di contraddizione esce fuori l’io?
  Vengono un po’ analizzate le personalità dei componenti, c’è un discorso psicoanalitico sui desideri, le paure che muovono i personaggi nelle relazioni. Per esempio: la mamma ha un bisogno di amore per gli altri o la volontà di legare le persone a sé, per manovrare i propri geni?
E il sentimento d’amore cosa diventa?   
L’amore  esce sempre un po’ come una specie di salvezza dall’alienazione e dall’isolamento, quasi come fosse una soddisfazione di un bisogno. Quasi come un calmare le paure. In questa visione è un po’ così.
Cosa è la Bellezza?
La Bellezza è l’inconsapevolezza delle cose belle che si espongono senza immaginare che possano provocare un sentimento. 




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