Con la compagnia " Animanera" nell'inferno della famiglia
di Francesco Altavista
Matera – Il
significato particolare e la grandezza culturale della sezione “ Milano a Matera” della
rassegna teatrale 2011-2012 di Matera ,
potrebbe essere riassunto dallo spettacolo che sarà messo in scena questa sera
a partire dalle 21:00 al teatro Comunale. Ci sono già stati spettacoli di grande valore arrivati al teatro materano ma la compagnia “ Animanera” per la prima volta sarà in un teatro sotto il Po. Rappresenterà
sulle meridionali tavole materane , “ Fine Famiglia- una commedia nera
dall’inferno di una famiglia”. E’ un’opera, scritta dalla giovane Magdalena Barile, molto interessante che farà certamente ridere
ma lascerà alla fine dei graffi che romperanno la tradizione, specie in un
pubblico del sud notoriamente legato alla famiglia.. La regia dello spettacolo
è affidata al giovane Aldo Cassano che in anteprima si concede ad
un’intervista a “ Il quotidiano della Basilicata”.
Aldo, quale è la sua
visione da regista di un’opera considerata “nera” scritta da Magdalena Barile?
In questo spettacolo si svelano tutti i meccanismi tipici
che tengono unite le famiglie di tradizione italiana con tutte le sue contraddizioni
e si tenta anche qui di dare una soluzione. La classica famiglia di quattro
persone decide durate il rito natalizio di comune accordo di separarsi per
sempre. Nell’arco della serata succederà di tutto, vedremo se riusciranno a
separarsi.
Lo stile di “ Animanera” è davvero molto
particolare nel suo mettere in scena contraddizioni sociali. Che tipo di regia
ci si deve aspettare per questo spettacolo?
Diciamo che abbiamo
cercato di lavorare sulle caratterizzazione tipiche degli archetipi: la madre,
il padre, il figlio e la sorella. La madre super affettiva cerca di tenere insieme la famiglia con degli
espedienti, fa una torta che scandisce
il tempo dello spettacolo. Il padre con il suo bagaglio di responsabilità, con
i soldi pensa di aver esaurito i suoi compiti e poi le perversioni sessuali del
figlio e la figlia con le crisi di autolesionismo. Sono state usate delle
geometrie in questa casa gabbia, quindi tutti i movimenti sono studiati quasi
in una partitura fisica, quasi coreograficamente, tutto scandito da suoni come
se ci fosse un televisore acceso che accompagna la giornata della famiglia.
Mettete in crisi il
concetto di famiglia tradizionale. Certo al sud il valore famiglia è più
sentito che al nord. Cosa vi aspettate da un pubblico, per la prima volta nella
vostra carriera del sud, di Matera?
Siamo curiosissimi di sapere come prenderà il pubblico questa pièce. Immagino
comunque che ci sia un’identificazione, io sono il regista e sono del sud e
alcuni attori sono meridionali. La famiglia tradizionale al sud è molto
radicata, sono convinto che alcuni stereotipi, molte dinamiche verranno
riconosciute fortemente. Io vorrei toccare nel profondo, se pur con molta
ironia.
Perché c’è
incomunicabilità nella famiglia tradizionale e perché fallisce?
Si rimane legati a dei modelli che non sono al corso con i
tempi. Ci sono ricatti affettivi. La maggior parte degli avvenimenti violenti
avviene in famiglia, è inutile negare che il problema esista.. Il numero dei
divorzi aumenta, le famiglie allargante sono all’ordine del giorno, l’idea di
avere un partner tutta la vita è sempre di più vissuto come soffocante, i
dettami della chiesa sono sempre meno unificanti. Sono tanti i motivi. Si
modifica tutto, si modifica la famiglia anche se difficile da accettare. Il
modello tradizionale è finito. E’ inutile arroccarsi, ci sono altre esigenze.
Il lavoro di “
Animanera” si è sempre mosso nella sperimentazione. Cosa vuol dire sperimentare
in teatro oggi? Questa commedia è un po’
uno spartiacque nella tradizione popolare italiana?
Sperimentazione è cercare modelli nuovi, linguaggi nuovi, sempre
partendo dalla padronanza di tutti i codici anche quelli tradizionali della
storia del teatro. Non mi prederei l’onere
e l’onore di fare da spartiacque, diciamo che abbiamo cercato di vedere
la commedia con un piccolo assetto nuovo ed originale, direi quasi che è un
ritorno perché con questa nuova sperimentazione si è diventati più freddi,
estetici, distanti e noi siamo tornati al pubblico. E’ un modo di coniugare la
modernità alla tradizione.
Una “ Natale in casa Cupiello “ in chiave
moderna?
Sì, esatto. Si
potrebbe dire anche così. Anche quella era una famiglia in crisi.
Aldilà
del concetto famiglia che si avvicina un po’ alla concezione pirandelliana.
Come da questo conflitto di contraddizione esce fuori l’io?
Vengono un po’
analizzate le personalità dei componenti, c’è un discorso psicoanalitico sui
desideri, le paure che muovono i personaggi nelle relazioni. Per esempio: la
mamma ha un bisogno di amore per gli altri o la volontà di legare le persone a
sé, per manovrare i propri geni?
E il sentimento
d’amore cosa diventa?
L’amore esce sempre
un po’ come una specie di salvezza dall’alienazione e dall’isolamento, quasi
come fosse una soddisfazione di un bisogno. Quasi come un calmare le paure. In
questa visione è un po’ così.
Cosa è la Bellezza?
La Bellezza è l’inconsapevolezza delle cose belle che si
espongono senza immaginare che possano provocare un sentimento.
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