Emozionanti storie di donne in gabbia
di Francesco Altavista
Potenza – “Interno,
esterno di un giorno blindato;di vivo
qui dentro neppure il tempo, un grumo di giorni scontati”. Uno
spettacolo violento, triste, drammatico che prende a pugni fin dal primo minuto
di due ore circa, compresa la pausa tra primo e secondo atto, di spettacolo. Il
primo appuntamento della sezione “ Ripensamenti” della rassegna teatrale “
Voglia di teatro – teatri in rete” di martedì sera con la piecè “ Giorni
Scontati” , è stato un rinchiudersi in
gabbia, un mostrarsi di paure, un continuo riflettere sulla valenza di una
forma detentiva e sulla colpa,
perché nel mondo che accettiamo ci sono i
colpevoli e gli innocenti, ma
nella realtà che più si avvicina alla relatività della vita, la colpa diventata
di tutti mentre il concetto di
innocenza, quella delle persone fuori, diventa sempre più struttura pericolante. L’ambiente forse
intimo e raccolto del favoloso teatro Stabile di Potenza aiuta le straordinarie
attrici in scena a dare vita alle incredibili emozioni che trasudano da un
testo scritto davvero bene. Il carcere
potrebbe essere quello che l’antropologo francese Marc Augé definiva un “ Non luogo”, ma sarebbe ancora
troppo sintetico. Certo è un luogo senza
storia ma pieno di storie, dove le persone sono in transito ma in questa
permanenza precaria si ha un mutamento quasi kafkiano dell’io che si unisce
all’altro. Un “ Non luogo” dove le
bellissime Antonella Fattori, Daniela Scarlatti, Giusi Frallonardo e Lia Zinno
con il loro personaggi, prende una forma viva sulle tavole che spiega,
entusiasma, fa ridere , fa immedesimare e capire molto di più del breve convegno che ha
anticipato lo spettacolo alle 18:00. Il carcere è figlio del potere e delle
regole, ma tra vita e regole per ogni anima c’è un incendio. Un fuoco freddo
che comunque brucia come le parole di un testo spettacolare: perché le donne hanno
tante anime, ogni cellula femminile ha una visione unica ed indecifrabile se non con la metafora artistica.
Quattro le donne in scena, ma migliaia le emozioni , le visioni, le anime che
si intersecano in un mondo quello della detenzione femminile di cui si parla poco. Rosa è il personaggio di Lia Zinno che con
accento partenopeo fa scattare la risata
nel pubblico che fa un po’ da carezza
mentre la pièce continua violentemente a cercare sangue. Ma come gli altri è un personaggio in
evoluzione, è la donna madre in cinta che nel finale diventa rabbiosa, il suo
grido di dolore per un figlio precedentemente perso scava negli occhi alla
ricerca disperata di lacrime. Il “ non luogo” si impregna di sentimento, con il personaggio di Lucia
interpretato da Giusi Frallonardo. Lei accusata di omicidio è forse l’unica
maschera di speranza , è lei che alla fine chiede la grazia, perché davvero
provata dalla brutalità che attacca un cuore dolce. Fantastico il simbolo costruito
con la carta da Lucia, gli “Inseparabili” di cartone, una drammatica esplosione di
sentimento, di due animali che vivono sempre insieme anche loro in gabbia,
impossibilitati a vivere divisi. Grandissime Antonella Fattori nei panni di
Maria Pia la più comune tra le maschere
e dell’austera Viviana che in una prima parte da carnefice diventa vittima, per
poi abbandonare vita e carcere su una citazione
artistica di incredibile valore, sulle voce trasmessa alla radio di
Dalidà. Uno spettacolo che ti fa entrare in carcere con le protagoniste,
asciuga le lacrime e solca lo spirito lasciando un seme di riflessione sullo
straordinario essere che è la donna e
sul carcere.
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