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sabato 7 agosto 2010

Qualche parola con Enzo Avitabile


da " Il quotidiano della Basilicata"



Con Avitabile alle radici del suono

Dal Festival di Viggiano il Premio Harpo Marx per la sua " Pentarpa"

di Francesco Altavista



Viggiano –Nella terza edizione del festival dell’arpa sarà consegnato, il 7 agosto, il premio Harpo Marx al polistrumentista partenopeo Enzo Avitabile. Vince questo premio per aver costruito una Pentarpa con cui ha realizzato il suo ultimo capolavoro “ Napoletana”. Quest’ultimo si concede per una chiacchierata tra amici con “ Il quotidiano della Basilicata”.
Enzo, hai ricevuto il premio l’Harpo Marx , come vivi questo riconoscimento e secondo te cosa hai fatto per meritarlo?
Mi sento onorato,non pensavo di meritare tanto, visto che la mia è un’arpina povera di origine romana. In principio fu la lira , poi nel mio territorio, nell’entroterra della Napoli nord si era un po’ persa . Dopo un po’ di ricerca sono riuscito a costruire questa arpa napoletana. L’Harpo Marx a Viggiano, non me lo aspettavo visto che la mia arpina ti permette di cantarci su, di essere libero, ma tecnicamente non è complicata, diciamo che è la nipotina dell’arpa.
Ma allora il premio perché lo hanno dato a te ?
“E’ capit buon c’ voglie ricere“. E’ davvero troppo per me, perché a Viggiano, in questo festival ci sono grandi suonatori di arpa, se fosse stato per il sassofono sarebbe stato diverso. Comunque si è apprezzato la parte antropologica della ricerca e anche la parte dell’utilizzazione dell’arpa come entità modale che accompagna la voce.
Nel tuo percorso artistico, in che momento arriva il lavoro “ Napoletana “?
Ci sono tre grandi obiettivi in questo percorso artistico: il primo è recuperare un’identità culturale; il secondo quello di trovare un linguaggio originale da portare nel mondo; il terzo affrontare la contaminazione non come si è fatto in passato, confondendola con la colonizzazione ma conservando la propria identità. Facendo questo ci sono stati dischi di canto popolare, c’è stata la musica sinfonica classica e poi “ Napoletana” che è un omaggio personale ed umile alla mia terra.
Significa realizzare l’utopia di cancellare tutti i confini?
Ho realizzato una sola utopia quella di andare nel mondo con il suono napoletano. In passato forse è arrivata la canzone napoletana. Noi abbiamo fatto i festival nel mondo con il nostro suono,l’identità vera di una città. Il suono per la prima volta arriva “disamericanizzato” nel mondo. Napoli è una mamma ,è io sono orgoglioso di essere suo figlio. Ma non amo il “napoletaresimo” non amo lo stereotipo napoletano, da far accettare nel mondo un codice già scritto. Napoli non è pizza , risate e mandolino ma è scambio e contaminazione.
Cosa è la Bellezza ?

La Bellezza è “nu fatt”. La Bellezza sono i tuoi limiti, tutto ciò che non riesci a vivere nel quotidiano ma che a tutti i costi vuoi inserire nella tua vita . E’ tutto quello a cui non arrivi ma che conosci e che vuoi disperatamente toccare. Chiudo con una cosa pericolosissima: La Bellezza è Dio, non lo vediamo ma vogliamo toccarlo e vederlo e contemporaneamente abbiamo paura di conoscerlo


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