giovedì 7 febbraio 2013

Tra i Fantasmi di Enzo Vetrano, intervista

da " Il quotidiano della Basilicata"

Tra i fantasmi di Enzo Vetrano 




di Francesco Altavista 




Potenza – Il consorzio “ Teatri uniti “ di Basilicata formato da “ Cose di tetro e musica” di Dino Quaratino   e  dall’associazione “ Incompagnia”  di Francesca Lisbona con i suggerimenti di Antonio Calbi,   questa sera  a partire dalle 21:00 al “ Teatro Don Bosco ”  di Potenza e domani al tetro “ Duni “ di Matera alla stessa ora,  presenta  al pubblico quello che è probabilmente il  più grande teatro pirandelliano d’Italia, quello della coppia Enzo Vetrano e Stefano Randisi con lo spettacolo “ Fantasmi” ( già due anni fa in Basilicata per la rassegna “Le valli del teatro”) che vede anche la partecipazione di Margherita Smedile.La rassegna di Potenza e di Matera si pregia di un nuovo appuntamento di  imperdibile e grande teatro. Di Pirandello e dello spettacolo “ Fantasmi” ne parliamo in anteprima per “ Il quotidiano della Basilicata” in un’intervista  al grandissimo Enzo Vetrano.  
Maestro “ Fantasmi” torna in Basilicata. Come si potrebbe presentare uno spettacolo abbastanza complesso anche nella sua struttura ?
« In questo spettacolo abbiamo  affrontato dei  monologhi che sono all’interno di questo trittico che si chiama “ Fantasmi”. Il più noto è “ L’uomo dal fiore in bocca”, un testo talmente straordinario che da anni pensavamo di farlo. L’abbiamo unito ad altri due  monologhi: uno   al femminile che si chiama “ Sgombero”  e un altro “ Colloquio con i personaggi”  entrambi tratti da “ Novelle per un anno”. Quando è nato questo spettacolo avevamo però l’esigenza di inserire un brano che parlasse della fine della vita in maniera leggera come se fosse vita stessa. Abbiamo trovato due personaggi straordinari di un autore contemporaneo sempre siciliano che si chiama Franco Scaldati e questi personaggi si chiamano “ Totò e Vicé”. In questa scenografia che  è un binario abbandonato, camminano   e parlano anche loro della vita e della morte ma con una leggerezza tale da sembrare bambini. Sono personaggi carichi di grande poesia. “ Fantasmi” sono tanti pezzi che si sono composti insieme in un  unico spettacolo, sono appunto i fantasmi di Pirandello.»





I fantasmi sono esseri che non appartengono alla vita e neanche alla morte, sono in una terribile condizione di mezzo ma immortali. Perché Pirandello è immortale e di quali fantasmi parlate al pubblico?
« Facciamo riferimento ai fantasmi della vita stessa. Siamo circondati da storia, da presenza, da letteratura , da cultura; basta afferrare questi fantasmi che per anni ci girano attorno. In un momento di crisi della società così forte bisogna tornare a questi classici del passato. Ci parlano della vita in una maniera così profonda a cui non siamo più abituati. La nostra società adesso vive solo attraverso le comunicazioni veloci, bisognerebbe tornare all’essenza della parola, sarebbe una cosa per noi tutti molto  importante. I classici non hanno tempo perché parlano dell’uomo. I grandi autori scavano talmente forte che proprio non c’è da pensare all’attualità, perché c’è sempre. Viviamo in un mondo di fantasmi.»
Con i clochard “Totò e Vicè” portate la leggerezza, ma possono essere intesi come una sorta di lieto fine alle conclusioni sospese delle opere pirandelliane?
«Esatto. Il loro percorso è questo viaggio e  alla fine giocano. Forse la conclusione più bella la danno loro che giocando si trasformano poi in uccelli e  in angeli. Loro giocano come dei bambini e quindi più che una conclusione consegnano  una speranza. Attraverso il gioco e la poesia si può cambiare il mondo. Questi due personaggi ci stanno accompagnando tanto, tra l’altro da questo spettacolo è nato uno spettacolo intero, cioè tutto il testo di Franco Scaldati.»




In questo spettacolo forse la parte più violenta ed aggressiva è il monologo di “ Sgombero” della brava Margherita Smedile. Che donna mostra Pirandello?
«Questo monologo era stato composto per Marta Abba, la donna di Pirandello.  E’ un monologo molto violento. E’ un discorso  crudo nei confronti del padre, parla  delle violenze subite, dell’abbandono sulla strada e  a quei tempi a Marta Abba   parse troppo violento e non l’ha mai messo in scena. E’ una donna siciliana, molto forte a cui noi siciliani e noi del sud siamo abituati. Una donna avvezza ad una condizione difficile: la vita al sud è più dura sia da un punto di vista strettamente economico ma anche come discorso sulla parità tra i sessi. Questa figura di donna che traccia Pirandello è veramente una figura di ribellione ed è di una modernità assoluta. A quei tempi una donna non poteva reagire così, anche alla violenza. Pirandello la fa diventare un’eroina.»
Quando lo spettatore entra in teatro, lei è in platea con i panni dell’”uomo dal fiore in bocca”. L’attore si confronta direttamente con il pubblico e viceversa, l’opera è come se si muovesse con e tra il pubblico. L’attore pirandelliano  in questa ricerca di verità scenica riesce a fine spettacolo a liberarsi dal personaggio?
« Il personaggio è  una vita che si vive in tutta la sua profondità. E’ bello immergersi totalmente in questo fantasma, di dimenticare un po’ di essere Enzo Vetrano, anche se non puoi farlo totalmente. E’ bellissimo. Il cervello sa che è finto se no morirei  d’infarto ad  ogni replica.  Però un po’ te lo devi dimenticare. Anche Pirandello dava questa indicazione, quella  di rompere - ed è modernissimo ancora - questa barriera tra palcoscenico e spettatore, mischiare  come se in ognuno ci potesse essere “ L’uomo dal fiore in bocca”.»



Una particolarità incredibile è la grande amicizia che lega lei  a  Stefano Randisi, più di trent’anni insieme. Come vive  un legame così forte? Vi sentite un po’ come i vostri personaggi “ Totò e Vicè”?  
«Certo non è tanto comune un legame del genere nel nostro mondo. Abbiamo iniziato insieme questa avventura. Questo binomio è diventato assoluto. Abbiamo la stessa idea di teatro, la stessa vocazione e la stessa meta. Fare una regia in due è come se a farla ,  fosse un’unica persona con due facce. Siamo anche profondamente diversi io e Stefano. Io  sono più folle, lui più razionale. Le sue idee con le mie danno la possibilità di uno spettacolo folle che si riesce a capire. Tutti e due amiamo lo stesso tipo di poesia,  ecco perché dura anche il nostro lavoro insieme. E’ una grande storia di creazione insieme. Nel dialogo tra “ Totò e Vicè”  c’è un po’ anche la nostra storia di amicizia molto forte che è sicuramente un altro tema di questo spettacolo.»
Maestro, avete collaborato con la compagnia “ Le Belle Bandiere” di Elena Bucci  e Marco Sgrosso ( il  primo febbraio in scena  allo “Stabile” e il 7 al Duni) in passato ed avete fatto cose indimenticabili. Collaborerete ancora insieme? Quali  sono i vostri prossimi progetti?
Con “ Le belle bandiere” per ora non è previsto niente, stiamo facendo dei percorsi diversi e paralleli. Per ora progetti separati. Abbiamo un progetto di tornare a Goldoni che ebbe un grande successo e sono anni che lavoriamo al “ Tartufo”  ma in questi ultimi anni troviamo difficoltà a livello produttivo, perché per quanto abbiano grande successo, le risorse tendono a diminuire. Per quanto riguarda noi : abbiamo realizzato  diversi frammenti di Pirandello per un  documentario della Rai da mandare in tv.  C’è “ Fantasmi”, “ Totò e Vicè” ma anche altri personaggi di Pirandello, l’abbiamo consegnato venti giorni fa. Il documentario si chiama “ Per mosse d’anima”,richiamando proprio la ricerca della verità scenica che Pirandello voleva dai suoi attori. Ci sono poi  nuovi spettacoli in programma e vorremo fare un lavoro su Sciascia che pochi conoscono come autore ma è straordinario.»
Cosa è la Bellezza?
«La Bellezza è qualche cosa che fa vibrare in maniera forte, un qualcosa che incanta.»







1 commento:

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