domenica 23 dicembre 2012

Intervista: Cristina Donà una voce al femminile

da " Il quotidiano della Basilicata"

Cristina Donà una voce al femminile


di Francesco Altavista



Tito –  E’ un programma interessantissimo  fatto di arte e riflessione quello del festival  “Al femminile” organizzato dalla Regione Basilicata  alla sua seconda edizione distribuito in due giorni.  La  giornata di ieri, al ridotto del teatro “ Stabile “di Potenza  è stata dedicata al tema :  “Donne nella crisi. Là dove c’è il pericolo cresce anche ciò che salva”.  Oggi la giornata più attesa con  la chiusura del festival  attraverso l’arte  al centro per la  creatività “ Cecilia “ di Tito, tutto rigorosamente ad ingresso libero. Si parte con il ballo alle 20 :  la “ Compagnia junior del Balletto Lucano”  con le coreografie di Loredana Calabrese presenta  lo spettacolo “ Centomondi”; alle 20 e 30 sarà il momento del teatro con la presentazione del progetto  teatrale “ Abracadabra. Storia dell’avvenire “ ad opera di Carlotta Vitale  e del progetto “ Scatole . Primo Studio su M.” ad opera di Mimmo Conte entrambi della compagnia “ Gommalacca Teatro”. Il main event del festival si avrà a partire dalle 21 e 30  con il concerto della straordinaria Cristina Donà per la prima volta con la sua musica in Basilicata. L’artista chiuderà proprio a Tito il suo entusiasmante tour  cominciato dopo l’uscita del suo ultimo disco: “ Torno a casa a piedi”.  Le bella Cristina Donà  mostra tutta la sua disponibilità, simpatia e gentilezza in  un’intervista in anteprima per  “ Il quotidiano della Basilicata”.     
Cristina, “Torno a casa a piedi”  è il tuo ultimo disco, uscito nel 2011. Questo “andare a piedi”, indica un tuo amore verso la lentezza e verso  i tempi della bella poesia italiana?
«Sicuramente la poesia ha un tempo di stoccaggio  e di decantazione più lungo rispetto ad altri tipi di scrittura. La poesia poi   nasconde  dei segreti che si svelano piano. Segreti che non si esauriscono  mai. Questi sono dei concetti e delle prerogative  che cerco di applicare alle mie canzoni. L’idea che ci sia sempre  qualcosa di nuovo da scoprire all’interno di un brano che magari si  ascolta tante volte, è una cosa fantastica ed  indica una  lentezza  anche fisica  a cui non siamo più abituati, perché bombardati in continuazione da un mondo veloce. Lentezza e quindi poesia  è anche camminare, un gesto che va riscoperto anche per gustare l’altra metà di noi, l’altra metà dell’essere umano che  è la natura. Questa è una  parte di noi che abbiamo un po’ dimenticato.»



Perché la Basilicata per chiudere il tuo  tour ?  
«Io sono molto contenta  di suonare in Basilicata per tantissimi motivi. Uno  è  certamente legato al fatto che il nostro tecnico di palco, Michele Brienza che  lavora con me ormai da due anni ed è un persona eccezionale a cui voglio un bene enorme ed è un bravissimo tecnico( non ne ho conosciuti nella mia carriera di più bravi),  è di Potenza. Capisci che finire il tour in casa di Michele Brienza mi provoca  una grande emozione. Poi proprio il fatto di non averci mai suonato mi spinge a volerci suonare, un po’ anche per curiosità, per come potrebbe reagire il pubblico. In realtà però sono stata in Basilicata diversi anni fa con un mio amico giornalista. Lui doveva fare un servizio sui pozzi petroliferi  e io mi ero aggregata come fotografa. Abbiamo girato quattro giorni in Val D’agri, a Matera , Maratea e in altri paesi e  mi è piaciuta tantissimo. Ancora oggi porto con me lo stupore  della  varietà dei  paesaggi che ha la Basilicata. Sono poi  felice di esserci per essere stata inserita in un ottimo  programma, quello  del festival  “ Al femminile”.»
Hai detto di ispirarti a Lucio Battisti specie in quest’ultimo lavoro. Questo tuo amore per il pop  pensi che abbia fatto storcere il naso a qualche puritano dell’indie a tutti i costi?
« Io faccio la musica che mi piace, faccio musica che sento e  che penso possa arrivare agli altri  nella maniera migliore. Mi piacerebbe che fosse chiaro che non esiste questa distinzione tra indie e pop. Questa è una dimostrazione di ignoranza musicale mostruosa che io non tollero più ormai da diverso tempo. Negli anni 80 si veniva tutti dal punk. In Italia si conoscevano solo i soliti tre- quattro  accordi ed era facile dire il pop fa schifo, perché non si riusciva a fare.  Anche io all’epoca ero più talebana in questo senso, mi piacevano delle cose che poi ho scoperto  molto limitate a livello musicale.»


I tuoi primi dischi,quelli per la produzione di Manuel Agnelli erano molto  più cupi, più grigi. Oggi specie negli ultimi si assiste ad un’esplosione di colori e di dolcezza, si ascoltano con il sorriso. Ti sei staccata totalmente da quel mondo?
« Un cambiamento notevole c’era già stato al terzo disco, i primi due erano stati prodotti da Manuel Agnelli. Mi avevano affibbiato l’etichetta della “PJ Harvey  italiana” tra l’altro un’artista che amo ma volevo staccarmi per fuggire dal pericolo di dover fare sempre la stessa cosa. Non volevo cementificarmi in uno stile. Quindi già dal secondo album alcuni brani si staccavano dal primigenio sound;  con il terzo ho cercato di aggiungere dei tasselli. In questo ultimo album mi è venuto spontaneo scrivere in un  modo diverso, un po’ credo perché sono diventata mamma, ma più che altro  la  mia volontà era far passare dei messaggi importanti con leggerezza.»
A Tito sarai al “ Festival al femminile” organizzato dalla Regione Basilicata. Quanto è difficile oggi essere cantautrice, madre e moglie?
«L’Italia è  indietro sotto il profilo della libertà femminile. Non è un tipo di libertà palese, è un problema molto sottile che però si mostra nella sua orribile rovina nei  casi di femminicidio e di violenza. In un certo senso questo riflette un momento di instabilità tra l’uomo e la donna:  l’uomo non accetta questa nuova veste femminile:  una donna che è  indipendente, che decide magari di separarsi,  che lavora, che si realizza ed esprime la propria personalità,  una donna, quindi  che conquista le sue libertà. Non esiste in Italia poi  un’integrazione tra la famiglia e il sostegno delle strutture sociali, è difficile essere genitori e madri in questo Paese.  Probabilmente su questa mancanza di libertà ha  influito molto la presenza della chiesa che da sempre vede  la donna relegata in  un certo ruolo. Si deve permettere alle donne di essere madri, mogli e lavoratrici, in estrema libertà non è detto che per realizzarsi si debba  essere tutte e tre le cose. Questo non è un Paese che lo permette e mi fa sempre più schifo.»
Cosa è la Bellezza?
 «Ti rispondo con una frase di una mia canzone: “ la verità e la bellezza non fanno rumore”. E’ un qualcosa di cui non ti accorgi ma che abbiamo bisogno di cercare e  di trovare nelle nostre vite, perché la bellezza  è  il nostro equilibrio.»


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