venerdì 6 aprile 2012

Il sogno eretico di Caparezza

da " Il quotidiano della Basilicata"

Il sogno eretico di Caparezza


di Francesco Altavista





Matera – Il profeta Caparezza sarà questa sera al Palasassi di Matera , con l’” Eretico tour” succeduto allo straordinario successo, disco di platino,  dell’album “ Il sogno Eretico”. E’ indaffarato nelle sue numerose attività, i suoi concerti fanno registrare quasi sempre il tutto esaurito ed è ancora richiestissimo tanto che la tournée è stata prolungata. Ciononostante Michele Salvemini di Molfetta detto Caparezza lascia per un po’ i  suoi impegni,  per un' intervista  in anteprima a  “ Il Quotidiano della Basilicata.
Michele, nell’album precedente “ Le dimensioni del mio caos”  lasciavi sì un po’ d’amaro in bocca ma anche tanta speranza. In questo “ Il sogno eretico”  invece sembra che la via d’uscita non ci sia. Hai cambiato la tua visione  della realtà?
Diciamo che ho una forma di  disillusione nei confronti della vita in generale. Questo però non fa di me  una persona particolarmente frustrata e depressa, riesco ancora ad essere solare. Solo vedo che non si impara nulla dal passato e dagli errori. Non sempre gli errori che si commettono  servono poi a proseguire nella giusta direzione. Questo album è un incubo più che un sogno. Un incubo dal quale non riesco  a svegliarmi e cerco appiglio negli eretici e in Danton; verso quelle  persone che hanno la forza della critica.
 A proposito di Danton: sei passato da un album sul sessantotto ad un pezzo disilluso come “ La ghigliottina”.Cosa dal sogno di una società come quella delle scimmie  Bonobo, pacifica e in amore totale, ha scatenato questo incubo dal quale non riesci ad uscire?
I Bonobo era una provocazione, all’epoca quando ho scoperto dell’unico animale pacifico sulla terra, ne sono stato irrimediabilmente attratto. Per quanto riguarda tutto il resto è nata da una considerazione: ho pensato  ad un certo punto che non sempre le rivoluzioni vanno a buon fine. Il disco come hai detto, era tutto dedicato alla rivoluzione del sessantotto, o al concetto di rivoluzione. Questo è un risveglio da quel concetto, alla fine non è cambiato un granché. In un pezzo come “ La ghigliottina” viene esplicitato questo pensiero, ogni volta c’è chi scende in piazza , chi protesta, chi urla il proprio dissenso e poi  si prosegue comunque senza tenerne conto. Questo è ciò che ha scatenato l’album.
Nel pezzo che dà il titolo all’album, “ Il sogno eretico” fai riferimento a tre eretici : Giovanna D’arco, Girolamo Savonarola  e Giordano Bruno. Oltre all’iniziale del nome in comune cos’altro ti ha spinto a metterli insieme in un pezzo? 
Quando ho scritto questo pezzo ho cominciato a studiare gli eretici, molte cose le sapevo per sommi capi. Ho cercato  di approfondirli. Sono tanti e mi dispiace che sia rimasto escluso per esempio  Martin Lutero. Ho voluto però prendere tre personaggi che hanno in comune oltre che la loro popolarità, la G. Una viaggio mentale, tre G che minuscole  e capovolte l’una vicino all’altra facevano venir fuori 666. Mi son fatto questo viaggione senza senso, mi faccio un po’ traghettare da queste che sono cazzate alla fine. Quello che mi affascina di più  è Giordano Bruno perché si è trovato tra due fuochi quello della scienza, intelletto e conoscenza   e quello della fede. Alla fine è finito sul terzo fuoco quello che l’ha bruciato. Questa sua vita a metà tra la fede e la scienza mi ha sempre affascinato. Savonarola non è che lo stimassi tanto, ma mi piaceva di lui il fatto che avesse predetto la morte di Lorenzo De Medici, quindi oltre ad essere un moralista aveva il tarlo di combattere il potere. Giovanna D’arco sentiva le voci e mi limito a questo. In effetti mi piaceva  parlare di  una donna  eroica anzi  una ragazza eroica che ha guidato degli uomini. 
Sei considerato da molti in questo periodo, probabilmente anche per il peso culturale che ha quest’ultimo album, la tua bravura nel mettere insieme le parole e al valore profetico insito dei tuoi pezzi, come il Dante della musica. Sei d’accordo? Tra qualche anno vedremo un tuo album in studio nelle scuole?
 No, assolutamente no. Dante è inavvicinabile anche dal più colto di tutti. E’ uno dei pochi veri grandi della letteratura italiana che io lascerei sull’altare. Dante è pericoloso, essere accostati a Dante o a De André è in generale sempre un po’ sacrilego, preferisco quindi fare un passo indietro. Io da piccolo non ascoltavo solo musica colta, ascoltavo anche con molto piacere le canzoni di Pippo Franco senza vergognarmi neanche un po’. Amo ciò che è aulico ma anche ciò che traumatizza. Mi piace la scrittura, subisco la fascinazione del linguaggio italiano e mi piace usufruirne, poi come avrai notato non rimango a pontificare usando paroloni, mi piace anche essere semplice, mischiare il sacro e il profano, l’alto e il basso, non sono un snob come  quelli con la puzza sotto il naso, quelli del :“ Io sono io e voi non siente un cazzo”. Nelle scuole è meglio che si studi la letteratura seria, imparando dal passato.
Sul  pezzo forse più suggestivo dell’album , “ Non sono stato io” ,  una volta hai detto che  non è Caparezza che parla ma Michele. Come vivi questo dualismo, tu e il tuo personaggio?
Rispondere a questa domanda è  difficile perché potrei essere tacciato di schizofrenia. Nel senso che il personaggio Caparezza non riesco ad inquadrarlo bene in terza persona, come se fosse realmente distante da me. Ovviamente vengo percepito come personaggio però Caparezza non ha delle opinioni diverse da Michele Salvemini, ha solo un modo eclettico ed artistico di esprimerle. Ciò che detto da Michele risulterebbe  noioso, non lo sarebbe cantato da Caparezza che non  è altro che  un artificio per raccontare quelle cose in maniera divertente. Bisogna riuscire a raccontare qualcosa in maniera più efficace del linguaggio normale. Se dovessi esprimere un parere contro la guerra, potrei risultare retorico, attraverso una canzone quella stessa cosa diventa interessante.
A proposito di metafore. Prendiamo in prestito da Giordano Bruno, la mordaccia, la maschera usata per bloccargli la bocca. Oggi secondo te ci sono cose per cui l’artista subisce dal potere  la mordaccia in bocca ? E da questa la musica detta indipendente si salva meglio degli artisti legati alla major come te?
Nella musica  esiste se la fai esistere tu, artista. Credo che oggi non ci sia paura di dire niente, io sento in giro dei linguaggi che soltanto trenta anni fa, sarebbero stati considerati quanto meno  audaci. Adesso  si può dire praticamente tutto. Si arriva addirittura a parlare male uno dell’altro, dicendo fesserie nelle canzoni. La morsa in bocca dipende esclusivamente non tanto dall’artista ma da chi vuole farti cantare in questa o quell’altra trasmissione televisiva o in questo o l’altro concerto. Se per esempio fai un pezzo anti- leghista e lo vai a cantare in una città leghista, potrebbe succedere che qualcuno si metta di traverso. Non è l’artista ma tutto quello che viene dopo.  Per quanto riguarda la musica indipendente, ci sono altre problematiche. A parte che ho fatto sempre fatica a capirla questa parola. Indipendente è un termine talmente lato che fatico. In generale i problemi sono sempre gli stessi, non è che un settore fa diventare direttamente interessante la musica. La responsabilità dell’arte e della musica è solo dell’artista, non di ciò che lo circonda.
Concludiamo. Cosa è la Bellezza?
 La Bellezza per me non è l’estetica. Quest’ultima studia la bellezza con canoni oggettivi, io penso che la Bellezza sia come le emozioni. Francamente non sono torturato da questa idea. E’ un concetto che se estetico non mi interessa.
     

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