da "Il quotidiano della Basilicata"
La domenica notte di Ernesto Mahieux
di Francesco Altavista
Bernalda – Sono
finite lo scorso otto ottobre le riprese del primo lungometraggio del
talentuoso regista di Bernalda, Giuseppe
Marco Albano. “ Una domenica notte” questo il titolo del film, girato
interamente in Basilicata. Nel cast un attore d’eccezione, la vera raffinatezza
del film, il grande Ernesto Mahieux. L’attore partenopeo con una carriera
lunghissima sia in cinema,che in teatro e in televisione in questo periodo sta
preparando gli stage di 15 giorni per attori professionisti a Napoli,girando un
film in Calabria con Maria Grazia Cucinotta, preparando la tournée teatrale con
lo spettacolo “ Gomorra” e accingendosi alle riprese della fiction “ Squadra
anti Mafia” , in tutto questo il grandioso Mahieux si concede per un’intervista
per “Il quotidiano della Basilicata”.
Maestro, dall’alto
della sua favolosa e lunga esperienza, cinema e teatro con Pupella Maggio,
Giannini, Tato Russo,Merola,Nino D’angelo, Garrone, Ettore Scola, Marco Risi, Mastroianni,
Jack Lemmon e tanti altri, come è
arrivato in Basilicata e in un’ottica di pubblico importante come le è sembrata la sceneggiatura del film?
La sceneggiatura mi è
piaciuta. Io non conoscevo per mia ignoranza né Albano né il corto che ha avuto
le nomination ai David di Donatello. Lui mi ha contatto su facebook,
chiedendomi di partecipare al suo lungometraggio e mi ha mandato la
sceneggiatura, a questo punto io dopo aver attentamente letto la sceneggiatura,
gli ho detto di contattare la mia agenzia. Diciamo che si erano create tutte le
premesse perchè io non partecipassi al film, poi grazie ad una serie di
coincidenze e io credo nel destino, sono riuscito con gran piacere a
partecipare a questo film e ne sono contento. Marco Albano è un ragazzo molto umile che sa quel che
vuole, fa delle immagini molto belle e credo che farà molto parlare di sé nei
prossimi anni.
Cosa ci può dire del
personaggio che ha interpretato nel film di Marco Giuseppe Albano, “ Una domenica
notte”?
Il mio personaggio diciamo che è molto all’avanguardia, nel
senso che è un personaggio di oggi: il
solito produttore cinematografico che
praticamente capisce poco e niente di cinema. Conosce un regista alla sua prima
esperienza e gli promette di produrre il suo film. Questo personaggio pero è
soprattutto un puttaniere, quindi siamo in linea con dei protagonisti della
cronaca giornaliera. Un uomo che quando vede una donna non capisce più niente,
risultando schiavo di ciò che c’è sotto la cintura.
Perché un attore di
così grande valore come lei, accetta spesso di lavorare con giovani più o meno
conosciuti e comunque alla prima esperienza?
Io nei giovani riscontro sempre qualcosa di nuovo. Mi piace
lavorare con loro perché non sono uno
che vuole invecchiare. Bisogna aiutare i giovani, dare dei consigli ma sempre
tra pari. Inoltre io imparo più dai giovani che dai vecchi .Se poi tu non
ascolti i giovani non puoi poi avere per esempio la fortuna di scoprire uno
come Matteo Garrone oppure Zampaglione o lo stesso Papasso non giovanissimo ma
alla sua prima esperienza, bisogna dare la possibilità ai giovani di mostrare
il loro talento. Noi dobbiamo aiutarli
affinché loro creino condizioni di vita migliori di quelle che la mia
generazione e qualche altra prima hanno consegnato a loro, quindi largo ai
giovani.
Un episodio
particolare della sua carriera forse
segna una sorta di sparti acque. Le chiedo è vero il litigio con Giancarlo
Giannini ai tempi di “ Terno secco”?
Ho litigato con lui perché vedeva in me sin dal 1985 un
attore cinematografico. All’epoca lavoravo in teatro con la straordinaria
Pupella Maggio. Per giare il film con Giannini partivo alle sei da Napoli però
esigevo di tornare alle quattro e mezza di pomeriggio per fare le prove a
teatro, perché nel teatro puoi assentarti solo se sei morto. Ad un certo punto Giannini
esasperato si arrabbiò e mi disse “ Mi hai rotto, vai a fare il teatro e farai
la fame per tutta la vita,tu sei nato per il cinema, stronzo”. Poi quando ho
vinto il David, Giannini era seduto vicino a me e mi disse: “ Stronzo, hai
visto che avevo ragione”.
Prendendo come
esempio i personaggi interpretati e soprattutto il personaggio di Peppino
Profeta ne “ L’imbalsamatore”, viene da pensare che lei interpreta principalmente
personaggi “cattivi”o che comunque hanno una personalità molto oscura e
particolare. Come mai?
Io amo i personaggi
lontani dalla mia realtà, perché così posso divertirmi a crearli. Pensa
che io inizialmente avevo rifiutato la proposta di Garrone, perché Peppino
Profeta in un certo senso spoetizzava il mio recitare. Poi ho capito che la
bravura dell’attore sta proprio in questo, scavare in se stessi e
contemporaneamente nel personaggio. Cerco di mettere sempre un po’ di cuore in
questi personaggi :come per l’oscurità del
portiere del film di Zampaglione, così per Peppino Profeta che alla fine
conquista le simpatie del pubblico. Pensa che questo film ha vinto in Belgio un
festival del cinema d’amore, perché quello di Peppino è un amore puro.
Lei è considerato un
grande maestro, sia di teatro che di cinema e televisione, ma non ha mai
frequentato accademie, si è formato per strada . Quale riflessione si può fare
sulle accademie e quando ci si può considerare attori?
Sono abbastanza
contrario alle scuole di teatro, perché vedi , io considero queste scuole come
delle banche. Se tu porti un capitale , loro riescono a farlo fruttare e ti fanno diventare ricco d’arte. Se però tu
porti un capitale zero, non si possono fare miracoli. Se ci sono banche o scuole che promettono questo sono degli
imbroglioni.. Devi sapere che la malattia la conosce solo l’ammalato. Il medico
può chiedere e darti una cura, ma i sintomi, il sentirsi una patologia lo sa
solo l’ammalato. L’attore deve sentire una vocazione, fare l’attore è una
missione e ti confesso una cosa, se io avessi avuto un solo dissenso nel mio
recitare, io avrei lasciato il giorno dopo.
Concludiamo. Per lei
cos’è la Bellezza?
Si potrebbe rispondere con na banalità, ma non lo è. Non è
un qualcosa che deve essere riconi scuto dalle masse, ma dall’uomo in quanto
singolo, in quanto animo singolo.
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