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sabato 29 ottobre 2011

Intervista ad Ernesto Mahieux


da "Il quotidiano della Basilicata"

La domenica notte di Ernesto Mahieux



di Francesco Altavista 


Bernalda – Sono finite lo scorso otto ottobre le riprese del primo lungometraggio del talentuoso regista di Bernalda,  Giuseppe Marco Albano. “ Una domenica notte” questo il titolo del film, girato interamente in Basilicata. Nel cast un attore d’eccezione, la vera raffinatezza del film, il grande Ernesto Mahieux. L’attore partenopeo con una carriera lunghissima sia in cinema,che in teatro e in televisione in questo periodo sta preparando gli stage di 15 giorni per attori professionisti a Napoli,girando un film in Calabria con Maria Grazia Cucinotta, preparando la tournée teatrale con lo spettacolo “ Gomorra” e accingendosi alle riprese della fiction “ Squadra anti Mafia” , in tutto questo il grandioso Mahieux si concede per un’intervista per “Il quotidiano della Basilicata”.   
Maestro, dall’alto della sua favolosa e lunga esperienza, cinema e teatro con Pupella Maggio, Giannini, Tato Russo,Merola,Nino D’angelo, Garrone, Ettore Scola, Marco Risi, Mastroianni, Jack Lemmon  e tanti altri, come è arrivato in Basilicata  e in  un’ottica di pubblico importante  come le è sembrata la sceneggiatura del film?
La sceneggiatura  mi è piaciuta. Io non conoscevo per mia ignoranza né Albano né il corto che ha avuto le nomination ai David di Donatello. Lui mi ha contatto su facebook, chiedendomi di partecipare al suo lungometraggio e mi ha mandato la sceneggiatura, a questo punto io dopo aver attentamente letto la sceneggiatura, gli ho detto di contattare la mia agenzia. Diciamo che si erano create tutte le premesse perchè io non partecipassi al film, poi grazie ad una serie di coincidenze e io credo nel destino, sono riuscito con gran piacere a partecipare a questo film e ne sono contento. Marco Albano  è un ragazzo molto umile che sa quel che vuole, fa delle immagini molto belle e credo che farà molto parlare di sé nei prossimi anni.
Cosa ci può dire del personaggio che ha interpretato nel film di Marco Giuseppe Albano, “ Una domenica notte”?
Il mio personaggio diciamo che è molto all’avanguardia, nel senso che è un personaggio  di oggi: il solito produttore cinematografico  che praticamente capisce poco e niente di cinema. Conosce un regista alla sua prima esperienza e gli promette di produrre il suo film. Questo personaggio pero è soprattutto un puttaniere, quindi siamo in linea con dei protagonisti della cronaca giornaliera. Un uomo che quando vede una donna non capisce più niente, risultando schiavo di ciò che c’è sotto la cintura.
Perché un attore di così grande valore come lei, accetta spesso di lavorare con giovani più o meno conosciuti e comunque alla prima esperienza?          
Io nei giovani riscontro sempre qualcosa di nuovo. Mi piace lavorare con loro perché  non sono uno che vuole invecchiare. Bisogna aiutare i giovani, dare dei consigli ma sempre tra pari. Inoltre io imparo più dai giovani che dai vecchi .Se poi tu non ascolti i giovani non puoi poi avere per esempio la fortuna di scoprire uno come Matteo Garrone oppure Zampaglione o lo stesso Papasso non giovanissimo ma alla sua prima esperienza, bisogna dare la possibilità ai giovani di mostrare il loro talento. Noi dobbiamo  aiutarli affinché loro creino condizioni di vita migliori di quelle che la mia generazione e qualche altra prima hanno consegnato a loro, quindi largo ai giovani.
Un episodio particolare della sua carriera  forse segna una sorta di sparti acque. Le chiedo è vero il litigio con Giancarlo Giannini ai tempi di “ Terno secco”?
Ho litigato con lui perché vedeva in me sin dal 1985 un attore cinematografico. All’epoca lavoravo in teatro con la straordinaria Pupella Maggio. Per giare il film con Giannini partivo alle sei da Napoli però esigevo di tornare alle quattro e mezza di pomeriggio per fare le prove a teatro, perché nel teatro puoi assentarti  solo se sei morto. Ad un certo punto Giannini esasperato si arrabbiò e mi disse “ Mi hai rotto, vai a fare il teatro e farai la fame per tutta la vita,tu sei nato per il cinema, stronzo”. Poi quando ho vinto il David, Giannini era seduto vicino a me e mi disse: “ Stronzo, hai visto che avevo ragione”.
Prendendo come esempio i personaggi interpretati e soprattutto il personaggio di Peppino Profeta ne “ L’imbalsamatore”, viene da pensare che lei interpreta principalmente personaggi “cattivi”o che comunque hanno una personalità molto oscura e particolare. Come mai?
Io amo i personaggi  lontani dalla mia realtà, perché così posso divertirmi a crearli. Pensa che io inizialmente avevo rifiutato la proposta di Garrone, perché Peppino Profeta in un certo senso spoetizzava il mio recitare. Poi ho capito che la bravura dell’attore sta proprio in questo, scavare in se stessi e contemporaneamente nel personaggio. Cerco di mettere sempre un po’ di cuore in questi personaggi :come per l’oscurità del  portiere del film di Zampaglione, così per Peppino Profeta che alla fine conquista le simpatie del pubblico. Pensa che questo film ha vinto in Belgio un festival del cinema d’amore, perché quello di Peppino è un amore puro.
Lei è considerato un grande maestro, sia di teatro che di cinema e televisione, ma non ha mai frequentato accademie, si è formato per strada . Quale riflessione si può fare sulle accademie e quando ci si può considerare attori?
  Sono abbastanza contrario alle scuole di teatro, perché vedi , io considero queste scuole come delle banche. Se tu porti un capitale , loro riescono a farlo fruttare  e ti fanno diventare ricco d’arte. Se però tu porti un capitale zero, non si possono fare miracoli. Se ci sono banche o  scuole che promettono questo sono degli imbroglioni.. Devi sapere che la malattia la conosce solo l’ammalato. Il medico può chiedere e darti una cura, ma i sintomi, il sentirsi una patologia lo sa solo l’ammalato. L’attore deve sentire una vocazione, fare l’attore è una missione e ti confesso una cosa, se io avessi avuto un solo dissenso nel mio recitare, io avrei lasciato il giorno dopo.
Concludiamo. Per lei cos’è la Bellezza?
Si potrebbe rispondere con na banalità, ma non lo è. Non è un qualcosa che deve essere riconi scuto dalle masse, ma dall’uomo in quanto singolo, in quanto animo singolo.

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