mercoledì 16 marzo 2011

Pippo Franco molto " Svalutescion"


da " il quotidiano della Basilicata"
La comicità di Pippo molto " Svalutescion"

di Francesco Altavista

Potenza - Divertente? Si ,il dibattito, un’ora prima dello spettacolo, abbastanza accesso tra Pippo Franco e il fonico al Don Bosco di Potenza che a quanto pare aveva delle decise difficoltà sul mixer; per il resto c’è davvero poco da ridere. Non perché il comico romano parla di realtà ma proprio perché se usi il gioco dell’ironia poi non la devi spiegare la pubblico. Professor Pippo Franco spiega le contraddizioni della vita alla platea del Don Bosco, ai fedelissimi della rassegna organizzata da Cose di teatro e musica: “ Voglia di teatro-teatro in rete”. Sul palco solo un leggio con sopra il libro scritto da lui e Antonio Distefano qualche anno fa, dal titolo “ Qui chiavi subito” e un copione sbirciato più volte durante la confusa perfomance. “Cosa è diventato l’uomo?” e in “Quale realtà viviamo ?” sono le domande dalle quali il comico parte con il suo spettacolo durato due ore circa. Due domande filosofiche che vengono introdotte da un prologo di 25 minuti, parlando di Platone, Aristotele, Freud e altri maestri del pensiero. Se fosse stata una lezione di storia e di filosofia sarebbe stata mediocre e superficiale, per uno spettacolo di cabaret sarebbe andata anche bene peccato che a far ridere il pubblico sono le barzellette che ogni tanto spuntano nel suo racconto. Pippo Franco è un musicista, sarebbe stato più divertente vederlo cantare le sue famose canzoni ironiche, invece no diventa uno scialbo spacciatore di ironia costruita in modo posticcio. Nel tentativo di mostrare l’insegnamento, una morale nella pièce scade a volte nel bigottismo e in battute senza sorriso che a qualcuno con un po’ di coscienza pubblica sembrano fastidiose. Pippo Franco è come lo si vede in televisione, nell’ormai estinto “Bagaglino”, le battute più interessanti sono alla fine quando legge negli ultimi minuti le frasi trovate in giro per l’Italia e raccolte nel libro. L’umorismo del comico romano si sapeva sarebbe arrivato alla fine, è come un chador cristallino sui racconti ma questo velo è stato davvero troppo trasparente. Davvero incomprensibile l’uso delle luci che creano un ombra sul viso dell’attore cancellando uno dei punti di forza della comicità, quest’ultima scade continuamente, non riesce a decollare, per fortuna ogni tanto qualche barzelletta a sfondo erotico, specialità dell’attore, a mettere di buon umore e a far torcere il anso a qualche signora impellicciata. In fondo i racconti sono anche interessanti, tentano di disegnare la nostra realtà, ma alcune delle parole e qualche battuta, sembrano cose già ascoltate e in parte retoriche, alla fine ne esce un disegno dell’uomo e della realtà abbastanza confuso e incomprensibile. A tratti un po’ di tristezza nel vedere un professionista , con quaranta anni di carriera alla spalle usare barzellette sentite dai nonni qualche tempo prima. Del grande showman, dell’attore delle commedie sexy all’Italiana, del barzellettiere e del cabarettista si vede davvero poco. Manca di spontaneità, di ordine, di tempi comici: in sostanza a far ridere è solo la performance di Pippo Franco.



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