venerdì 8 ottobre 2010

Una vittoria a Poker

Lui sapeva che le regole del Poker sono diametralmente opposte a quelle della vita. Il sorriso o la battuta o magari l’abbraccio amico in un tavolo di confratelli copriva il silenzio della meditazione con le due carte in mano e le cinque a terra. Il rumore delle fiches copriva quello macchinoso dei pensieri e perché no dei sogni. Non era la ricchezza di quei pochi spiccioli chiusi nel cassetto del premio ma era la gloria ad interessare. Quella che ti fa piangere l’anima ma poi ti esalta quando ad alzarsi dal tavolo verde è un altro. Lui rimase lì seduto, giro di roulette, ed ecco una coppia tra le dita della mano sinistra. Una coppia, sintesi dell’organizzazione mondo, l’unica cosa che conta dal tramonto all’alba della vita, lì due donne. Un cuore non si può dividere tra due donne, al massimo due donne si dividono un cuore. Per storica frustrazione maschilista per un momento lui si sentì padrone di due donne, due volti statici ma che comunque chiamavano sacrificio e fedeltà. Le due donne non parlavano ma si guardavano con invidia, erano in coppia ma allo stesso tempo padrone solitarie del proprio destino sia che fossero scappate sia che coraggiosamente avessero intrapreso la strada della gloria per il proprio padrone. Padrone per una malefica finzione ma schiavo di quel sorriso beffardo disegnato su due pezzi di carta. Come in un grande romanzo maledetto il destino inevitabilmente era affidato alle due donne eppure altrettanto ineluttabilmente affiancato ad una decisione maschile e maschilista. Lui pensò alle tante analogie tra quei pensieri e la realtà beffarda di questa terra maledetta. Aveva sete, aveva caldo, perdere pochi soldi o tentate la gloria; accontentarsi o accrescere il proprio potere sul tavolo verde. Occhi puntati per assistere alla terribile commedia di due uomini in cerca di gloria, uno contro l’altro, non è tempo di sciocche velleità solidali, è tempo di lotta. Come la vita non può alimentare la morte e la morte invece alimenta la vita così un sorriso non può portare il pianto ma un pianto può portare ad un sorriso. Quanti sorrisi in questa terra nascono dalla morte e quante lacrime dalla vita. Due donne, due strade del destino, vita o morte, lacrime o sorriso, giusto o sbagliato. Il suo pensiero si arrovellava come al pensatore che cresce la pianta dell’opinione politica di un popolo. Due carte, solo una decisione tra ciò che è giusto e ciò che è sbagliato, mai così facile e catastroficamente immediato e realizzabile. Guardando le due carte gemelle si accorse che giusto aveva la stessa forma di sbagliato, forse anche la vita e la morte , forse anche il sorriso e le lacrime, uguali come identiche erano le carte che aveva nella mano sinistra.. Una terribile metafora della felicità quella delle due carte gemelle, per una volta insieme nella mano di un unico padrone o despoti dell’anima del proprio possessore. E se fossero in realtà una carta sola come l’amore, quello eterno ed indivisibile oppure un sogno diviso a metà dove entrambe le parti avevano la stessa faccia. Un qualcosa di diviso eppure indivisibile, come l’essere e l’esserci. Ma come si fa ad affidare il proprio destino o quello della propria terra o magari del proprio popolo ad un così unicamente confuso orizzonte, dove tutto era una cosa sola? E allora corpo e pensiero, essere centrico e eccentrico e persino Apollo e Dioniso erano un’unica cosa, unico Dio burlescamente deriso da un pernicioso giullare che ubriacato d’arte aveva bisogno di due sbarre e non una per reggersi mentre barcollava sulla linea dell’epilogo di un’esistenza. La stessa scelta allora diventava una contraddizione; all’orizzonte c’era la nebbia ma la ragione diceva che lì dietro c’era un’unica strada ben determinata. Mentre filosofeggiava, il vento della curiosità spinse la mano destra verso le fiches e poi verso il centro del tavolo verde. “Dissapata la nebbia”pensò! L’altro fino ad ora escluso dal vagheggiare, girò le sue carte. Il paradosso si arricchiva, anche lui con due carte gemelle, due fanti. Due fanti contro due donne. In un dibattito politico o magari sociale in questa terra maledetta, probabilmente le donne avrebbero perso ma le regole del gioco dicono altro, la donna sbatte il Fante, il re sbatte la donna! L’epilogo vale la vittoria ma alla luce dei fatti la sorte sbatte il pensiero, la finzione sbatte la realtà, il sogno sbatte il desiderio. Anche Vittoria e sconfitta sono due carte gemelle, a dare i nomi la sorte ma a distinguere l’una dall’altra , c’è sempre lo smarrimento dell’uno a vantaggio dell’altro. Per la Vittoria è necessaria la sconfitta, così le fiches che erano prima del suo avversario divennero suoi e chi perde abbandona il gioco. Ma questo è solo Poker e fu felice della vittoria.

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