martedì 13 aprile 2010

Lu cafon’ r’ la Basilicata per il Gruppo 8

da "Il quotidiano della Basilicata"

Con il cabaret musicale della compagnia amatoriale cala il sipario sul " Le valli del teatro"


" Lu cafon" da ridere del Gruppo 8

di Francesco Altavista

Sasso di Castalda - Con un racconto ironico e satirico anche quest’anno si chiude la rassegna “ Le valli del Teatro” al “ Mariele Ventre” di Sasso di Castalda. A chiudere il Gruppo 8, compagnia amatoriale tra le prime nate nella terra di Basilicata : era infatti il 1976 l’anno della nascita di questo gruppo di appassionati di teatro nel suggestivo paesaggio di Rionero. Presentano uno spettacolo che già dal nome non nasconde nulla in inutili sotterfugi criptici, “ Lu cafon’ r’ la Basilicata” che qualche mese fa è stato rappresentato dalla compagnia del Vulture a Toronto in Canada . Questa non è la prima esperienza internazionale per il Gruppo 8, infatti hanno rappresentato la Basilicata all’Italian Art Festival di Sidney ma anche in tour in Svizzera e in altre città d’Europa tra cui :Budapest , Colonia , Monaco, Montecarlo ; anche nell’oltre oceano Cicago, nel sud America a Lima. Sin dalla nascita il Gruppo 8 ha fatto ricerca e riadattamento testi , partendo dagli albori nel 1976 con “ Le donne in Parlamento “ di Aristofane ma anche confrontandosi con i testi di Gogol e Cechov. Impegnati da sempre in laboratori teatrali con le scuole ; dal 2002 al 2004 un laboratorio con i detenuti della casa circondariale di Melfi con copioni di Gogol e Pirandello. Nella rassegna lucana portano in scena uno spettacolo scritto dalla compagnia che il regista Lillino Covella definisce “ Cabaret Musicale”. Alla fine è risultato un divertente cabaret in vernacolo rionerese con qualche intramezzo musicale. A condurre il gioco proprio Covella, in un monologo divertente e satirico per tutta la durata dello spettacolo( circa uno ora e mezza). Lillino Covella è dotato di un’indubbia bravura e la somiglianza con Dustin Hoffman non fa che accrescere la simpatia e l’attenzione nei suoi confronti da parte del pubblico. Belli e divertenti anche i piccoli sketch teatrali per opera Silvio Carrieri e Giusy Mosca. Troppo isolata e palesemente improvvisata la parte musicale eseguita da una vera e propria band : Carmela Caldararo, Francesco Mastrorazio,Rino Cammarota, Alessandro Cracas, Raffaele Buongermino, Pierangelo Lapadula e Cico Sacco. Un testo particolare, visto che è stata fatta una ricerca sulla storia lucana avendo poco dalla tradizione scritta. Due le sole pecche del copione recitato da Covella : è risultato antipatico il fatto che leggesse alcune delle storie sul palco, sarebbe stato più divertente se le avesse recitate; altrettanto fastidioso e triste alcuni passaggi diretti alla banalizzazione (ormai una prassi quando si parla di storie lucane) del cafone lucano e della povertà come se fosse un punizione divina per un esemplare stupido, sfruttato e abituato alla testa bassa di una razza che evidentemente piace tanto ai cantastorie; la cosa più triste è che questa banalizzazione è sintomo di una mancata emancipazione sociale. Significativo il finale con un testo in vernacolo con musica blues. Quest’ultimo una forma di musica folk- tradizionale che altri hanno saputo portare a dignità mondiale.

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