martedì 27 aprile 2010
Originale cena della "Scuola sull'Albero"
Tra applausi e calici di Grottino "Le chat noir" in scena al Club House
A Tavola con l'assassino
di Francesco Altavista
Potenza – Nessun sipario si apre. Chi parte prevenuto perché legato al suo mondo di classicistica realtà perbenista si trova su un palcoscenico che non esiste, in una enorme anfora dove vengono mischiati filosofia e teatro, dove è necessario ribellarsi e liberarsi dal ruolo di attore e di spettatore. Lo spettatore si ritrova disorientato in una storia sconosciuta che lui dovrà raccontare, in un harem artistico dove lo spirito dovrà conformarsi al pianto della dea bellezza che travolge nell’abbraccio persone sconosciute sciogliendo inesorabilmente il vincolo borghese. Un nuovo modo di fare arte si muove come uno spettro nella terra di Basilicata, per opera degli allievi della “ Scuola sull’Albero” di Melfi con l’organizzazione di Mariangela Corona. Circa cento persone al ristorante “Club House” di Potenza che diventa “ Le Chat Noir”, sono stati trasportati in una dimensione sconosciuta. I testi nascono da Vania Cauzillo che prima come un sogno si idealizza fata, forgia con il suo talento gli arnesi per il suo lavoro e scolpisce tra le coscienze un’opera che prende vita e si muove da sola, rompendo il vincolo di Michelangelo,del “Perché non parli?” ; e l’opera di Cauzillo parla e non solo, incredibili sono infatti i testi che si sviluppano in una crescita controllata, nascendo come un giallo si sposta in una visione satirica di teatro e realtà, fin dalla scelta dei personaggi, ai loro caratteri e nell’ incredibilmente emblematica scelta dell’assassinato. Come un bambino che impara in fretta a camminare, cerca il suo equilibrio appoggiandosi delicatamente su una regia che ha saputo ben organizzarsi in spazi limitati, dove i tempi di entrata ed uscita erano prossimi alla perfezione. Notevole il lavoro di Alessandra Maltempo con l’assistente regia e attrice Cristina Palermo, ha saputo mettere in scena uno spettacolo che lima anche passaggi del giallo che inevitabilmente per qualcuno si fanno un po’ macchinosi e forzati. Un jolly che mostra subito la sua professionalità e bravura è Mimmo Conte di Gommalacca Teatro, rappresenta un commissario che riesce ad addolcire i capricciosi pensieri del pubblico, con battute esilaranti spinge alla creatività , per risolvere il giallo in un tornado di fantasia mentre gli intervenuti gustano la loro cena .Continui gli applausi che insieme alle risate e alle bottiglie di buon Grottino scandiscono la serata. Gli allievi della “ Scuola sull’Albero” per circa tre ore e mezza, si muovono con semplicità disarmante, mai volgari o aggressivi, avvolgono con un velo trasparente il loro personaggio. Sublime la performance delle attrici a partire dalle zitelle, nella vita Cristina Palermo e Federica Nastri ; le proprietarie del locale nella vita Laura Franciosa e Rossana Maltempo quest’ultima dotata di lineamenti così gentili, appena accennati da disegnare intorno agli occhi dei presenti uno spettacolo a se; la giovanissima Francesca Laurita beniamina del pubblico che costretta ad indossare la maschera della cameriera un po’ strana nasconde il suo viso cortese mostrando una capacità d’improvvisazione incredibile. Non da meno gli attori che data la grandezza indiscutibile della parte in rosa, risultano una bella cornice: Dino Lopardo, Mattia Di Pierro , Renato Tummolo e Antonio Stante. Alla fine dello spettacolo qualcuno con stomaco e testa piena ascolta i mormorii dell’anima , altri accennano in un bacio solo pensato e sfiorato , bevono le lacrime della felicità, perché si è sicuri di aver partecipato ad un esperimento di teatro di indefinibile e grandiosa valenza prima artistica e poi sociale.
martedì 13 aprile 2010
Lu cafon’ r’ la Basilicata per il Gruppo 8
Con il cabaret musicale della compagnia amatoriale cala il sipario sul " Le valli del teatro"
" Lu cafon" da ridere del Gruppo 8
di Francesco Altavista
Sasso di Castalda - Con un racconto ironico e satirico anche quest’anno si chiude la rassegna “ Le valli del Teatro” al “ Mariele Ventre” di Sasso di Castalda. A chiudere il Gruppo 8, compagnia amatoriale tra le prime nate nella terra di Basilicata : era infatti il 1976 l’anno della nascita di questo gruppo di appassionati di teatro nel suggestivo paesaggio di Rionero. Presentano uno spettacolo che già dal nome non nasconde nulla in inutili sotterfugi criptici, “ Lu cafon’ r’ la Basilicata” che qualche mese fa è stato rappresentato dalla compagnia del Vulture a Toronto in Canada . Questa non è la prima esperienza internazionale per il Gruppo 8, infatti hanno rappresentato la Basilicata all’Italian Art Festival di Sidney ma anche in tour in Svizzera e in altre città d’Europa tra cui :Budapest , Colonia , Monaco, Montecarlo ; anche nell’oltre oceano Cicago, nel sud America a Lima. Sin dalla nascita il Gruppo 8 ha fatto ricerca e riadattamento testi , partendo dagli albori nel 1976 con “ Le donne in Parlamento “ di Aristofane ma anche confrontandosi con i testi di Gogol e Cechov. Impegnati da sempre in laboratori teatrali con le scuole ; dal 2002 al 2004 un laboratorio con i detenuti della casa circondariale di Melfi con copioni di Gogol e Pirandello. Nella rassegna lucana portano in scena uno spettacolo scritto dalla compagnia che il regista Lillino Covella definisce “ Cabaret Musicale”. Alla fine è risultato un divertente cabaret in vernacolo rionerese con qualche intramezzo musicale. A condurre il gioco proprio Covella, in un monologo divertente e satirico per tutta la durata dello spettacolo( circa uno ora e mezza). Lillino Covella è dotato di un’indubbia bravura e la somiglianza con Dustin Hoffman non fa che accrescere la simpatia e l’attenzione nei suoi confronti da parte del pubblico. Belli e divertenti anche i piccoli sketch teatrali per opera Silvio Carrieri e Giusy Mosca. Troppo isolata e palesemente improvvisata la parte musicale eseguita da una vera e propria band : Carmela Caldararo, Francesco Mastrorazio,Rino Cammarota, Alessandro Cracas, Raffaele Buongermino, Pierangelo Lapadula e Cico Sacco. Un testo particolare, visto che è stata fatta una ricerca sulla storia lucana avendo poco dalla tradizione scritta. Due le sole pecche del copione recitato da Covella : è risultato antipatico il fatto che leggesse alcune delle storie sul palco, sarebbe stato più divertente se le avesse recitate; altrettanto fastidioso e triste alcuni passaggi diretti alla banalizzazione (ormai una prassi quando si parla di storie lucane) del cafone lucano e della povertà come se fosse un punizione divina per un esemplare stupido, sfruttato e abituato alla testa bassa di una razza che evidentemente piace tanto ai cantastorie; la cosa più triste è che questa banalizzazione è sintomo di una mancata emancipazione sociale. Significativo il finale con un testo in vernacolo con musica blues. Quest’ultimo una forma di musica folk- tradizionale che altri hanno saputo portare a dignità mondiale.
domenica 4 aprile 2010
Trascinati dai Pulp Dogs
Trascinati dal sound dei Pulp Dogs
Sul battello sonoro di Tony Farina e band nell'unica tappa lucana
di Francesco Altavista
Paterno –Il locale aveva la parvenza di essere quello di sempre, il Loco Bar di Paterno dove si beve insieme agli amici e si è ebbri di parole , ma appena l’orecchio è venuto in travolgente contatto con la musica , tutti sono stati trasportati altrove. La musica dal vivo da queste parti è un consuetudine ma quello che i presenti hanno visto e soprattutto sentito era qualcosa di diverso. Come se in un subdolo tranello, i Pulp Dogs che in quell’istante gioioso, quel mercoledì 31 alla fine di marzo si esibivano, avessero con il sogno musicale armato le mani dei presenti con le spade della consapevolezza dell’essere che in altre situazioni sarebbero state troppo pesanti ma in quell’orgia artistica sono state abilmente agitate. Il pubblico che in poco tempo ha affollato il locale, si è perso nella voce sia umile che elegante di Tony Farina. Il suo canto si muoveva sinuoso accompagnato dai movimenti quasi ricercati e pur spontanei del suo corpo che ha spinto il pubblico verso la scena teatrale della vita , verso l’altrove come avrebbe detto il poeta maledetto Rimbaud. Un po’ di maledetto trasudava dal sound dei Pulp Dogs, anche se arricchito da un vena tragicomica che si trasporta fino a mascherarsi con il pulp di Quentin Tarantino. Ai più attenti non sono sfuggite le diverse cover provenienti proprio dai film del grande regista, come l’incredibile “Stuck in the Middle with you” , colonna sonora della scena più violenta del cinema di Tarantino:” il taglio dell’orecchio”nel film “Le Iene”. Il tutto si è trasformato in un grande battello ebbro che viaggiava tra le righe della libertà disegnata non dall’alcool che pur si beveva in quantità, non dal whiskey usato come acqua benedetta da Tony Farina per dare sollievo alla gola, ma da un impensata emozione che quasi riproduceva il respiro sincopato dell’amore. Ad ornare, le chitarre di Antonello D’Urso e Vincenzo Pastano che pur non facendo grandi virtuosismi con mano artistica scrivono il romanzo di una serata indimenticabile. Estasianti i padroni del ritmo “Pulp Dogs”:Michele Turchi al basso e Marco Gualandra che quasi accarezzava la sua batteria. Come uno scultore, i Pulp Dogs hanno creato con il pubblico l’opera della Bellezza anche se lontana da quella nazarena , con la canzone “ I loved you girl” dell’album precedente , grazie ad una voce che si plasmava sulle parole e sulle emozioni, questa beatitudine consentiva e costringeva a scalare l’olimpo per baciare la dea Afrodite . I Pulp Dogs lasciano così la Basilicata , dopo una serata indimenticabile nell’unica tappa lucana del tour; un sound talmente indefinibile da sembrare un sogno, con la faccia entusiasta di un pubblico tornato al proprio letto dopo aver divorato musica per circa due ore di concerto.