domenica 17 giugno 2012

Erriquez e la Bandabardò gli scaccianuvole


da "Il quotidiano della Basilicata"
A Banzi con la Bandabardò  gli " Scaccianuvole" 



di Francesco Altavista 




Banzi –La “Bandabardò”  sarà questa sera  a Banzi, in piazza “Gianturco”  in  concerto gratuito a partire dalle 21:30. La band fiorentina arriva in Basilicata dopo l’esperienza teatrale con “ Ottavio”  del 2008  ,dopo “ Sette x uno”, un disco per “ Save the children”, con testi e collaborazioni tra gli altri con Ascanio Celestini, Dario Fo, Giobbe Covatta, David Riondino, Enzo Iacchetti e Davide Enia;  ma  soprattutto  calcherà le pietre lucane con l’ultima fatica discografica “ Scaccianuvole”.In anteprima per “ Il quotidiano della Basilicata”, Erriquez Greppi frontman e fondatore del gruppo  si concede ad un’intervista.
 Erriquez,  subito una domanda sull’ultimo lavoro. Quali sono  queste nuvole  da scacciare ?
Le nuvole da scacciare sono quelle delle furbizie al potere. Noi italiani siamo convinti che la furbizia sia legata all’intelligenza, invece di premiare l’intelligenza però si premia il furbetto che riesce a girare le regole, in barba a tutto, all’ambiente e alla persone stesse. Bisogna abbattere queste nuvole opprimenti, dell’aggressione, del leaderismo. Il cielo sereno  è un cielo di tutti in cui non devi dimostrare niente, non sei giudicato  in base a quanto puoi essere utile.      
E’ un disco particolare “ Scaccianuvole”, più dolce, più disincantato, meno scatenato di altri nel sound ma anche duro, reale nei testi.  Perché scegliere atmosfere diverse da quelle che hanno fatto la vostra fortuna?
 E’ il disco che più degli altri  rappresenta quello che  piaceva a noi, senza pensare  di piacere agli altri e di cosa sarebbe diventato live. La scelta dei testi è obbligata noi siamo dei raccontatori di quello che succede oggi, non sempre oggi succedono cose belle per cui i testi  raccontano cose abbastanza pesanti ma  sempre affrontate con grandi colpi di testa contro i muri e cercare di andare avanti. Ogni disco per noi è qualcosa di differente dal precedente , magari  da fuori si sente  poco, ma ogni disco ha avuto un demo, una sonorità.


Come ti immagini il nuovo  ascoltatore della “Bandabardò”  in questo disco? E   il vostro  pubblico live  in questi anni è cambiato?
L’ascoltatore del disco, me lo immagino in cuffia, ascolta il disco leggendo i testi come  si faceva un tempo. Non è un disco da sentire mentre fai altre cose, perché così non ci entrerai mai dentro, è un disco da vivere nell’intimità. Live il pubblico è uguale dal 1993 ad oggi, sono passati diciannove anni di abbracci, di sorrisi, di voglia  di fare concerti insieme, di cantare, di lasciarsi andare, nessuno è mai ridicolo, nessuno è mai fuori dal suo, tutti  si sentono a casa e questo per me è il miglior premio alla carriera. Ci sono poi oggi i genitori con figli, tutti appassionati della Banda,  il fatto di trovarsi tutti, genitori e figli  sotto il palco a sudare e a gioire con le canzoni, li avvicina molto in quel momento: ho visto genitori e figli guardarsi in maniera incredula, è molto bello.
Sono quasi venti anni, tu che la “Bandabardò” l’hai creata, ti immaginavi questa carriera e questi successi?
Io personalmente non mi immaginavo niente credo che facendo un bilancio tra tutti noi della Banda, prima di iniziare  si pensava che il gruppo fosse in grado di fare un paio di dischi, di giocarsela per cinque , sei anni. Invece  ci è scappato di mano, è diventata la nostra vita.Fin dall’inizio abbiamo pesato che duri un giorno o una vita, dovevamo fare le cose seriamente, se no , non ti diverti. Se vai sul palco  a fare il cazzone, prendere la musica come  un momento di sfogo alcolico, andare sul palco per soddisfare il tuo ego, diventa una cosa fine a se stessa, ti fai male al fegato e non hai concluso niente. Noi abbiamo fatto le cose da subito per bene, andando avanti di comune intento, uno scrive, l’altro arrangia , l’altro si occupa di altre cose, mai accavallati. Se vuoi che diventi un lavoro, devi trattarlo con il rispetto del lavoro.
Pensi mai che questa grande emozione possa finire?  Pensi alla fine della band?
La fine me  la immagino sempre  non lontanissima, non mi fa paura assolutamente. Mi immagino una vita legata comunque  alla musica, magari fare quelle cose che la vita da musicista mi ha impedito. Uno che fa il musicista non finisce mai, potrà finire la Banda, ma non il suonare con divertimento e continuare ad imparare. L’idea domani  di non avere concerti e nessun tipo di progetto non mi spaventa , perché ho avuto veramente tanto.
 Il  live così energico, con il pubblico che  balla,  che caratterizzerà sicuramente anche il tour estivo, non ti ha mai fatto sentire limitato? Penso ai pezzi più lenti e dolci.  
Il fatto che pezzi lenti non li riusciamo a fare dal vivo è una mancanza nostra non del pubblico. Non riusciamo dopo 19 anni a chiudere le danze , a smettere di cercare di dare energia e di dare più poesia , più pancia , più emozione  a quello che facciamo. Ci sono poi due tipi di poesie,  quella più leggera alla Mario Luzi , che parla di rugiada,   noi invece siamo più  alla Neruda, sesso, sangue, passione, guerra,  lotta. Siamo folli ma non meno  di quelli che stanno aspettando che il capitalismo vada avanti. Ci aspettiamo un’estate di fuoco, la scaletta sembra essere bellissima, cercheremo di fare pezzi che abbiamo fatto poco dal vivo, ci saranno delle sorprese.
Cosa è la Bellezza?
La Bellezza è una sacca enorme dove metti animo, gentilezza, voce, di per sé è un contenitore di qualità.  

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