Isa da Eduardo all'Avanspettacolo Fondamentalista
di Francesco Altavista
Matera – Nella stagione teatrale “ Matera 2011- 2012” si è arrivati al terzo appuntamento della
sezione “ Teatro e musica”. Aveva cominciato Sergio Rubini, poi Giovanna
Marini e sabato prossimo a partire dalle
ore 21:00 al teatro “ Duni” di Matera sarà la volta di altri due grandi nomi dello spettacolo Veronica
Pivetti e Isa Danieli con la pièce “
Sorelle d’Italia- Avanspettacolo
fondamentalista”. E’ un’opera del bravo
Roberto Buffagni, una commedia musicale
che analizza il nord e il sud nel 150esimo dell’Unità d’Italia e prospettandosi il futuro del 200esimo con
la faccia e la voce di due grandi attrici, una del settentrione e una del
profondo meridione, con la musica dal vivo eseguita da cinque musicisti sotto
la direzione di Alessandro Nidi. In
anteprima ascoltiamo in un’intervista la
grandissima Isa Danieli.
“ Sorelle d’Italia “ è uno spettacolo teatrale
– musicale ironico, divertente ma anche molto
complesso. Come si è affacciata
un’attrice con la sua carriera a questo spettacolo?
E’ uno spettacolo molto divertente che rivive i 150 anni
dell’Unità d’Italia. E’ un confronto molto divertente. Ci sono momenti comici e momenti di canzoni bellissime, dove queste
due “sgallettate” si ritrovano a dover
recitare un testo che non gli piace, in un teatro che non si sa dove è. Ci sono litigi, momenti di tenerezza per
arrivare poi al secondo tempo che è tutta una sorpresa, perché si esce fuori da
quella che è l’epoca in cui si vive.
Sicuramente però è
stato un esperimento, mettere insieme due attrici con una storia personale così
diversa. L’esperimento è riuscito e in che termini?
E’ un bel esperimento mettere insieme due attrici così
lontane dalle loro tradizioni, ma così vicine sul palcoscenico.
Effettivamente abbiamo avuto esperienze molto diverse, lei ha fatto meno teatro di me, però è in gamba, grande presenza scenica, una persona
che sa recitare ed è una cosa molto importante. Ci siamo trovate molto bene,
secondo me l’esperimento è riuscito benissimo.
Si è confrontata,
come fa spesso con un testo non classico ma nuovo. Lei che fa parte della
tradizione del teatro, cosa pensa dei nuovi autori e di come reagisce il
pubblico al nuovo?
Il pubblico è stato bravo ad avvicinarsi alla nuova
drammaturgia che io porto avanti da parecchio tempo. E’ una cosa molto
importate a cui il pubblico si è avvicinato. Gli autori ci sono, sono gli
attori che devono portare avanti questa voce, questa è la cosa più importante,
con tutto il rispetto per i classici, ma il nuovo è importante , si rischia poi
di rimanere fermi. Io mi sento nella
possibilità di dire che bisogna andare avanti e mettere i giovani insieme ad
attori che hanno un nome. Ci vuole un nome per portare avanti la nuova
drammaturgia.
Nel 2004 lei vince il
premio Ubu con “Filomena Martorano”. Una donna forte, una donna del sud. Lei è
di Napoli ed a Matera metterà in scena una donna del sud. Che tipo di donna è
lei e che idea di femminilità del sud vuole dare al pubblico?
La figura della donna del sud ha tante sfaccettature, può
essere forte, può essere debole dipende
da come conduce la sua vita, come qualsiasi donna. Per come mi sento io, mi
sento una donna forte, perché nella mia vita sono dovuta andare avanti da sola, tutto quello che ho
fatto l’ho fatto con grandi sacrifici e
senza compromessi, ho cercato di andare avanti nella verità di quello che
credevo. Continuo a fare così nonostante i miei 74 anni suonati. Voglio dare al
pubblico
l’immagine della donna forte che va avanti da sola e che sa vincere.
A proposito di donne
del sud, lei ha lavorato nel cinema di successo con Lina Wertmuller, una
regista molto vicina alla Basilicata.
Cosa ci può raccontare della collaborazione con la Wertmuller? Conosce
la Basilicata?
Intanto spesso sono venuta in Basilicata a lavorare. Ho un ricordo bellissimo legato a Maratea.
Vinsi un premio dove presentava
addirittura Vittorio Gassman, fu lui che mi invitò. Feci un monologo del
“ Ferdinando “ di Annibale Ruccello, ho un ricordo bellissimo. Lina l’ho
conosciuta dopo che aveva fatto il film in Basilicata. E’ una donna
straordinaria, una regista incredibile che mi ha dato tanto.
Lei si definisce una
figlia d’amore. Praticamente lei è nata in un teatro come il grande
Eduardo. Con questo grande artista lei è
stata molto legata da quando aveva 14 anni, tanto che l’ha portata con sé
nell’esperienza al “ Piccolo” di Milano come aiuto regia. Cosa ci può dire
dell’esperienza milanese sua con Eduardo
?
Con Eduardo ho iniziato ragazzina, è stato un incontro
determinante per me. A Milano aiutavo Eduardo in maniera tecnica, per quanto
riguarda la recitazione era solo Eduardo e basta. Io la regista non la farò
mai, perché io li voglio incontrare i registi, perché può far uscire
dall’attrice più di quanto possa immaginare. Quella fu un’esperienza bella,
conobbi diversi attori, Franco Parenti,Ombretta Colli e di conseguenza Gaber.
Mi sono divertita molto.
Lei lasciò la
compagnia di Eduardo Defilippo per fare avanspettacolo, poi è tornata da
attrice indipendente, ha lavorato con
Nino Taranto e tanti altri grandi tra cui Strehler.
Cosa ha significato per lei l’avanspettacolo? Perché ha scelto la precarietà
artistica alla sicurezza di questi grandi registi?
Volevo andare avanti,
non volevo rimanere chiusa in una gabbia se pur dorata. Ho lavorato in giro
facendo cose diverse, ho fatto con Strehler
cose che con Eduardo non avrei fatto e così via. L’avanspettacolo era una fucina, che insegnava molto,
movimento scenico, canto, ballo. Queste sono tutte cose che io ho appreso
andando via da Eduardo, ho pensato pur essendo giovane di voler imparare altro,
anche a costo di sacrifici. Tanti attori dovrebbero fare avanspettacolo,
purtroppo non si fa più, ma si imparava molto.
Concludiamo. Cosa è
la Bellezza?
La Bellezza è un
panorama che posso vedere alla mia
finestra.