mercoledì 28 dicembre 2011

Dente un "concentrato di emozioni"

da " Il quotidiano della Basilicata"


Un " concentrato" di emozioni



di Francesco Altavista



Tito – “La lingua batte dove dente duole” e Dente duole molto. Giuseppe Preveri  in arte Dente  in un auditorium “Cecilia” di Tito che fa registrare il tutto esaurito è un groviglio di sensazioni che vanno dalla repulsione allo spasmo corporeo,interrotti da un  solo sollievo :la durata dello spettacolo poco più di un’ora, per venti pezzi in scaletta . La grandezza di questo artista probabilmente sta proprio nella brevità. E’ l’eroe dell’involgarimento dell’ascolto, sembra essere uscito dalla matita di Matt Groening e non perché i quattro membri della band sul palcoscenico sembrano la copia scaduta di una boy band anni 60, ma perché la misura illimitata di questo concerto sta nelle dimensioni e nel senso di una risata di Krusty il clown. Dente sembra essersi svegliato dal sonno, poco prima di arrivare al “Cecilia” di  Tito, alle undici meno un quarto circa: le parole, quelle che si distinguono dai mugugni, arrivano quasi stroncate: parte con “Piccolo destino ridicolo”, “ Saldati” e “ La settimana enigmatica” tutti eseguiti in circa dieci minuti con pressoché gli stessi accordi, costruiti con violenza dallo stesso Dente su una chitarra che si duole vivamente. Un’aureola di sconforto circonda l’aria intorno alla band formata da : Andrea Cipelli alle tastiere, Nicola Faimali al basso e Gianluca Gambini alla batteria  che sembrano tutti insofferenti, angosciati, pirandelliani nella loro incomunicabilità. Le poche parole dette da Dente al pubblico sono perfino più banali delle metafore che usa nei pezzi, non fa niente per fare spettacolo, è disimpegnato, capriccioso, scontroso anche se cerca di risultare simpatico. Eppure Dente riesce a far cantare le sue canzoni, specie alle ragazzine davanti al palcoscenico che intonano con lui quasi tutti i pezzi in scaletta. Gli occhi di quelle ragazze  si fanno trasportare dal cantante , quei sorrisi  fanno in ogni caso fiorire la carne, trasformando la platea in un qualcosa di sempre più bello e luminoso, qualcuno  si diverte in quella “spoetica” brevità. Dente è come il bambino che alla cena  di Natale sale sulla sedia e mastica parole in rima per guadagnarsi l’apprezzamento di parenti e genitori. Ma c’è anche chi , nella cena natalizia viene disturbato dalla poesia, perché gli spaghetti alle vongole si freddano.” A me piace lei”, “ Casa Tua”, “ Da Varese a quel paese”, “Giudizio uni versatile”  è la scialba filastrocca che gela animo e fa pensare agli spaghetti lasciati a casa. Solo nel finale la scaletta diventa più dinamica con “Buon Appetito”, “ L’amore non è un’opinione”  e le ultime del bis “Beato me ” ( inserita tra l’altro nell’album -raccolta indie “ Il paese e reale “)  e “Vieni a vivere”.Si può apprezzare una angustia inflessibile e una complessità mediocre, il resto da dimenticare in fretta prima che quei maledetti ritornelli bisillabi o in  rima  entrino in testa per  ritrovarsi poi a casa a canticchiare :“cadi giù dal letto badabum , mi tieni forte e poi non ti muovi, chiudi gli occhi e non ti vedo più “  . Ma forse è già  troppo tardi , non è servita la buona birra venduta dagli organizzatori all’ingresso dell’auditorium.

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