da "Il quotidiano della Basilicata"
di Lucia Serino
Quel cimitero degli aborti a Montescaglioso una vera canagliata
di Lucia Serino
E’ passata sotto silenzio l’orrida iniziativa del comune di Montescaglioso di inaugurare, nel cimitero locale, l’area dei bambini mai nati. In pratica una fossa a perenne memoria degli aborti. L’iniziativa è ovviamente benedetta dal vescovo e viene presentata non come un vendicativo “ memento” della colpa delle donne ma come la possibilità-offerta dalla legge- di avere un posto dove piangere il feto ( con foto della prima ecografia?).
Lo dico subito: è una delle cose più infami e più canagliesche che si potesse pensare contro le donne: un’area specifica del cimitero, recintata, delimitata in modo da essere immediatamente individuata come la zona del peccato, perché ammesso che sia qualche genitore ( e ribadisco genitore e non madre) disposto ad accogliere l’invito del sindaco-tutti, sapendo cosa o chi c’è li sotto, si porranno maliziosi il quesito sulla volontarietà o meno dell’interruzione di gravidanza.
E in un paese grande assai come Montescaglioso ci vorranno due gironi e forse meno per mettere una X sulle case delle assassine. Il dpr che citano al Comune non dice affatto quello che il sindaco(facente funzione) vuole fare:dice semplicemente che –a richiesta – devono essere accettati per la sepoltura al cimitero anche i feti. Dunque” a richiesta”. Se qualcun chiede deve essere disposto, ma non in una zona a parte, non in un angolino del peccato. Possiamo fare tranquillamente a meno del servizio che vogliono gentilmente offrirci d’accordo con il vescovo. Dire che questa decisione è maschilista e oltraggiosa dell’indispensabile laicità dell’agire politico è poco. Dovrebbe sapere il sindaco di Montescaglioso che si appresta alla ieratica cerimonia programmata per metà aprile, che di solito i figli, nati o non nati, sono di una madre o di un padre. Dovrebbe sapere che gli aborti spesso sono il frutto della paura. Dovrebbe sapere che un aborto è,clinicamente, la prima causa di depressione femminile. Dovrebbe sapere che non di una fossa su cui piangere hanno bisogno le donne ma di una società che le aiuti a diventare madri. Dovrebbe sapere che nessuna donna sceglie di abortire in allegria e dunque che di consapevolezze maggiori c’è bisogno perché si faccia circolare una cultura meno paesana e ipocrita che spieghi fuori e dentro le sagrestie che il sesso non è peccato e che l’uso di un anticoncezionale è cosa buona e opportuna: al catechismo si potrebbe parlare anche di questo oltre che insegnare a memoria l’atto di dolore a otto anni. Così da non trovarsi nell’imbarazzo di dover presentare a scuola un certificato medico per l’esonero dall’ora di educazione fisica di tua figlia incinta a sedici anni, come è successo a ben tre madri contemporaneamente a Potenza. E’ sconcertante pensare che nella regione dove c’è il più alto tasso di obiettori di coscienza, dove perciò chi ha deciso un’interruzione di gravidanza( che è legge dello Stato, questa sì) deve farlo clandestinamente o inserirsi in lunghissime liste d’attesa, si eriga - adesso-anche un monumento alle donne streghe e vigliacche. Non una parola ho letto in questi giorni da parte di quelle associazioni femminili che si prodigano in convegni sulla violenza femminile, come se la violenza fosse solo sangue e non anche tormento. Io spero che a Montescaglioso ci ripensino, che cambino almeno il vocabolario che tradisce- nell’uso delle parole scelte per annunciare la solenne decisione-una prospettiva esclusivamente femminile. L’altra sera a Potenza il professore Bonsera, presidente del premio Basilicata,presentando il libro di Anna Rivelli, diceva: la questione femminile? Superata, ormai. Eccola qua, invece, eccome un esempio, perché se non sarà più la libertà di scegliere il problema che abbiamo noi donne, quello per cui la nostra libertà ci debba essere per sempre rinfacciata, sì, c’è l’abbiamo ancora questo fardello.
vorrei contattare con la giornalista per fermare questa iniziativa. Qualcuno ne sa la mail?
RispondiEliminaGrazie
è caporedattrice a " Il quotidiano della Basilicata"
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