Dopo lo spettacolo dell’attore di Rivello sulla storia dell’anarchico lucano, le vicende di Giovanni approdano al cinema per la regia di Sergio Collabona nel film “ Passannante”. Sarà presentato in anteprima nazionale al festival del cinema di Bari, giovedì 27 alle ore 18:30 al Cinema Galleria, in replica il 28 , alle 22:45. Il film è stato selezionato nei dieci che si contenderanno il premio come miglior opera prima. In anteprima l’artista Ulderico Pesce si concede per un’intervista con “ Il quotidiano della Basilicata”.
Ulderico hai contribuito nella sceneggiatura del film “ Passannante” e anche nella scelta dei luoghi. Non è stata girata nessuna scena nel paese natale di Passannante,come mai?Come sono state accolte le cineprese dalla gente e dalle istituzioni?
Il film è stato girato prevalentemente in Toscana , nel Lazio e in Basilicata. Diciamo che nel Lazio ci siamo appoggiati alla film Commission, era tutto pianificato perfettamente e non abbiamo avuto problemi. Hanno partecipato anche nelle spese, il film è stato finanziato dal ministero della cultura ma una parte anche dalla Film Commission del Lazio. Dove la film Commission non c’è, è più difficile lavorare, in Basilicata ho preteso quindi di girare nei posti che conoscevo, dove avevo un minimo di organizzazione, come Rivello il mio paese o Satriano dove mi appoggiavo su un gruppo di amici, questo per questioni di logistica , di alberghi; a Savoia di Lucania mancava praticamente tutto. La gente ci ha accolto bene, è stato bello. Per esempio a Rivello ci hanno portato gli animali:gli asini, le capre , galline. Abbiamo voluto dei bambini mezzi nudi e abbiamo trovato sia i bambini che le mamme felici di partecipare. Ora è arrivato il tempo che l’istituzione intervenga, per fortuna la regione Basilicata ha finalmente compreso l’esigenza di una film Commission.
Quale messaggio ci viene oggi da Giovanni Passannante ?
Passannante è un disobbediente. Oggi questo è un termine che viene attribuito ai movimenti. Io credo il primo disobbediente sia stato Passannante. Non lo dico io ma lui nell’ultima lettera al Re, che recitava: “ Io, sire disobbedisco”. Una frase molto importante e qui il messaggio che vogliamo dare nel film. In un’Italia dove la corruzione è alta, dove la classe politica spesso è becera, dove l’illegalità diventa legale, bisogna cominciare a disobbedire. Non utilizzare coltelli , pistole e bombe perché abbiamo capito dopo Passannante che queste cose fanno ingigantire il potere prestabilito. Noi dobbiamo combattere con parole , immagini e creatività.
Quando e perché hai deciso di trasformare uno spettacolo teatrale in un film? Come nasce la collaborazione con Sergio Collabona?
L’idea di fare un film nasce dal fatto che la pellicola è eterna: le persone muoiono il film rimane. Ho trovato poi Sergio Collabona, una ragazzo straordinario. Devo dire che quando ci siamo conosciuti, io avevo grandi pregiudizi, perché Sergio Collabona è l’attuale regista del Grande Fratello. Ha fatto le ultime tre edizioni, ha lavorato in televisione moltissimo. Quando seppi che l’unica persona con la quale potevo realizzare l’opera era il regista del Grande Fratello, sono andato ai primi incontri con molti pregiudizi. Con Sergio alla fine mi sono trovato benissimo. Lui si è innamorato della nostra terra, è romano ma sta per comprare una casa con la moglie nel mio paese Rivello e questo mi fa davvero molto felice.
I personaggi principali del film sono un giornalista, un attore e un cantante. Tutto preso dalla realtà dei fatti?
Si, così è stato in realtà. Io facevo questo spettacolo ed ho incontrato sul mio cammino, una sera, il giornalista capo redattore dell’Espresso Alessandro De Feo, che mi disse “ Ulderico si deve seppellire Passannante”. Il mio desiderio era quello di dare dignità a quest’uomo che era nel museo criminale di Roma. Io e Alessandro facemmo un patto. Poi ad un altro spettacolo si presento Andrea Satta, coprotagonista nel film ,che è il cantante dei “Têtes de Bois” un gruppo molto interessante e insieme cominciammo a raccontare la storia di Giovanni . Una sera,stanchi ed esasperati riunimmo molti artisti al Palladium a Roma, in nome di Passannante: Io, Satta e De Feo presentammo, c’erano tanti artisti tra cui Gino Paoli, Carmen Consoli, Paola Turci.Il giorno dopo Mastella firmò per seppellire Giovanni Passannante nella sua terra . Devo dire che è stato importantissima la sensibilità e poi l’intervento del presidente Defilippo.
Passannante rispettato in tutta l’Italia, ma non nella sua terra. Perché Passannante in Basilicata dà così fastidio?
Credo che a Savoia di Lucania che prima si chiamava Salvia, abbiano perso un treno molto utile. Per seppellire Passannante abbiamo avuto mille difficoltà, in modo particolare del vecchio sindaco, Rosina Ricciardi . Passannante fu sepolto senza messa e dato che lui aveva lasciato scritto che voleva una cerimonia cattolica, parlai con il prete ed organizziamo la messa in suo suffragio. C’era gente di tutt’Italia, di Savoia tre persone. Oggi dovrebbe nascere un’attenzione per il cambio del nome, per rispetto alla propria storia ed identità. Avere Passannante nel cimitero potrebbe essere motivo di sviluppo. Però il retroterra democristiano che si è connotato nel DNA di molti lucani, ci costringe a stare tranquilli, dire qualche cosa che non fa male a nessuno. Allora non devi creare scompiglio. Parlare di Passannante o di Crocco è tabù. Come fino a poco tempo fa era tabù avere un osservatorio ambientale. Ma
Il film è anche una crociata contro la monarchia dei Savoia e il loro non- ruolo nell’unità d’Italia.
Basta pensare che a Vittorio Emanuele II gli fu proposto di incoronarsi primo re d’Italia nel 1861, lui disse di no, perché era il secondo re del Regno di Piemonte. Quando si riunì per la prima volta il parlamento italiano, nelle carte compare “ ottava seduta del regno di Piemonte”. Su il mio sito www.uldericopesce.it abbiamo aperto una nuova petizione: noi dobbiamo dire che l’unità è ancora da realizzare, il contributo dei Savoia non c’è stato. Si sono macchiati di gravi colpe che tutti conosciamo. I due che stanno al Pantheon oggi , uno è Vittorio Emanuele II che sparò su Genova dove era stata proclamata la repubblica: 500 rivoluzionari morti. L’altro è il figlio Umberto I che spara a Milano contro la gente affamata, morti più di 100 persone, 500 feriti . Questa gente non va tenuta nel Pantheon tra gli onori .Questa cosa è importante perché dietro al forma ci sono i contenuti.
Concludiamo, cosa è